INDICE
Teoria & Prassi piattaforma_comunista@lists.riseup.net
IL
SUPERSFRUTTAMENTO DEL MODERNO PROLETARIATO
Posta
Resistenze posta@resistenze.org
TERREMOTI E ALTRO: UN GRANDE PIANO NAZIONALE
DI MESSA IN SICUREZZA E MANUTENZIONE
Medicina Democratica segreteria@medicinademocratica.org
Comitato Eureco comitatosostegnovittime.eureco@gmail.com
COMUNICATO STAMPA: IN RICORDO DELLE VITTIME DELLA
EURECO
Caravanserraglio caravanserragliofilmfactory@gmail.com
PER IL
PROGETTO “IL SOLE SULLA PELLE” IL FILM
SULLA STRAGE FERROVIARIA DI VIAREGGIO
La Città Futura noreply@lacittafutura.it
SOCIALIZZAZIONE DELLO SVILUPPO TECNOLOGICO E LOTTA PER LA RIDUZIONE DELL’ORARIO DI LAVORO
MicroMega kwdirect@newsletter.kataweb.it
MEDICINA
DEMOCRATICA: LE MODIFICHE COSTITUZIONALI E L’ITALICUM SONO ATTI INSALUBRI DA
RESPINGERE AL MITTENTE
Resistenza resistenza@lists.riseup.net
ARRIVERA’ UN ALTRO TERREMOTO...
Resistenza resistenza@lists.riseup.net
I VIGILI DEL FUOCO SUL SOCCORSO ALLE ZONE
TERREMOTATE: SPECCHIO IN CUI VERSA LO STATO DEI SOCCORSI
Patrizia Gentilini patrizia.gentilini@villapacinotti.it
CONVEGNO NAZIONALE PROCESSI
DI COMBUSTIONE E SALUTE UMANA
Mario Murgia AIEA Val Basento info@associazioneespostiamiantovalbasento.it
FERRANDINA
18 NOVEMBRE: CONVEGNO “AMIANTO E SOSTANZE TOSSICHE: GIUSTIZIA PER LE VITTIME”
Movimento
Femminista Proletario Rivoluzionario mfpr.naz@gmail.com
LETTERA
APERTA AI SINDACATI DI BASE: MANIFESTAZIONE DEL 25 NOVEMBRE
Clash
City Workers cityworkers@gmail.com
LICENZIATO LAVORATORE
SCOMODO
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From: Teoria
& Prassi piattaforma_comunista@lists.riseup.net
To:
Sent:
Wednesday, November 02, 2016 9:05 AM
Subject: IL SUPERSFRUTTAMENTO
DEL MODERNO PROLETARIATO
Non passa giorno che Renzi e il suo fido scudiero
Poletti non decantino le nuove opportunità che il governo dà ai giovani e non
si vantino dei risultati del Jobs Act, dei vaucher ecc.
Dietro questo diluvio di parole si cerca di nascondere
situazioni di sfruttamento quasi schiavistico.
Prendiamo il caso Foodora, un’azienda tedesca che si occupa
di consegna dei pasti caldi a domicilio su ordinazione, tramite fattorini in bicicletta,
attiva in Italia a Milano e Torino.
I fattorini torinesi vivono condizioni di lavoro
ancora più penose dei milanesi, per non parlare di quelli francesi, dove per
esempio, la paga è di 7 euro l’ora e 2 euro a consegna.
Alcuni giorni fa i lavoratori Foodora torinesi hanno prima
rallentato, e poi bloccato il lavoro.
I fattorini, giovanissimi e spesso studenti-lavoratori,
protestano contro le condizioni di lavoro impossibili (dalle consegne in ogni
condizione climatica alla bici con relativa manutenzione a loro carico), contro
la paga a cottimo (2 euro e sessanta a consegna), ed in particolare contro il
licenziamento di due di loro che, per primi, si sono “permessi” di protestare.
Questi lavoratori, al pari di molti altri, non
figurano come dipendenti dell’azienda, ma “collaboratori”.
Viene in questo modo nascosta la loro condizione di
proletari super sfruttati, che ricevono un salario da fame. Inoltre, con questa
tipologia lavorativa, l’azienda può sempre rifiutare le loro richieste.
Addirittura Foodora arriva a dire, con l’arroganza
tipica dei padroni, che il cottimo e lo stress sono “un’opportunità per chi ama
andare in bici, guadagnando anche un piccolo stipendio”!
Il caso Foodora è un classico esempio dell’inganno dei
contratti a collaborazione, veri e propri trucchi ai danni del lavoratore, al
pari di altre leggi e normative dello Stato borghese, che servono a occultare
ed intensificare lo sfruttamento capitalista della forza-lavoro.
Nel capitalismo il lavoratore non è un “collaboratore”
dell’impresa, ma uno schiavo salariato costretto a vendere la sua forza-lavoro,
le cui condizioni di lavoro e di vita sono costantemente a rischio a causa
delle crisi economiche e della concorrenza sfrenata che si fanno i padroni.
Questi lavoratori e tanti altri che nelle statistiche
borghesi appaiono come “lavoratori autonomi” a pieno titolo sono parte
integrante del moderno proletariato, la classe sociale che può emanciparsi solo
abolendo la proprietà privata borghese.
Contro lo sfruttamento e la precarietà, per la difesa
delle proprie condizioni e diritti, i settori di proletariato diffuso devono
unire le loro forze e le loro lotte a quelle della classe operaia e degli altri
lavoratori sfruttati per costruire un vero e forte fronte unico di lotta proletario.
Con i lavoratori di Foodora, esigiamo con forza:
-
salari pieni e certi, no al cottimo;
-
un lavoro regolare e stabile, un contratto vero,
strumenti di lavoro a spese dell’azienda;
-
ritiro del licenziamento dei due lavoratori.
No ai provvedimenti repressivi! Se colpiscono uno
colpiscono tutti, rispondiamo UNITI!
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From: Posta
Resistenze posta@resistenze.org
To:
Sent: Thursday, November 03,
2016 1:01 AM
Subject: TERREMOTI E ALTRO: UN GRANDE PIANO NAZIONALE
DI MESSA IN SICUREZZA E MANUTENZIONE
di Domenico
Moro
31/10/2016
Mentre l’Italia è devastata da nuove scosse di terremoto, Moscovici, Commissario europeo per gli affari economici, e il ministro Padoan discutono se e in che misura le spese per il terremoto di agosto in Italia centrale possano essere defalcate dal computo del deficit di bilancio. Il punto imprescindibile, per Bruxelles, è, come sempre, rientrare nei limiti di bilancio. Francamente, ciò è ormai intollerabile. E’ ora di dire basta con il tira e molla tra governo Renzi e Commissione europea per una manciata di milioni per le spese per il terremoto, mentre si prevedono nella legge di bilancio super e iperammortamenti fiscali che andranno a beneficio soltanto delle grandi imprese.
