Lo slai cobas per il sindacato di classe – coordinamento
nazionale
appoggia la lotta dei lavoratori e lavoratrici dell' Almaviva in corso in diverse città
italiane
diffondiamo una nota che inquadra correttamente la
situazione
slai cobas per il sindacato di classe
slaicobasta@gmail.com
No ai licenziamenti dei
lavoratori dei call center!
Se toccano uno toccano
tutti!
·
Gli ingredienti sono esplosivi. Una multinazionale delle
telecomunicazioni con ottomila dipendenti in Italia annuncia ben tremila
esuberi (2990 ad essere precisi) in tre città (Roma, Palermo e Napoli) già
martoriate dalla disoccupazione, e dopo anni e anni di profitti fatti, grazie
tanto alla fatica di chi là dentro ci lavora, quanto agli sgravi e agli incentivi
ricevuti dallo Stato (quindi anche da tutti noi): stiamo parlando di Almaviva e
della lotta dei suoi lavoratori che rischiano di perdere il posto e lo
stipendio.
La risposta dei lavoratori all'apertura della procedura di
mobilità non si è fatta attendere e gli scioperi, i presidi, i volantinaggi,
ecc. hanno caratterizzato, in tutte le sedi colpite (ma Palermo si è distinta
per la vivacità, la costanza e la determinazione delle iniziative e dei blocchi
stradali), le giornate immediatamente successive all'annuncio, prefigurando una
lunga serie di dimostrazioni e proteste che accompagneranno i 75 giorni
previsti (ma sono già meno mentre scriviamo) di incontri tra le parti.
L'obbiettivo di queste azioni è ovviamente, dappertutto, il
ritiro dei licenziamenti e il mantenimento dei posti di lavoro.
Come Camera Popolare del Lavoro abbiamo conosciuto i
lavoratori della sede napoletana di questa azienda e supportato i loro primi
momenti di lotta. Dalla scorsa settimana, infatti, hanno messo in campo
una serie di scioperi ad horas e, il giorno in cui è uscita la pessima
notizia, si sono ritrovati ad essere accolti all'ingresso del posto di lavoro
dalla guardiania (ah, i costi dell'azienda...!) e addirittura da qualche
volante della polizia. Evidentemente, viste le “precauzioni”, la rabbia dei
lavoratori non sembra così assurda agli occhi di chi, come Marco Tripi,
a.d. dell'azienda, questi licenziamenti li ha decisi come sempre guardando
esclusivamente il portafoglio.
Abbiamo voluto dar voce alla protesta e alle rivendicazioni dei lavoratori anche attraverso il video qui sotto nel quale la situazione risulta piuttosto chiara dalle parole degli stessi dipendenti.
Abbiamo voluto dar voce alla protesta e alle rivendicazioni dei lavoratori anche attraverso il video qui sotto nel quale la situazione risulta piuttosto chiara dalle parole degli stessi dipendenti.
Nello specifico, qui a Napoli si prevedono 260 esuberi
full-time equivalenti (Fte), corrispondenti a circa 400 persone in un'azienda
che fa largo uso di lavoratori part-time; le motivazioni dell'azienda
riguardano il margine diretto di produzione (cioè i ricavi del padrone meno il
costo del lavoro) che, pur essendo tutt'altro che “in rosso”, evidentemente non
soddisfa gli appetiti del gigante dei call center.
Una storia di sfruttamento che parte da lontano
Come ben sanno i lavoratori, la storia turbolenta di
Almaviva Contact S.p.a. non inizia certo oggi e non è isolabile dal generale
contesto di attacco ai diritti e alle condizioni che caratterizzano tanto il
settore delle telecomunicazioni, che l'intero mondo del lavoro. Cercando di
delineare il quadro nel quale si situa l'attuale “esplosione” è bene ricordare
come questa azienda, da tempo leader nel suo campo, sia uno dei principali
aggiudicatari dei servizi in outsourcing di aziende come Vodafone, Enel,
Alitalia, Sky, Telecom, Wind, Poste Italiane, le quali, piuttosto che mantenere
all'interno costi e responsabilità di alcuni dei loro servizi, in particolare
quelli di customer service e di contatto con i clienti, preferiscono
esternalizzarli, affidandoli ad aziende che sgomitano tra loro in gare al
massimo ribasso (spesso per commesse proveniente dallo stesso settore
pubblico!!!) in grado di garantire i profitti sia dei committenti che delle
aziende di servizi alle imprese. Risparmi e profitti qua e là. Ma non sembrano
tutti contenti a giudicare dalla rabbia dei lavoratori a rischio licenziamento
e dal fatto che, in generale, in questi call center, vengono applicati
contratti precari o, in caso di tempo indeterminato, con livelli medi
professionali più bassi rispetto ai lavoratori delle aziende da cui provengono
le commesse.
