speriamo
che vinca la linea rossa sulla linea nera e si possa costruire un grande
contenitore comune
quale
la Rete Nazionale per la Sicurezza e Salute sui Posti di Lavoro e sul Territorio
rifondata
a partire da un convegno nazionale sul grande processo ILVA Taranto
fateci
sapere
Rete
Naz.
bastamortesullavoro@gmail.com
Cari compagni,
vi invio copia di alcune delle motivazioni per cui la sezione di Alessandria di Medicina Democratica è in aperto contrasto con la presidenza nazionale.
Credo possa essere utile conoscerle.
Saluti rossi.
S
vi invio copia di alcune delle motivazioni per cui la sezione di Alessandria di Medicina Democratica è in aperto contrasto con la presidenza nazionale.
Credo possa essere utile conoscerle.
Saluti rossi.
S
----Messaggio originale----
Da: "Lino Balza" <medicinademocraticalinobalza@hotmail.com>
Data: 13/11/2016 10.53
A: "soci2012@medicinademocratica.org"<soci2012@medicinademocratica.org>
Ogg: [<SOCI MD 2012>] 2) verbale direttivo 011016
Da: "Lino Balza" <medicinademocraticalinobalza@hotmail.com>
Data: 13/11/2016 10.53
A: "soci2012@medicinademocratica.org"<soci2012@medicinademocratica.org>
Ogg: [<SOCI MD 2012>] 2) verbale direttivo 011016
Il
verbale del Direttivo, autodefinito non approvato, quasi fosse un work in
progress, infine è stato inviato come definitivo in “Lista Soci ed ex Soci”.
Dunque è stato reso pubblico. La pubblicizzazione è un atto dovuto come Onlus e
ne erano consapevoli i partecipanti per la responsabilità delle loro
dichiarazioni a verbale.
Oltre a quello dell’informazione, il valore della pubblicazione consiste anche nella possibilità data a tutti di intervenire e approfondire, quale esercizio peculiare di democrazia. Proseguo anch’io, Socio Qualunque, nella lettura del verbale (peraltro riproposto per il 26/11/16) con precipua attenzione alle parti che attengono alla onorabilità della mia persona e della mia famiglia.
Oltre a quello dell’informazione, il valore della pubblicazione consiste anche nella possibilità data a tutti di intervenire e approfondire, quale esercizio peculiare di democrazia. Proseguo anch’io, Socio Qualunque, nella lettura del verbale (peraltro riproposto per il 26/11/16) con precipua attenzione alle parti che attengono alla onorabilità della mia persona e della mia famiglia.
2)
CONTINUA la lettura del “verbale”
Il
pomeriggio del Direttivo è caratterizzato dal collegamento Skype con Alessandria, registrato, e dal comportamento del presidente Piergiorgio
Duca che ho immediatamente stigmatizzato sulla Lista Soci. Mi ha assalito
appena ho aperto bocca, in continuazione il tentativo di zittirmi e di non dare
anzi di togliermi la parola, soprattutto l’aggressività, il livore personale,
una sorta di linciaggio insomma della mia persona (e non solo: quel “voi”
ripetuto era rivolto addirittura a mia moglie) con accuse gridate e
avvertimenti minacciosi: espulsioni, querele. All’origine di questo tentativo
di esecuzione sommaria ci sta l’astio che gli ribolliva dentro perché Balza,
non “noi”, non mia moglie, io Lino Balza, un Socio Qualunque, gli ho motivato in
tutta trasparenza e pubblicamente -per iscritto scripta manent- circostanziando
le motivazioni e con assoluta correttezza formale, la mia sfiducia quale
presidente per aver inferto un vulnus enorme alla democrazia dell’Associazione
e ho annunciato che al prossimo Congresso voterò per un altro Presidente: di
garanzia, rispettoso delle prerogative delle Sezioni territoriali e del
Direttivo.
E’
stata negata la pubblicizzazione della registrazione.
Non si è mai saputo che registrare in audio o in video, con telefonini o altro,
fosse vietato. Noi registriamo ovunque andiamo, e andiamo ovunque con molta
frequenza essendo Movimento di lotta, non frequentiamo riunioni a porte chiuse
o circoli privati, non abbiamo mai chiesto il permesso a nessuno, salvo in
tribunale, nessuno ci ha mai fatto rimostranze (neppure Solvay), anzi sono
tutti molto grati (ad eccezione di Solvay) se pubblicizziamo l’iniziativa.