Mentre l’Italia è devastata da nuove scosse di terremoto, Moscovici, Commissario europeo per gli affari economici, e il ministro Padoan discutono se e in che misura le spese per il terremoto di agosto in Italia centrale possano essere defalcate dal computo del deficit di bilancio. Il punto imprescindibile, per Bruxelles, è, come sempre, rientrare nei limiti di bilancio. Francamente, ciò è ormai intollerabile. E’ ora di dire basta con il tira e molla tra governo Renzi e Commissione europea per una manciata di milioni per le spese per il terremoto, mentre si prevedono nella legge di bilancio super e iperammortamenti fiscali che andranno a beneficio soltanto delle grandi imprese.
Più che di
permessi della Commissione europea a includere nella legge di bilancio cifre
non esorbitanti, c’è bisogno di un grande piano di ricostruzione nazionale, che
metta in campo risorse adeguate (miliardi e non poche centinaia di milioni) per
la messa in sicurezza del territorio italiano da terremoti e alluvioni e per la
manutenzione della infrastruttura stradale e ferroviaria. Proprio pochi giorni
fa a Lecco è crollato un cavalcavia stradale e, mentre le autostrade, costruite
con i soldi pubblici e ora a gestione privata, aumentano le tariffe, le
autostrade ancora pubbliche subiscono crolli, come quello che ha interessato l’anno
scorso un tratto dell’autostrada Palermo-Catania. Ma basta guardare alla
situazione del manto stradale in tutta Italia, persino a quello della Capitale
e dalla sua provincia, per rendersi conto di quanto sia degradata la rete sotto
il controllo pubblico, dopo anni di investimenti zero, a causa del Fiscal
compact europeo, che ha prodotto il pesante decurtamento dei trasferimenti
statali agli enti locali (-50% ai comuni).
Invece, per
quanto riguarda la sicurezza ferroviaria non dimentichiamo la tragedia accaduta
in Puglia a luglio, che causò ventitre morti. Secondo l’agenzia nazionale per
la sicurezza ferroviaria (ANSF) gli stanziamenti del governo per la messa in
sicurezza sono inadeguati: non basteranno, secondo il direttore dell’agenzia,
Gargiulo, i 300 milioni promessi dal ministro Del Rio, ma, ad una prima e
prudenziale stima, ne serviranno almeno 500. Intanto, la situazione è talmente
pericolosa che, per le tratte ancora non adeguate agli standard, l’ANSF propone
il limite di velocità di appena 50 chilometri all’ora, che l’associazione dei
gestori privati delle ferrovie rifiuta.
C’è un modo
per combattere la disoccupazione e la crescita del debito, creando nuovi posti
di lavoro e buona crescita del PIL: salvare vite umane, abitazioni,
infrastrutture vitali e il nostro patrimonio storico. Ma, per fare questo,
bisogna superare questa Europa: i suoi assurdi vincoli di bilancio e i suoi
metodi di funzionamento, il Patto di stabilità in primis, in modo da mettere in
atto una politica economica pubblica finalmente espansiva. Una politica che non
si incentri tanto sulla riduzione dei tassi d’interesse, che va soprattutto a
favore dei profitti, ma che si incentri soprattutto sulla ripresa massiccia
degli investimenti pubblici, mediante un piano gestito direttamente dallo
Stato. È in questo senso che si può e si deve parlare di recupero e di
allargamento della sovranità popolare e democratica, in opposizione ad un
sovrannazionalismo europeista esclusivamente del capitale.
In
definitiva, le ultime e dolorose vicende italiane ci parlano di una questione
più generale. Il problema centrale cui dare risposta è quale sviluppo e quale
crescita vogliamo. Più precisamente, il tipo di sviluppo e di crescita è
strettamente collegato a come, per chi e cosa produrre. In altre parole, è
connesso a uno sviluppo che sia utile al Paese, in termini certamente, in primo
luogo, di sicurezza, ma anche, più in generale, di soddisfazione dei bisogni
della collettività (ad esempio: diritto all’abitare e alla mobilità), mediante
l’allargamento del perimetro dell’attività pubblica in economia e la riduzione
del campo, ora predominante, dei rapporti di produzione privati.
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From: Medicina Democratica segreteria@medicinademocratica.org
To:
Sent: Saturday, November 05, 2016 2:13 PM
Subject: NEWSLETTER MEDICINA DEMOCRATICA ONLUS
SICUREZZA
SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! – NEWSLETTER N. 272 DEL 02/11/16
Indice:
Disegno di Legge Sacconi: una legge per favorire l’insicurezza sul lavoro / Carenze
nei luoghi di lavoro: domande e risposte (prima parte) / Caporalato: approvato
dalla Camera in via definitiva il Disegno di Legge / Macchine marcate CE prive
dei requisiti essenziali di sicurezza / L’esposizione ad agenti cancerogeni e
la sorveglianza sanitaria / Imparare dagli errori: infortuni mortali nella
riparazione di tetti / Imparare dagli errori: lo smantellamento di un impianto
di GPL
PROCESSO ETERNIT II, INIZIATIVA A TORINO IL 27 OTTOBRE
Associazione
Italiana Esposti Amianto, Medicina Democratica, Comitato per la difesa della
salute negli ambienti di lavoro e sul territorio invitano In occasione della
ripresa del processo ETERNIT bis del 27 ottobre prossimo a partecipare ad un
Presidio davanti al Tribunale di Torino a partire dalle 9,30 (via Falcone
angolo Corso Vittorio Emanuele).
UN NO SALUTARE PER L’AMBIENTE E I DIRITTI
Nelle tesi dei sostenitori della “riforma
costituzionale” vi è quella che non si toccano i principi costituzionali di
base (i primi tre titoli), tra cui quello del diritto alla salute, all’ambiente,
alla sicurezza. Le modifiche del titolo V, ed in particolare l’articolo 117 relativo alla distribuzione di competenze e
poteri in particolare tra lo Stato e le Regioni contengono però molti “sassolini” che diventeranno frane soprattutto a
fronte di maggiori poteri attribuiti all’esecutivo e una riduzione del
bilanciamento tra organi politici (Camera/Senato in primis).
A MANFREDONIA, UN NO PER IMPEDIRE L’INFERNO DEL GPL
I
cittadini di Manfredonia hanno ragione! Medicina Democratica sostiene i
cittadini di Manfredonia che si oppongo all’insediamento di un deposito di
oltre 60 mila metri cubi di GPL nel territorio del comune e annessi sistemi di
scarico e movimentazione del GPL dalle navi gasiere.
