venerdì 30 marzo 2012

10 ragioni contro la riforma dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori.

In riferimento alla ipotesi di modifica dell’art. 18 S.L. introdotta dal 
Governo, appare utile sviluppare alcune semplici riflessioni in merito alla 
scelta effettuata, al fine di valutare le ragioni sostanziali pro e contro 
la norma attuale e quella preesistente.
A prescindere da astratte argomentazioni volte a sostenere che i principi 
elaborati nel 1970 siano anacronistici in ragione del semplice passare del 
tempo, si dovrebbe, invece, riscoprire come la legislazione sia più che mai 
all’avanguardia, avendo, nello specifico, introdotto un principio di civiltà 
giuridica e sociale che, nel confronto con altre legislazioni, non 
costituisce un pregiudizio, bensì un motivo di vanto.
Un corpus normativo che tuteli la libertà e la dignità del dipendente appare 
necessario in un ambito in cui la sperequazione della forza tra datori di 
lavoro e lavoratori è particolarmente rilevante.
1) Per quanto riguarda la previsione di un indennizzo in sostituzione al 
reintegro nei licenziamenti per ragioni economiche e, in parte, in quelli 
disciplinari, va detto come la soluzione adottata dal Governo non sia in 
linea con i principi generali per la tutela integrale del diritto leso, 
oltre a contrastare con le norme sull’adempimento e in materia di 
risarcimento in forma specifica, secondo cui, chi viene illegittimamente 
leso in un diritto, dovrebbe essere reintegrato nell’identica “posizione” in 
cui si trovava precedentemente.
Al contrario, il risarcimento per equivalente costituisce una forma di 
tutela “alternativa”, quando non è possibile la reintegra in forma specifica 
e richiede la valutazione della “entità” del bene compromesso, al fine di 
stabilirne il valore corrispondente per la “monetizzazione” del pregiudizio 
arrecato al lavoratore, con tutte le difficoltà relative a tali processi 
valutativi.
2) La forfetizzazione del risarcimento in caso di licenziamento illegittimo, 
stabilita nella misura variabile da 15 a 27 mensilità retributive 
costituisce, dunque, un’astratta standardizzazione in materia di 
risarcimento, in quanto non permette di “personalizzare” con precisione l’entità 
del risarcimento dovuto con riferimento alla specificità del caso concreto 
e, nell’introdurre un limite massimo e minimo, rischia in molti casi di non 
costituire un effettivo risarcimento, bensì di acquisire un carattere 
sanzionatorio, sostitutivo del diritto al risarcimento.
3) La “nuova” formulazione della norma consentirebbe, inoltre, di utilizzare 
il licenziamento per motivi oggettivi o economici al fine di “espellere” 
dall’azienda lavoratori scomodi ed in particolare gli attivisti sindacali, 
con effetti discriminatori e con l’unica conseguenza di versare il 
risarcimento forfetizzato, nel caso in cui il dipendente riesca a dimostrare 
in giudizio la pretestuosità dei motivi economici, tenuto conto della 
difficoltà per i lavoratori di conoscere e contrastare i dati organizzativi 
e produttivi in possesso dell’impresa.
4) Del pari, il “nuovo” art. 18 S.L. consentirebbe, alle aziende, di usare 
il licenziamento per motivi oggettivi o economici e/o disciplinare al fine 
di “espellere” dall’azienda i lavoratori più anziani e più costosi, quelli 
con limitazioni operative e quelli fisicamente e/o psichicamente 
svantaggiati, con le notorie difficoltà per questi individui di trovare una 
nuova occupazione lavorativa.
5) Il licenziamento per motivi oggettivi o economici potrebbe anche essere 
utilizzato in alternativa ai licenziamenti collettivi per crisi aziendale, 
evitando le prescritte procedure di confronto con le organizzazioni 
sindacali (L.223/91) e, quindi, il controllo, da parte delle stesse, al fine 
di evitare licenziamenti discriminatori, oltre che verificare la sussistenza 
della effettiva criticità e delle esigenze di riduzione dell’organico, con 
conseguente neutralizzazione del ruolo del sindacato.
6) La modifica introdotta, tesa a stabilire una differenza nella stabilità 
del rapporto tra i dipendenti di aziende private ed i dipendenti di aziende 
pubbliche o di pubbliche amministrazioni, si rivelerebbe poi incongruente ed 
anacronistica, oltre che contraria al dettato ordinamentale, stante la 
privatizzazione del cd. pubblico impiego e la omogeneizzazione dei rapporti 
lavorativi con il settore privato introdotta con i D.Lgs. n. 29/93 e n. 
80/98 e il passaggio della giurisdizione al giudice ordinario.
7) Le nuove norme sul licenziamento per motivi oggettivi o economici non 
potrebbero, comunque, essere estese ai dipendenti di p.a., stante la 
impossibilità di individuare, in tale ambito, il requisito dei motivi 
“economici”, che giustificherebbero il licenziamento nelle aziende private.
8) Escludere per legge la possibilità di reintegro del lavoratore e 
stabilire limitazioni all’entità del risarcimento nel caso di licenziamento 
illegittimo per motivi economici comporta, sostanzialmente, una evidente 
sfiducia nell’indipendenza e nell’operato della magistratura, competente 
istituzionalmente a tutelare i diritti ingiustamente lesi.
9) Va, inoltre, evidenziata, la inesistenza di ragioni giustificatrici all’introduzione 
delle modifiche operate, con riferimento alla lentezza della giustizia, in 
quanto, per ogni diritto leso, esiste un rimedio generale costituito dalla 
possibilità di ricorrere al Giudice (cd. legge Pinto) e chiedere il 
risarcimento dei pregiudizi subiti, senza dovere dotare le aziende di 
ulteriori maggiori ed eccezionali tutele.
10) Le modifiche introdotte si appalesano, poi, inadeguate, in quanto non si 
è tenuto conto dell’ambiente politico-sociale italiano, in cui esiste un 
contenzioso lavoristico notevolissimo (200.000 cause all’anno), 
evidentemente a causa di una diffusa illegalità nei rapporti di lavoro, 
sicuramente non per responsabilità dei lavoratori.