L'attuale legislazione italiana sul lavoro, sempre all'avanguardia nel far stare peggio i lavoratori e meglio “i Trupi della situazione”, genera le mostruosità con le quali stanno facendo i conti i lavoratori di Almaviva e non solo. In un settore già fortemente precarizzato, l'introduzione del Jobs Act ha spianato la strada ai rampanti nuovi appetiti di aziende pronte a usufruire e arraffare tutti i vantaggi, gli sgravi o gli incentivi che gli venivano offerti sul piatto come “contorno” dell'annullamento dei diritti dei lavoratori. In questa corsa ai profitti a tutti i costi, un'azienda come Almaviva, specialista in accaparramento di soldi pubblici e nell'utilizzo opportunista e spregiudicato degli ammortizzatori sociali, non poteva certo restare a guardare.
Stando alle parole dell'azienda, il problema è il costo del lavoro in relazione ai margini di guadagno che i nuovi sciacalli in giacca e cravatta ottengono sulla pelle e sulla fatica dei loro lavoratori; a fronte di ciò lo sciacallo Trupi vorrebbe ottenerli sui suoi 8000 dipendenti (o su qualcuno in meno, lasciando tutti gli altri in mezzo a una strada senza lavoro e magari sostituendoli dopo qualche mese con altre forze fresche che portano in dote l'essere nati sotto il segno del Jobs Act).
L'attuale legislazione italiana sul lavoro, sempre all'avanguardia nel far stare peggio i lavoratori e meglio “i Trupi della situazione”, genera le mostruosità con le quali stanno facendo i conti i lavoratori di Almaviva e non solo. In un settore già fortemente precarizzato, l'introduzione del Jobs Act ha spianato la strada ai rampanti nuovi appetiti di aziende pronte a usufruire e arraffare tutti i vantaggi, gli sgravi o gli incentivi che gli venivano offerti sul piatto come “contorno” dell'annullamento dei diritti dei lavoratori. In questa corsa ai profitti a tutti i costi, un'azienda come Almaviva, specialista in accaparramento di soldi pubblici e nell'utilizzo opportunista e spregiudicato degli ammortizzatori sociali, non poteva certo restare a guardare.
Stando alle parole dell'azienda, il problema è il costo del lavoro in relazione ai margini di guadagno che i nuovi sciacalli in giacca e cravatta ottengono sulla pelle e sulla fatica dei loro lavoratori; a fronte di ciò lo sciacallo Trupi vorrebbe ottenerli sui suoi 8000 dipendenti (o su qualcuno in meno, lasciando tutti gli altri in mezzo a una strada senza lavoro e magari sostituendoli dopo qualche mese con altre forze fresche che portano in dote l'essere nati sotto il segno del Jobs Act).
La situazione nazionale e le menzogne di Almaviva
La situazione di Almaviva sul piano nazionale è piuttosto
articolata e ciò per volontà della stessa dirigenza. Le commesse per anni sono
state distribuite in modo da creare perdite in alcuni siti e margini operativi
in altri che risultano così ampiamente in attivo. La delocalizzazione interna
ai confini nazionali è stata più volte messa in campo sia per aumentare i
profitti che per poter mettere alla porta i lavoratori più combattivi. Per fare
solo un esempio relativo alla vertenza attuale, al giorno d'oggi accade che
l'azienda, pur sostenendo che c'è un esubero di lavoratori, contemporaneamente
è in procinto di aprire in una delle sue sedi, Rende, vicino Cosenza, una nuova
commessa, questa volta a firma Vodafone, nella quale verranno utilizzati 180
lavoratori interinali attualmente in formazione. Più che un esubero di
lavoratori sembra ci sia un esubero di lavoratori leggermente più stabili e con
ancora qualche diritto!
