domenica 26 settembre 2021

26 settembre - Mozione finale dell'assemblea nazionale di Bologna verso lo sciopero dell'11 ottobre.

Seguono alcune modifiche poste nell'assemblea dallo Slai Cobas per il sindacato di classe

L’assemblea nazionale svoltasi il 19 settembre alla sala Dumbo di Bologna rilancia le ragioni dello sciopero generale unitario del sindacalismo di base del prossimo 11 ottobre e pone con forza la necessità di un percorso realmente ricompositivo, che a partire dal protagonismo delle lotte e dei lavoratori dia vita ad un ampio movimento di opposizione di classe al governo Draghi e alle sue politiche di macelleria sociale.Per questi motivi, riteniamo di fondamentale importanza rafforzare quei percorsi che all’indomani dell’esplosione della crisi pandemica hanno saputo porre all’ordine del giorno la costruzione dell’unità delle lotte al di là dalle sigle sindacali di appartenenza: su tutte l’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi.

Se l’11 ottobre saremo capaci di bloccare davvero alcuni gangli vitali dell’economia capitalistica, questa data potrà oggettivamente costituire uno spartiacque nella storia recente del sindacalismo di classe e combattivo.

Lo sblocco dei licenziamenti, che in due mesi ha già lasciato sul campo migliaia di posti di lavoro (che sono andati ad aggiungersi alle centinaia di migliaia di precari finiti per strada nei mesi passati) ci impone una risposta non solo organizzata, ma anche e soprattutto coordinata su scala quantomeno nazionale e in prospettiva, europea. La costruzione di una rete di collegamento delle realtà in lotta contro i licenziamenti è una necessità non più rinviabile: l’ottima riuscita della manifestazione di sabato scorso a sostegno dei licenziati GKN può costituire un punto di reale ripartenza, a condizione che i lavoratori sappiano individuare chiaramente qual’è la loro controparte: non solo i padroni ed il governo ma anche quei vertici sindacali confederali che firmando lo sblocco dei licenziamenti sono pienamente corresponsabili di quanto sta accadendo. Per questo riteniamo necessaria, qui ed ora, la costruzione di una manifestazione nazionale a Roma che veda insieme in piazza tutte quelle vertenze che resistono e lottano contro i licenziamenti.

Al contempo diviene sempre più urgente avviare un confronto sull’escalation repressiva in atto contro i lavoratori in lotta (Fedex, Textprint, Unes …) e contro i movimenti (disoccupati, No-Tav …): un’offensiva a colpi di fogli di via, denunce, arresti e teoremi accusatori di ogni tipo, che ha creato un clima fertile per il barbaro omicidio del nostro compagno Adil lo scorso 18 giugno, e che può essere adeguatamente fronteggiata solo con l’arma della solidarietà di classe, a partire dalla costituzione una cassa di resistenza unitaria a sostegno di tutte quelle lotte colpite dalla repressione.

L’11 ottobre deve diventare il punto di partenza per una vera controffensiva di classe; lo sciopero generale deve essere uno sciopero politico contro il governo Draghi e contro l’utilizzo capitalistico dell'emergenza pandemica; contro il caro vita e l’aumento delle tariffe; per il rilancio della sanità e la piena tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici; contro l'utilizzo strumentale e antiproletario della campagna vaccinale: no al greenpass, inutile a fronteggiare la pandemia ma utile da un lato a dividere e reprimere i lavoratori, dall'altro a garantire ai padroni la disapplicazione delle misure di prevenzione dal contagio e di tutela della salute sui luoghi di lavoro; per un lavoro di pubblica utilità oppure il salario medio garantito a tutti i disoccupati e le disoccupate; contro il proliferare di contratti precari; per la riduzione generalizzata dell'orario di lavoro, per lavorare tutti e lavorare meno; per la difesa dei contratti collettivi nazionali di lavoro e un aumento generalizzato dei salari più bassi; per il rilancio dell’edilizia popolare e il blocco a tempo indeterminato degli sfratti; contro le politiche di rapina e devastazione dell’ambiente; per far sì che siano i padroni a pagare i costi della crisi con una drastica progressività delle imposte - 10% sul 10% più ricco -; per garantire ai lavoratori immigrati pieno diritto di cittadinanza e cancellare il decreto Salvini; per la piena tutela delle donne lavoratrici, contro ogni forma di discriminazione salariale, di violenza maschile e di sessismo; contro le guerre imperialistiche e per una drastica riduzione delle spese militari a favore della spesa sociale; per costruire una vera rete di collegamento delle lotte in chiave internazionale.