IL NO FA BENE ALLA SALUTE
Il no fa
bene alla salute: dibattito pubblico con Valerio Onida, Gaspare Jean,
Piergiorgio Duca, Fulvio Aurora, Vittorio Agnoletto giovedì 17 novembre 2016 alle
ore 21.00 presso Casa della Cultura in via Borgogna, 3 a Milano.
Medina Democratica
Movimento di lotta per la salute Onlus
SITO WEB
FACEBOOK:
www.facebook.com/MedicinaDemocratica
www.facebook.com/MedicinaDemocratica
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From: Comitato
Eureco comitatosostegnovittime.eureco@gmail.com
To:
Sent:
Saturday, November 05, 2016 7:38 PM
Subject:
COMUNICATO STAMPA: IN RICORDO DELLE VITTIME DELLA EURECO
Buonasera,
inviamo a
seguire Comunicato Stampa del Comitato in merito all’iniziativa svoltasi ieri,
per ricordare le vittime nel sesto triste anniversario della tragedia.
Saluti
cordiali
COMUNICATO STAMPA
Paderno Dugnano, 4 novembre 2016
Sono passati sei anni, ma non bisogna dimenticare
quanto è successo all’Eureco, anche dopo tanto tempo abbiamo bisogno di non
scordare questi morti, di far sentire vicina la comunità, la città. Non avere memoria dei fatti,
sarebbe come uccidere i lavoratori di nuovo.
Il 4 novembre per Paderno non è più solo una ricorrenza nazionale. Da sei
anni è il giorno del dolore, il giorno della tragedia senza giustificazioni.
Nel 2010 una colonna di fumo e fiamme divorò il piazzale dell’azienda di
stoccaggio rifiuti Eureco di via Mazzini, uccidendo Sergio Scapolan (63 anni),
Harun Zeqiri (44), Salvatore Catalano (55) e Leonard Shehu (38): per loro non
ci fu scampo, morirono dopo settimane e mesi di agonia.
Quattro colleghi riuscirono a salvarsi ma da allora devono fare i conti con
le cicatrici, con i ricordi, con nuove battaglie. Non è bastata certo a loro la
condanna per omicidio colposo plurimo, Giovanni Merlino, all’epoca proprietario
dell’azienda.
Oggi, nell’anniversario della strage, una delegazione del “Comitato Eureco”,
rappresentanti del Comune di Paderno Dugnano, Don Paolo della parrocchia di
Palazzolo, di forze politiche e di cittadini, hanno portato dei fiori e fatto
un minuto di silenzio, presso il Parco della Pace a Palazzolo Milanese, dove ci
sono gli alberi piantati a ricordo delle vite spezzate con le targhe dei nomi
dei lavoratori morti.
Speriamo che anche chi non ha potuto intervenire direttamente, si ricordi
di questo triste anniversario ed abbia un pensiero per le vittime, perché
episodi del genere mai più si ripetano.
Le vite dei lavoratori valgono immensamente più del profitto a cui troppo
spesso sono sacrificate.
Corre l’obbligo di dire che nonostante il tempo sia passato, i problemi
sono rimasti ed anche aumentati. Alcuni lavoratori non sono stati risarciti, la
perdita del lavoro continua e i disagi anche.
E’ noto che proprio nell’area ex Eureco si vorrebbe ricominciare la stessa
attività pericolosa e come Comitato con l’appoggio dei cittadini e delle forze
politiche stiamo facendo pressione per fermare questa scelta sciagurata.
Abbiamo recentemente effettuato incontri con Sala Sindaco della Città
Metropolitana sulla situazione ex Eureco. In Regione è stata approvato un Ordine
del Giorno presentato dal M5S per maggiori controlli e per sostenere i
lavoratori in stato di disagio.
Sono attualmente in itinere ricorsi al TAR da parte del Comune di Paderno
Dugnano e di Medicina Democratica perché si riconosca la non idoneità dell’area
contigua alla Milano Meda e al Villoresi, per impianti di trattamento di
rifiuti pericolosi.
Il prossimo 8 novembre alle 21, presso la sala del Consiglio Comunale avrà
luogo l’assemblea pubblica “No all’Eureco
2” per fare il punto della situazione e per il 17 dicembre stiamo
organizzando una cena di sottoscrizione per i lavoratori ex Eureco ancora in
stato di disagio.
Come Comitato ringraziamo tutti i partecipanti: i cittadini, le
associazioni, l’Istituzione locale (Presidente del Consiglio Comunale di
Paderno Dugnano), Don Paolo, i rappresentanti delle forze politiche (PRC,
Insieme per Cambiare, M5S e Sinistra Anticapitalista) e invitiamo tutti a partecipare
ai prossimi eventi.
COMITATO A SOSTEGNO
DEI FAMILIARI DELLE VITTIME E DEI LAVORATORI EURECO
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To:
Sent: Sunday,
November 06, 2016 5:22 PM
Subject: PER IL
PROGETTO “IL SOLE SULLA PELLE” IL FILM
SULLA STRAGE FERROVIARIA DI VIAREGGIO
APPELLO A DARE UNA NUOVA SPINTA AL PROGETTO
Continuano le riprese del film-documentario “Il sole sulla pelle”,
lungometraggio che sviluppa narrativamente la storia della strage ferroviaria
di Viareggio del 29/06/09.
L’Associazione Il Mondo che Vorrei, la Toscana Film
Commission, L’Aura Scuola di Cinema di Ostana di Giorgio Diritti e Fredo Valla
e la Fondazione
Giorgio Gaber sostengono il progetto, che vede come
testimonial Luca Bassanese (musicista), Giorgio Diritti (regista), e che
recentemente anche Vinicio Capossela, autore della canzone “Ovunque proteggi”
che ha dato il titolo al cortometraggio di Massimo Bondielli, ha voluto
ricordare durante il concerto di Bolgheri il 5 agosto 2016:
Nello scorso agosto 2016 si è conclusa la prima fase della campagna di
raccolta fondi del progetto “Il sole sulla pelle”.
Siete stati in 108 sostenitori a fare la vostra donazione consentendo il
raggiungimento del 50% dell’obiettivo prefissato. 2.000 contatti hanno
condiviso la pagina del progetto. Oltre 100.000 persone hanno visualizzato i
post sulle pagine Facebook della Caravanserraglio Film Factory e de Il Mondo
che vorrei ONLUS.
Nel frattempo, in molti hanno chiesto di voler sostenere il progetto. Sono
cittadini e associazioni che gli autori incontrano durante le
proiezioni/racconto. Quindi, la Caravanserraglio Film
Factory ha deciso di riaprire la nuova campagna sul portale di Produzioni dal
Basso:
INVITATE I VOSTRI AMICI A SOSTENERE IL PROGETTO
* * * * *
A distanza di due anni dalla sua prima uscita, il cortometraggio “Ovunque
proteggi” con la regia di Massimo Bondielli, scritto insieme a Gino Martella,
prodotto dalla Caravanserraglio Film Factory e voluto dall’associazione dei
familiari delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio del 29/06/09 “Il
Mondo che Vorrei Onlus”, continua a vincere premi.