Ribadito che intenzionalmente la registrazione era ad uso interno, una volta
conosciutane la presenza: per quale ragione non consentire a tutti i Soci di
beneficiare dell’opportunità, di ascoltare quanto è veramente accaduto? Quanto
ascoltato corrisponde a quanto scritto da un verbalizzante come Caldiroli che
non è certo al di sopra delle parti? Hanno qualche ragione Balza e Tartaglione
a denunciare di essere stati tacitati e malamente da Duca?
Siamo
a Pagina 6 (di 42)
Siamo
al secondo punto dell’o.d.g. Per quanto riguarda la “nomina direttore attività editoriale per il livello nazionale”
occorre completare che questa nomina, al pari della “nomina responsabile
vertenze legali e giudiziarie” erano state “cucite” sulla figura -unica nel suo
genere- di Luigi Mara, che infatti non ha mai coperto cariche del suo livello,
quale la presidenza. Oggi con la sua scomparsa non c’è più l’esigenza. Da un
lato, perché ciascuna vertenza dovrebbe essere vagliata e proposta da ciascuna
Sezione e deliberata dal Direttivo e affidata di volta in volta al legale più
prossimo al luogo dove si svolge la vertenza con la partecipazione del territorio
in quanto MD è Movimento di lotta; dunque non è necessaria… la cooptazione già
decisa di Fulvio Aurora. Dall’altro, l’attività editoriale è ridotta alla
rivista, pressoché annuale, per la quale c’è già una redazione; per ulteriori
eventuali iniziative ci sono sempre Sezioni e Direttivo.
Pagina
7
Terzo
punto all’ordine del giorno: Vertenze legali. Nell’allegato 2 (di cui non era
stata data integrale lettura, benchè contenente le considerazioni a ruota
libera di Marco Caldiroli) sono elencate 33
vertenze aperte, di cui affidate dal responsabile vertenze 21 a
Laura Mara, 3 a Bortolotto, 2 ad Agagliate. Mancando le cifre, è impossibile
fare un bilancio dare/avere delle spese e delle riscossioni, si presume niente
affatto negativo né per l’Associazione né per gli avvocati. I ricorsi
amministrativi nell’elenco sono invece appena 7 “condotti unitamente ad
altre associazioni locali e con legali scelti di comune accordo”. I numeri
divaricanti tra processi e ricorsi
sono significativi. I ricorsi, quelli sì, sono espressione di un Movimento di
lotta che lotta sul territorio con gli altri Movimenti. Quali- quante sono
invece le Sezioni protagoniste dietro i 33 processi? Quante e quali Sezioni
sono arrivate al processo al culmine di battaglie condotte negli anni? Quante-quali
hanno promosso assemblee pubbliche, prima e durante i processi, con le
popolazioni? Ad Alessandria, sì. Sarebbe indicatore di Movimento di lotta se, a
fronte di 33 processi, Medicina democratica avesse aperto con gli altri
Movimenti 66 lotte territoriali, o
solo 33, o solo 11… Nel verbale non c’è un elenco, né un punto all’o.d.g., di
queste lotte. Stiamo assistendo dappertutto che, allorquando un Pubblico
Ministero apre un processo, accorrono parti civili come mosche sul torrone,
associazioni e amministrazioni che non si erano mai occupate del contenzioso
ambientale, anzi magari erano colluse o concusse. La loro presenza è per darsi
visibilità e per quei soldini che i tribunali non lesinano pur in presenza di
sentenze dannose alle popolazioni.
Trasformarsi
in Studio Legale itinerante non è tra le finalità indicate nell’allegato 2 del
Verbale, come punto i) dello Statuto: “i)
conseguire i fini sociali, attraverso la promozione di iniziative
socio-culturali e scientifiche utilizzando anche gli strumenti
processuali…” Quell’ “anche” sta infatti diventando l’attività
prevalente di Medicina democratica, attività imprenditoriale che poco ha a che
fare con… iniziative socioculturalscientifiche. Il risultato infine di questi
processi è quello documentato in oltre 500 pagine sul libro Ambiente Delitto Perfetto: una
giurisprudenza sempre assolutoria con derubricazione del dolo in colpa e
prescrizioni, non adeguata giustizia per le vittime, non reale punizione dei
colpevoli, nessuna ricaduta di bonifica sull’ambiente, una presenza di Medicina
democratica nei processi enfatizzata mentre è senza reale incidenza.
