martedì 15 novembre 2016

14 novembre - Lotta all'interno di Medicina Democratica



speriamo che vinca la linea rossa sulla linea nera e si possa costruire un grande contenitore comune
quale la Rete Nazionale per la Sicurezza e Salute sui Posti di Lavoro e sul Territorio
rifondata a partire da un convegno nazionale sul grande processo ILVA Taranto
fateci sapere

Rete Naz.
bastamortesullavoro@gmail.com


Cari compagni,
vi invio copia di alcune delle motivazioni per cui la sezione di Alessandria di Medicina Democratica è in aperto contrasto con la presidenza nazionale.
Credo possa essere utile conoscerle.
Saluti rossi.
S


----Messaggio originale----
Da: "Lino Balza" <medicinademocraticalinobalza@hotmail.com>
Data: 13/11/2016 10.53
A: "soci2012@medicinademocratica.org"<soci2012@medicinademocratica.org>
Ogg: [<SOCI MD 2012>] 2) verbale direttivo 011016
Il verbale del Direttivo, autodefinito non approvato, quasi fosse un work in progress, infine è stato inviato come definitivo in “Lista Soci ed ex Soci”. Dunque è stato reso pubblico. La pubblicizzazione è un atto dovuto come Onlus e ne erano consapevoli i partecipanti per la responsabilità delle loro dichiarazioni a verbale.
Oltre a quello dell’informazione, il valore della pubblicazione consiste anche nella possibilità data a tutti di intervenire e approfondire, quale esercizio peculiare di democrazia. Proseguo anch’io, Socio Qualunque, nella lettura del verbale (peraltro riproposto per il 26/11/16) con precipua attenzione alle parti che attengono alla onorabilità della mia persona e della mia famiglia.


2) CONTINUA la lettura del “verbale”