Mirco Rizzoglio (Avvocato)

MARCHIONNE DENUNCIATO DA 150 OPERAI DELLA FIAT POMIGLIANO

MARCHIONNE DENUNCIATO DA 150 OPERAI DELLA FIAT POMIGLIANO: CON RICORSI 
PRESENTATI AI TRIBUNALI DI TORINO, NOLA E A QUELLO DI APPELLO DI NAPOLI 
MENTRE  IMPORTANTI E RECENTI SENTENZE HANNO MESSO KO LA FIAT SULL’OBBLIGO 
DEL VERSAMENTO DEI CONTRIBUTI SINDACALI ALLO SLAI COBAS (CASSAZIONE FEBBRAIO 
2012) E ASSUNZIONE A TEMPO INDETERMINATO DEI LAVORATORI INTERINALI ALLA FIAT 
POWERTRAIN DI TERMOLI (TRIBUNALE LARINO GENNAIO 2012)

VENERDI’ 30 MARZO 2012 - H 10.30 - SALA RIUNIONI SLAI COBAS POMIGLIANO
                  ATTIVO LAVORATORI FIAT

Odg:

•    rilancio iniziativa in fabbrica

•    preparazione assemblea operaia nazionale - venerdì 20 aprile  - all’alfa 
romeo di arese

“Se le strategie parallele della Fiat di Marchionne e del governo Monti 
sono le due facce della stessa medaglia padronale, bisogna dare forza e 
ruolo generale alla lotta dei lavoratori delle fabbriche Fiat perché la 
tenuta operaia sarà determinante - e contribuirà comunque - al necessario 
cambiamento dei rapporti di forza sindacali e politici nei luoghi di lavoro 
e nella società”!