Se
il bilancio economico di Medicina democratica è imperniato sugli introiti dei
processi invece che assicurato dalle quote degli iscritti, si spiega l’irrilevanza politica attribuita al numero
dei Soci. Che importanza ha che dopo 40 anni i Soci siano 20.000 (utopia) o
2.000 (come dovrebbe essere) o 200 (come sono) o 20 (come saranno)? Che
importanza hanno i Soci?
Nell’elenco
dell’allegato 2, è ripetuto ossessivamente “spese anticipate da…”. Occorre
distinguere. Un conto sono le “spese
processuali” che qualunque avvocato non padronale anticipa, rivalendosi poi
tramite i sempre generosi risarcimenti in sentenza. Altra cosa sono le “spese vive”, vitto e trasporto, che
dovrebbero essere documentate e rimborsate tempestivamente agli avvocati; ad
Alessandria abbiamo -caso raro forse unico- fatto una sottoscrizione. Ne
consegue che le trasferte lontane alzano i costi: dunque, anche e non solo per
questa ragione, gli avvocati devono essere locali. Inspiegati, non dico
inspiegabili, inspiegati restano i rimborsi
a chi non è neppure avvocato e non si sa per anni quale compito svolga e
soprattutto autorizzato da chi (ogni riferimento a Fulvio Aurora non è
casuale).
Infine
si ricorda, nell’allegato 2, che “la
decisione di intervenire come Onlus in una vicenda giudiziaria è compito del
direttivo”: dobbiamo prenderla come una autocritica della presidenza,
considerando se e quando mai il Direttivo ha preventivamente autorizzato e poi
soprinteso i 33 processi? Per non parlare dello scippo del processo Solvay?
Sintetizzando: l’abnorme partecipazione ai processi deve invece essere limitata
a quelli promossi e partecipati dalle Sezioni territoriali nonché espressamente
votati dal Direttivo, a norma di Statuto.
Questa condotta è stata pesantemente violata dalla presidenza. E ne è
ben consapevole, dunque colpevole, il vicepresidente che a pagina 7 del Verbale
riprende (autocritica?) i Direttivi 2003 e 2008 dai quali non risulta essere mai stato affidato a nessuna Presidenza il
diritto che è esclusivo del Direttivo a deliberare in merito alle decisioni
processuali. Non è questa una banale questione di procedura statutaria, bensì
di democrazia: in una Associazione che ha tra i principi fondanti la “non
delega” l’organo esecutivo non può mai e poi mai esautorare l’organo direttivo.
A
pagina 8
del
"Verbale" vengono in quattroequattrotto messe in votazione due
proposte di regolamentazione delle vertenze. La “proposta 1) Caldiroli” praticamente
non riconosce alle Sezioni il ruolo fondamentale di gestione in ogni fase,
dall’inizio alla fine, e continua a delegare pieno potere al “responsabile
nazionale delle vertenze”, cioè a Fulvio Aurora, dunque a Caldiroli e Duca,
nonché in ultima analisi all’avvocato, mentre il Direttivo viene ridotto a mera
ratifica. Lo spiega tranquillamente Caldiroli a pagina 10 del Verbale: “Non
è previsto alcun potere decisionale né per direttivo né per le sezioni”.
Più esplicito di così! La “proposta 2
Balza” afferma esattamente il contrario. Le due proposte vengono messe in
votazione senza che si svolga un mezzo intervento di merito: questo è il dato
più significativo, ancor più del fatto che una Associazione di meno di 200 Soci
ha un Direttivo pletorico di 40 persone che si riunisce in 21 e approva in 16
appunto senza la minima discussione di merito.
Con
la stessa prontezza di riflessi, pagina 9 del "Verbale",
la
stessa maggioranza nomina Fulvio Aurora “responsabile per le vertenze
giudiziarie”. Nessuna discussione in merito. Eppure Balza è andato giù pesante:
Fulvio Aurora (e non una rosa di
candidati) è proposto, come previsto, a sostituire Luigi Mara, pur non avendone
un centesimo di competenza: Mara aveva fuso in sé i ruoli di tecnico e di
avvocato. Dunque quella di Aurora è una nomina strumentale utile al cerchio
magico mentre dovrebbero essere le Sezioni a proporre al Direttivo la gestione
delle vertenze più utili alla partecipazione del territorio, usufruendo di
tecnici e avvocati vicini, capaci e conosciuti, che non mancano. La seconda
ragione del voto decisamente contrario ad Aurora è per la sua pervicace negazione del ruolo delle Sezioni e dei
suoi Soci che non si è fatto scrupolo di stuprare come stigmatizzammo
pubblicamente in lista io e Luigi Mara per la vicenda sull’amianto della Rete
Ambientalista, e come si è ripetuto con la vicenda del processo Solvay.