Il pomeriggio del Direttivo è caratterizzato dal collegamento Skype con Alessandria, registrato, e dal   comportamento del presidente Piergiorgio Duca che ho immediatamente stigmatizzato sulla Lista Soci. Mi ha assalito appena ho aperto bocca, in continuazione il tentativo di zittirmi e di non dare anzi di togliermi la parola, soprattutto l’aggressività, il livore personale, una sorta di linciaggio insomma della mia persona (e non solo: quel “voi” ripetuto era rivolto addirittura a mia moglie) con accuse gridate e avvertimenti minacciosi: espulsioni, querele. All’origine di questo tentativo di esecuzione sommaria ci sta l’astio che gli ribolliva dentro perché Balza, non “noi”, non mia moglie, io Lino Balza, un Socio Qualunque, gli ho motivato in tutta trasparenza e pubblicamente -per iscritto scripta manent- circostanziando le motivazioni e con assoluta correttezza formale, la mia sfiducia quale presidente per aver inferto un vulnus enorme alla democrazia dell’Associazione e ho annunciato che al prossimo Congresso voterò per un altro Presidente: di garanzia, rispettoso delle prerogative delle Sezioni territoriali e del Direttivo.
E’ stata negata la pubblicizzazione della registrazione. Non si è mai saputo che registrare in audio o in video, con telefonini o altro, fosse vietato. Noi registriamo ovunque andiamo, e andiamo ovunque con molta frequenza essendo Movimento di lotta, non frequentiamo riunioni a porte chiuse o circoli privati, non abbiamo mai chiesto il permesso a nessuno, salvo in tribunale, nessuno ci ha mai fatto rimostranze (neppure Solvay), anzi sono tutti molto grati (ad eccezione di Solvay) se pubblicizziamo l’iniziativa. Ribadito che intenzionalmente la registrazione era ad uso interno, una volta conosciutane la presenza: per quale ragione non consentire a tutti i Soci di beneficiare dell’opportunità, di ascoltare quanto è veramente accaduto? Quanto ascoltato corrisponde a quanto scritto da un verbalizzante come Caldiroli che non è certo al di sopra delle parti? Hanno qualche ragione Balza e Tartaglione a denunciare di essere stati tacitati e malamente da Duca?
Siamo a Pagina 6 (di 42)
Siamo al secondo punto dell’o.d.g. Per quanto riguarda la “nomina direttore attività editoriale per il livello nazionale” occorre completare che questa nomina, al pari della “nomina responsabile vertenze legali e giudiziarie” erano state “cucite” sulla figura -unica nel suo genere- di Luigi Mara, che infatti non ha mai coperto cariche del suo livello, quale la presidenza. Oggi con la sua scomparsa non c’è più l’esigenza. Da un lato, perché ciascuna vertenza dovrebbe essere vagliata e proposta da ciascuna Sezione e deliberata dal Direttivo e affidata di volta in volta al legale più prossimo al luogo dove si svolge la vertenza con la partecipazione del territorio in quanto MD è Movimento di lotta; dunque non è necessaria… la cooptazione già decisa di Fulvio Aurora. Dall’altro, l’attività editoriale è ridotta alla rivista, pressoché annuale, per la quale c’è già una redazione; per ulteriori eventuali iniziative ci sono sempre Sezioni e Direttivo.
Pagina 7
Terzo punto all’ordine del giorno: Vertenze legali. Nell’allegato 2 (di cui non era stata data integrale lettura, benchè contenente le considerazioni a ruota libera di Marco Caldiroli) sono elencate 33 vertenze aperte, di cui  affidate dal responsabile vertenze  21 a Laura Mara, 3 a Bortolotto, 2 ad Agagliate. Mancando le cifre, è impossibile fare un bilancio dare/avere delle spese e delle riscossioni, si presume niente affatto negativo né per l’Associazione né per gli avvocati. I ricorsi amministrativi nell’elenco sono invece appena 7 “condotti unitamente ad altre associazioni locali e con legali scelti di comune accordo”. I numeri divaricanti tra processi e ricorsi sono significativi. I ricorsi, quelli sì, sono espressione di un Movimento di lotta che lotta sul territorio con gli altri Movimenti. Quali- quante sono invece le Sezioni protagoniste dietro i 33 processi? Quante e quali Sezioni sono arrivate al processo al culmine di battaglie condotte negli anni? Quante-quali hanno promosso assemblee pubbliche, prima e durante i processi, con le popolazioni? Ad Alessandria, sì. Sarebbe indicatore di Movimento di lotta se, a fronte di 33 processi, Medicina democratica avesse aperto con gli altri Movimenti 66 lotte territoriali, o solo 33, o solo 11… Nel verbale non c’è un elenco, né un punto all’o.d.g., di queste lotte. Stiamo assistendo dappertutto che, allorquando un Pubblico Ministero apre un processo, accorrono parti civili come mosche sul torrone, associazioni e amministrazioni che non si erano mai occupate del contenzioso ambientale, anzi magari erano colluse o concusse. La loro presenza è per darsi visibilità e per quei soldini che i tribunali non lesinano pur in presenza di sentenze dannose alle popolazioni.