Il festival romano di “Diritto al Corto” organizzato dal Dipartimento di
Giurisprudenza dell’Università di Roma Tre, sotto la direzione artistica della
professoressa Antonella Massaro, ha selezionato 12 opere su tematiche
socio-giuridiche tra gli oltre 3500 lavori pervenuti. Tra queste 12 opere c’è
anche “Ovunque proteggi”.
Il 29 ottobre 2016, durante la serata finale presso il Teatro Palladium di
Roma, il cortometraggio sulla strage ferroviaria di Viareggio, all’unanimità ha
ricevuto il premio Menzione Speciale della Giuria, presieduta dal regista
Giuliano Montaldo e composta da Pier Giorgio Bellocchio, Enrico Carocci,
Carolina Crescentini, Laura Delli Colli, Sabrina Impacciatore, Virginio
Palazzo, Daniele Silvestri, Massimo Vigliar.
“La strage di Viareggio riassume in maniera emblematica una tendenza
tipicamente italiana: il disastro che si poteva evitare, la commozione e lo
sdegno immediatamente successivi, i tempi troppo lunghi del processo penale, il
Diritto che non riesce a fare Giustizia”:
Diritto al Corto è il 20° festival che seleziona il lavoro della
Caravanserraglio Film Factory ed è il 6° premio ricevuto in due anni. Il
portale di Cinemaitaliano.info lo inserisce tra i documentari italiani più
premiati del 2015, terzo tra i cortometraggi:
“Conversando con i giurati” – dicono gli autori – “è emerso che spesso
siamo abituati a pensare il cinema composto da tanti recinti espressivi. I
giurati hanno apprezzato Ovunque proteggi in quanto “opera”, al di là di questi
schematismi”.
Martedì 8 novembre, “Ovunque proteggi” sarà proiettato alla Camera dei
Deputati, dove saranno presenti gli Autori e i familiari delle vittime:
Tra qualche settimana sarà pronunciata la Sentenza di I° Grado del
Processo che si tiene a Lucca. Probabilmente qualcuno voleva far rimanere la Strage ferroviaria di
Viareggio uno “spiacevole episodio”, ma la determinazione dei familiari e la
passione per il cinema civile di Bondielli & Martella, la stanno facendo
diventare un “messaggio universale” di giustizia e verità. Come ha detto Marco
Piagentini durante una delle tante tappe che il racconto sta realizzando in
giro per l’Italia: “con i soldi provano a comprare il tuo silenzio, ma con noi
hanno sbagliato i conti!”.
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From: La Città Futura noreply@lacittafutura.it
To:
Sent: Sunday,
November 06, 2016 9:06 PM
Subject: SOCIALIZZAZIONE DELLO SVILUPPO TECNOLOGICO E LOTTA PER LA RIDUZIONE DELL’ORARIO DI LAVORO
05/11/16
La rivendicazione
della riduzione dell’orario di lavoro come questione disgiunta da un discorso
complessivo sul rapporto di potere tra capitale e lavoro può condurre a
risultati effimeri, soggetti ad una compromissione parziale o totale ad opera
della controffensiva padronale.
Con la fine del
periodo storico caratterizzato dalle più imponenti conquiste del movimento
operaio anche la tendenza ad una progressiva riduzione dell’orario di lavoro
conosce una battuta d’arresto, fino ad arrivare alla messa in discussione di
quelli che si ritenevano dati strutturali ormai consolidati. In Europa solo
qualche anno fa imperversava la discussione sull’opt-out, ossia la clausola che consente di derogare il
limite di 48 ore dell’orario settimanale (con la possibilità di arrivare fino a
65 ore settimanali). Ma i segni più evidenti sono quelli rintracciabili nella
generale regressione che si registra in sede di contrattazione sindacale.
La subordinazione
alle esigenze del sistema delle imprese avviata con l’accordo interconfederale
del 28 giugno 2011 e sublimata con il Testo unico sulla rappresentanza del 10
gennaio 2014, trova espressione, tra le altre cose, attraverso l’introduzione
del principio di derogabilità in
senso peggiorativo dei contratti collettivi ad opera dei contratti aziendali.
Un’opportunità offerta al padronato che può intervenire su tutti gli aspetti
del rapporto di lavoro, compreso quindi l’orario, con derive facilmente
intuibili data la minor forza di resistenza dei lavoratori di una singola
azienda rispetto a quelli di un intero settore. Né, purtroppo, segni di una
tendenza all’aumento dell’orario di lavoro sono assenti già in sede di
contrattazione collettiva (giusto per fare un esempio: il contratto collettivo
dei lavoratori dell’igiene ambientale, che porta la settimana lavorativa da 36 a 38 ore, con 104 ore
annuali in più).
Il processo in atto
appare paradossale a fronte di una trasformazione epocale dei processi
produttivi, determinata dall’automazione e informatizzazione dei processi produttivi. Ma appunto, di
apparenza si tratta, che si dissipa nel momento in cui si analizza proprio la
rottura di un nesso tra azione sindacale e suo contenuto politico, analisi che
dovrebbe permetterci di rispondere alla seguente domanda: Perché i benefici in
termini di produttività conseguiti grazie all’automazione e all’informatizzazione
non si sono tradotti in una riduzione dei tempi di lavoro?
Come tutte le
innovazioni tecnologiche, anche l’ultimo impetuoso processo si è manifestato
nel sistema governato dal capitale, sotto forma di una maggiore produzione di plusvalore relativo. Lo sviluppo delle forze produttive
in un’economia capitalista non ha come scopo l’accorciamento della giornata lavorativa
ma solo la sua parte relativa al lavoro necessario, a vantaggio di quella che
produce il plusvalore. E perché la dialettica tra
rappresentanti del capitale e rappresentanti dei lavoratori non potrebbe
condurre, come del resto accaduto storicamente, ad una traduzione di una parte
della riduzione del lavoro necessario, in termini di un ridimensionamento della
complessiva giornata lavorativa?
Lo sviluppo
capitalistico non ha solo conseguenze in termini quantitativi ma coinvolge
aspetti qualitativi che vanno ad incidere proprio sul complessivo assetto di
potere nell’ambito dei rapporti sociali di produzione.
In particolare, la connotazione sociale delle condizioni che producono un
maggior plusvalore relativo viene fatta propria dal capitale e conseguentemente
raffigurata come funzione ad esso appartenente.