Valutazione tecnica e politica, nulla di personale, a prescindere dal suo
insulto vergognoso di proporre la mia espulsione e addirittura (tipica vendetta
trasversale) di mia moglie, noi che a Medicina democratica abbiamo sempre dato
e mai preso una lira.
3
contrari e 3 astenuti (su 21) nel voto su Fulvio Aurora, segno che certe
considerazioni non sono solo nella testa di Balza. Piacerebbe sapere cosa ne
pensano i quasi 200 Soci.
CONTINUA la lettura del “verbale”....
-------- Messaggio Inoltrato --------
-------- Messaggio Inoltrato --------
Oggetto:
|
verbale direttivo 011016
|
Data:
|
Thu, 10 Nov 2016 18:03:50 +0100
|
Mittente:
|
Lino Balza mailto:medicinademocraticalinobalza@hotmail.com
|
A:
|
soci2012@medicinademocratica.org
|
Il
verbale del Direttivo, autodefinito non approvato, quasi fosse un work in
progress, infine è stato inviato come definitivo in “Lista Soci ed ex Soci”.
Dunque è stato reso pubblico. La pubblicizzazione è un atto dovuto come Onlus e
ne erano consapevoli i partecipanti per la responsabilità delle loro
dichiarazioni a verbale. Oltre a quello dell’informazione, il valore della
pubblicazione consiste anche nella possibilità data a tutti di intervenire e
approfondire, quale esercizio peculiare di democrazia. Mi accingo anch’io,
Socio Qualunque, alla lettura del verbale (peraltro riproposto per il 26/11/16)
con precipua attenzione alle parti che attengono alla onorabilità della mia
persona e della mia famiglia.
Pagina 4.
Maurizio
Marchi non condivide il termine “Cerchio Magico”, preferisce “I tre milanesi”,
ci sono tanti altri eufemismi, vertice apice cerchia, insomma ci riferiamo al
ristretto gruppo dirigente che, con il consenso espressivo -numeri alla mano-
di non oltre il 10% del silente corpo associativo, senza alcun potere derivante
dallo Statuto, fa e disfa esautorando Direttivo e Sezioni territoriali. La
Costituzione italiana non va cambiata (peggiorata): andrebbe realizzata. La
Statuto è la nostra Costituzione: va rispettato, alla presidenza non conferisce
nessun potere decisionale che prevalga su Direttivo e Sezioni. Quando questo
abuso avviene, come nel caso della Sentenza Solvay, condivide Marchi, oltre
alla la condanna della presidenza è opportuno attivarsi per la causa in sede
civile con un diverso legale.
Pagina
5
Si
sta discutendo sul primo punto all’o.d.g, organizzazione del convegno sul
quarantennale, eppure Piergiorgio Duca va perfidamente fuori tema per rilevare “che il comportamento sulla mailing list di
Lino Balza lo considera inqualificabile.
La discussione in MD non deve svolgersi in questo modo con soggetti che fanno
la “mosca cocchiera” e con posizioni
fondate sulla egolatria. MD non è
strutturata come federazione, al Presidente sono attribuite funzioni importante
di cui si prende la responsabilità ogni volta che appone una firma. E per
quanto mi riguarda mi sono sempre attenuto a un comportamento coerente. In ogni
caso, qualunque siano i motivi di dissenso, è indispensabile mantenere buona educazione nei rapporti interpersonali,
chi non si attiene a questo basilare principio è meglio che se ne vada”. Ebbene, troppo comodo approfittare
dell’assenza di una persona per attaccarla evitando il contradditorio. Bisogna
avere il coraggio di parlare guardando negli occhi. La pavidità e la scorrettezza
sono tanto più inqualificabili perché è risaputo che Duca evita i luoghi
appropriati di discussione, non si attiene cioè al basilare principio di
discutere sulla lista dei Soci come fanno tutti i comuni mortali, non dico nei
miei confronti ma di qualunque Socio per qualunque argomento, non ha rapporti
con nessun Socio salvo la ristretta cerchia.
Si chiama spocchia. Duca, dottore letterato, a pagina 5 mi dà della
“mosca cocchiera”. La locuzione deriva da una favola di Fedro dal titolo: La
mosca e la mula. Dice la favola: <<Una mosca si posò sul timone di un
carro e rimproverando una mula disse: "Quanto sei lenta! Non vuoi avanzare
più velocemente? Sta attenta che io non ti punga il collo con il
pungiglione". Quella rispose: "Le tue parole mi sono indifferenti; al
contrario temo costui che, sedendo sulla cassetta, dirige la mia corsa con una
frusta flessibile, e mi tiene ferma la bocca con un morso coperto di schiuma.