Costruiamo ovunque comitati territoriali di sciopero verso l’11 ottobre; Organizziamo ovunque picchetti e blocchi della produzione, della distribuzione, dei trasporti e dei servizi pubblici e privati.

Il 30 ottobre tutti in piazza a Roma contro il G20 dei padroni.

Toccano uno-toccano tutti.

(Assunto dall'assemblea con la sola dichiarazione contraria sul punto dell'opposizione al green pass da parte dello Slai Cobas sc).

MODIFICHE PROPOSTE DALLO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE

Dopo la lettura in assemblea della bozza di mozione, vi è stato un intervento dello Slai Cobas sc per modificare alcuni punti della mozione - di queste modifiche è stata accolta nel testo finale solo quella relativa alla "riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario" che nel primo testo era assente.

Riportiamo qui altri appunti - di cui soprattutto 2 trattano di questioni discriminanti:

Sul salario. Oltre che di salario garantito ai disoccupati e disoccupate, a chi ha perso il lavoro, si deve porre la questione degli aumenti salariali per chi lavora, perchè, in questi mesi/anni e nella pandemia con migliaia di operai in cassintegrazione-covid, il salario è stato nettamente ridotto, di quasi il 40%.

Sull'utilizzo strumentale e antiproletario della campagna vaccinale e il greenpass.

Non possiamo in una mozione verso i lavoratori porre la denuncia della questione del green pass – sulla cui critica possiamo essere d'accordo anche se sui contenuti delle critiche bisogna capirsi (noi denunciamo l'uso ipocrita del green pass, al servizio della “normalizzazione” per garantire la produzione e l'aumento dei profitti ai padroni; nella mozione si mette l'accento sull'aspetto divisivo, ecc.),– e non dire chiaramente che noi siamo per la vaccinazione di tutti obbligatoria, chè è questo che non vuole fare il governo, scaricando ancora una volta la responsabilità sulle singole persone. Noi dobbiamo portare tra i lavoratori il discorso della coscienza collettiva, della coscienza di classe; in una pandemia i proletari d'avanguardia, che guardano oltre la propria condizione, devono essere per la vaccinazione di tutti obbligatoria e devono contrastare ogni discorso individualista che non tiene conto dell'interesse collettivo. Quindi o mettiamo sul punto del green passa la nostra richiesta di vaccinazione obbligatoria per tutti, o non siamo d'accordo assolutamente.

Sulla manifestazione del 30 ottobre contro il G20. Il 30 ottobre è molto importante, ma è altro, deve essere altro dallo sciopero dell'11 ottobre! Il 30 ottobre vengono i capi dei paesi imperialisti, i capi dei paesi che fanno le guerre, che provocano la fame nel mondo, che opprimono i popoli, che provocano, loro, le migrazioni di massa, a cui rispondono col razzismo, spesso armato, che sono responsabili del disastro ambientale, dei milioni di morti per la pandemia; i capi dei paesi che all'interno delle loro cittadelle imperialiste e capitaliste portano sfruttamento, miseria, repressione, smantellamento dei diritti, attacco alla salute, ecc. ecc.

Il 30 ottobre si deve porre lo scontro tra reazione/fascismo a livello mondiale e rivoluzione proletaria. Il 30 ottobre si pone il problema che i proletari, i lavoratori manifestino per dire: rovesciamo questo sistema, il potere deve essere operaio.

In questo senso non possiamo vedere il 30 ottobre come mera continuità dello sciopero dell'11 ottobre. Sarebbe sbagliato, economicista.


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