Si arriva al punto in
cui il capitale non tende soltanto a ridurre all’indispensabile
il diretto impiego di lavoro vivente e a diminuire di continuo, mediante lo
sfruttamento delle forze produttive sociali del lavoro, il lavoro necessario
per l’approntamento di un prodotto, ma si
approfondisce il dominio sempre più esclusivo del capitale sulle condizioni di
lavoro; e, attraverso questo dominio, con l’impiego sempre più razionale di
tutte le condizioni della produzione, si sviluppa e si specifica lo
sfruttamento capitalistico della forza-lavoro. L’operaio riesce a cogliere
ormai la globalità del processo di produzione soltanto attraverso la mediazione
del capitale: forza-lavoro
non più soltanto sfruttata, ma integrata dentro il capitale.
La “socialità” delle
condizioni di produzione che consentono al capitale di ottenere economie di
costo, viene trasfigurata in elementi che sono insiti nella sua natura. È
quanto accade anche per il progresso tecnologico. La direzione dei vantaggi
rivenienti dalle innovazioni tecnologiche è rimessa completamente nelle mani
del capitale ed anche in questo caso l’intero processo è visto come “potenza estranea” dal lavoratore.
La costruzione di
piattaforme sindacali che tornino a richiedere una riduzione dell’orario di
lavoro va quindi inquadrata in una complessiva azione politica che abbia come premessa imprescindibile la ricomposizione della classe
lavoratrice. Questa ricomposizione, per essere efficace, deve ripercorrere le trasformazioni
avvenute nell’organizzazione del lavoro, affinché le forme organizzative
della rappresentanza di classe trovino corrispondenza nelle reali articolazioni
produttive.
Partendo sempre da
una irrinunciabile analisi della realtà effettiva, un tema di riflessione per l’area
costituita dal sindacalismo più conflittuale e dalle organizzazioni politiche
di classe del proletariato, potrebbe essere quello dell’adeguatezza delle categorie contrattuali in cui è suddiviso il corpo del
lavoro salariato, nella fase attuale. Attraverso processi di
esternalizzazione e appaltizzazione gli ultimi decenni hanno traghettato un’economia
fondata ancora sul modello fordista verso un’organizzazione produttiva che
potremmo definire tentacolare, in cui un centro beneficiario di ultima istanza
si avvale della produzione di valore dei nodi di una rete composita, che può
presentarsi sotto le più diverse forme economiche e giuridiche.
I lavoratori di
quelle che erano le strutture portanti di un sistema basato sulla grande impresa,
hanno alimentato copiosamente la contabilità degli esuberi. Ma questo vuol dire che il lavoro è scomparso? Questo
punto rappresenta un crocevia dei temi che sono stati affrontati finora. La
narrazione ideologica del capitale utilizza le innovazioni tecnologiche come
giustificazione tecnica per l’avvio di processi di ristrutturazione di aziende
o di interi settori. L’accettabilità dei costi sociali che i lavoratori
dovranno subire trova proprio in questa argomentazione “oggettiva” la sua base
portante.
Il valore
mistificatorio di questa narrazione è nel velo con cui essa copre il fatto che
il lavoro non scompare, ma che cambiano le forme in cui il capitale estorce
plusvalore. Dal lato del lavoro queste nuove forme prendono le sembianze di un maggior sfruttamento. Le lavorazioni espulse dal
perimetro aziendale della grande impresa vengono svolte da lavoratori
inquadrati in aziende di minori dimensioni con conseguenti livelli di diritti e
garanzie più bassi, o nei moderni opifici digitali (Accenture docet) in cui i lavoratori sono inquadrati con contratti
atipici e costantemente sottoposti al ricatto del mancato rinnovo.
Al termine del
processo avremo un quadro in cui:
-
i
lavoratori della grande impresa (e soprattutto le loro organizzazioni
rappresentative) subiscono responsabilmente brutali
processi di ristrutturazione motivati dal fattore tecnologico: ciò si traduce
in perdita di salario (con l’attivazione di misure statali o settoriali per il
superamento delle tensioni occupazionali, ma anche come richiesta esplicita nei
rinnovi contrattuali), di diritti e garanzie; ciò che rende letteralmente
surreale poter ipotizzare una piattaforma rivendicativa che si strutturi
attorno alla richiesta della riduzione dell’orario di lavoro a parità di
salario;
-
i
lavoratori delle piccole imprese che hanno assunto le lavorazioni
esternalizzate o degli opifici digitali hanno un rapporto di lavoro che vive in
un contesto di evidente debolezza, in cui l’orario di lavoro è soggetto ad una
completa flessibilizzazione in funzione degli obiettivi aziendali.
Il risultato
complessivo è una amplificazione del processo di estorsione di plusvalore
relativo, ottenuta grazie alle innovazioni tecnologiche, alle conseguenti
modifiche produttive e alle corrispondenti sovrastrutture giuridiche
(deregolamentazione del rapporto di lavoro). Nel sistema del capitale, quindi,
un orario di lavoro risalente al modello fordista (con addirittura tendenze al
suo aumento) può benissimo convivere con la più radicale delle trasformazioni
indotte dalle innovazioni tecnologiche.
L’opposizione ad un modello siffatto, dal quale scaturiscono maggior sfruttamento della forza-lavoro occupata, peggioramento delle condizioni di lavoro e mantenimento di un corposo esercito industriale di riserva (con tassi di disoccupazione che non si discostano nel loro oscillare da un nocciolo strutturale), può venire solo da chi ha interessi contrapposti. Solo il lavoro salariato, unito nel vincolo di soggezione al capitale ma disgregato nell’attuale forma di processo produttivo con una coscienza di classe frantumata dallo schiacciante potere persuasivo dei mezzi di comunicazione di massa e dalle pressioni culturali, può farsi carico di un compito storico tanto vecchio quanto
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From:
MicroMega kwdirect@newsletter.kataweb.it
To:
Sent: Sunday,
October 30, 2016 10:06 AM
Subject: MEDICINA DEMOCRATICA:
LE MODIFICHE COSTITUZIONALI E L’ITALICUM SONO ATTI INSALUBRI DA RESPINGERE AL
MITTENTE
L’attuale esecutivo ha
inaugurato il suo mandato con la parola d’ordine dell’innovazione e delle
riforme.
La riforma
costituzionale (Legge Boschi) così come la riforma elettorale (Italicum: Legge
52/15), per quanto dichiarato dagli ideatori, andrebbero nella direzione di
rendere più veloce l’azione dei governi con due meccanismi fondamentali:
eliminando il bicameralismo ed introducendo un imbuto nella selezione dei
rappresentanti politici (della compagine governativa e dell’opposizione).
Per queste riforme è
stato indetto un referendum (costituzione) e un altro sarebbe opportuno
(Italicum). Riteniamo che la logica che le sostiene sia la stessa ed è una
logica che dobbiamo contrastare. Il progetto è modificare le basi della
Repubblica democratica non per rendere più efficienti le istituzioni, ma per
introdurre una sorta di “premierato” del Presidente del Consiglio, una deriva
autoritaria, per “normalizzare” la realtà italiana e ridurre gli spazi dell’espressione
della volontà popolare e del conflitto sociale.