Per avere tutti gli elementi, è bene tenere presente che Almaviva dal 30 aprile 2013 ha iniziato a usufruire a livello nazionale dei Contratti di Solidarietà (CdS), usufruendo di tale ammortizzatore sociale per due anni come settore industria e per un anno come settore servizi. Tale misura sembra esser tutt'ora utilizzata non tanto per evitare licenziamenti ma più che altro per aumentare al massimo la flessibilità dei lavoratori, vista la revoca frequentissima in alcune sedi della CdS, l'utilizzo dello straordinario e la forte disparità di flussi di chiamate tra le varie sedi di Almaviva sul territorio nazionale. Adesso, la scadenza della CdS è alle porte e prevista per il 31 maggio e sembra questo il principale problema attuale di un'azienda che nel corso della sua esistenza ha fatto della capacità di succhiare soldi, sgravi e incentivi allo Stato una parte importante del suo brand. Il Governo questo lo sa bene e non è un caso che il ministro del lavoro, Giuliano Poletti (che già più volte ha dimostrato di essere il ministro solo di chi il lavoro lo sfrutta e non di chi lo va a fare tutti i giorni) ha annunciato la possibilità di offrire una serie di nuove agevolazioni ad Almaviva.
Per avere tutti gli elementi, è bene tenere presente che Almaviva dal 30 aprile 2013 ha iniziato a usufruire a livello nazionale dei Contratti di Solidarietà (CdS), usufruendo di tale ammortizzatore sociale per due anni come settore industria e per un anno come settore servizi. Tale misura sembra esser tutt'ora utilizzata non tanto per evitare licenziamenti ma più che altro per aumentare al massimo la flessibilità dei lavoratori, vista la revoca frequentissima in alcune sedi della CdS, l'utilizzo dello straordinario e la forte disparità di flussi di chiamate tra le varie sedi di Almaviva sul territorio nazionale. Adesso, la scadenza della CdS è alle porte e prevista per il 31 maggio e sembra questo il principale problema attuale di un'azienda che nel corso della sua esistenza ha fatto della capacità di succhiare soldi, sgravi e incentivi allo Stato una parte importante del suo brand. Il Governo questo lo sa bene e non è un caso che il ministro del lavoro, Giuliano Poletti (che già più volte ha dimostrato di essere il ministro solo di chi il lavoro lo sfrutta e non di chi lo va a fare tutti i giorni) ha annunciato la possibilità di offrire una serie di nuove agevolazioni ad Almaviva.
Ecco la vera eccellenza di Almaviva Contact S.p.a.:
delocalizzare in giro per l'Italia al fine di intascare tutti i soldi pubblici
che Governo e istituzioni locali offrono; licenziare e minacciare esuberi, a
seconda di dove è possibile, invece, assumere prendendo sgravi e incentivi; non
lasciarsi scappare le nuove opportunità di sfruttamento offerte dal Jobs Act ed
essere molto attenta a far entrare i lavoratori più combattivi nella lista dei
lavoratori “di troppo”. Non ci credete? Vediamo brevemente alcuni passaggi
della storia di questa azienda.
Già nel 2000 Almaviva (che allora non si chiamava ancora
così) usufruisce di sgravi contributivi dati alle aziende che assumevano nelle
regioni considerate svantaggiate (Leggi 407/90 e 388/2000) aprendo sedi a
Napoli, Palermo, Catania e entrando prepotentemente nel mercato grazie a soldi
pubblici e ampliandosi sul territorio italiano negli anni seguenti anche
attraverso alcune acquisizioni.
