Torino,
niente premio alle dipendenti in maternità: condannata per discriminazione
l'azienda trasporti
Un'autista
di Gtt
Il giudice del lavoro intima al gruppo Gtt di
"cessare il comportamento illecito e rimborsare le lavoratrici"
di SARAH
MARTINENGHI
|
18 novembre
2016
Ha
discriminato le sue dipendenti in quanto donne e soprattutto madri. Per questo
Gtt è stata condannata dal tribunale del lavoro che ha intimato alla società
che gestisce i trasporti di cessare il comportamento discriminatorio, di rimborsare
le lavoratrici che avevano fatto causa e di pubblicare per due settimane la
sentenza sulle bacheche dell’azienda.
La causa è stata mossa da cinque
dipendenti che avevano ricevuto un premio di risultato più basso. Questo perchè
l’azienda le aveva considerate assenti mentre erano in congedo per la
maternità, sia obbligatoria che facoltativa, e durante le malattie dei figli.
Il giudice del lavoro Aurora Filicetti ha accertato il diritto delle ricorrenti
a chiedere il rimborso delle differenze tra quanto corrisposto e quanto
avrebbero dovuto percepire, ordinando a Gtt di equiparare le loro assenze a
delle presenze. Le lavoratrici, dopo aver tentato invano ogni strada interna
per vedersi riconoscere quanto richiesto, si sono rivolte alle avvocate Mirella
Caffaratti e Arianna Enrichens. «Si tratta di una sentenza significativa in
materia di pari opportunità e di riconoscimento dei diritti della donna
lavoratrice e madre» ha commentato l’avvocato Caffaratti. Gtt ha sostenuto di
non aver avuto alcun intento discriminatorio. Ma la difesa delle dipendenti ha
portato in aula un dato come riscontro: i congedi per malattia dei figli sono
chiesti dalle madri otto volte di più rispetto ai padri. La causa è stata
sostenuta dalla Filt Cgil, e a sostegno delle donne è intervenuta anche la
consigliera regionale per le pari opportunità con l’avvocato Chiara Germano.
«La sentenza - ha spiegato Caffaratti - si inserisce nel solco del
riconoscimento della maternità obbligatoria come presenza nel quale la
giurisprudenza è più consolidata. Mentre il riconscimento dei congedi parentali
è stato finora più timido e non c’erano sentenze che avevano dato questo
riconscimento alle assenze per malattia dei figli». Diversa l'opinione di Gtt,
che specifica in una nota: "In relazione alla sentenza per
discriminazione, l’azienda attende le motivazioni. Si segnala che fa
riferimento a norme presenti in un un accordo del 2009 firmato con le
organizzazioni sindacali e oggi non più in vigore. Le stesse tematiche sono
trattate in un nuovo accordo voluto dall’azienda nel 2014 e firmato dalle
stesse organizzazioni, che ha anticipato di circa 2 anni le disposizioni di
legge. Oggi quindi i temi oggetto della vertenza hanno in Gtt una diversa
regolamentazione che supera quanto contestato".L'assessora regionale alle Pari opportunità, Monica Cerutti, e il suo collega ai Trasporti, Francesco Balocco, hanno inviato una lettera congiunta al presidente del Gtt, Walter Ceresa, auspicando che questa sentenza sia l'occasione per un'inversione di tendenza all'interno del gruppo. "E' una sentenza che stabilisce un precedente molto importante sul quale d'ora in poi le politiche aziendali si dovranno basare". Così l'assessore comunale alle Pari Opportunità Marco Giusta commenta la condanna di Gtt per discriminazione. "Ho incontrato, anche nel mio percorso, molte aziende - aggiunge l'assessore - che sostenevano che il premio di produzione non fosse da dare in determinati casi. Questa sentenza inquadra finalmente un paradigma importante per le donne e le madri. Un passo in più nella tutela dei diritti e contro le discriminazioni sui luoghi di lavoro".
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