lunedì 7 maggio 2012

donne contro la riforma del lavoro


La Riforma del Lavoro anche per quanto riguarda il lavoro delle e per le 
donne
non solo non contrasta ma cristallizza ed estende l'attuale condizione
fatta,
se va bene, di soli lavori a tempo determinato, precari, a cui si aggiunge
nelle attività lavorative nei servizi pubblici, come scuole, pulizie,
assistenza, ecc. il problema di ore di lavoro al di sotto di ogni minima
soglia
decente (a causa soprattutto degli appalti pubblici al massimo ribasso) con
un
salario intorno anche a 200 euro a mese, e quindi assolutamente incivile!
Inoltre nelle aziende la causale delle “motivazioni economiche” (contenuta
nella modifica dell’art. 18) verrà usata per dare legittimità ai
licenziamenti
delle donne già molto elevati........
La riforma, pur se ipocritamente la Fornero parla delle donne, mantiene
tutte
le forme esplicite di discriminazioni - sul salario, sulle mansioni, su
assunzioni e licenziamenti, ecc. - legate alla maternità e al lavoro di
assistenza scaricato sulle donne. Per cui mentre da un lato con la riforma
delle pensioni si allungano gli anni di lavoro non riconoscendo il doppio
lavoro fatto dalle lavoratrici, dall’altra questo lavoro di cura in casa
diventa fattore di ostacolo ad una parità sul lavoro - come le operaie della
Fiat hanno denunciato - e non si riconosce il fattore “usurante” di questo
doppio lavoro ai fini dei tempi di lavoro e della pensione.

E' necessario, pertanto, una mobilitazione delle donne contro la Riforma del
lavoro, che ponga delle precise richieste.

Rispetto a questo, sosteniamo anche alcune delle proposte che sono state
avanzate nella assemblea nazionale delle donne Fiom di aprile.
Vogliamo che la forma vincolante per l’occupazione femminile siano i
contratti
a Tempo Indeterminato e l’istituzione di quote obbligatorie per l’assunzione
di
donne in tutti i settori a prevalente od esclusivo impiego maschile;
L’istituzione per legge negli appalti pubblici e nei contratti di lavoro di
una soglia di ore (non meno di 20 settimanali) e di salario al di sotto
della
quale non si può scendere;
Obbligatorietà a riconoscere ai fini di ogni indennità retributiva il tempo
legato ad assenze per maternità e cura;
Più pause nelle attività lavorative a tempo pieno, l’istituzione di una
soglia
massima di carico e ritmi di lavoro, a tutela della salute, anche
riproduttiva,
delle donne;
Riconoscimento di un anno di anticipo dell’età della pensione per ogni
figlio,
e per anziani o disabili da assistere, senza alcuna riduzione dell’importo
della pensione;
Potenziamento dei congedi parentali: aumento da 6 a 8 mesi e incremento dell’
indennità;
L'istituzione del salario minimo garantito a tutte le donne a prescindere
dalla loro situazione contributiva e familiare.

Le lavoratrici e disoccupate dello Slai cobas per il sindacato di classe.
cobasta@libero.it

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