A seguito della forte battaglia dei lavoratori, nel 2007 Almaviva stabilizza circa 4000 lavoratori precari, dopo che l'Ispettorato del Lavoro dichiarò illegittimi i contratti di collaborazione coordinata e continuativa che venivano utilizzati per coprire forme di vero e proprio lavoro subordinato. Grande vittoria dei lavoratori, ma il Governo Prodi correrà in soccorso ai proprietari consentendo all'azienda di non pagare il pregresso che avrebbe dovuto dare ai suoi dipendenti. I lavoratori assunti sono così costretti a firmare una liberatoria per rinunciare a ciò che gli spetta prima della data dell'assunzione e, come se non bastasse, Almaviva, per tali regolarizzazioni alle quali, si badi bene, era stata costretta, intasca pure degli incentivi! Il mix di profitti e incentivi pubblici permette all'azienda di espandersi all'estero, dalla Tunisia al Brasile, ottenendo ulteriori enormi guadagni.
Anche la stabilizzazione dei lavoratori con contratto di somministrazione che avviene a Napoli e Catania, ma con inquadramento professionale inferiore alle altre sedi, tra il 2010 e il 2012, è determinata dalla possibilità per Almaviva di intascare incentivi statali e, nel caso di Napoli, per non farsi mancare nulla, anche regionali.
A seguito della forte battaglia dei lavoratori, nel 2007 Almaviva stabilizza circa 4000 lavoratori precari, dopo che l'Ispettorato del Lavoro dichiarò illegittimi i contratti di collaborazione coordinata e continuativa che venivano utilizzati per coprire forme di vero e proprio lavoro subordinato. Grande vittoria dei lavoratori, ma il Governo Prodi correrà in soccorso ai proprietari consentendo all'azienda di non pagare il pregresso che avrebbe dovuto dare ai suoi dipendenti. I lavoratori assunti sono così costretti a firmare una liberatoria per rinunciare a ciò che gli spetta prima della data dell'assunzione e, come se non bastasse, Almaviva, per tali regolarizzazioni alle quali, si badi bene, era stata costretta, intasca pure degli incentivi! Il mix di profitti e incentivi pubblici permette all'azienda di espandersi all'estero, dalla Tunisia al Brasile, ottenendo ulteriori enormi guadagni.
Anche la stabilizzazione dei lavoratori con contratto di somministrazione che avviene a Napoli e Catania, ma con inquadramento professionale inferiore alle altre sedi, tra il 2010 e il 2012, è determinata dalla possibilità per Almaviva di intascare incentivi statali e, nel caso di Napoli, per non farsi mancare nulla, anche regionali.
“Mmmh, e adesso? Come e dove prendere altri soldi?” Questa
domanda assilla Tripi e i suoi e qualche risposta la trovano. “Beh, potremmo
mettere in Cassa Integrazione i lavoratori di Roma (dalla cui stabilizzazione
l'azienda aveva già preso incentivi, come abbiamo appena scritto) dicendo che
manca il lavoro, che c'è carenza di chiamate. Ma se il lavoro non manca? Beh,
allora si trasferisce la commessa più importante di quella sede da un'altra
parte (tocca a Palermo questa volta) mentre, in maniera paradossale, chi non
sta in Cassa Integrazione farà gli straordinari”. È proprio quello che succede.
Ma non basta, nel 2012 vengono annunciati esuberi a Roma. Come mai? Beh, ma perché gli incentivi che Almaviva prendeva a Roma stanno per finire e allora meglio passare tutte le chiamate alla sede appena aperta di Rende. In questa sede si continua ad assumere centinaia di lavoratori precari mentre i lavoratori di Roma passeranno in CdS. Indovinate il perché? Perché a Rende i lavoratori sono più precari rispetto alla regolarizzazione ottenuta dalle lotte dei lavoratori romani e lì è possibile per l'azienda intascare, ancora una volta, i soldi a fondo perduto del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.
Per l'ennesima volta, quindi, i flussi di chiamate vengono inoltrate nelle sedi dove ci sono maggiori incentivi e\o lavoratori più precari. L'azienda cambia il prefisso telefonico per mantenere le cifre dei suoi profitti. E le pedine di questo gioco sono sempre i lavoratori!