Il primo punto di tale
programma è una nuova legge elettorale che stabilisce un premio di maggioranza
eccessivo mettendo fuori gioco ogni minoranza non allineata ai raggruppamenti
elettorali maggiori e scoraggia (di fatto) la partecipazione di sempre più
vaste masse di popolazione alla stessa espressione del voto (che voto a fare,
se non trovo qualcuno che mi rappresenti veramente? Che voto a fare se il mio
voto avrà un valore minore di quello di un sostenitore dei partiti più forti?
Oppure se oggi sono minoranza, per divenire maggioranza con questi sbarramenti,
dovrei attendere tanto per ottenere una rappresentanza ed intanto mettere in
campo una strategia extraparlamentare di lunga-lunghissima durata).
Insomma l’Italicum è
una riedizione, peggiorata, del Porcellum in una fase storica in cui la gente
già in maggioranza è attratta dall’astensione. Evidentemente agli occhi degli
ideatori del progetto il fenomeno dell’esclusione di buona parte della
popolazione è visto con favore.
Per una associazione
come Medicina Democratica che, nel nome stesso, ritiene fondamentale la
democrazia e la partecipazione (“Bisogna combattere la mancanza di
partecipazione come una malattia...”), questo progetto è un atto lesivo dello
stesso diritto alla Salute.
Maccacaro ha
analizzato in più occasioni il rapporto malattia, estraniazione, isolamento ed
assenza di rappresentanza, ma anche chi non ha letto i suoi testi capisce che
il non potere agire realmente sulla selezione della classe politica significa
anche non potere scegliere chi programmerà o gestirà il Sistema Sanitario.
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To:
Sent: Monday, November 07, 2016 10:11 AM
Subject: ARRIVERA’ UN ALTRO TERREMOTO...
ARRIVERA’ UN ALTRO TERREMOTO, SE SARA’ UNA CATASTROFE OPPURE NO DIPENDE
DA QUEL CHE FAREMO NEL FRATTEMPO
Quest’articolo è dedicato a tutti
quelli che in questi giorni vivono nelle macerie del terremoto del centro
Italia, a tutti quelli che sono giustamente sconvolti da una situazione di
abbandono delle masse popolari del nostro Paese, a tutti quelli che si rendono
conto che il dissesto territoriale è un problema politico, di direzione
politica, di interessi di classe.
Dal 24 agosto 2016 il centro Italia
è sconvolto dal terremoto. A differenza delle emergenze degli ultimi venti anni
(dal terremoto del ‘97 tra Umbria e Marche, a quello di L’Aquila del 2008, a quello del 2012
dell’Emilia) in questa occasione il centro Italia vive in una situazione d’emergenza
da due mesi e mezzo. A essere coinvolti sono 103 kilometri quadrati di
territorio della nostra penisola, parliamo di 40.000 sfollati solo nelle
Marche, di centinaia di piccole e medie aziende bloccate, di centinaia di
scuole chiuse, di qualche decine di palazzi sfollati ad Ancona fino ad arrivare
a Roma.
In queste ore stiamo assistendo al
paradosso: da una parte siamo tra quei paesi imperialisti che vive dei disastri
ambientali per troppa cementificazione (siamo tra i Paesi con il maggior numero
di case rapportate al numero di abitanti) e dall’altro ci sono anziani,
famiglie, bambini sfollati che dormono nei vagoni dei treni (a Fabriano),
piuttosto che nelle tende senza i minimi servizi igienici (a Norcia).
Oggi tutti sanno che esistono misure
antisismiche che prevengono situazioni catastrofiche come queste, ma chi deve
attuarle queste misure?
Ma non dobbiamo fermarci alla
denuncia delle malefatte del Governo di turno, che è emanazione dei poteri
forti e che non è nato per fare gli interessi delle masse popolari; il punto è costruire
tempestivamente una rete solidale e dal basso di organizzazioni territoriali
composto dalle masse popolari e che fa gli interessi delle masse popolari. Sono
già molte le associazioni (vedi l’Associazione “A2O” di Ancona che per l’emergenza
terremoto sta organizzando molte iniziative di solidarietà, oppure il lavoro
delle Brigate di Solidarietà Attiva) che promuovono il protagonismo delle masse
popolari e si mettono al servizio delle esigenze delle stesse.
Il passo successivo è comprendere
che “mettersi al servizio per fare gli interessi delle masse popolari”
significa costruire l’alternativa politica necessaria per farla finita con
speculatori e affaristi di ogni sorta. Significa costruire un Governo d’Emergenza
Popolare così da promuovere la strada della rivoluzione socialista.
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To:
Sent: Monday, November 07, 2016 10:11 AM
Subject: I VIGILI DEL FUOCO SUL SOCCORSO ALLE ZONE TERREMOTATE: SPECCHIO IN CUI
VERSA LO STATO DEI SOCCORSI
L’articolo che riportiamo dimostra
il modo in cui la classe dominante sta intervendo nelle zone colpite dal
terremoto del centro Italia.
* * * * *
LA SEDE
DEI VIGILI DEL FUOCO DICHIARATA INAGIBILE. PARISI RISOLVE CON STUCCO E CAZZUOLA
USB: I vigili proclamano lo stato di
agitazione nazionale
Roma, mercoledì, 02 novembre 2016
“Un soccorso basato sul risparmio”
questa è la dura affermazione di Costantino Saporito, USB Vigili del Fuoco
Nazionale, in merito all’intervento nel centro Italia. “Stiamo agendo con 465
unità, mentre per il terremoto dell’Aquila eravamo in 2.700”.
L’investimento nella macchina del
soccorso, nella prevenzione, nella ricerca e, soprattutto, nell’assunzione di
personale, al fine di raggiungere il parametro europeo di un vigile del fuoco
ogni mille abitanti, è una pura chimera in un sistema che vede i privati
padroni della nostra sicurezza.
Forse non tutti sanno che nessuna
delle sedi dei vigili in tutta Italia è antisismica. Sono stati stanziati 75
milioni di euro ma i lavori non sono mai partiti. A Camerino, duramente colpita
dalle scosse degli ultimi giorni, il distaccamento, dove alloggiavano i
colleghi, è stato dichiarato inagibile, sta crollando. Ora si dorme nelle tende
e non si ha nemmeno più la possibilità di cucinarsi un pasto.
“Già, perché quando si è in
emergenza” - continua Saporito - “le ditte private che dovrebbero continuare a
sfamare i Vigili spariscono e, ci si deve organizzare da soli o, come è
successo a Camerino, si deve chiedere un pasto caldo al Soccorso Alpino o
andare in trattoria”.
