Nella prestigiosa Humanitas, presieduta dal sig Paolo Rocca, gruppo Technit, con gli stabilimenti siderurgici Tenaris compreso quello di Dalmine,
tramite un appalto all’azienda SOL, che a sua volta ha subappaltato il servizio di rifornimento alla società di trasporti PE, sono arrivati due lavoratori, che a detta delle cronache sono morti perché si sono trovati di fronte ad una situazione imprevista senza le dovute protezioni e formazione.
Sul sistema di appalti, di fatto una forma moderna di caporalato che manda i lavoratori allo sbaraglio, il silenzio totale.
L'azione della magistratura sta cercando di attribuire le responsabilità delle manomissioni accertate ai sistemi di sicurezza, che hanno portato alla morte di Luana, trascinata e stritolata dentro la fustellatrice.
Pochi giorni fa, accanto alla GKN a Campi Bisenzio, l’operaio Giuseppe Siino è stato agganciato da un macchinario e soffocato tra i rulli. Le cronache concordano nel dire che non vi erano manomissioni ai sistemi di sicurezza. Dunque anche lavorando ‘in regola’ il destino degli operai è sempre quello di essere in posizioni pericolose per essere stritolati? Di quale sicurezza si sta parlando?
Quella dei 677 lavoratori uccisi nei primi sette mesi del 2021 secondo i dati Inail. Quella della produzione ad ogni costo e del profitto, contro cui poco possono e vogliono fare sindacati collaborazionisti e governi borghesi garanti degli interessi dei grandi capitali.
Ristrutturare il
sistema ispettivo è necessario, servono uomini mezzi banche dati,
una direzione tecnica che permetta e tuteli l’azione di medici e
tecnici dentro le fabbriche.
Ma questo risultato non può essere semplicemente il prodotto dei tavoli governativi, come oggi vorrebbero farci credere, dove, con la complicità dei sindacati confederali, si fanno incontri per elencare e discutere le carenze del sistema di controllo sulla sicurezza, della formazione.
Per il semplice
motivo che gli organi di vigilanza sulla salute e sicurezza sono
stati portati ai minimi termini per efficacia risorse e autonomia di
intervento, proprio dai governi, uno dietro l’altro, e le
condizioni di lavoro, con altri ritmi, organici al minimo e sempre
più precari, che sono base degli
infortuni, in larga parte le riscontriamo negli accordi aziendali
sindacali confederali, sulla flessibilità, dei 'premi' di produttività...
Domenica è stato
mandato al macello un tecnico su di un traliccio dell’alta tensione
in provincia di Verona durante un temporale. È morto fulminato. I
vigili del fuoco hanno dovuto aspettare sera, per poter intervenire
in sicurezza dai fulmini e rimuovere il corpo dalla scala su cui era salito.
C’è un altro modo per definire questo, se non omicidio?
C’è un altro modo per evitare che accada di nuovo senza l’iniziativa dei lavoratori che si autorganizzano nei posti di lavoro e lottano per dire no alle missioni suicide?
Per opporsi ai rischi mortali alle
lavorazioni pericolose, alla rimozione dei sistemi di sicurezza, ai
ritmi e alle posture che giorno dopo giorno consumano operaie e
operai sulle linee di produzione?
L’11 ottobre, sciopero generale, indetto da tutte le sigle sindacali di classe e di base, dentro lo scontro di classe con padroni, governi e sindacati confederali collaborazionisti, rivendichiamo con forza la difesa rigida della salute e della sicurezza nei reparti, attraverso il protagonismo e la mobilitazione degli operai.
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