Nel
corso dell'Ape volontaria, come previsto nel decreto attuativo della riforma,
non si percepirà la 13sima mensilità Chi sceglierà di lasciare il lavoro prima
usufruendo dell'Ape, nel corso della durata della stessa (ossia negli anni in
cui il reddito sarà rappresentato dal "prestito") non potrà percepire
alcuna tredicesima. È una delle novità dell'Ape volontaria inserite nel decreto
attuativo della riforma che sarà varato dal Governo nel mese di gennaio, subito
dopo l'entrata in vigore della manovra finanziaria.
La
ratio di tale scelta è la seguente: chi aderisce all'Ape volontaria può
lasciare il lavoro a 63 anni (anziché a 66 anni e 7 mesi), per cui durante il
periodo di anticipo il lavoratore non percepirà, di fatto, la pensione ma un
assegno mensile, erogato dall'Inps sulla base di un prestito concesso dalla
banca.
Tra
gli altri rumors circolanti sul Dpcm di prossimo varo, c'è anche quello
riguardante la percentuale di anticipo che potrà essere richiesta.
Coloro
che chiederanno di accedere dal maggio prossimo al c.d. prestito bancario
ponte, potranno chiedere un'Ape massima del 95% della pensione mensile
certificata dall'Inps, per l'anticipo di un anno. Il tetto scende al 90% se
l'uscita anticipata è di un biennio e all'85% se l'anticipo è di tre anni,
ferma restando, ovviamente la possibilità per i lavoratori interessati (ossia
la platea di lavoratori con 63 anni di età e 20 anni di contributi minimi) di
chiedere un anticipo inferiore sulla pensione futura.
Entrambe
le decisioni (il tetto alla richiesta di prestito e la mancata previsione della
tredicesima, peraltro non prevista neanche nell'Ape social) sono dovute, come
spiegato dal team del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso
Nannicini, all'esigenza di non far lievitare troppo la rata da pagare, una
volta scattata la pensione, sulla quale, si ricorda, c'è sempre il margine di
sicurezza già previsto: ossia quello del limite di 1,4 volte l'assegno sociale,
al di sotto del quale, al netto del rimborso Ape, la pensione non potrà in ogni
caso scendere.
Tra
le altre novità, il Dpcm conterrà anche il tasso di interesse sul prestito e il
valore del premio assicurativo previsto, andando ad incidere altresì in termini
di impatto sui flussi di accesso all'Ape social (quella cioè a costo zero), già
notevolmente scremata all'accesso, con le soglie di 30 anni di contribuzione
per i disoccupati e i disabili e 36 anni per chi è nell'elenco delle attività
faticose (operai edili, infermieri, macchinisti, ecc.). Sul punto, peraltro,
ancora il pressing in Parlamento è alto e sono spuntati due emendamenti che
mirano a far scendere la soglia d'accesso a 35 anni e ad allargare la platea
dei lavori gravosi cui consentire l'anticipo senza costi. Insomma, la partita è
ancora tutta da
giocare.
il
pd si che pensa al bene dei cittadini: si eccome
--
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