Slai cobas Fiat Alfa romeo e terziarizzate -
Pomigliano d’Arco, 29/3/2012

giovedì 29 marzo 2012

Positivo presidio 27 marzo e prossimi appuntamenti

A Milano il presidio di ieri 27 marzo sotto il Pirellone ha visto una buona
partecipazione, con punte di 200 persone e un'ampia rappresentanza di
partiti, sindacati e società civile. Una prima importante risposta è stata
data al tentativo della coppia Formigoni/Aprea di istituire nelle scuole
della Lombardia la "chiamata diretta" per i lavoratori precari. Questo è
solo il primo passo. La lotta continua: i prossimi appuntamenti di
mobilitazione sono martedì 3 aprile - giorno in cui il Consiglio regionale
probabilmente voterà la Legge - presidio di lotta sempre sotto il vecchio
Pirellone (piazza Duca d'Aosta) e sabato 21 aprile manifestazione nazionale
a Milano contro ogni progetto di regionalizzazione e privatizzazione della
scuola pubblica statale e per l'assunzione dei lavoratori precari

Prossimi appuntamenti:

venerdì 30 marzo ore 15-17 c/o Chiama Milano, l.go Corsia dei Servi 11 MM
San Babila: assemblea aperta Comitato promotore manifestazione nazionale a
Milano del 21 aprile contro scuola-azienda, in difesa della scuola pubblica
e statale, per i ritiro dei tagli e l'assunzione di tutti i precari;

venerdì 30 marzo ore 15-17 c/o  scuola serale Bertarelli, c.so di Porta
Romana 110 MM Crocetta, assemblea pubblica del Comitato promotore di EDA
STARS (Educazione Adulti- Sviluppo Territoriale Attraverso la Rete
scolastica Serale) per dialogare con i rappresentanti di USR Lombardia e
USP Milano sul PDL Aprea/Formigoni che viola le procedure pubbliche e
trasparenti del reclutamento annuale tramite graduatorie provinciali;

lunedì 2 aprile ore 21 c/o il C.A.M. di Corso Garibaldi 27 ang. Via Giorgio
Strehler 2, MM Moscova: assemblea di tutti i firmatari dell'Appello contro
il disegno di legge Formigoni promosso dall'associazione NON UNO DI MENO
dove lanciare la manifestazione nazionale del 21 aprile;

martedì 3 aprile dalle 10 in avanti (compreso il pomeriggio): presidio di
protesta non-stop sotto il Pirellone in occasione del voto in Consiglio
regionale del PDL Formigoni sul reclutamento scolastico in Lombardia.

*sabato 21 aprile:* manifestazione nazionale contro la scuola-azienda e i
presidi-manager, contro qualsiasi progetto di regionalizzazione e
privatizzazione della scuola pubblica e statale. Per la salvaguardia delle
graduatorie, il ritiro dei tagli e l'assunzione dei lavoratori precari.

*Coordinamento Lavoratori Scuola Milano "3 ottobre"*
http://www.facebook.com/groups/69004533073/
http://coordinamentoscuola3ottobre.blogspot.com
coordinamento3ottobre@gmail.com


Taranto: non accettiamo ricatti di Riva e dei suoi galoppini prezzolati - non vanno accettati neanche dalle istituzioni

lo slai cobas per il sindacato di classe ilva taranto al tribunale ci sarà e 
invitiamo tutti operai, studenti,
cittadini, ambientalisti ad esserci

nella giornata di ieri ci è stato notificato il divieto del presidio da noi
indetto in occasione della udienza in tribunale di domani
per il processo per inquinamento  nei confronti di riva

le motivazioni di questo divieto sono per noi offensive e lo rigettiamo

la  slai cobas per il sindacato di classe di taranto ha manifestato nella 
precedente udienza insieme a studenti e
ambientalisti che dettero vita alla grande manifestazione per pretendere
salvaguardia della salute  degli operai e della città e che Riva paghi per 
le sue responsabilità - documentate da perizie e dati - almeno come 
all'eternit di torino

lo slai cobas per il sindacato di classe ilva- e slai cobas per il sindacato 
di classe provinciale
si è impegnato a organizzare la presenza  degli operai al
tribunale
per l'unità operai-studenti-cittadini ambientalisti con spirito
unitario e costruttivo affinchè le inchieste della
magistratura  in argomento vadano a fondo nelle responsabilità di Riva in 
morti
e inquinamento

