In
questi interventi ci si chiede di essere lucidi… ma non è facile
dopo aver ascoltato quello che è stato detto qui dai presenti,
’emozione sale come per quello che abbiamo ascoltato al processo di
Gela, il 21 febbraio scorso, per il disastro ambientale in cui sono
incriminati 23 dirigenti dell’Eni… per inquinamento "innominato"
ambientale. Qui gli avvocati ci diranno cosa intendono, perché sarà
"innominato" ma i nomi dei morti, di bambini, uomini,
donne, operai li conosciamo bene... come le lapidi sparse qui e là…
Essere lucidi non è la cosa più facile.
Al
processo a Gela a cui abbiamo assistito, e in questo senso vengono in
testa le cose che ha detto l’operaio prima rispetto alle poche
presenze, non c’erano molte persone. Oltre agli avvocati della
difesa e dell’accusa, c’era un gruppo di operai anziani che
stanno subendo i danni dell’inquinamento; come molti qui, tanti
avevano difficoltà a respirare, ci hanno raccontato che altri
compagni di lavoro erano morti e non potevano più nemmeno seguire il
processo…
Ecco,
il legame tra Taranto e Gela che si crea è quello degli operai che
lavorano nelle stesse condizioni…
lavoro che produce morti… L’industria produce sì quintali di
acciaio ma anche migliaia di morti e non solo in fabbrica ma anche
attorno. Anche il processo di Gela è incentrato non solo sui morti
della fabbrica.
Gli
operai ci raccontavano di come lavoravano e quello che vedevano
direttamente. Sono cose che certe volte non si possono denunciare in
momenti particolari della vita lavorativa ma che si vedono benissimo,
per esempio lo sversamento di tutte le schifezze industriali fatto di
notte e di nascosto in maniera tale che all’indomani al momento dei
controlli non si potessero rilevare i fumi, ecc., per cui l’azienda
veniva salvaguardata. O ci hanno raccontato del sotterramento sotto
la superficie di tutto lo stabilimento Enichem di Gela che è una
bomba a orologeria… anzi, non tanto a orologeria vista che gli
effetti si vedono già ora.
Tra
le denunce dei morti e delle malattie che vengono raccontate alcune
sono spaventose. I racconti che abbiamo ascoltato lo dicono. Qualcuno
ha detto qui che nelle campagne attorno all’Ilva nascono gli
animali con le malformazioni, lì ci sono bambini che nascono con le
peggiori malattie, ipospadia, labbro leporino, altro che animali…
Il livello di inquinamento è spaventoso… Come si fa a rimanere
calmi?
Eppure purtroppo in tribunale, a parte qualche caso positivo in cui la gente si incavola, è tutto troppo calmo, troppo! E bisogna pure ascoltare le arroganze dell’avvocato difensore che dice che l’Eni non può essere indagata perché al massimo deve essere considerata una ditta che dava l’appalto ad una azienda che adesso si chiama Raffineria di Gela spa, ma prima era Eni! E si deve ascoltare questo quando nello stesso giorno vengono sequestrate una mezza dozzina di aziende per inquinamento tra Siracusa a Priolo. Si devono ascoltare avvocati che hanno il coraggio di alzarsi e dire una cosa del genere con una calma all’inglese… e poi nell’Espresso di questa settimana dobbiamo leggere invece un’ulteriore indagine sull’Eni che parla dei soldi (non ci sono soldi per i risarcimenti, giusto? Come ha detto Bono, il presidente della Fincantieri in una sua relazione: ad un certo punto si lamenta che il dividendo quest’anno sarà un po’ più basso, “mi dovete scusare, perché abbiamo dovuto pagare i risarcimenti per i malati di tumori”…); non hanno soldi, quindi, però l’Eni distribuisce mazzette in tutto il mondo. 310 milioni sono stati spesi dalla moglie di Descalzi, del presidente, per imbeccare i dirigenti locali africani e fare in modo di continuare ad ammazzare gente non solo nell’Eni di “casa nostra”, ma anche in giro per il mondo.