Per questo allontana la tua frivola insolenza; infatti so sia quando bisogna
andare piano sia quando si deve correre".>> Duca sarebbe la mula,
che lavora come un mulo per Medicina democratica, io sarei la mosca insolente
che lo lascia indifferente e il carrettiere sarebbero i Soci che invece teme e
rispetta. Nessuna delle tre affermazioni mi sembra rappresentazione della
realtà. Duca soprattutto ignora i Soci e le Sezioni su qualunque argomento di
dibattito e la mosca cocchiera non lo lascia indifferente considerando la buona
educazione con cui mi usa gli epiteti insultanti a livello personale (es.
egolatra: chi adora sé stesso, narcisista, personalità caratterizzata da senso
di superiorità, esigenza di ammirazione e mancanza di empatia). Con queste
offese, secondo lui di “buona educazione”, Duca svincola, si nasconde, evita di
difendersi dalle accuse sul suo comportamento: di prevaricazione nelle sue
funzioni di presidente, funzioni che dovrebbero essere di rappresentanza e
garanzia, dalle accuse di abuso di potere nei confronti delle Sezioni e del
Direttivo, dalle accuse di metodo con l’aggravante del merito: l’avvocato di
Medicina democratica è l’unico fra le parti civili che non ha fatto ricorso
contro la sentenza Solvay, anzi ne chiede la conferma. Per queste accuse ho affermato che avrebbe
dovuto dare le dimissioni e che al prossimo Congresso sosterrò che non debba
essere riconfermato. Queste sono accuse politiche e non offese personali. Sfido
chiunque a produrre, anche solo per stralcio, mie affermazioni contenenti
offese personali. Duca conclude la scomunica con un “è meglio che se ne vada”. Se ne vada lui, torni a fare il Socio
Qualunque, come me.
La
discussione su “Organizzazione del convegno sul quarantennale della
costituzione di MD” si è conclusa con il rinvio della data a gennaio. Se non si
vuole fare una mera celebrazione ecclesiale, resta ancora il tempo per una
riflessione sul nodo che dovrebbe affrontare Medicina democratica Movimento di
lotta per la salute. La matematica non è una opinione. Dopo 40 anni i Soci sono meno
di 200. Traguardo centrato oppure fallimento? Merito oppure colpa di chi ha
diretto l’Associazione in questi 40 anni? L’attuale presidenza quale parte ha
in questo merito oppure in questa colpa? Le Sezioni territoriali sono il perno
dell’associazione oppure sono state esautorate?
MD è ancora Movimento di lotta dentro i Movimenti oppure è diventato uno
studio professionale e più legale che medico? Continuiamo così oppure è
necessaria una svolta? Conserviamo il presente come il migliore dei mondi
possibili oppure affrontiamo le proposte concrete di riforma per un ritorno
alle origini del Movimento? Domande
semplici. Risposte impegnative. Valentino Tavolazzi ha proposto uno spazio di
discussione, perfino a porte chiuse. Muro di gomma.
Chi sul serio, in campo, in prima linea ha
vissuto Medicina democratica in questi 40 anni ha visto molti compagni validi
andarsene, intere sezioni abbandonare, pensiamo ai compagni pugliesi. I pochi
giovani che si sono affacciati si sono subito allontanati. Difficile affermare
che ci sono stati ampi spazi di pluralismo e dialettica. Il tenore dell’attuale
dibattito lo conferma. Hanno prevalso conformismo e delega. Piuttosto che
protagonismo e partecipazione attiva. Che fosse necessaria una svolta a 180
gradi non è una mia scoperta dell’ultimo Congresso di Firenze. Tanto al
Congresso di Brindisi che a quello di Milano, l’assenza di MD dai Movimenti fu
una questione posta con evidenza. A Brindisi con Michelangiolo Bolognini (che
la pensava come me) guidammo un apposito Gruppo di lavoro. A Milano si noti il
mio commento all’inconsistente documento conclusivo redatto. Era evidente già
all’inizio del secolo che una svolta sarebbe stata necessaria. Oggi forse è
troppo tardi. Se è così, il mio rammarico è di non aver tentato tutto quello
che forse era possibile. Me ne faccio una colpa.
CONTINUA
la lettura del “verbale”
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