Noi sosteniamo non serve e non ci sarà alcuna chiusura dello stabilimento e 
il fronte unito
operai- città è impegnato per un effettivo piano di bonifica e salvaguardia
di lavoro e ambiente

A fronte di questo l'azienda con capi e tecnici al suo servizio ha
organizzato una adunata sediziosa di carattere neocorporativo
terrorizzando, minacciando, ricattando i lavoratori in maniera
inaudita e inaccettabile per costringerli a protestare ' a difesa dello 
stabilimento' - vogliono portare i lavoratori a protestare con i
bus aziendali, ore pagate, gentilmente concessi in spregio ai diritti 
sindacali e alle
regole esistenti - con lo scopo di ricattare magistratura e città e
salvaguardare Riva, profitti, pretendendo una immunità
e la possibilità di continuare così
a questo i sindacati confederali accedono e alzano bandiera bianca o casco 
bianco, quello indossato da capi e tecnici in ilva

invece operai, studenti, cittadini devono decisamente reagire e impedire la 
canea strumentale di Riva e direzione ilva
invece il questore e le istituzioni fanno marcia indietro e ci  vietano il 
presidio mettondoci sullo stesso piano di queste azioni aziendaliste e 
reazionarie

noi non possiamo accettarlo - lo dobbiamo ai morti sul lavoro, ai morti di 
tumore e di amianto, agli operai che ogni giorno rischiano per un tozzo di 
pane
infortuni, la vita, malattie professionali, lo dobbiam ai giovani che si 
sono mobilitati in massa, lo dobbiamo al futuro di questa città

saremo  al Tribunale domani dalle 9 in poi e presenteremo domani un esposto 
denuncia alla procura contro azienda, capi, tecnici e responsabili di questa
indegna e illegale azione intimidatoria

slai cobas per il sindacato di classe  ilva-taranto
slai cobas per il sindacato di classe  coordinamento provinciale taranto
cobasta@libero.it
347-5301704
347-1102638
29-3-2012

mercoledì 28 marzo 2012

Ma cosa dicono alcuni operai dell'Ilva di Taranto a proposito delle manifestazioni di questi giorni su lavoro/ambiente?

Si è molto parlato in questi due giorni sulla manifestazione dei lavoratori
Ilva alla Prefettura per la tutela del lavoro, a fronte anche di un
allarmismo diffuso da capi aziendali sulle possibili ripercussioni sulla
stabilità della fabbrica per l'inchiesta della magistratura sulle
responsabilità dell'Ilva per malattia e decessi.
Ma queste manifestazioni, e in particolare quella che si annuncia per
venerdì prossimo, sono veramente spontanee da parte degli operai?
In questi giorni vari operai dell'Ilva ci stanno denunciando che gli
arrivano sms da capi dell'Ilva, i cui toni non sono certo amichevoli o di
semplice invito, del tipo “partecipa, altrimenti..”

Altra cosa strana, ci dicono questi operai, è che gli stessi sindacati che
quando ci sono stati scioperi, anche l'ultimo sull'art. 18, non si
preoccupano molto di informare gli operai, di accertarsi che l'informazione
sullo sciopero arrivi a tutti, per la manifestazione di lunedì scorso invece
anche loro hanno inviato sms agli operai, indicendo per partecipare al
presidio in prefettura ben 4 ore di assemblea retribuita – anche questo non
è certo una normalità considerando che in tutto l'anno i lavoratori hanno
diritto a 12 ore di assemblea sindacale; e sempre per la prima volta quando
si tratta di iniziative sindacali, molti capi reparto “sollecitavano”
vivamente gli operai ad andare alla prefettura.

