mercoledì 15 settembre 2021

TENARIS DALMINE la ristrutturazione porta aumenti degli utili al padrone, ma anche focolai di resistenza operaia ai piani di sfruttamento cogestiti da fiomfimuim, ma serve trasformarla in organizzazione per avere forza in fabbrica

L’obbiettivo delle aziende è sempre quello di fare più produzione e spremere di più gli operai in fabbrica, ma questo è risaputo è la legge del sistema capitalista dei padroni, e anche la tenaris dalmine non è diversa, tant’è che nel 2021 ha avuto “un trimestre con utili di nuovo in crescita (290 milioni netti)” a fronte di sempre meno dipendenti.

Emblematico è quanto successo durante la pandemia con l’avvallo sindacale dove l’azienda ha utilizzato l’emergenza dell’ossigeno non solo per non chiudere ma per sperimentare con i volontari nel mezzo della pandemia  nuove condizioni di lavoro, aumento della saturazione e della produzione oraria, che ha ottenuto spingendo durante la produzione delle bombole per l’ossigeno con meno organici (vedi articolo  PRODUZIONE DI BOMBOLE PER L’OSSIGENO PER GLI OSPEDALI: CON LE SQUADRETTE DI VOLONTARI CARICATI AL MASSIMO..... ).

Così come lo si vede tutte le volte che gli operai resistono spontaneamente all’applicazione dei piani di ristrutturazione aziendali nei reparti come è successo ultimamente anche al FAS, prima delle ferie, dove gli operai in massa hanno bocciato l’accordo per il lavoro a isole (vedi articolo eco).








Un accordo preconfezionato calato sulle spalle degli operai in cui la premessa condivisa tra azienda e sindacato era: “...la definizione degli aspetti gestionali e organizzativi necessari per la risposta alle particolari condizioni del mercato che hanno impattato in modo sfavorevole sui carichi di lavoro del reparto…...con squadre interfunzionali tra area a caldo e freddo...”, in pratica organizzazione del lavoro a isole.

Il sindacato è subito intervenuto  per spegnere ed incanalare la ribellione, facendo degli scioperi prima delle ferie senza arrivare a un risultato, solo per riprendere in mano la situazione. 

Così al rientro l’azienda  ha avuto campo libero per imporre il suo diktat o gli affiancamenti per il lavoro a isole o a casa, con il risultato di disarmare gli operai che ora attendono un nuovo incontro tra delegati e azienda, ma che senza la lotta che imponga rapporti di forza favorevoli agli operai non potrà che portare a qualche aggiustamento della nuova organizzazione del lavoro a isole in cambio di qualche euro di elemosina che poi spariranno come successo nel reparto di Sabbio.

Quello che si profila è l’ennesimo colpo di mano grazie al gioco delle parti tra sindacato e azienda che proseguono nel loro piano condiviso: peggioramento su sicurezza, salario, diritti con un taglio effettivo di decine di organici che si sommano a quelli che già nei mesi precedenti l’azienda aveva provveduto a fare con nel silenzio sindacale con il trasferimento in altri reparti e per chi restava in reparto con l’utilizzo delle ferie come ammortizzatore e regolatore della produzione.

Ma dove c’è sfruttamento da parte del capitale c’è resistenza e ribellione dei lavoratori, anche questa è una legge del sistema dei padroni, e ogni volta che gli operai si muovono invece di trovare un sindacato che organizza la forza e li guida nella lotta, verificano a proprie spese che i confederali sono i pompieri e i gendarmi che li ingabbiano e disarmano di fronte all’azienda perché sono diventati parte del sistema di comando e controllo e quindi strumento dell’azienda e non dei lavoratori.

Un sindacato confederale che parla la stessa lingua e ragiona come l’azienda non serve agli operai e sono i fatti che parlano: prima ha dato il via libera a 180 esuberi della vergogna  quando c’era il blocco del governo e oggi ne difende in toto l’applicazione nei reparti con la riduzione degli organici, aumento della produttività e flessibilità, quando la stessa azienda “prevede un resto dell'anno caratterizzato dal continuo aumento delle vendite”

Perché questo modo di fare sindacato è parte del problema e non della soluzione e gli operai devono prenderne coscienza e se ne devono liberare, questa è la premessa per poter difendersi e iniziare a lottare seriamente per non essere schiacciati.

Per questo facciamo appello agli operai che vogliono lottare che per vincere non devono fare un passo in avanti e poi tirarsi indietro ma fare il passo conseguente a questa situazione: o ci  organizziamo  per avere forza in fabbrica per non stare alla volontà del padrone fatta passare sempre dai confederali o altrimenti andrà sempre peggio.

LA CENTRALITA' DELLE FABBRICHE NELLA COSTRUZIONE DELLO SCIOPERO GENERALE DELL'11 OTTOBRE E' UN PASSAGGIO NECESSARIO PER AVANZARE SU QUESTA STRADA

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