Trasformarsi in Studio Legale itinerante non è tra le finalità indicate nell’allegato 2 del Verbale, come punto i) dello Statuto: “i) conseguire i fini sociali, attraverso la promozione di iniziative socio-culturali e scientifiche utilizzando anche gli strumenti processuali…”  Quell’ “anche” sta infatti diventando l’attività prevalente di Medicina democratica, attività imprenditoriale che poco ha a che fare con… iniziative socioculturalscientifiche. Il risultato infine di questi processi è quello documentato in oltre 500 pagine sul libro Ambiente Delitto Perfetto: una giurisprudenza sempre assolutoria con derubricazione del dolo in colpa e prescrizioni, non adeguata giustizia per le vittime, non reale punizione dei colpevoli, nessuna ricaduta di bonifica sull’ambiente, una presenza di Medicina democratica nei processi enfatizzata mentre è senza reale incidenza.
Se il bilancio economico di Medicina democratica è imperniato sugli introiti dei processi invece che assicurato dalle quote degli iscritti, si spiega l’irrilevanza politica attribuita al numero dei Soci. Che importanza ha che dopo 40 anni i Soci siano 20.000 (utopia) o 2.000 (come dovrebbe essere) o 200 (come sono) o 20 (come saranno)? Che importanza hanno i Soci?
Nell’elenco dell’allegato 2, è ripetuto ossessivamente “spese anticipate da…”. Occorre distinguere. Un conto sono le “spese processuali” che qualunque avvocato non padronale anticipa, rivalendosi poi tramite i sempre generosi risarcimenti in sentenza. Altra cosa sono le “spese vive”, vitto e trasporto, che dovrebbero essere documentate e rimborsate tempestivamente agli avvocati; ad Alessandria abbiamo -caso raro forse unico- fatto una sottoscrizione. Ne consegue che le trasferte lontane alzano i costi: dunque, anche e non solo per questa ragione, gli avvocati devono essere locali. Inspiegati, non dico inspiegabili, inspiegati restano i rimborsi a chi non è neppure avvocato e non si sa per anni quale compito svolga e soprattutto autorizzato da chi (ogni riferimento a Fulvio Aurora non è casuale).
Infine si ricorda, nell’allegato 2, che “la decisione di intervenire come Onlus in una vicenda giudiziaria è compito del direttivo”: dobbiamo prenderla come una autocritica della presidenza, considerando se e quando mai il Direttivo ha preventivamente autorizzato e poi soprinteso i 33 processi? Per non parlare dello scippo del processo Solvay? Sintetizzando: l’abnorme partecipazione ai processi deve invece essere limitata a quelli promossi e partecipati dalle Sezioni territoriali nonché espressamente votati dal Direttivo, a norma di Statuto.  Questa condotta è stata pesantemente violata dalla presidenza. E ne è ben consapevole, dunque colpevole, il vicepresidente che a pagina 7 del Verbale riprende (autocritica?) i Direttivi 2003 e 2008 dai quali non risulta essere mai stato affidato a nessuna Presidenza il diritto che è esclusivo del Direttivo a deliberare in merito alle decisioni processuali. Non è questa una banale questione di procedura statutaria, bensì di democrazia: in una Associazione che ha tra i principi fondanti la “non delega” l’organo esecutivo non può mai e poi mai esautorare l’organo direttivo.
A pagina 8
del "Verbale" vengono in quattroequattrotto messe in votazione due proposte di regolamentazione delle vertenze. La “proposta 1) Caldiroli” praticamente non riconosce alle Sezioni il ruolo fondamentale di gestione in ogni fase, dall’inizio alla fine, e continua a delegare pieno potere al “responsabile nazionale delle vertenze”, cioè a Fulvio Aurora, dunque a Caldiroli e Duca, nonché in ultima analisi all’avvocato, mentre il Direttivo viene ridotto a mera ratifica. Lo spiega tranquillamente Caldiroli a pagina 10 del Verbale: “Non è previsto alcun potere decisionale né per direttivo né per le sezioni”. Più esplicito di così!  La “proposta 2 Balza” afferma esattamente il contrario. Le due proposte vengono messe in votazione senza che si svolga un mezzo intervento di merito: questo è il dato più significativo, ancor più del fatto che una Associazione di meno di 200 Soci ha un Direttivo pletorico di 40 persone che si riunisce in 21 e approva in 16 appunto senza la minima discussione di merito.
Con la stessa prontezza di riflessi, pagina 9 del "Verbale",
la stessa maggioranza nomina Fulvio Aurora “responsabile per le vertenze giudiziarie”. Nessuna discussione in merito. Eppure Balza è andato giù pesante: Fulvio Aurora (e non una rosa di candidati) è proposto, come previsto, a sostituire Luigi Mara, pur non avendone un centesimo di competenza: Mara aveva fuso in sé i ruoli di tecnico e di avvocato. Dunque quella di Aurora è una nomina strumentale utile al cerchio magico mentre dovrebbero essere le Sezioni a proporre al Direttivo la gestione delle vertenze più utili alla partecipazione del territorio, usufruendo di tecnici e avvocati vicini, capaci e conosciuti, che non mancano. La seconda ragione del voto decisamente contrario ad Aurora è per la sua pervicace negazione del ruolo delle Sezioni e dei suoi Soci che non si è fatto scrupolo di stuprare come stigmatizzammo pubblicamente in lista io e Luigi Mara per la vicenda sull’amianto della Rete Ambientalista, e come si è ripetuto con la vicenda del processo Solvay. Valutazione tecnica e politica, nulla di personale, a prescindere dal suo insulto vergognoso di proporre la mia espulsione e addirittura (tipica vendetta trasversale) di mia moglie, noi che a Medicina democratica abbiamo sempre dato e mai preso una lira.
3 contrari e 3 astenuti (su 21) nel voto su Fulvio Aurora, segno che certe considerazioni non sono solo nella testa di Balza. Piacerebbe sapere cosa ne pensano i quasi 200 Soci.
CONTINUA la lettura del “verbale”....



