Lo
scritto di Lenin è una vera guida per l’azione, vale per tutte le
guerre imperialiste e reazionarie ed è applicabile alla situazione
in corso oggi. In questo si comprende bene il
senso della Formazione Operaia che stiamo facendo, che significa
“armare” gli operai di una linea e di una prassi autenticamente
classista e internazionalista, per farne non generici partecipanti
alla lotta contro la guerra ma avanguardia e guida di tutte le masse
popolari e di tutto il movimento generale che vuole la pace e non la
guerra.
In questo è importante
l’attitudine verso il pacifismo e il movimento per la pace.
Dice Lenin:
“Lo stato d’animo delle masse a favore della pace esprime
spesso un principio di protesta, di indignazione e di coscienza del
carattere reazionario della guerra. Sfruttare questo stato d’animo
è dovere di tutti i socialdemocratici (comunisti – ndr)”.
Guardando alla
guerra in corso si può dire che è appunto il sentimento di pace che
accomuna le masse, sia coloro che comprendono il carattere
interimperialista della guerra, sia quelle fasce meno consapevoli che
guardano all’invasione imperialista di stampo zarista russa.
Lenin dice che
i comunisti “prenderanno vivissima parte a tutti i
movimenti e a tutte le dimostrazioni su questo terreno”. Quel
che ci indica Lenin distingue i comunisti autentici dai
pseudo comunisti, ad esempio dalle tendenze trosko
bordighiste, economiciste che o disprezzano i sentimenti di protesta
e di
indignazione
delle larghe masse, sostenendo che i comunisti si dovrebbero astenere
dal partecipare, o riducono la lotta contro la guerra alle
rivendicazioni economiche che sono una naturale conseguenza della
partecipazione alla guerra degli imperialisti, dei padroni e dei
governi al loro servizio che naturalmente scaricano sulle masse i
costi della guerra.
Lenin
aggiunge: “Ma non inganneranno il popolo ammettendo che senza
movimento rivoluzionario sia possibile la pace senza annessioni,
senza oppressioni di nazioni, senza rapina, senza germi di nuove
guerre tra i governi attuali, tra le classi attualmente dominanti”.
E, quindi,
spiega cosa significa il doppio aspetto della partecipazione dei
comunisti alla lotta contro la guerra: “sfruttare lo stato
d’animo delle masse, indicare l’unica prospettiva di questa lotta
e della stessa parola d’ordine della pace”. Astenersi da
questo secondo aspetto avrebbe una naturale conseguenza descritta da
Lenin in questi termini: “Si favorirebbe la diplomazia segreta
dei governi belligeranti e i loro piani controrivoluzionari”.
I comunisti
nella lotta per la pace, definita da Lenin “pace democratica e
duratura”, lavorano perché avanzi la convinzione, il movimento
e l’organizzazione per arrivare all’unica soluzione per i
proletari e le masse di chi vuole la pace “la guerra
civile contro i governi e contro la borghesia”.
Proseguendo.
Ogni guerra imperialista contiene in sé non solo lo scontro tra
potenze imperialiste belligeranti ma anche in una certa misura
l’esistenza e il coinvolgimento di alcuni paesi per i quali, si
sostiene, che la guerra è inevitabile perchè è messo in
discussione “il diritto delle nazioni all’auto
decisione”.
Lenin non ha
dubbi su come questo sia, nel contesto di una guerra
imperialista, innanzitutto un inganno. Scrive, infatti: “Il
più frequente inganno fatto al popolo dalla borghesia nell’attuale
guerra consiste nel mascherare i propri scopi di rapina con
un’ideologia di ‘liberazione nazionale’. Gli inglesi promettono
la libertà al Belgio, i tedeschi alla Polonia, ecc…. in realtà,
come abbiamo visto, questa è una guerra tra gli oppressori della
maggiorparte delle nazioni del mondo per rafforzare ed estendere
questa oppressione”.
La citazione
di Lenin calza benissimo con la questione Ucraina nell’attuale
guerra. La “liberazione nazionale” è la parola d’ordine
dell’imperialismo Usa, della Nato, delle potenze
occidentali e del governo ad essi asservito di Zelensky in Ucraina.
Così come la liberazione della Crimea, delle Regioni del Donbass
sono agitate dall’imperialismo russo invasore, sostenitore
anch’esso di una “Ucraina liberata”, che sarebbe in
realtà ad esso asservita.
Lenin
sottolinea come i socialisti, nel caso nostro i comunisti, debbano
lottare contro ogni oppressione nazionale. Su questo non vi può
essere alcun dubbio. Bisogna rigorosamente combattere sia coloro che
vedono questo obiettivo legato alla vittoria dell’Ucraina di
Zelensky, che sarebbe appunto un inganno per il popolo ucraino, sia
quei gruppi che si definiscono comunisti che nascondono la natura
imperialista della Russia e il carattere della sua invasione,
questione che riguarda anche l’annessione della Crimea e delle
regioni del Donbass.
“Per
questo – scrive
Lenin - i partiti
socialdemocratici (oggi
comunisti – ndr) dei
paesi oppressori, in modo particolare delle cosiddette “grandi
potenze” riconoscono e difendono il diritto di autodecisione delle
nazioni. Chi non lo fa è un socialsciovinista”.
Naturalmente
Lenin nell’affermare questa posizioni, non è sostenitore delle
piccole nazioni o delle piccole patrie ma, come scrive “per la
formazione più libera, più audace, perciò più larga e più
diffusa di grandissimi Stati e di unione tra gli Stati, più
vantaggiosi per le masse e meglio rispondenti allo sviluppo
economico”.
L’altra
grande bandiera sostenuta da Lenin è “lottare
incondizionatamente per la completa unità tra gli operai delle
nazioni oppresse e di quelle che opprimono”. Qui “audace” è
la linea di Lenin che applicata anche quando vi sono palesi
violazioni del diritto delle nazioni all’auto decisione, come è il
caso dell’invasione russa, è ben lungi dall’essere fautore di
una generica lotta di liberazione nazionale, che in questo contesto
altro non sarebbe che un asservimento ancora più completo
dell’Ucraina all’imperialismo Usa/Nato/Ue, ma appunto dell’unità
degli operai ucraini e russi, che avrebbero anche l’ultima parola
non solo per la fine della guerra ma anche per l’esito di essa in
materia di unità delle nazioni.
E’ chiaro
che questa linea è opposta al governo reazionario capitalista di
Zelensky e potremmo dire doppiamente opposta all’interesse e
all’azione della Russia di Putin.
La lotta per
la rivoluzione socialista è impossibile senza il riconoscimento del
diritto delle nazioni all’autodecisione. Su questo Lenin è secco e
chiaro, e quindi viene riaffermata l’incompatibilità di ogni altra
posizione “”non può essere libero un popolo che opprime altri
popoli (Marx ed Engels), non può essere socialista un proletario che
si dimostri conciliante con la minima violenza della sua nazione su
altre nazioni (Lenin)”.