È
stata organizzata una raccolta firme che sarà presentata mercoledì
in comune a Carrara. L'avvocato Cervia: «Esposti per 40 anni al
pericoloso materiale»
Massa-Carrara
- Gli ex-operai del Nuovo Pignone chiedono aiuto. La Corte di
Cassazione, infatti, li ha condannati a rimborsare 95mila euro alla
multinazionale americana Baker Hughes che aveva rilevato per mezzo
della Ge Oil & Gas il Pignone. Si tratta di 21 ex-dipendenti che
avevano fatto causa alla società per la continua esposizione
all'amianto. «La lunga lotta degli ex dipendenti della Nuovo Pignone
(sede di Massa) – spiega l'avvocato Nicoletta Cervia – esposti
all'amianto, ammalati o spaventati dall'idea di potersi ammalare, che
a loro discapito si sono scontrati contro la giustizia italiana e
contro un'importante multinazionale, la Baker Hughes, a Ge Company:
azienda statunitense tra le più grandi nel campo dei servizi
pretroliferi. Gli ex dipendenti della Nuovo Pignone sono stati
esposti - in alcuni casi per oltre 40 anni - all'amianto ed ad altri
agenti morbigeni (fumi di saldatura, polveri di molatura, agenti
irritanti e chimici): molti si sono ammalati, alcuni sono deceduti,
moltissimi hanno paura di ammalarsi.
In una coorte di circa 700
dipendenti, almeno il 2% di questi sono deceduti, o sono oggi
ammalati, a causa di Mesotelioma Pleurico, malattia estremamente rara
e riconducbile alla suddetta esposizone. Moltissimi altri della
predetta coorte, si sono ammalati di carcinomi polmonari, bpco
(broncopneumopatia cronica ostruttiva), fibrosi interstiziale e
placche pleuriche. Tutti questi, assieme ai loro familiari, nelle
ipotesi dei decessi, hanno fatto causa all'ex datore di lavoro, per
vedere risarciti i propri danni». «A distanza di oltre 15 anni
dall'inizio delle cause – prosegue l'avvocato – che hanno avuto
esiti altalenanti nei diversi gradi di giudizio e nonostante la
circostanza che agli esordi giudiziari gli ex dipendenti si sono
avvantaggiati di un privilegio processuale, che gli permetteva di
vedersi compensate le spese legali in caso di esito negativo, oggi -
a seguito di una novella legislativa (del 2014) e nonostante la corte
costituzionale (Sentenza n. 77/2018) abbia poi dichiarato
l'incostituzionalità parziale per i lavoratori di quel articolo
novellato - la Corte di Cassazione li ha condannati a pagare spese
legali all'ex datore di lavoro, per un totale di quasi 95mila euro. I
legali della Nuovo Pignone, dopo una serie di pubblicazioni di
sentenze avvenute tra novembre 2018 e marzo 2019, hanno ricevuto
mandato dalla società loro patrocinata, di recuperare anche per le
vie esecutive (pignoramenti di conti correnti ed esecuzione forzata
di qualsiasi altro bene) le spese legali liquidate in favore dell'ex
datore di lavoro. Gli ex dipendenti, oggi tutti pensionati, rischiano
un'esecuzione forzata senza aver visto alcun riconoscimento. La
raccolta dovrebbe avvenire nel minor tempo possibile al fine di
evitare le paventate esecuzioni forzate (anche delle pensioni).
Aiuterebbe dunque gli ex dipendenti a pagare queste ingenti spese
legali che, da soli, che altrimenti avrebbero difficoltà a pagare.
La presente campagna, nasce dall'esigenza di alcuni ex lavoratori
della Nuovo Pignone, oggi pensionati - quindi in situazioni
economiche decisamente limitate - di pagare le spese legali alle
quali sono stati condannati da una Giustizia, non precisamente equa,
come ultimamente accade spesso. Le spese legali nelle cause di
diritto del lavoro sono sempre state compensate (in altre parole,
ognuno paga le proprie), questo fino alla riforma del codice di
procedura civile del 2014. Oggi invece, nonostante tutto, questi 21
pensionati, ex lavoratori della Nuovo Pignone sono stati condannati,
dalla Corte di Cassazione, a rimborsare ad una grande Multinazionale
americana circa un totale di 95.000 euro». «Dobbiamo quindi
raccogliere tale somma – conclude – da versare a questa
multinazionale quale rimborso delle spese legali come indicate nelle
sentenze di condanna. E' quindi stato aperto un conto corrente
apposito, da 2 dei lavoratori-pensionati in accordo con tutti gli
altri, per tale raccolta fondi, instaurata dai patrocinatori legali
con questa campagna, nella speranza che anche donando solo 5 euro si
possa aiutare questi pensionati a pagare tale debito che incombe
sulle loro pensioni (la multinazionale ha già infatti precisato che
in caso di mancato pagamento procederà al recupero forzato), i soldi
raccolti quindi saranno tutti utilizzati per pagare le spese legali
così come indicate nelle sentenze alla Mutinazionale, ex datrice di
lavoro».
Martedì
2 aprile 2019 alle 17:04:17
REDAZIONE
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