-------- Messaggio Inoltrato --------
Oggetto:
verbale direttivo 011016
Data:
Thu, 10 Nov 2016 18:03:50 +0100
Mittente:
Lino Balza mailto:medicinademocraticalinobalza@hotmail.com
A:
soci2012@medicinademocratica.org

Il verbale del Direttivo, autodefinito non approvato, quasi fosse un work in progress, infine è stato inviato come definitivo in “Lista Soci ed ex Soci”. Dunque è stato reso pubblico. La pubblicizzazione è un atto dovuto come Onlus e ne erano consapevoli i partecipanti per la responsabilità delle loro dichiarazioni a verbale. Oltre a quello dell’informazione, il valore della pubblicazione consiste anche nella possibilità data a tutti di intervenire e approfondire, quale esercizio peculiare di democrazia. Mi accingo anch’io, Socio Qualunque, alla lettura del verbale (peraltro riproposto per il 26/11/16) con precipua attenzione alle parti che attengono alla onorabilità della mia persona e della mia famiglia.

 Pagina 4.
Maurizio Marchi non condivide il termine “Cerchio Magico”, preferisce “I tre milanesi”, ci sono tanti altri eufemismi, vertice apice cerchia, insomma ci riferiamo al ristretto gruppo dirigente che, con il consenso espressivo -numeri alla mano- di non oltre il 10% del silente corpo associativo, senza alcun potere derivante dallo Statuto, fa e disfa esautorando Direttivo e Sezioni territoriali. La Costituzione italiana non va cambiata (peggiorata): andrebbe realizzata. La Statuto è la nostra Costituzione: va rispettato, alla presidenza non conferisce nessun potere decisionale che prevalga su Direttivo e Sezioni. Quando questo abuso avviene, come nel caso della Sentenza Solvay, condivide Marchi, oltre alla la condanna della presidenza è opportuno attivarsi per la causa in sede civile con un diverso legale.
Pagina 5
Si sta discutendo sul primo punto all’o.d.g, organizzazione del convegno sul quarantennale, eppure Piergiorgio Duca va perfidamente fuori tema per rilevare “che il comportamento sulla mailing list di Lino Balza lo considera inqualificabile. La discussione in MD non deve svolgersi in questo modo con soggetti che fanno la “mosca cocchiera” e con posizioni fondate sulla egolatria. MD non è strutturata come federazione, al Presidente sono attribuite funzioni importante di cui si prende la responsabilità ogni volta che appone una firma. E per quanto mi riguarda mi sono sempre attenuto a un comportamento coerente. In ogni caso, qualunque siano i motivi di dissenso, è indispensabile mantenere buona educazione nei rapporti interpersonali, chi non si attiene a questo basilare principio è meglio che se ne vada”. Ebbene, troppo comodo approfittare dell’assenza di una persona per attaccarla evitando il contradditorio. Bisogna avere il coraggio di parlare guardando negli occhi. La pavidità e la scorrettezza sono tanto più inqualificabili perché è risaputo che Duca evita i luoghi appropriati di discussione, non si attiene cioè al basilare principio di discutere sulla lista dei Soci come fanno tutti i comuni mortali, non dico nei miei confronti ma di qualunque Socio per qualunque argomento, non ha rapporti con nessun Socio salvo la ristretta cerchia.  Si chiama spocchia. Duca, dottore letterato, a pagina 5 mi dà della “mosca cocchiera”. La locuzione deriva da una favola di Fedro dal titolo: La mosca e la mula. Dice la favola: <<Una mosca si posò sul timone di un carro e rimproverando una mula disse: "Quanto sei lenta! Non vuoi avanzare più velocemente? Sta attenta che io non ti punga il collo con il pungiglione". Quella rispose: "Le tue parole mi sono indifferenti; al contrario temo costui che, sedendo sulla cassetta, dirige la mia corsa con una frusta flessibile, e mi tiene ferma la bocca con un morso coperto di schiuma. Per questo allontana la tua frivola insolenza; infatti so sia quando bisogna andare piano sia quando si deve correre".