Brianza, la beffa ai
lavoratori del colosso K-Flex: "Ci licenzia e con i soldi pubblici investe
all'estero"
Sul caso del
multinazionale degli isolanti il ministero della Sviluppo ha aperto
un'istruttoria. Fallito il tavolo di confronto. Sono 187 i dipendenti da 42
giorni in presidio giorno e notte davanti ai cancelli
di GABRIELE
CEREDA
05 marzo
2017
Nella storia
della K-Flex di Roncello, in Brianza, c’è solo una certezza: il licenziamento
dei 187 lavoratori del colosso della gomma plastica, dopo 42 giorni di presidio
davanti all’ingresso dell’azienda.
Giorni e notti di resistenza vana, nelle tende a ridosso della fabbrica, ora che anche l’incontro al ministero dello Sviluppo economico è fallito. Ma sul caso K-Flex il ministero ha aperto un'istruttoria per capire dove siano finiti i 12 milioni di euro di finanziamenti pubblici utilizzati dal gigante mondiale della chimica, che ha deciso di smantellare lo stabilimento.
Giorni e notti di resistenza vana, nelle tende a ridosso della fabbrica, ora che anche l’incontro al ministero dello Sviluppo economico è fallito. Ma sul caso K-Flex il ministero ha aperto un'istruttoria per capire dove siano finiti i 12 milioni di euro di finanziamenti pubblici utilizzati dal gigante mondiale della chimica, che ha deciso di smantellare lo stabilimento.
Soldi che
sarebbero dovuti rimanere sul suolo italiano e che invece sembra siano stati
utilizzati per investimenti all'estero, come ha ammesso (in Assolombarda) Marta
Spinelli, membro del cda e figlia del fondatore. All'appello, però, mancano
altri 23 milioni di euro, sempre dello Stato, che la proprietà avrebbe deciso
di investire in Malesia, in Cina, negli Emirati Arabi Uniti e a Hong Kong.
L'azienda ha anche due sedi produttive in Polonia.
Stamattina i
lavoratori hanno incontrato Luigi di Maio del M5s, che ha portato la sua
solidarietà agli operai sfiniti dalla protesta. Per loro i sindaci della zona hanno deciso di
cancellare le rette di nido, scuole e mensa. Sono 25 i primi cittadini della
zona di Vimercate che vogliono tendere la mano alle maestranze senza stipendio.
“C'è prima di tutto la dignità e loro stanno lottando perché la loro non sia
cancellata", aveva detto Giorgio Monti, primo cittadino di Mezzago del Pd.
I gruppi di acquisto solidale hanno raccolto cibo da portare ai lavoratori in
presidio e per le famiglie. Per 42 giorni, davanti ai
cancelli di via Da Vinci, sono arrivati operai di altre aziende, per dire ai
manifestanti “siamo con voi”. Quando i lavoratori della K-Flex hanno bloccato la
provinciale, hanno
trovato gli automobilisti dalla loro parte. Quello che non torna, nelle scelte
della società, lo ha spiegato Matteo Moretti di Fictem Cgil Monza e Brianza:
"Dai bilanci e dalla rendicontazione delle società controllate emerge in
modo chiaro che la K-Flex ha utilizzato soldi pubblici per consolidare le
proprie quote di mercato all'estero”. Il gioco è semplice. La K-Flex acquisisce
aziende estere senza futuro, accede ai finanziamenti messi a disposizione dalla
Cassa Depositi e Prestiti (controllata all'80 per cento dal ministero
dell'Economia) e con quei soldi "pubblici", hanno a lungo
sottolineano i sindacati, fa prosperare quelle aziende ricavando utili da capogiro.
"Quel denaro è dei contribuenti italiani e poteva essere utilizzato per
salvare il destino dei 187 operai dell'unica sede italiana, quella di
Roncello".
Nata nel
1989, la K-Flex è numero uno al mondo nella produzione di isolanti che
gestiscono caldo e freddo con applicazioni in tutti i campi: ferroviario,
navale, petrolifero. Suoi i materiali con cui sono stati isolati il Teatro alla
Scala e l'aeroporto di Malpensa. Un'azienda in salute la multinazionale con
plancia di comando in Brianza: l'obiettivo, dichiarato dalla proprietà, è
quello di raggiungere i 500 milioni di ricavi nel giro di due anni. Proprio in
questi giorni, negli Stati Uniti, la Youngsville in Louisiana, l'azienda sta
realizzando una nuova unità produttiva. Le tute blu sono state davanti ai
cancelli giorno e notte anche per evitare che la proprietà
smontasse i macchinari per spedirli all'estero.
"Siamo imprenditori e andiamo dove il mercato ce lo chiede, dove c'è lavoro”, il punto di vista del fondatore Amedeo Spinelli. Due giorni fa, la proprietà ha confermato gli esuberi anche davanti alla richiesta del governo di un nuovo piano industriale. "Lo squilibrio tra domanda e offerta e le gravi carenze strutturali dello stabilimento di Roncello rendono impossibile potervi proseguire l'attività e anti-economico il mantenimento in essere del sito. La conseguenza è di dover cessare l'attività produttiva della sede di Via Leonardo da Vinci". Al momento gli unici lavoratori che la K-Flex intende salvare sono quelli del reparto ricerca e sviluppo e della logistica: 60 persone in tutto, che da quando è iniziata la protesta non sono mai usciti dallo stabilimento.
"Siamo imprenditori e andiamo dove il mercato ce lo chiede, dove c'è lavoro”, il punto di vista del fondatore Amedeo Spinelli. Due giorni fa, la proprietà ha confermato gli esuberi anche davanti alla richiesta del governo di un nuovo piano industriale. "Lo squilibrio tra domanda e offerta e le gravi carenze strutturali dello stabilimento di Roncello rendono impossibile potervi proseguire l'attività e anti-economico il mantenimento in essere del sito. La conseguenza è di dover cessare l'attività produttiva della sede di Via Leonardo da Vinci". Al momento gli unici lavoratori che la K-Flex intende salvare sono quelli del reparto ricerca e sviluppo e della logistica: 60 persone in tutto, che da quando è iniziata la protesta non sono mai usciti dallo stabilimento.
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