L'Italia continua ad essere, insieme a Grecia ed Ungheria, l'unico paese
della zona euro in cui non è prevista nessuna forma di reddito minimo per
disoccupati, precari e fasce povere della popolazione. Più nello specifico
nel nostro paese solo un 17% di lavoratori accede ad un sussidio temporaneo
di disoccupazione una volta perso il lavoro, contro il 94,7 per cento dell'Olanda
o il 91,8 per cento del Belgio o il 70,9 per cento della Francia o l' 80 per
cento della Germania. La durata di questo sussidio, inoltre, è parecchio
sbilanciata e anacronistica, con la tutela di figure professionali ormai
sempre meno reperibili sul mercato del lavoro. Le misure presenti sono.......
colpevolmente distanti rispetto alla situazione generale europea in cui si
va dall'erogazione di un reddito pari a circa 600 euro al mese in Belgio, a
circa 700 euro in Austria, altrettanti in Irlanda, senza poi menzionare i
livelli di tutela offerti dagli ordinamenti scandinavi. Anche in Germania,
paese leader della zona Euro, siamo sui trecento euro mensili più una serie
di servizi gratuiti per casa e trasporti.
Non è più rinviabile l'apertura di un necessario dibattito sul reddito
minimo nel contesto dell'attuale spoliazione del residuo e misero welfare
italiano, superando tutte le diffidenze culturali che hanno spesso visto
anche nella sinistra italiana e nel mondo sindacale numerose resistenze a
questa proposta. Con milioni di disoccupati senza più nessuna prospettiva di
reinserimento nel mondo del lavoro, con i giovani abissalmente lontani dalle
tutele concesse ai propri genitori, l'introduzione di un reddito minimo è
una misura urgente, necessaria e auspicabile.
Per superare anguste visioni che vedono l'erogazione di diritti unicamente
legate al lavoro subordinato, crediamo che si debbano portare avanti le
rivendicazioni che in questi anni le varie reti delle soggettività precarie
e di movimento hanno fatto proprie. Un reddito incondizionato di base,
superiore alla soglia minima di povertà, universale e sganciato dalla
prestazione lavorativa, finanziato dalla fiscalità generale, può essere una
base di proposta per una mobilitazione sia locale che nazionale.
Per questo crediamo che sia importante creare anche sul territorio
salernitano una rete allargata di soggetti singoli ed associati, di gruppi,
collettivi, strutture politiche e sindacali che portino avanti la questione
del reddito come prioritaria per la situazione politica, organizzando
confronti, dibattiti ma anche momenti di iniziativa di lotta sociale.
Proponiamo un primo appuntamento per mercoledì 9 maggio ore 19.00 c/o via
Gelso Salerno
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