lunedì 12 marzo 2012

La Fiat non taglia e potenzierà Melfi

MELFI - Il gruppo Fiat ha smentito subito, nella giornata di ieri, le 
indiscrezioni di stampa che parlavano di una possibile chiusura degli 
stabilimenti di Mirafiori (Torino) e Pomigliano (Napoli), e non di quello 
della Sata di Melfi (Potenza). Ma in Basilicata, il mondo sindacale si è 
interrogtoa comunque sul futuro della Fiat di Melfi. «In realtà l'amministratore 
delegato della Fiat, Marchionne non ha detto che chiuderanno gli 
stabilimenti di Mirafiori o di Pomigliano - commenta il segretario della 
Fiom lucana, Emanuele De Nicola - ma ha detto invece, qualche giorno fa, che 
se il mercato americano non dovesse riuscire ad assorbire le produzioni 
italiane, potrebbero chiudere due fabbriche. E' ben diverso questo concetto, 
e Marchionne non ha fatto nomi. Purtroppo è iniziato il toto-scommesse sugli 
stabilimenti che spariranno, ma si tratta di interpretazioni giornalistiche 
alle quali non si può dare troppo retta, perché di fronte a temi di tale 
delicatezza bisogna avere in mano progetti e numeri».

De Nicola, della Fiom-Cgil, sembra quasi difendere Marchionne. Ma l'affondo 
non si fa attendere. «Il problema - spiega - è che ad oggi Marchionne non ha 
presentato un piano industriale per la Fiat in Italia, e si limita a fare 
dichiarazioni che cambiano di volta in volta. Rispetto a questo momento di 
crisi - continua De Nicola - bisogna puntare al rilancio attraverso 
investimenti mirati alla ricerca e alla innovazione. Finora non c'è stato 
ancora un tavolo con sindacati e con il Governo. A questo punto, l'attuale 
Governo, che è fatto di tecnici, dovrebbe chiamare la Fiat ad un incontro 
istituzionale, e chiedere quali sono i programmi per il futuro. Nel 
frattempo - dice ancora - il progetto Fabbrica Italia non c'è più. Il 
problema quindi non sono la Fiom o i lavoratori licenziati che fanno 
battaglie legali, bensì la mancanza di nuovi modelli e di un piano 
industriale che guardi alla ricerca e a modelli ecocompatibili. L'accordo 
separato avrebbe dovuto garantire futuro industriale e occupazionale, ma 
dopo appena un mese - conclude - è già stravolto».

«A Melfi - interviene Vincenzo Tortorelli, segretario della Uilm-Uil - è 
arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti: questo significa che 
bisogna pensare a nuovi modelli da affiancare alla Punto Evo. Parlare di 
chiusura di stabilimenti, poi - aggiunge - mi sembra anacronistico rispetto 
al progetto Fabbrica Italia e alle sue potenzialità. Bisogna costruire 
garanzie e prospettive future. In tutto ciò, non bisogna diffondere paura, 
ma un sentimento di speranza». «A mio parere - sostiene il segretario della 
Basilicata della Fim-Cisl, Antonio Zenga - quello che serve è la serenità 
nel territorio, che manca forse dal 2004. C'è bisogno di tranquillità, e noi 
sindacati dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. Purtroppo il dualismo 
tra la Fiom e Marchionne non porta a nulla. Se tornerà la serenità ci sarà 
anche la ripresa economica».

Nessun commento:

Posta un commento