Ma non basta, nel 2012 vengono annunciati esuberi a Roma. Come mai? Beh, ma perché gli incentivi che Almaviva prendeva a Roma stanno per finire e allora meglio passare tutte le chiamate alla sede appena aperta di Rende. In questa sede si continua ad assumere centinaia di lavoratori precari mentre i lavoratori di Roma passeranno in CdS. Indovinate il perché? Perché a Rende i lavoratori sono più precari rispetto alla regolarizzazione ottenuta dalle lotte dei lavoratori romani e lì è possibile per l'azienda intascare, ancora una volta, i soldi a fondo perduto del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.
Per l'ennesima volta, quindi, i flussi di chiamate vengono inoltrate nelle sedi dove ci sono maggiori incentivi e\o lavoratori più precari. L'azienda cambia il prefisso telefonico per mantenere le cifre dei suoi profitti. E le pedine di questo gioco sono sempre i lavoratori!
Lo stato dell'arte dopo il Jobs Act
Arrivando alla situazione attuale, guarda caso Almaviva ha
recentemente modificato l'inquadramento Inps, passandolo da industria a quello
del settore terziario, che tra le altre cose gli permetterebbe di versare un
minore costo contributivo in caso di licenziamenti. Inoltre, grazie al Jobs
Act, eventuali nuove assunzioni darebbero ad Almaviva l'accesso a forti sgravi
fiscali per lavoratori con meno diritti. Dato il nefasto curriculum di Tripi e
delle sue manovre, tutto lascia supporre che non si lascerà scappare questa
occasione per sostituire i lavoratori, intascare soldi e sfoltire l'organico in
una sola mossa che gli permetterebbe di partecipare successivamente alle gare
di appalto con offerte più basse. Male che vada ci penserà il Governo a cedere
al ricatto versando nuovi contributi nelle tasche di Almaviva per evitare (fino
alla prossima scadenza) i licenziamenti o una parte di essi. Se nel frattempo
si riescono a peggiorare le condizioni di lavoro e a ottenere qualche altro
spicciolo o “aiutino” dallo Stato, con il coltello del licenziamento alla gola
di 3000 persone, di sicuro Tripi sarà contento.
Ribadiamolo ancora una volta, mentre Almaviva crea volutamente esubero di lavoro in alcune delle sedi (mentre assume a zero diritti in altre), utilizza la CdS per rendere totalmente flessibile a seconda dei carichi di lavoro i suoi operatori. Poco prima che scada l'ammortizzatore sociale mette in mezzo alla strada i lavoratori aspettando di prendersi altri soldi dallo Stato, magari peggiorando nel frattempo le condizioni di lavoro, licenziando i lavoratori per poi assumerne altri con i vantaggi del Jobs Act e aumentando tutto felice il proprio “margine diretto di produzione”. Il tutto sotto lo sguardo dei grandi committenti, pubblici e privati, felici di poter continuare a risparmiare e fare profitti nell'affidare parte dei loro servizi a prezzi più vantaggiosi.
Ribadiamolo ancora una volta, mentre Almaviva crea volutamente esubero di lavoro in alcune delle sedi (mentre assume a zero diritti in altre), utilizza la CdS per rendere totalmente flessibile a seconda dei carichi di lavoro i suoi operatori. Poco prima che scada l'ammortizzatore sociale mette in mezzo alla strada i lavoratori aspettando di prendersi altri soldi dallo Stato, magari peggiorando nel frattempo le condizioni di lavoro, licenziando i lavoratori per poi assumerne altri con i vantaggi del Jobs Act e aumentando tutto felice il proprio “margine diretto di produzione”. Il tutto sotto lo sguardo dei grandi committenti, pubblici e privati, felici di poter continuare a risparmiare e fare profitti nell'affidare parte dei loro servizi a prezzi più vantaggiosi.