L’ingegnere Guido Parisi, direttore
generale delle risorse logistiche e strumentali, invece di mettere in sicurezza
la struttura di Camerino, con solidi lavori strutturali, ha pensato bene di
chiamare gli operai e mettere a posto solamente gli intonaci. Tutto è basato
sull’apparire, i lavori vengono fatti in maniera superficiale perché l’immagine
è tutto e si preferisce spendere poco.
USB già dalle prime giornate dell’evento
sismico di Amatrice e delle altre zone limitrofe (Arquata del Tronto, Accumoli,
Pescara, San Pellegrino, ecc.) ha sottolineato, sia durante l’unico incontro
sia con nota specifica indirizzata ai vertici dell’intero ministero e
dipartimento, il problema della presenza pericolosa di amianto tra i cumuli di
macerie.
Ad oggi non risulta essere stata
avvertita né ASL, né l’ARPA, né il commissario straordinario del sisma. Di
contro la denuncia fatta da USB ha sensibilizzato l’interesse della
magistratura la quale speriamo faccia chiarezza sui vari gradi di
responsabilità.
“La situazione è al collasso” - Conclude
Saporito - “e nulla viene fatto per ripristinare case e servizi. Per questo
motivo il corpo dei Vigili del Fuoco ha proclamato lo stato di agitazione”.
Emanuela Dei
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From: Patrizia
Gentilini patrizia.gentilini@villapacinotti.it
To:
Sent:
Thursday, November 10, 2016 12:47 PM
Subject: CONVEGNO NAZIONALE PROCESSI DI COMBUSTIONE E SALUTE UMANA
PROCESSI DI COMBUSTIONE E SALUTE UMANA
CONVEGNO NAZIONALE
DEDICATO A LORENZO TOMATIS
Promosso da Ordine dei
Medici di Pistoia e Associazione Medici per l’Ambiente ISDE Italia
Con il patrocinio di
FNOMCEO
PISTOIA, SABATO 3
DICEMBRE 2016
Hotel Villa Cappugi
via Collegigliato, 45
I processi di combustione che hanno caratterizzato la società moderna a
partire dalla rivoluzione industriale, rappresentano oggi uno dei più rilevanti
problemi per le ricadute ambientali e sanitarie, a cominciare dai cambiamenti
climatici.
Ogni processo di combustione infatti, sia che derivi da combustibili
fossili che da biomasse per produzione di energia, traffico o trattamento di
rifiuti, produce grandi quantità di inquinanti e di gas clima alteranti.
Lo scadimento della qualità dell’aria che ne consegue è fonte di rischi per
la salute umana ormai indiscutibilmente accertati sul piano scientifico.
Scopi del Convegno sono:
-
fornire strumenti di conoscenza e di
aggiornamento alla classe medica sul tema Ambiente-Salute
-
inquadrare il problema, individuando i
principali inquinanti e le loro ricadute sulla salute
-
delineare soluzioni possibili che
permettano di superare l’attuale modello produttivo basato su processi lineari
(estrazione di materie prime - produzione di manufatti - formazione di rifiuti)
trasformandolo in un modello, coerente con i cicli della Natura, basato su
processi circolari che utilizzino come fonte primaria l’energia solare.
Per partecipare al Convegno, aperto anche ad uditori esterni (fino ad esaurimento
posti), è necessario registrarsi a: info@omceopistoia.it.
Per informazioni
0573 22 245 (OMCeO Pistoia)
0575 22 256 (ISDE Arezzo)
cellulari 340 59 95 091 / 329 79 73 354
PROGRAMMA
8.00 - 8.30 Registrazione e apertura dei lavori
8.40 SALUTI
Maurizio Scassola: vice
Presidente FNOMCeO,
Egisto Bagnoni: Presidente
ODM Pistoia,
Roberto Romizi: Presidente
ISDE Italia
9.00 PRIMA SESSIONE: INQUADRAMENTO GENERALE DEI
PROCESSI DI COMBUSTIONE
Moderatori: Ferdinando Laghi e
Egisto Bagnoni
9.10 Le combustioni in natura e per attività antropiche - Gianni Tamino
9.30 Centrali a carbone, cementifici, inceneritori per rifiuti e biomasse,
traffico: situazione italiana e costi economici per danni alla salute e all’ambiente
- Giovanni Ghirga
9.50 Ruolo delle Agenzie Regionali di Protezione Ambientale (ARPA) - Paolo Lauriola
10.10 Ruolo dei Dipartimenti di Prevenzione (ASL) - Renzo Berti
10.30 - 11.00 DIBATTITO
11.00 SECONDA SESSIONE: INQUINANTI E RISCHI PER LA SALUTE UMANA
Moderatori: Agostino Di Ciaula e
Ferdinando Santini
11.00 Inquinanti dai processi di combustione: dagli interferenti endocrini
al particolato ultrafine - Ernesto
Burgio
11.20 Qualità dell’aria e salute: non solo patologie cardiovascolari, respiratorie
e cancro - Agostino Di Ciaula
11.40 Qualità dell’aria e salute infantile - Patrizia Gentilini
12.00 - 13.00 DIBATTITO
13.00 - 14.30 Buffet
14.30 TERZA SESSIONE: ESEMPI, SOLUZIONI E
PROSPETTIVE CONCRETE
Moderatori: Vincenzo Migaleddu e
Maria Grazia Petronio
14.30 La Chimica
Verde - Vincenzo
Migaleddu
14.50 Una Mega centrale a biomasse nel Parco del Pollino - Ferdinando Laghi
15.10 Energia per l’Italia: il punto di vista di alcuni scienziati italiani
- Alberto Bellini
15.30 I rifiuti: da problema a risorsa - Pietro Piva
15.50 Fertilità del suolo e contrasto ai cambiamenti climatici: il ruolo
del compostaggio - Fabio Musmeci
16.10 Presentazione della Campagna Nazionale ISDE “Combustioni Zero” - Ferdinando Laghi
16.30 DISCUSSIONE e CONCLUSIONI
Relatori:
Egisto Bagnoni
Presidente ODM Pistoia
Alberto Bellini
Ingegnere Università di Bologna
Renzo Berti
Direttore Dipartimento Prevenzione ASL Toscana Centro
Ernesto Burgio
Pediatra Presidente Comitato Scientifico ISDE
Agostino Di
Ciaula Internista Segretario Comitato Scientifico ISDE
Patrizia
Gentilini Oncoematologa Comitato Scientifico ISDE
Giovanni Ghirga
Pediatra ISDE Civitavecchia
Ferdinando
Laghi Internista Vice Presidente ISDE
Paolo Lauriola
ARPA Emilia Romagna
Vincenzo
Migaleddu Radiologo ISDE Sardegna
Fabio Musumeci
ENEA
Maria Grazia
Petronio Igienista Vice Presidente ISDE
Pietro Piva
Consorzio Contarina
Roberto Romizi
Presidente ISDE Italia
Ferdinando
Santini ODM Pistoia
