L'Ilva è
arrivata nel Veneto per una partecipata e importante assemblea di compagni,
operai e lavoratori, al Circolo operaio di Schio, organizzata dal Comitato di
solidarietà con le lotte dei lavoratori.
In una sala
ottimamente attrezzata e piena, lavoratori, militanti di diverse organizzazioni
sindacali e politiche hanno ascoltato inizialmente la presentazione di uno dei
compagni organizzatori che con precisione e puntualità ha fatto una sintetica
informazione storica dei fatti che hanno preceduto l'esplosione della questione
Ilva. Ha ricostruito la storia ultradecennale della nascita di questo
stabilimento, della lunga e prolungata fase delle Partecipazioni statali, sotto
la cui egida è nato lo stabilimento di Taranto dell'Italsider nel 1961; il
cammino dei livelli produttivi di questa fabbrica con la
privatizzazione/svendita attuata dall'Iri di Prodi a Riva. E' stato detto come
Riva sia riuscito a ripagarsi in pochissimi anni ampiamente del costo dell'Ilva
e come questa fabbrica abbia poi preso a macinare profitti attraverso lo
sfruttamento, l'inosservanza delle misure di sicurezza e della tutela
ambientale.
L'introduzione
ha quindi offerto un promemoria che ha permesso alla presentazione di
concentrare l'attenzione sui contenuti del libro.
Un libro – è
stato detto - di parte operaia, di parte di classe, con uno sforzo di essere
oggettivi
attraverso il racconto dei fatti e delle posizioni soggettive che hanno agito in essi.
attraverso il racconto dei fatti e delle posizioni soggettive che hanno agito in essi.
Si è detto
subito che quello che si è raccontato sull'Ilva, sui giornali, mezzi di
comunicazione, è una verità deformata. Si è detto che a Taranto, caratterizzata
nelle notizie nazionali soprattutto da una contrapposizione tra lavoro e
salute, tra operai e cittadini, la risposta non può essere una semplice, e ben
augurante, soluzione di lavoro e salute o di “piattaforme” ora minimaliste, ora
massimaliste, con cui affrontare quello che in realtà è uno scontro di classe,
una guerra di classe e un venire a maturazione di una contraddizione epocale e
strutturale di un sistema basato sul profitto che ha trovato nell'Ilva
l'ampiezza da farne la “madre” di analoghe vicende nel nostro paese tuttora
presenti in tante realtà produttive, e che gli stessi operai, lavoratori presenti
all'assemblea conoscono da vicino.
Si è
raccontato invece come non sia vero a Taranto che gli operai – a parte la
grottesca manifestazione del 30 marzo organizzata dall'azienda – non abbiano
lottato. Anzi si sono ribellati e hanno lottato quasi quotidianamente nei due
anni caldi, come non facevano da anni, bloccando per giorni la città, e in
momenti importanti la stessa fabbrica.
Certo, tutto
questo è avvenuto non con una classe unita, ma con una classe divisa, spesso
confusa, senza una direzione, ma certamente anche con alcuni punti fermi: la
sistematica contestazione dei sindacalisti nelle lotte e in fabbrica, la
giornata del 2 agosto con la ribellione dei giovani operai dell'Apecar,
sostenuta da tanti operai, l'occupazione dell'Ilva del 27 novembre, la lotta di
15 giorni del reparto Mof dopo la morte di un loro compagno di lavoro, ecc.
A questi
operai “invisibili” il libro da una visibilità, una conoscenza viva nel bene e
nel male, che gli altri operai e lavoratori delle fabbriche e posti di lavoro dal
nord al sud dovevano conoscere.
In questo
senso si è detto: “il libro è un atto dovuto”.
Nella
presentazione sono state poi esaminate come tutte le soluzioni che avevano al
centro la cancellazione della fabbrica e degli operai non sono soluzioni volte
a difendere lavoro e salute dei cittadini ma a cancellare la classe operaia,
unica forza a Taranto che può in realtà essere il motore dell'unità con i
quartieri proletari, le masse popolari e tutte quelle energie che in città ci
sono e che vogliano davvero che non si muoia più da lavoro, sul lavoro e da
inquinamento.
E' stata
letta la pagina di Pittsburgh contenuta nel
libro è illuminante di questa logica.
Si è
ulteriormente ritornati sulle appendici del libro, dagli atti giudiziari alla
descrizione della figura di Riva e della sua logica, perchè era necessario non
solo comprendere i fatti nudi e crudi ma anche gli aspetti particolari di
questa inchiesta giudiziaria come inchiesta sul sistema, di questo padrone come
esempio incarnato di come ha agito, delle vicende che hanno preceduto
l'esplosione del 2012, l'ascesa dagli inizi, l'acquisizione degli stabilimenti,
la Palazzina Laf, il costruirsi di un impero finanziario e tante altre cose che
hanno permesso effettivamente agli operai e lavoratori presenti di conoscere
dal di dentro fatti, antefatti di questa vicenda Ilva.
Le relazioni
hanno immediatamente stimolato l'interesse dei lavoratori presenti che hanno
fatto numerosi interventi, domande, alcune apertamente a sostegno della lotta
di classe fatta e da fare, segnalando come gli operai hanno bisogno di una
piattaforma che gli permetta – cosa che non è avvenuta nei due anni – di
prendersi la fabbrica e di uscire da essa, per combattere gli effetti, con
rivendicazioni parziali, ed essere in grado di attaccare le cause che li hanno
prodotti.
I
presentatori, legandosi al libro hanno cercato continuamente di mettere i piedi
per terra alle cose che si dicevano, perchè si potessero trasformare in
effettiva costruzione dei rapporti di forza che diano gambe a una battaglia che
può risolversi solo rimuovendo le cause che l'hanno prodotta, il capitalismo,
il sistema del capitale, il ruolo dello Stato e dei governi nel capitalismo,
che lungi dall'essere i destinatari delle proposte di soluzioni, come
ambientalisti e spezzoni del movimento dei lavoratori e del sindacato a Taranto
propugnano, devono essere destinatari solo della lotta per il loro
rovesciamento.
Domande
molto più dirette sono state fatte sulle posizioni e il ruolo dei 'Liberi e
pensanti', del Usb, divenuto fortemente presente in fabbrica, sull'azione
effettiva fatta da Slai Cobas sc, e di operai facenti parte dell'opposizione,
sull'attuale stadio di organizzazione degli operai
Qui gli
autori del libro hanno descritto minuziosamente fatti e posizioni, riferendosi
a quello che il libro contiene e quello che è successo anche dopo gli eventi
raccontati dal libro, affermando la necessità dell'unità di classe degli
operai, degli insegnamenti che vengono dai due anni 2012/2013, per potere
scendere in campo in questa nuova fase di una partita che resta quanto mai
aperta e i cui obiettivi e piattaforma sono già dentro il contrasto che c'è
stato e c'è, liberate dalle confusioni o illusioni.
Un'assemblea
quindi che dopo una presentazione che ha rovesciato i luoghi comuni sulla
vicenda Ilva, ha permesso a tutti gli operai e lavoratori presenti di entrare
dentro di essa, in un dialogo tra relatori e lavoratori presenti, che altro non
è che un esempio del legame che si deve costruire con questa lotta all'Ilva e
tra le lotte dei lavoratori.
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