Eppure purtroppo in tribunale, a parte qualche caso positivo in cui la gente si incavola, è tutto troppo calmo, troppo! E bisogna pure ascoltare le arroganze dell’avvocato difensore che dice che l’Eni non può essere indagata perché al massimo deve essere considerata una ditta che dava l’appalto ad una azienda che adesso si chiama Raffineria di Gela spa, ma prima era Eni! E si deve ascoltare questo quando nello stesso giorno vengono sequestrate una mezza dozzina di aziende per inquinamento tra Siracusa a Priolo. Si devono ascoltare avvocati che hanno il coraggio di alzarsi e dire una cosa del genere con una calma all’inglese… e poi nell’Espresso di questa settimana dobbiamo leggere invece un’ulteriore indagine sull’Eni che parla dei soldi (non ci sono soldi per i risarcimenti, giusto? Come ha detto Bono, il presidente della Fincantieri in una sua relazione: ad un certo punto si lamenta che il dividendo quest’anno sarà un po’ più basso, “mi dovete scusare, perché abbiamo dovuto pagare i risarcimenti per i malati di tumori”…); non hanno soldi, quindi, però l’Eni distribuisce mazzette in tutto il mondo. 310 milioni sono stati spesi dalla moglie di Descalzi, del presidente, per imbeccare i dirigenti locali africani e fare in modo di continuare ad ammazzare gente non solo nell’Eni di “casa nostra”, ma anche in giro per il mondo.
I
tribunali li dobbiamo riempire, siamo qui per questo. Il nostro
tentativo, la nostra spinta è ancora una volta mettere insieme chi
si occupa seriamente dei problemi gravissimi di cui stiamo
discutendo. Da quel che è stato detto qui è chiaro che c’è una
fotografia che è brutta, il problema è cambiarla questa fotografia,
non può rimanere statica, perché in effetti c’è una
contraddizione di fondo, alla vuotezza dei tribunali corrisponde una
presenza alle manifestazioni pubbliche. Noi per esempio abbiamo
partecipato ad una manifestazione a Siracusa l’anno scorso per
operai giovani morti in fabbrica e lì c’erano le persone. Abbiamo
fatto un corteo dignitoso, anche se è sembrata una processione di
morti - se in tutta la Sicilia facessimo giorno per giorno per
quanti operai sono morti, e per quante lapidi ci sono, faremmo delle
processioni quotidianamente, ed è chiaro che fa impressione.
Una contraddizione dunque. Se le persone ci sono nelle piazze invitiamole ad assistere ai processi, a vedere ciò che succede in tribunale, perché ti fa comprendere meglio come agiscono, come sono i giudici stessi, gli avvocati, perché le aziende spendono milioni, hanno stuoli di avvocati per difendersi e neanche risarcire. Come ha detto qui un operaio che si è sentito rispondere nella sostanza “tu puoi anche morire... tanto io non pago”...
Una contraddizione dunque. Se le persone ci sono nelle piazze invitiamole ad assistere ai processi, a vedere ciò che succede in tribunale, perché ti fa comprendere meglio come agiscono, come sono i giudici stessi, gli avvocati, perché le aziende spendono milioni, hanno stuoli di avvocati per difendersi e neanche risarcire. Come ha detto qui un operaio che si è sentito rispondere nella sostanza “tu puoi anche morire... tanto io non pago”...
Perché
loro non pagano, già non pagano con la galera, perché ci sono le
prescrizioni che sono una cosa vergognosissima, come è accaduto alla
Fincantieri. A Gela il processo è stato avviato e ora è nella fase
della ammissione delle parti civili. Abbiamo assistito ad una
discussione se dovevano essere accolte o non accolte, una discussione
burocratica e lunga da parte di chi decide pure chi deve essere
accolto o non accolto, nemmeno questo sta né in cielo né in terra;
perché se l’Onu oggi dice che un quarto dei morti a livello
mondiale sono dovuti all’inquinamento e tra questo possiamo mettere
benissimo l’inquinamento industriale, un motivo ci sarà, e l’Onu
non fa gli studi come li vorremmo noi li fa chiaramente come li
vogliono loro. Se il presidente Mattarella ieri è stato costretto
anche lui a dire che non è più ammissibile morire per queste cose,
se… se… Non bisogna però nascondersi dietro le ipocrisie, se lo
dici allora bisogna prendere provvedimenti e i provvedimenti non li
possono prendere i giudici lasciati da soli. come ha detto chi è
intervenuto prima, non esiste; ci vuole questa presenza forte, questo
rapporto di forza che bisogna creare perché quello è il dato che
costringe chi deve prendere le decisioni importanti a prenderle
queste decisioni.
