venerdì 2 dicembre 2016

1 dicembre - NO al contratto metalmeccanici dentro la Fiom



VOTA NO il 19-20-21 dicembre. Martedì 6 dicembre assemblea a FIRENZE
Pubblichiamo l’appello di delegat@ FIOM a sostenere le ragioni del NO all’ipotesi di accordo del ccnl dei metalmeccanici. Il 6 dicembre appuntamento a Firenze!
In un anno di trattative con Federmeccanica, la Fiom ha di fatto posto la parte economica come unica condizione imprescindibile per la firma del contratto. Quanto firmato non rispetta nemmeno questa condizione. Non si tratta di discutere se 92 euro di aumento siano tanti e pochi. Per il semplice motivo che non sono 92, non sono certi e non sono per tutti. Si arriva tale cifra solo sommando 51 euro di aumenti salariali al resto delle misure di welfare aziendale (7,69 euro di aumento sulla previdenza, 12 sulla sanità, 13,6 di welfare, per un totale di 85 euro mensili che arrivano a 92,68 con la quota per il diritto alla formazione continua).

Pochi spiccioli, quindi, ma in compenso tanta confusione. Innanzitutto perché si sommano voci di salario diretto a prestazioni di welfare, come se si trattasse di voci sostitutive l’una dell’altra. In secondo luogo perché si sancisce che si possa accedere a tale “aumento” solo accettando di far parte del welfare integrativo: non un diritto universale, ma basato un rapporto con un fondo privato o con un fondo aziendale.

