sabato 27 aprile 2019

26 aprile - Amianto, 21 ex-operai Pignone condannati a pagare 95mila euro: «Aiutateci». La (in) giustizia borghese serva dei padroni assassini. L'unica giustizia è quella proletaria

È stata organizzata una raccolta firme che sarà presentata mercoledì in comune a Carrara. L'avvocato Cervia: «Esposti per 40 anni al pericoloso materiale»


Massa-Carrara - Gli ex-operai del Nuovo Pignone chiedono aiuto. La Corte di Cassazione, infatti, li ha condannati a rimborsare 95mila euro alla multinazionale americana Baker Hughes che aveva rilevato per mezzo della Ge Oil & Gas il Pignone. Si tratta di 21 ex-dipendenti che avevano fatto causa alla società per la continua esposizione all'amianto. «La lunga lotta degli ex dipendenti della Nuovo Pignone (sede di Massa) – spiega l'avvocato Nicoletta Cervia – esposti all'amianto, ammalati o spaventati dall'idea di potersi ammalare, che a loro discapito si sono scontrati contro la giustizia italiana e contro un'importante multinazionale, la Baker Hughes, a Ge Company: azienda statunitense tra le più grandi nel campo dei servizi pretroliferi. Gli ex dipendenti della Nuovo Pignone sono stati esposti - in alcuni casi per oltre 40 anni - all'amianto ed ad altri agenti morbigeni (fumi di saldatura, polveri di molatura, agenti irritanti e chimici): molti si sono ammalati, alcuni sono deceduti, moltissimi hanno paura di ammalarsi.
In una coorte di circa 700 dipendenti, almeno il 2% di questi sono deceduti, o sono oggi ammalati, a causa di Mesotelioma Pleurico, malattia estremamente rara e riconducbile alla suddetta esposizone. Moltissimi altri della predetta coorte, si sono ammalati di carcinomi polmonari, bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva), fibrosi interstiziale e placche pleuriche. Tutti questi, assieme ai loro familiari, nelle ipotesi dei decessi, hanno fatto causa all'ex datore di lavoro, per vedere risarciti i propri danni». «A distanza di oltre 15 anni dall'inizio delle cause – prosegue l'avvocato – che hanno avuto esiti altalenanti nei diversi gradi di giudizio e nonostante la circostanza che agli esordi giudiziari gli ex dipendenti si sono avvantaggiati di un privilegio processuale, che gli permetteva di vedersi compensate le spese legali in caso di esito negativo, oggi - a seguito di una novella legislativa (del 2014) e nonostante la corte costituzionale (Sentenza n. 77/2018) abbia poi dichiarato l'incostituzionalità parziale per i lavoratori di quel articolo novellato - la Corte di Cassazione li ha condannati a pagare spese legali all'ex datore di lavoro, per un totale di quasi 95mila euro. I legali della Nuovo Pignone, dopo una serie di pubblicazioni di sentenze avvenute tra novembre 2018 e marzo 2019, hanno ricevuto mandato dalla società loro patrocinata, di recuperare anche per le vie esecutive (pignoramenti di conti correnti ed esecuzione forzata di qualsiasi altro bene) le spese legali liquidate in favore dell'ex datore di lavoro. Gli ex dipendenti, oggi tutti pensionati, rischiano un'esecuzione forzata senza aver visto alcun riconoscimento. La raccolta dovrebbe avvenire nel minor tempo possibile al fine di evitare le paventate esecuzioni forzate (anche delle pensioni). Aiuterebbe dunque gli ex dipendenti a pagare queste ingenti spese legali che, da soli, che altrimenti avrebbero difficoltà a pagare. La presente campagna, nasce dall'esigenza di alcuni ex lavoratori della Nuovo Pignone, oggi pensionati - quindi in situazioni economiche decisamente limitate - di pagare le spese legali alle quali sono stati condannati da una Giustizia, non precisamente equa, come ultimamente accade spesso. Le spese legali nelle cause di diritto del lavoro sono sempre state compensate (in altre parole, ognuno paga le proprie), questo fino alla riforma del codice di procedura civile del 2014. Oggi invece, nonostante tutto, questi 21 pensionati, ex lavoratori della Nuovo Pignone sono stati condannati, dalla Corte di Cassazione, a rimborsare ad una grande Multinazionale americana circa un totale di 95.000 euro». «Dobbiamo quindi raccogliere tale somma – conclude – da versare a questa multinazionale quale rimborso delle spese legali come indicate nelle sentenze di condanna. E' quindi stato aperto un conto corrente apposito, da 2 dei lavoratori-pensionati in accordo con tutti gli altri, per tale raccolta fondi, instaurata dai patrocinatori legali con questa campagna, nella speranza che anche donando solo 5 euro si possa aiutare questi pensionati a pagare tale debito che incombe sulle loro pensioni (la multinazionale ha già infatti precisato che in caso di mancato pagamento procederà al recupero forzato), i soldi raccolti quindi saranno tutti utilizzati per pagare le spese legali così come indicate nelle sentenze alla Mutinazionale, ex datrice di lavoro».
Martedì 2 aprile 2019 alle 17:04:17
REDAZIONE

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