Come si è cercato di dimostrare con la breve e appena
accennata cronistoria delle spietate strategie di Almaviva, la situazione è
endemica e le responsabilità sembrano essere ben distribuite tra azienda e
Governo. Una vera e propria “associazione a delinquere” tra un'azienda che
sposta arbitrariamente i flussi di chiamate dove lo Stato mette i soldi, che
ottiene anche per questa sua capacità commesse private e pubbliche al massimo
ribasso, che minaccia di licenziare i lavoratori a meno che non ci siano altri
soldi da mangiare e che è pronto a cominciare da quelli previsti dal Jobs Act
nel caso di nuove assunzioni di lavoratori con il nuovo contratto con il quale
ti posso licenziare appena le tue (misere) tutele accennano ad essere crescenti
o appena tenti di far valere i tuoi diritti (pratica che Almaviva ha già
dimostrato di non disdegnare affatto). Vodafone, il Governo, Almaviva, Tripi,
Poletti, Poste Italiane, Enel, Gepin Contact, Alitalia, Telecom, Wind, Enel,
tutti contenti! Noi no!
I lavoratori no, già quotidianamente sottoposti allo stress
e alla pressione del loro lavoro e periodicamente esposti ad un carico
ulteriore di stress e pressione per il rischio di perdita dello stesso. Sarebbe
logico che tali lavoratori fossero internalizzati dalle aziende committenti
(cosa perfettamente coerente data l'importanza e l'imprescindibilità
strutturale di tali servizi per le aziende-madri) e ciò permettere ai
lavoratori un livello di ricattabilità e precarietà minore rispetto a quello
tipico della giungla dei servizi ICT in outsoucing. Ma il Governo preferisce
regalare soldi ai padroni delle multinazionali dei call center.
La lotta dei lavoratori Almaviva ci ha già insegnato negli
anni che è possibile contrastare le manovre dell'azienda pur in una situazione
di ricatto feroce, mantenendo posto di lavoro e tentando di migliorarne le
condizioni. La vicenda dell'azienda Almaviva, dall'altro lato, ci insegna come
sia parziale il ragionamento contro le “sedi straniere” e le delocalizzazioni
all'estero. Esistono aziende in grado di fare miriadi di delocalizzazioni
interne agli stessi confini nazionali e capaci così di sfruttare il differente
costo del lavoro e i “regali” dei governi nostrani. Pur restando nei nostri
confini continuano, così, a mettere gli uni contro gli altri lavoratori delle
diverse sedi o delle diverse aziende.
Per tutti questi motivi come Camera Popolare del Lavoro di
Napoli saremo al fianco dei lavoratori nelle prossime scadenze di lotta per
evitare a tutti costi i licenziamenti, per contrastare i peggioramenti delle
condizioni di lavoro e ulteriori rapine di soldi pubblici da parte di una
azienda che usa le casse dello Stato come un bancomat personale. Per denunciare
le pratiche di una multinazionale che privatizza i profitti e socializza le
perdite, puntualmente, a ogni scadenza di ammortizzatore sociale.
Dato il quadro complessivo della battaglia e le difficoltà per i lavoratori che caratterizzano il settore, riteniamo entusiasmante la solidarietà espressa da altri lavoratori, come quella dei dipendenti napoletani del call center Assist e sopratutto la decisione di unire in corteo, il prossimo 30 marzo, la vertenza dei lavoratori Almaviva con quella dei lavoratori della Gepin Contact di Casavatore con 250 lavoratori licenziati a causa della fine della commessa da parte di SDA Express Courier del gruppo Poste Italiane.
L'appello alla partecipazione lanciato dai lavoratori in lotta si rivolge a tutti e riguarda tutti.
Dato il quadro complessivo della battaglia e le difficoltà per i lavoratori che caratterizzano il settore, riteniamo entusiasmante la solidarietà espressa da altri lavoratori, come quella dei dipendenti napoletani del call center Assist e sopratutto la decisione di unire in corteo, il prossimo 30 marzo, la vertenza dei lavoratori Almaviva con quella dei lavoratori della Gepin Contact di Casavatore con 250 lavoratori licenziati a causa della fine della commessa da parte di SDA Express Courier del gruppo Poste Italiane.
L'appello alla partecipazione lanciato dai lavoratori in lotta si rivolge a tutti e riguarda tutti.
Nessun licenziamento! Se toccano uno toccano tutti!
Il lavoro c'è, quello che manca sono i diritti!
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