Infine, nemmeno i 51 euro salariali sono certi e per tutti. Non lo sono perché riassorbibili da tutti gli aumenti “fissi collettivi della retribuzione eventualmente concordati in sede aziendale” (con l’esclusione di quelli legati alla modalità di effettuazione della prestazione lavorativa). Non lo sono perché sono aumenti solo “stimati”. L’effettivo importo verrà deciso ex-post: dopo la comunicazione annuale da parte dell’Istat dell’Ipca. L’Ipca (Indice Prezzi al Consumo Armonizzato) è un calcolo dell’inflazione che esclude dal paniere le voci energetiche importate. Un metodo truffaldino, dalla Fiom in passato contestato, che di fatto regala alle aziende la possibilità di pretendere una sorta di scala mobile al contrario. E se non bastasse, questa destrutturazione dell’aumento salariale si lega a una parte normativa estremamente negativa. In primo luogo, passa quasi sotto silenzio il fatto che la Fiom firmando questo contratto abbia accettato contemporaneamente il contratto separato del 2012 precedentemente osteggiato. Se la Fiom ha ragione oggi, aveva torto ieri. Se aveva ragione ieri, ha torto oggi. Questo è e da qua non se ne esce. Il contratto 2012 era stato osteggiato per misure come aumento degli straordinari obbligatori, flessibilità oraria, penalizzazione della malattia e apertura alle deroghe. Tutto questo viene recepito, con buona pace di 8 anni di battaglie. E c’è in fondo un legame diretto tra il fatto che si accetti la penalizzazione della malattia (contratto 2012) e la limitazione della 104 (l’attuale rinnovo) e dall’altro si apra alla sanità integrativa. Diritto universale alla salute, all’assistenza e alla malattia sono inversamente proporzionali a qualsiasi forma di integrazione della sanità. In seconda battuta questo contratto, come dimostra la gioia di Renzi, Poletti e Federmeccanica, risponde a un obiettivo e un modello ben preciso. Gli obiettivi che si poneva il fronte padronale possono essere riassunti in tre grandi capitoli:
– blocco dei salari, ogni qualsiasi aumento dovrà venire a livello aziendale, in modo totalmente variabile e in cambio di aumento dei carichi di lavoro, indebolendo sempre di più la “paga oraria”;
– introdurre un sistema di fidelizzazione del lavoratore attraverso una rete di benefits aziendali;
– sfondare sul terreno dell’orario, con 80 ore a disposizione delle aziende per prolungare l’orario settimanale fino a 48 ore, adattando la vita del lavoratore a esigenze e fluttuazioni del mercato.
Dal punto di vista di Federmeccanica la missione è compiuta. I premi aziendali sono dichiarati variabili in maniera stringente: collegati a quella produttività che il lavoratore non controlla e che non determina di certo da solo. Si introducono una serie di misure di welfare aziendale e di benefits azienali. E si allargano le possibilità della plurisettimanalità: la settimana lavorativa deve essere “mediamente” di 40 ore, allungabile e accorciabile a seconda delle esigenze. Non siamo solo a un pessimo contratto. Siamo a un modello che lentamente, ma inesorabilmente, mina la stessa sindacalizzazione. Si mettono in moto tutti quei processi che legano il lavoratore a mille fili all’andamento della “sua” azienda. Si recepiscono quei meccanismi che spaccano il fronte tra lavoratori di aziende “che tirano” e aziende in crisi. Si crea un interesse diretto del lavoratore a non fermare mai la macchina aziendale, magari con uno sciopero che mina la produttività. Si pensa di salvarsi entrando sotto l’ombrello del rapporto bilaterale sindacato-azienda dove il lavoratore trova conveniente aderire al sindacato per aderire ai servizi che ne derivano. Ma questo modello è veleno per la Fiom. E’ l’approdo a un aziendalismo che oggi si rivolge contro le punte avanzate dell’organizzazione e domani contro l’organizzazione intera. Il tutto senza aver mai posto realmente il rifiuto del Jobs Act e la richiesta a Cisl e Uil di disconoscere la firma del contratto separato in Fiat. Siamo delegati e delegate della FIOM e facciamo appello immediatamente a tutti i lavoratori e le lavoratrici, e agli altri delegati e delegate ad attrezzarsi perchè le ragioni del NO a questo contratto siano conosciute, sostenute, argomentate e diffuse nelle assemblee che si terranno e nel referendum del 19-20-21 dicembre, con l’obiettivo di una forte affermazione del NO nonostante le regole tutt’altro che democratiche della consultazione non consentino che il NO abbia la stessa agibilità del SI durante il percorso referendario. Invitiamo ad un incontro a Firenze il 6 dicembre per coordinare i metalmeccanici che dicono NO a questo contratto, a partire da quelli che appartengono alla nostra organizzazione e come noi hanno sostenuto in tutti questi anni le lotte di resistenza che pur tra mille contraddizioni ha portato avanti. Un primo passo di una battaglia per la difesa di un modello sindacale rivendicativo, unificante, conflittuale e partecipativo. Il nostro NO deve vivere da subito, soprattutto nelle grandi fabbriche, nella battaglia della consultazione sul contratto, e diventare un punto di riferimento per affermare una pratica sindacale opposta a quella dell’attuale gruppo dirigente.
Primi firmatari
Matteo Moretti, Michele Di Paola, Mauro Sassi, Luciano Morelli, Giuseppe Iapicca, Massimo Barbetti (RSU FIOM GKN) Giorgio Mauro, Andrea Paderno, Matteo Carioli, Matteo Barbaro, Gianfranco Cannone, Roberto Rivoltella, Gianluca Paris, Alfonso De Martino, Jury Guerini, Alberto Vitali, Marco Fontanella, Franco Ruggeri, Luca Carlessi, Massimiliano Finardi, Massimo Mandelli, Rocco Vizzone, Daniele Gatti (RSU FIOM Same)
