Lavoriamo nella piana tra Firenze, Campi Bisenzio e Prato. Siamo operai tessili e dell’abbigliamento, pellettieri delle filiere del lusso, driver, facchini della logistica tessile e della GDO, operai dell’industria alimentare, riders, lavoratori dei servizi e dell’industria culturale.
Il foglio di via obbligatorio dal Comune di Campi Bisenzio consegnato dalla Questura di Firenze a Luca Toscano, coordinatore del nostro sindacato, è un attacco a tutti noi. E non solo. È un fatto preoccupante per lo stato di salute della democrazia nel nostro paese, perché in gioco ci sono il diritto di sciopero e la libertà di sindacato. L’attività sindacale che si vuole criminalizzare è quella con cui stiamo contrastando l’illegalità imprenditoriale e lo sfruttamento in comparti importanti del territorio, come quello del tessile, della moda e della logistica. L’esercizio del diritto di sciopero e di associazione sindacale sono stati e continuano a essere gli strumenti più efficaci per riaffermare i diritti in filiere malate, dove il massimo profitto si raggiunge attraverso il massimo sfruttamento di chi lavora. Il foglio di via a Luca Toscano è un provvedimento ingiusto, che serve a difendere altra ingiustizia. L’ingiustizia che produce un sistema di appalti e subappalti dove i diritti scompaiono, e di cui anche i grandi brand della moda si servono volentieri. Un sistema fatto di sfruttamento senza regole, di caporalato, di lavoro nero, della negazione dei diritti previsti dai contratti e dalle leggi.
Il caso del distretto
tessile e moda, che da Prato si estende fino a Campi Bisenzio, è
eclatante. In questi anni le nostre lotte sono dovute partire dal
rivendicare e ottenere una giornata lavorativa di otto ore, contro
quella “normalizzata” di dodici, e una settimana lavorativa di
cinque giorni, contro i sette a cui molti di noi erano costretti. È
proprio l’assenza di sindacalizzazione in queste fabbriche che ha
permesso che nella Piana tutto ciò diventasse così incredibilmente
normale e diffuso. La sindacalizzazione del distretto negli ultimi
anni, al contrario, è riuscita anche a Campi Bisenzio a riportare
diritti e dignità a centinaia di lavoratori, partendo prima dai
magazzini della logistica e arrivando poi alle pelletterie. Chi ha
interesse a fermare questo processo? Il fatto che queste battaglie e
la voce di noi lavoratori, secondo la Questura, siano sintomo di
“pericolosità sociale”, è inquietante e inaccettabile. Un
semplice volantinaggio davanti alle vetrine del negozio LiuJo al
centro commerciale “I Gigli” è stato scelto dalla Questura come
motivazione stessa del Foglio di via. Era il 30 ottobre e fuori alle
vetrine c’erano i lavoratori licenziati dalla Iron&Logistics
(filiera LiuJo). Opporsi a questo Foglio di via è necessario per non
arrendersi ad un modello di società in cui chi produce con le
proprie mani e il proprio sudore quei vestiti e quelle borse non ha
diritto di raccontare in quali condizioni è stato costretto a farlo.
Un modello di società che espone e santifica la merce, mentre
invisibilizza la vita e le storie di chi la produce. Dove il “diritto
al consumo” polverizza tutti gli altri e la merce ha più diritti
degli uomini e le delle donne. Il foglio di via è un provvedimento
che nasce in tempi bui del nostro paese, tempi in cui il fascismo
negava sistematicamente ai lavoratori i diritti oggi garantiti dalla
Costituzione italiana nata dalla Resistenza. Diritti che crediamo
fermamente debbano continuare a essere i pilastri su cui fondare la
una società democratica: diritto di associazione e di organizzazione
sindacale, diritto di sciopero e di dissenso. È dall’esercizio di
questi diritti, dal basso, che passa la possibilità di un futuro
diverso per la Piana fiorentina. Alla chiusura di fabbriche storiche
del territorio come GKN, forti di storie lunghe di conquiste, i
lavoratori hanno risposto con una lotta che va avanti da più di un
anno e mezzo e capace di coinvolgere migliaia di persone, che da
tutto lo stivale hanno attraversato il territorio di Campi grazie ad
assemblee, confronti sulla reindustrializzazione e la fabbrica
socialmente integrata, festival di letteratura e occasioni culturali.
Nella miriade di anonimi capannoni industriali e magazzini logistici,
luoghi dello sfruttamento sfrenato di lavoratori invisibili e senza
cittadinanza, i lavoratori hanno risposto organizzandosi in sindacato
ed esercitando il diritto di sciopero, proprio lì in quelle
fabbriche che tanti avevano definito “non sindacalizzabili”.
Questa è l’unica speranza per un futuro diverso, un futuro di
lavoro degno, di diritti, di partecipazione democratica.
In un
momento di inflazione, di strapotere delle multinazionali e di
smantellamento progressivo delle tutele del lavoro, abbiamo sempre
più bisogno di unirci per difenderci e per migliorare le nostre
vite. È ora più che mai che c’è bisogno di libertà di
sindacato. In decine di aziende abbiamo scioperato per dare un primo
segnale contro questo provvedimento vergognoso e richiederne il
ritiro. Crediamo che ora sia necessario mobilitarci insieme al
territorio tutto. Per questo invitiamo lavoratori e lavoratrici,
associazioni del territorio e organizzazioni sindacali e politiche ad
aderire al nostro appello e a partecipare a una manifestazione che
sabato 13 maggio attraverserà le vie di Firenze, per tornare davanti
ai negozi dei brand della moda e riaffermare il libero esercizio
dell’attività sindacale, che nessun provvedimento ci spingerà ad
arrestare, né a Campi Bisenzio né altrove.
Firmatari:
RSA
Tintoria TS, RSA GM Industry, RSA Tuntoria Sunshine, RSA Tintoria
Lino, RSA Tintoria Fada, RSA Digi Accessori, RSA Pelletteria Z
Production, RSA Pelletteria Fashion Studio, RSA Pelletteria Rcl, RSA
Pelletteria Arcobaleno, RSA Autonanny, RSA Stef Prato, RSA Gls Campi
Bisenzio, RSA Lmd Campi Bisenzio, RSA Brt Prato, RSA Elt Express, RSA
Panificio Toscano, RSA Edizioni Clichy
Per adesioni inviare una mail a ottopercinque@gmail.com
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