mercoledì 25 maggio 2022

25 maggio - da Colletivo GKN: I PRELUDI DI UN ATTACCO ALL'ASSEMBLEA PERMANENTE?

 

Quanto accaduto ieri è di una gravità estrema. La presenza di un esponente spagnolo di Gkn dentro lo stabilimento di Firenze per gestire di fatto la delocalizzazione getta ulteriore luce sinistra sulla vertenza.

Ancora più grave è che questa presenza sia avvenuta in contemporanea con un incontro convocato dal dottor Borgomeo in azienda. Tale incontro, che a differenza di quanto annunciato non ha portato nessuna novità sostanziale sul piano industriale, si è prefigurato quasi come un diversivo. Qf nega di essere stata a conoscenza di tale presenza e l’esponente di Gkn sarebbe entrato a loro insaputa.

Ma gli elementi inquietanti non finiscono qua: il tutto avveniva con una pattuglia delle forze dell’ordine di fronte ai cancelli. Segnale evidente che al contrario il tutto, almeno a qualcuno, era ben noto.

Abbiamo più volte adombrato il dubbio che la funzione della nuova proprietà fosse prioritariamente gestire in modo “dolce” e con un volto presentabile la delocalizzazione ordinata da Gkn.

I campanelli di allarme in questo senso purtroppo si sono finora moltiplicati. Ne citiamo un altro dei tanti che avevamo taciuto per discrezione: un dipendente Qf al momento delle dimissioni ha ricevuto una missiva da parte dello studio Lablaw, tristemente famoso per assistere Gkn, a nome della “propria assistita Qf”. Anche questa circostanza è stata poi categoricamente negata da Qf stessa.

Qua da sempre vige un principio: ciò che esce dallo stabilimento avviene nella garanzia di ciò che entra. Questo è l’unico meccanismo serio e tutelante a fronte di un mondo dove le imprese, e ancora più i consorzi di imprese, si palesano e si volatilizzano con le scuse più disparate.

Tutto questo avviene in un contesto poi in cui ci sembra ormai “privatizzato” il rapporto tra Qf e le istituzioni. A fronte dell’esistenza di un comitato di proposta e di verifica che doveva garantire la trasparenza pubblica del processo, girano le voci più disparate.

Sarebbero avvenuti incontri tra proprietà e Mise prima, tra proprietà e enti locali dopo, dove si sarebbero chieste non precisate garanzie. Il Mise è stato tirato in ballo come elemento di rallentamento della reindustrializzazione adducendo litigi politici tra le sue componenti o per la propria mancanza di entusiasmo verso un progetto “bello, bello”.

Come capisce chiunque, su questo groviglio di voci non si costruisce né fiducia né trasparenza. Per definizione le voci non sono né controllabili né commentabili. Tale situazione che contorna sin dall’inizio Qf deve cessare per lasciare spazio solo e soltanto a ciò che è ufficiale, chiaro e indagabile.

A differenza di quanto è stato più volte narrato o ignorato, qua va avanti sia l’assemblea permanente sia il presidio. E andrà avanti fino a che non consegneremo una vittoria sostanziale e certa al nostro territorio, che insieme continua a difendere lo stabilimento e tutti i principi di questa mobilitazione.

Ed è proprio al territorio che oggi lanciamo un campanello d’allarme: i meccanismi inquietanti che abbiamo descritto alludono forse a un attacco più complessivo alla vertenza e a ciò che rappresenta.

Continuiamo a stare appiccicati, per il bene e la dignità di tutte e tutti. Il 9 giugno chiamiamo una assemblea pubblica del gruppo di supporto cittadino e il 9 luglio, come è noto, ci ritroveremo tutte e tutti di fronte allo stabilimento a un anno dall’inizio dell’assemblea permanente.

#insorgiamo


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