Massimo Cappellini, Antonella Bellagamba, Massimiliano Malventi, Adriana Tecce,Giorgio Guezze, Francesco Giuntoli, Simone Di Sacco (RSU FIOM Piaggio) Giuseppe Faillace, Giuseppe Imparato, Ciro Palmieri (RSU FIOM Motovario) Gianplacido Ottaviano, Giuseppe Principato (RSU FIOM Bonfiglioli)
Mario Viscido, Maurizio Mazza, Giuseppe Gomini (RSU FIOM Ducati) Silvia Cini, Giada Garzella (RSU FIOM Continental) Serafino Biondo (RSU FIOM Fincatieri Palermo) Stefano Fontana (FIOM Fincantieri Marghera)
Gabriele Severi, Franco Batani (RSU FIOM Marcegaglia Forlì)
Posted: 29 Nov 2016 07:40 AM PST
intervento di Eliana Como al Comitato Centrale del 27 novembre 2016
Non è facile intervenire su una ipotesi di accordo per il rinnovo del ccnl in solo 5 minuti. Quindi vado subito al punto. Per quanto ho sentito nell’introduzione e letto nel testo che ci avete consegnato oggi, non condivido questa ipotesi di accordo e non penso che questo sia un accordo pulito, come lo ha definito il segretario generale. Brevemente queste sono le ragioni principali.
1. I minimi salariali saranno assorbiti dal 2017 dalle parti fisse del salario. Questo renderà tutti i premi di risultato variabili, come d’altra parte è espressamente scritto nell’ipotesi d’accordo.
2. Gli aumenti salariali saranno calcolati sull’inflazione ex post e verranno erogati sei mesi dopo dall’inizio dell’anno. Per la prima volta, gli aumenti salariali di un ccnl non sono certi ma soltanto prevedibili. In ogni modo, se anche l’andamento dell’inflazione da qui al 2019 fosse quello previsto oggi, l’aumento sarebbe di 51 euro in quattro anni!
Non invento io le cifre. Sto al comunicato che è uscito ieri sul sito della Fiom nazionale. Peraltro trovo del tutto scorretto che si dica in quel comunicato che l’aumento complessivo arriverà a 92 euro, sommando ai 51 euro di aumento salariale la sanità integrativa, il welfare, persino la formazione e Cometa (vi ricordo che quando lo faceva la Fim nei ccnl separati la abbiamo giustamente sempre criticata).
Fino a pochi giorni fa la segreteria diceva che il welfare non doveva essere alternativo all’aumento salariale. Ora invece viene sommato ai 51 euro per dire quale sarà l’aumento complessivo. Forse ho capito male io. Altrimenti c’è davvero qualcosa che non torna. Il welfare non è sostitutivo oppure l’aumento è di 92 euro. Se si sono invece affermate entrambe le cose, in una delle due affermazioni, prima o dopo, non si è detta la verità.
3. La legge 104 viene peggiorata nella sostanza. Seppure nel testo si richiama il diritto a fruire dei permessi di cui alla L.104/1992, si accetta che i lavoratori e le lavoratrici debbano dire quando saranno in permesso addirittura 10 giorni prima che inizi il mese di riferimento. Se anche sono fatte salve le urgenze, nella pratica questo determinerà un netto peggioramento nell’utilizzo dei permessi.
4. Rinnovando il ccnl del 2012, accettiamo tutto quello che non è espressamente modificato, per esempio l’aumento delle ore di straordinario obbligatorio, le ore di flessibilità e la malattia.
5. Se è un bene che siano state cancellate le deroghe salariali del 2012, vengono però riconosciute quelle normative con l’applicazione del TU. Le deroghe saranno uno straordinario elemento di ricatto, anche se si introduce il vincolo che debbano avvenire d’intesa con le organizzazioni territoriali per essere valide. Trovo inoltre pericoloso che sulle altre parti relative all’applicazione al Testo Unico del 10 gennaio (come clausole di raffreddamento e sanzioni), ci si affidi a una commissione che partirà dopo la firma del contratto.
Per tutte queste ragioni, sono contraria a questa ipotesi di accordo. È evidente come è stato detto nell’introduzione che rispetto alla piattaforma presentata da Federmeccanica lo scorso anno ci sono stati dei miglioramenti. Ed è altrettanto evidente che quando si dice che una ipotesi di accordo non va bene, si deve pensare a quale sarebbe l’alternativa se non si firmasse. Vi ricordo però che sono due argomenti che usavano Fim e Uilm nel 2009 e nel 2012. Noi giustamente rifiutammo allora quella logica.
Peraltro non ho affatto capito la ragione di questa accelerazione dei tempi. Mi viene da pensare che si volesse chiudere prima del 4 dicembre. Non so se sia così, ma penso in ogni modo che aver firmato prima del referendum costituzionale sia un errore. Questo consegna al governo la possibilità di propagandare l’idea di un paese rappacificato, con la promessa di una chiusura imminente della vertenza dei lavoratori e delle lavoratrici pubbliche e in cui anche i metalmeccanici e le metalmeccaniche firmano il loro contratto.
Chiudo dicendo che non c’è bisogno che vi preoccupiate di dire ai funzionari cosa devono fare per la consultazione. I funzionari lo sanno benissimo quale è il loro ruolo, quali sono le loro responsabilità e quale sarà il mandato che uscirà oggi da questo Comitato Centrale. I lavoratori e le lavoratrici sapranno cosa votare. Di questo mi preoccuperei molto di più. Al tempo stesso ho sentito in questi ore tanti delegati che non sono d’accordo con questa ipotesi e per questa ragione dico da subito che per il sindacatoaltracosa e per tutti coloro che lo riterranno, la campagna per il NO va avanti oltre il 4 dicembre. Su questo gli “avvertimenti” che ho sentito nell’introduzione non servono proprio. Ci conosciamo da un po’ Maurizio, dovresti aver imparato che non ci fanno cambiare idea. Per tutto il resto, come ho detto altre volte, vale l’articolo 4 dello Statuto.


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