>> Duca sarebbe la mula, che lavora come un mulo per Medicina democratica, io sarei la mosca insolente che lo lascia indifferente e il carrettiere sarebbero i Soci che invece teme e rispetta. Nessuna delle tre affermazioni mi sembra rappresentazione della realtà. Duca soprattutto ignora i Soci e le Sezioni su qualunque argomento di dibattito e la mosca cocchiera non lo lascia indifferente considerando la buona educazione con cui mi usa gli epiteti insultanti a livello personale (es. egolatra: chi adora sé stesso, narcisista, personalità caratterizzata da senso di superiorità, esigenza di ammirazione e mancanza di empatia). Con queste offese, secondo lui di “buona educazione”, Duca svincola, si nasconde, evita di difendersi dalle accuse sul suo comportamento: di prevaricazione nelle sue funzioni di presidente, funzioni che dovrebbero essere di rappresentanza e garanzia, dalle accuse di abuso di potere nei confronti delle Sezioni e del Direttivo, dalle accuse di metodo con l’aggravante del merito: l’avvocato di Medicina democratica è l’unico fra le parti civili che non ha fatto ricorso contro la sentenza Solvay, anzi ne chiede la conferma.  Per queste accuse ho affermato che avrebbe dovuto dare le dimissioni e che al prossimo Congresso sosterrò che non debba essere riconfermato. Queste sono accuse politiche e non offese personali. Sfido chiunque a produrre, anche solo per stralcio, mie affermazioni contenenti offese personali. Duca conclude la scomunica con un “è meglio che se ne vada”. Se ne vada lui, torni a fare il Socio Qualunque, come me.
La discussione su “Organizzazione del convegno sul quarantennale della costituzione di MD” si è conclusa con il rinvio della data a gennaio. Se non si vuole fare una mera celebrazione ecclesiale, resta ancora il tempo per una riflessione sul nodo che dovrebbe affrontare Medicina democratica Movimento di lotta per la salute. La matematica non è una opinione. Dopo 40 anni i Soci sono meno di 200. Traguardo centrato oppure fallimento? Merito oppure colpa di chi ha diretto l’Associazione in questi 40 anni? L’attuale presidenza quale parte ha in questo merito oppure in questa colpa? Le Sezioni territoriali sono il perno dell’associazione oppure sono state esautorate?  MD è ancora Movimento di lotta dentro i Movimenti oppure è diventato uno studio professionale e più legale che medico? Continuiamo così oppure è necessaria una svolta? Conserviamo il presente come il migliore dei mondi possibili oppure affrontiamo le proposte concrete di riforma per un ritorno alle origini del Movimento? Domande semplici. Risposte impegnative. Valentino Tavolazzi ha proposto uno spazio di discussione, perfino a porte chiuse. Muro di gomma.   
 Chi sul serio, in campo, in prima linea ha vissuto Medicina democratica in questi 40 anni ha visto molti compagni validi andarsene, intere sezioni abbandonare, pensiamo ai compagni pugliesi. I pochi giovani che si sono affacciati si sono subito allontanati. Difficile affermare che ci sono stati ampi spazi di pluralismo e dialettica. Il tenore dell’attuale dibattito lo conferma. Hanno prevalso conformismo e delega. Piuttosto che protagonismo e partecipazione attiva. Che fosse necessaria una svolta a 180 gradi non è una mia scoperta dell’ultimo Congresso di Firenze. Tanto al Congresso di Brindisi che a quello di Milano, l’assenza di MD dai Movimenti fu una questione posta con evidenza. A Brindisi con Michelangiolo Bolognini (che la pensava come me) guidammo un apposito Gruppo di lavoro. A Milano si noti il mio commento all’inconsistente documento conclusivo redatto. Era evidente già all’inizio del secolo che una svolta sarebbe stata necessaria. Oggi forse è troppo tardi. Se è così, il mio rammarico è di non aver tentato tutto quello che forse era possibile. Me ne faccio una colpa.

CONTINUA la lettura del “verbale”


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