E' normale tutto questo?
Lo Slai cobas che sarà venerdì al Tribunale per ribadire una cosa semplice:
l'Ilva deve rispettare e applicare le norme di sicurezza per la salute e la
vita degli operai e dei cittadini, l'Ilva deve pagare perchè i suoi profitti
sono stati fatti anche disinteressandosi dell'ambiente, ma l'ilva per questo
non deve affatto chiudere, perchè tutela del lavoro e della salute devono
andare insieme; lo slai cobas ritiene che si debba dare voce anche agli
operai, e non solo sentire chi si dice “loro rappresentante”.
In questo senso, invitia gli organi di informazione a venire al Tribunale,
ma questa volta a sentire quello che pensano realmente gli operai.

Slai cobas per il sindacato di classe ILVA

cobasta@libero.it – 3475301704

TA. 28.3.12

Comunicato slai cobas per il sindacato di classe ilva taranto

Si è formato il direttivo slai cobas ilva  molto  rappresentativo
Si è decisa la nomina di 9 rappresentanti sindacali aziendali  in 9 reparti
tra cui il porto..
Si è deciso di incontrare l'azienda per verificare deleghe e trattenute, che
vogliamo vengano fatte nella busta paga al più presto, altrimenti lo
imporremo con la legge.

Sul cambio tuta, ricorsi e esposto procura le cose vanno avanti rapidamente
Abbiamo incontrato il Giudice incaricato dell'inchiesta e stiamo portando
ulteriori integrazioni e testimonianze.
Tutti i lavoratori che hanno da portare elementi alla Magistratura, possono
farlo tramite i cobas.
Giovedì 29 marzo alle ore 17 ci sarà in sede il legale dei cobas per i
ricorsi individuali e collettivi, che invitiamo a fare . Tutti gli operai
interessati possono venire alla sede di Taranto via Rintone 22 tel.
347-5301704

Il posto di lavoro non si tocca !  L'art.18 si difende con la lotta  !
Abolire la giusta causa significa dare via libera a ogni tipo di
licenziamento, senza possibilità del giudice di reintegro. Licenziamento-che
ci può essere per cosiddetti 'motivi economici.
In realtà sarebbe facile far rientrare in questa motivazione tutti itipi di
licenziamento
- la soppressione della mansione cui era addetto il lavoratore -
- la cancellazione del reparto o dell'ufficio in cui lavora il dipendente da
licenziare -
- la  introduzione di macchinari che fanno risparmiare sul lavoro umano
- l' affidamento di servizi alle imprese esterne ecc
Con queste motivazioni, le aziende  possono mascherare licenziamenti
sindacali, licenziamenti politici liberandosi della presenza di operai
scomodi e di operai che vogliono  difendere gli interessi operai.
Con la riforma  sul lavoro  si vuole attaccare inoltre la cassaintegrazione
e sancire la precarietà dei contratti.
Questo governo fa questo contando sull'appoggio dei partiti parlamentari e
di sindacati di comodo cisl-uil  ecc.
I padroni finora hanno avuto la collaborazione dei sindacati confederali,
hanno avuto il dito e ora si prendono la mano - dobbiamo riorganizzare in
fabbrica e su scala nazionale  un sindacato basato sui cobas per una lotta
vera, autonoma da partiti e sindacati confederali, se vogliamo fermare la
marcia antioperaia di padroni e governo.

Noi saremo al tribunale il 30 marzo con operai giovani e cittadini.
Non aderiamo alle manifestazioni organizzate dall'azienda per il tramite dei
capi e sindacalisti compiacenti per portare  gli operai al carro degli
interessi e dei profitti di padron Riva, agitando lo spettro della chiusura
dell'ilva.
che non ci sarà .Si vogliono creare contrasti e contrapposizioni con
giovani, cittadini e ambientalisti e fermare le  inchieste della
magistratura.  E'un lavoro sporco che va isolato e respinto in fabbrica e in
città.
Dobbiamo unire la lotta vera per il lavoro a quella della sicurezza,salute e
ambiente in un fronte unito
operai giovani cittadini e ambientalisti. L'ilva non si chiude ma Riva deve
pagare i danni in sicurezza e salute agli operai e alla città come è
avvenuto a Torino alla thyssenkrupp e all'eternit per l'amianto.