A
proposito di dati e tempi. Gli studi dicono che il picco dei morti ci
sarà tra il 2020 e il 2025, il picco di morti! Quindi, anche se io
smettessi oggi di produrre tutti gli inquinanti il picco di morti
comunque me lo becco perché l’incubazione come sappiamo di questo
tipo di malattie è lunghissimo e questi sono i dati oggettivi,
scientifici. Ma qui si parla di morti! Quali morti quanti morti
parenti amici, le mogli. Qualcuno si è chiesto che fine fanno i
risarcimenti, ma davvero pensate che arrivano questi soldi? I soldi
quando arrivano sono molto dimezzati perché nel tempo i parenti sono
costretti ad arrivare ad un accordo pur di avere qualcosa, quindi i
titoloni dei giornali ingannano come inganna la parola "emergenza"
che qui è stata detta, guardate che è terribile questa parola
perché siamo in emergenza continua su tutto. Se si restituisse una
immagine veritiera per esempio della Sicilia, abbiamo emergenze di
morti, malati in tutta l’area sicuramente di Siracusa, Gela, Priolo
che è nota in tutto il mondo, poi c’è la parte di Milazzo, della
raffineria di Milazzo e della Sacelit, un’azienda che adesso è
chiusa: dei suoi 220 operai ne sono morti oltre 150 tutti per la
stessa cosa, per amianto, certificato dai tribunali, 150 su 220 e
stiamo aspettando il picco! Quindi se si restituisse sta foto, hai
voglia che fuochi dappertutto! Ma questa foto solo noi la possiamo
restituire veramente a chi viene colpito, è stato vittima e dare una
risposta.
Le
condanne poi sono una cosa veramente ridicola. E' stato detto
nell’introduzione, ma noi ce l’abbiamo nello specifico, da Gela
alla Fincantieri di Palermo, dove già ci sono state condanne. Ma
anche qui l’arroganza dei padroni che dicono: “vabbè vediamo in
che forme possiamo risarcire…”; perché loro lo sanno che con il
tempo galera non se ne fanno per la prescrizione che è avvenuta da
poco per tre alti dirigenti che anche loro sono diventati vecchi,
perché qua si diventa vecchi! Qualcuno parlava del tempo che passa,
ma noi tempo non ne abbiamo oggettivamente, per questo le iniziative
bisogna farle qui e ora perché il tempo non c’è, più tempo passa
più si muore… e meno succede qualcosa.
A Gela abbiamo parlato con gli operai anche di cosa si sta facendo per la bonifica, per il disinquinamento. Hanno risposto “lo dicono sempre, ce lo dovrebbero comunicare, ma…”; e la battuta è stata "sì, ma anche se si comincia gli effetti reali di un disinquinamento vero ma quando si avrebbero, ammesso che…".
A Gela abbiamo parlato con gli operai anche di cosa si sta facendo per la bonifica, per il disinquinamento. Hanno risposto “lo dicono sempre, ce lo dovrebbero comunicare, ma…”; e la battuta è stata "sì, ma anche se si comincia gli effetti reali di un disinquinamento vero ma quando si avrebbero, ammesso che…".
Quindi
il problema: la fabbrica chiudiamo o non la chiudiamo non è per noi
il problema, non è la chiusura assolutamente delle fabbriche che ci
risolve il problema. Ne abbiamo ragionato parlando fra lavoratori che
seguono questi processi e quello che succede in fabbrica - se devono
essere licenziati oppure no, se chiude o non chiude. Ma se ci deve
essere una bonifica deve essere una bonifica fatta dagli operai che
conoscono bene il posto, perché io so dove ho sotterrato la
schifezza, io lo so quando abbiamo fatto la collinetta “ecologica”
dove l’abbiamo messa come l’abbiamo messa e quanta roba ci
abbiamo messo dentro. Quindi l’operaio è una garanzia non solo
perché sa dov’è quello che si deve bonificare, ma perchè
l’occhio dell’operaio che vuole davvero disinquinare ci potrebbe
dare un risultato che abbia un senso.
Nessun commento:
Posta un commento