Qualcosa di storico è accaduto nelle campagne romane e
dell'agro-pontino: migliaia di braccianti stranieri sono scesi in piazza per
manifestare per i loro diritti! Anche i giornali ne hanno dovuto parlare,
anche se ben davvero poco, considerata la portata della
notizia.
Lunedì 18 Aprile, infatti, migliaia di lavoratori
agricoli, quasi tutti provenienti dal Punjab, India, sono scesi in Piazza della
Libertà, a Latina, sotto il palazzo della Prefettura, per chiedere il rispetto
della propria dignità, costantemente calpestata da padroni e padroncini, che
per arraffare quanto più possibile non si fanno scrupolo alcuno a ricorrere ai
mezzi più biechi, dal caporalato al sistema dell'indebitamento, dal lavoro
grigio a forme di lavoro quasi-schiavistico. Quello che succede nelle campagne
italiane lo abbiamo documentato più volte, e ormai lo sappiamo tutti quali sono
le effettive condizioni di lavoro: paghe da fame, intorno ai 3,50 euro all'ora,
per giornate lavorative interminabili di 12 – 14 ore, dentro le serre-fornaci o
sotto il sole cocente, senza pausa alcuna, e sotto le minacce di padroni e capetti.
Ma il fenomeno eccezionale, più che la giornata di ieri, sono le scintille che
hanno iniziato ad infiammare i singoli posti di lavoro.
La giornata di ieri
infatti non è altro che il risultato di un fermento che già da qualche tempo
anima questa zona rurale a sud di Roma. I lavoratori indiani hanno iniziato
loro stessi ad organizzarsi per resistere nelle singole aziende, facendo
piccoli presidi davanti ai campi, o occupando le serre, per chiedere le paghe
arretrate, il versamento dei contributi, il riconoscimento delle giornate
lavorate. E su questo ribollire è planato il sindacato, che con tanto ritardo
prova finalmente a dare forma organizzata a una conflittualità che si è
inevitabilmente sprigionata a partire da condizioni di lavoro inaccettabili e ormai
ben note. Ovviamente rivolgendosi ai lavoratori come vittime passive e non
soggetti che hanno deciso da sé di mobilitarsi e hanno dimostrato di esserne in
grado. E noi ovviamente ci auguriamo che non sia facile placarli con false
promesse... e che quindi i lavoratori agricoli, indiani, africani, rumeni,
italiani, continuino la lotta per migliorare le condizioni di lavoro di tutto
il paese!
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