Caro Mimmo,
condivido tutto quello che fai, e
che dici, tranne la questione della “lista operaia”.
Ti seguo, ammiro e condivido la
tua lotta da sempre. Da operaio Fiat militante cobas a tutto il resto.
Sono un ferroviere di 61 anni, e
da circa 40 lavoro in Trenitalia. Prima come capotreno, poi come assistenze a
Roma Termini. So cos’è la galera salariata, e qual’è la nostra fortuna, quando
c’è, come la nostra miseria, quando anche questa “fortuna” ci è negata.
Ho subito il passaggio
privatistico, come il tradimento e la complicità sindacale con la
ristrutturazione aziendale. Oggi, ornai spolpato, spero in una qualche
“penalizzazione” che mi permetta di andarmene in pensione prima di morire.
Insomma, Mimmo, ti capisco, e non
solo umanamente, ma anche politicamente.
Solo che ero rimasto al fantoccio
di Marchionne impiccato che tanti guai ti ha provocato, ma che resta oltre che
un simbolo ed un monito, un progetto. L’unico progetto!
Adesso è uscita fuori la “lista
operaia” tua e di altri sfruttati come te, e come me. Tu dici che serve perchè
la democrazia è partecipazione.
Ma, caro Mimmo, partecipazione a
che?
All’imbroglio di sempre che
conosciamo bene, tu, io e tutti gli oppressi da questa democrazia di plastica.
Del resto, pure tu dici,
giustamente, di non credere alle elezioni e che le istituzioni sono “nemiche”
degli operai. Ma vuoi ugualmente adoperare la “lista operaia” come megafono per
i “diseredati” di questa società.
Io, ferroviere 61 enne, resto
fermo a Marchionne fantoccio impiccato.
Come simbolo, monito, ma anche
come progetto.
Con affetto, non ti voterò,
Mimmo.
Pino ferroviere.
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