A PROPOSITO DELLA MANIFESTAZIONE DI LUNEDI' 26 DELL'ILVA.

Lo Slai cobas per il sindacato di classe Ilva di Taranto non ha partecipato 
oggi alla
manifestazione indetta dai sindacati confederali sotto la Prefettura sulla
questione ambiente/lavoro, e di fatto per contrastare l'inchiesta in corso
da parte della magistratura contro l'ILva per l'inquinamento.
La ragione è che non aderiamo alle manifestazioni organizzate sulla linea e
posizioni dell’azienda (basta vedere il testo del documento presentato al
prefetto), per il tramite dei capi e sindacalisti compiacenti che vogliono
portare gli operai al carro degli interessi e dei profitti di padron Riva,
agitando lo spettro della chiusura dell’ilva.
Non ci sarà alcuna chiusura dell'Ilva, nè tantomeno noi la vorremmo. Chi lo
dice vuole solo fare dello stupido allarmismo, per non dire una cosa
semplice: che Riva deve attuare tutte le norme di sicurezza e di tutela
ambientale e deve pagare per i gravi danni ambientali, di salute, per le
morti da inquinamento (oltre che quelli per infortuni) che colpiscono prima
di tutto gli operai che stanno in questa fabbrica la maggior parte della
loro vita, tra cui tanti abitano nei quartieri più inquinati, come Tamburi;
che gli investimenti che l'Ilva fa sono una goccia nel mare di una disastro
ambientale che ha portato Taranto a record nazionali di morti e malati
dentro e fuori la fabbrica.
Si vogliono creare artatamente contrasti e contrapposizioni con giovani,
cittadini e ambientalisti e fermare le  inchieste della magistratura. E’ un
lavoro sporco che va isolato e respinto in fabbrica e in città.
Dobbiamo unire la lotta vera per il lavoro a quella della sicurezza, salute
e ambiente in un fronte unito di operai, giovani, cittadini e ambientalisti.
E' possibile mantenere il lavoro e nello stesso tempo non ammalarsi per il
lavoro. E' possibile se al primo posto c'è la vita degli operai e delle
persone e non il profitto a tutti i costi e comunque costi.
L’ilva non si chiude e non deve chiudere, ma Riva deve pagare i danni in
sicurezza e salute agli operai e alla città. Perchè a taranto non ci può
essere un processo come quello avvenuto recentemente a Torino alla Eternit
per l’amianto?

Slai cobas per il sindacato di classe ILVA
Taranto

26.3.12 

INNSE: udienza preliminare

3 Febbraio si è tenuta ,presso il Tribunale di Milano, la seconda udienza
preliminare nei confronti dei sedici compagni che hanno solidarizzato con 
gli operai
della INNSE in lotta contro la chiusura della fabbrica e per la difesa del 
proprio
posto di lavoro. I fatti contestati riguardano la protesta sulla Tangenziale 
Est di
Milano del 2 Agosto 2009 contro lo smontaggio del macchinario.



In questa seconda udienza, l'accusa, sulla base di ulteriori certificati 
medici: con
prognosi a nostro avviso volutamente aggravate dalle forze dell'ordine, ha 
chiesto di
modificare in peggio, per alcuni degli accusati,il capo di imputazione 
passando da
resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, oltre che manifestazione non 
autorizzata,"
a lesioni gravi".
Il risultato di questa condotta preliminare è stato che il GUP ha accolto 
tutte le
richieste del pubblico ministero, quali l'aggravio dei capi d'imputazione 
per alcuni,
il proscioglimento dell'accusa di manifestazione non autorizzata per tutti e 
la
costituzione degli appartenenti alle forze di polizia come parte civile 
offesa. In
realtà i cinque sono stati rinviati a giudizio,la prima udienza è stata 
fissata il 16
Aprile, con l'accusa  aggravata per un fatto che vale la pena ricostruire 
attraverso
le parole degli stessi operai della INNSE , che in un loro comunicato 
raccontano che:
" il mattino la fabbrica era circondata dalla forza pubblica, all'interno 
squadre di
operai avevano iniziato a smontare le macchine, il presidio era stato 
rimosso
all'alba: fu in quella situazione che un corteo spontaneo, ancora poco 
numeroso,si
diresse verso la tangenziale per attirare l'opinione pubblica su ciò che 
stava
accadendo. Un sito produttivo stava per essere demolito senza appello. La 
protesta
sulla tangenziale durò pochi minuti, si decise di tornare in via Rubattino
raccogliendosi davanti ai cancelli e chiedendo alle istituzioni di 
intervenire per
bloccare lo smontaggio. Non successe niente. Per bloccare lo smontaggio 
quattro
operai  e un sindacalista dovettero finire su un carro-ponte della fabbrica 
e vi
restarono per nove giorni. La conclusione si conosce bene, la fabbrica venne 
comprata
da un nuovo imprenditore e sta funzionando normalmente, ci sono state nel 
frattempo
nuove assunzioni. I sedici manifestanti , rinviati a giudizio, sono fra i 
primi che
accorsero quella tragica mattina e manifestarono con noi operai della INNSE 
affinchè
la fabbrica non venisse smantellata. Una scelta che fa loro 
onore,sostenevano una
lotta operaia che andava avanti da oltre quattordici mesi .."
Un'azione di resistenza degli operai contro i licenziamenti e la chiusura 
della
fabbrica pubblicizzata dai media nazionali e sostenuta, anche se in molti 
casi solo
formalmente, dalle prese di posizione  di centinaia di forza 
sindacali,sociali e
politiche,istituzionali e non,che hanno riconosciuto le ragioni di quella 
lotta e gli
operai che la hanno condotta fino al vittorioso esito conosciuto. Un esito 
che
evidentemente per come è stato ottenuto ha sollevato ad alcuni una serie di 
problemi:
sulla forma della lotta,sulla solidarietà che ha prodotto, sulla capacità 
degli
operai di resistere senza tentennamenti e con questo rinvio a giudizio 
vogliono
mandare dei messaggi chiari:
1) Le lotte degli operai devono assolutamente stare nei "limiti" del non 
disturbare
nessuno. Così gli operai della INNSE dovevano andare a casa in silenzio, nel 
pieno
delle regole che permettono al padrone di chiudere la "sua " fabbrica e 
buttar tutti
in mezzo a una strada.
2) Il mattino del 2 Agosto mentre veniva smontata la fabbrica e le forze 
dell'ordine
scioglievano il presidio gli operai dovevano far finta di niente senza 
reagire,
invece gli operai decisero assieme ai loro sostenitore di protestare in 
tangenziale,
protesta che durò poco tempo, senza nessun serio incidente con le forze dell'ordine.
Hanno invece scelto di fare un processo a tre anni di distanza "immaginando 
chissà
quali scontri e violenze".
3) I manifestanti colpiti dai provvedimenti sono tutti presi fra coloro che
sostennero la nostra lotta fin dall'inizio, la scelta è accorta : chiunque 
sostenga
attivamente le lotte operaie corre il rischio di finire in tribunale, la 
solidarietà
gli operai la devono cercare "nelle parole del politico di turno", non nei 
giovani
studenti e lavoratori che si mobilitano in prima persona. La stessa 
strategia
utilizzata contro i sostenitori del movimento NO TAV arrestati il 26 Gennaio 
di
quest'anno.
Come operai della INNSE avevamo chiesto al GUP, tramite gli avvocati, di 
partecipare
alle udienze preliminari, con la nostra presenza volevamo rendere visibile
testimonianza che ciò che successe  quella mattina in tangenziale fu un 
azione di
grande valore sociale: impedire lo smantellamento di una fabbrica che aveva 
fatto la
storia di Lambrate, impedire di licenziare 50 operai.
Il GUP non ci ha fatto partecipare appellandosi alle norme di legge. Ora 
inizierà il
processo, la prima udienza il 16 Aprile : gli operai della INNSE ci saranno 
sempre,
la solidarietà è una cosa seria e non si può cancellare.

RSU INNSE  -   GLI IMPUTATI
da operaicontro