Maurizio
Scassola Vice Presidente FNOMCeO
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To:
Sent:
Saturday, November 12, 2016 12:06 PM
Subject: FERRANDINA 18 NOVEMBRE: CONVEGNO “AMIANTO E
SOSTANZE TOSSICHE: GIUSTIZIA PER LE VITTIME”
FERRANDINA
Venerdì 18
novembre 2016
AMIANTO
E SOSTANZE TOSSICHE PRESENTI NEGLI AMBIENTI DI LAVORO E SUL TERRITORIO: GIUSTIZIA
PER LE VITTIME
AULA
CONSILIARE
INIZIO LAVORI
ORE 18:00
SALUTI
Gennaro
MARTOCCIA Sindaco di Ferrandina
INTRODUCE
Maria Morante
Assessore Istruzione, Ambiente, Sanità
RELATORI
Annamaria Dubla
Associazione Ambiente e Legalità
Francescopaolo Lobuono
Responsabile U.O. medicina lavoro Matera
Andrea
Rosario Di Giura Avvocato delegato AIEA e Medicina Democratica
Giovanni Barozzino
Componente Commissione Parlamentare Infortuni sul Lavoro
DIBATTITO
CONCLUSIONI
Mario Murgia
Associazione Italiana Esposti Amianto
MODERATORE
Margherita Agata giornalista
---------------------
From: Movimento
Femminista Proletario Rivoluzionario mfpr.naz@gmail.com
To:
Sent: Saturday, November 12,
2016 3:52 PM
Subject: LETTERA
APERTA AI SINDACATI DI BASE: MANIFESTAZIONE DEL 25 NOVEMBRE
Alle
lavoratrici, precarie, disoccupate, immigrate, braccianti
Ai
Sindacati di base, a tutti gli organismi di lotta delle donne
Il
25 novembre lavoratrici, precarie, disoccupate, rappresentanti di migranti,
braccianti, dal sud al nord, da Taranto a Torino, a Milano, da Palermo a
Bologna, dall’Aquila a Roma, ecc. ecc., raccogliendo l’appello delle
lavoratrici precarie delle cooperative sociali di Palermo da tanto tempo in lotta,
saranno a Roma in piazza Montecitorio dalle ore 9:30, per assediare i Palazzi
del potere, il parlamento.
Noi
donne lottiamo ogni giorno per il lavoro, il salario, contro le discriminazioni,
lottiamo nelle cooperative contro contratti vergognosi che ci offendono, contro
le violenze e molestie dei padroni, lottiamo nelle fabbriche contro chi vuole
ridurre la nostra vita a macchina per il suo profitto e ogni giorno toglie un
pezzo della nostra vita; lottiamo nel commercio, nei pubblici esercizi, contro
il lavoro nero, i licenziamenti, i ricatti; lottiamo come disoccupate contro l’umiliazione
di trovare lavoro; lottiamo contro la schiavitù e le violenze sessuali di
caporali e padroni nelle campagne, lottiamo nella scuola, nei call center,
nelle lotte per la casa, nelle lotte sul territorio per la salute, ma questa
nostra voce e soprattutto le nostre lotte restano inascoltate, anzi vengono
silenziate, oscurate.
Noi
donne subiamo quotidianamente l’oscena violenza sessuale e la catena infinita
di femminicidi. Ma nessuno, o pochissimi, lega questa violenza alla nostra
condizione generale fondata sul doppio sfruttamento e oppressione, che produce
violenze sessuali e femminicidi.
Ed
è proprio questa condizione generale che noi il 25 novembre vogliamo portare a
Roma.
Non
possiamo delegare questa lotta al femminismo borghese.
Siamo
noi lavoratrici, precarie, disoccupate, immigrate, che lottiamo ogni giorno,
che la dobbiamo portare unite a livello nazionale.
L’unità
è la nostra forza!
VI
ASPETTIAMO IL 25 NOVEMBRE A PIAZZA MONTECITORIO, DAVANTI AL PARLAMENTO, ALLE
ORE 9:30.
Abbiamo
chiesto incontri con parlamentari.
In
questi non vogliamo sentire le loro ipocriti discorsi, ma parlare noi, portare
noi la sfida della nostra piattaforma, che scaturisce dalle lotte.
Taranto
5 novembre 2016
Per
le lavoratrici, precarie, disoccupate, immigrate
347
53 01 704
---------------------
From: Clash City
Workers cityworkers@gmail.com
To:
Sent:
Sunday, November 13, 2016 8:59 AM
Subject: LICENZIATO LAVORATORE SCOMODO
Marco 51 anni,
delegato Cobas, è stato licenziato da Prometeo, una azienda in un comune della
provincia di Pisa nata dalla fusione di una società in house e soggetti
privati. Di questo licenziamento parlano ormai i giornali locali da giorni.
La sua colpa, ci dice
Federico Giusti, del coordinamento delegati e lavoratori indipendenti, è di
essere stato ripreso da un “solerte” cittadino mentre puliva in maniera
sommaria una caditoia. Il video, girato da una associazione legata alla lista
di destra nel consiglio comunale di Casciana Terme-Lari e messo in rete è
diventato virale, l’occasione per inscenare una campagna mediatica contro i
dipendenti pubblici.
Bisognerebbe
riflettere a lungo sulla gogna mediatica: sono sempre più numerosi i licenziamenti
non di chi falsifica la presenza in servizio o si fa corrompere da ditte,
parliamo di lavoratori colpiti da provvedimenti disciplinari spesso costruiti
ad arte, di chi ha preso posizioni pubbliche e si trova sospeso per avere
recato danno di immagine ai propri enti.
Gli interventi del
sindaco del PD sono stati determinanti per il licenziamento di Marco avvenuto a
inizio novembre. E’ nato un coordinamento per la riassunzione di Marco.
L’INTERVISTA A
FEDERICO GIUSTI
Partiamo intanto da
due considerazioni nell’indotto Piaggio la crisi è arrivata, da settimane c’è
un presidio permanente di interinali davanti alla ditta Sole, a dicembre una
fabbrica storica come la
Ristori potrebbe dimezzare i suoi effettivi, licenziare gli
operai per ricorrere solo agli interinali per alcuni mesi all’anno.
Una crisi
irreversibile che sta distruggendo decine di posti di lavoro. Ora le
contraddizioni stanno arrivando anche nei settori pubblici. Prometeo era una
società in house composta da 4 dipendenti, poi nel 2014 dopo la fusione dei
comuni di Lari e Casciana Terme (siamo nella profonda provincia pisana) e prima
di essere commissariato, il Comune di Lari ha deliberato la cessione di ramo d’azienda
per esternalizzare parte dei servizi e i dipendenti che ne facevano parte.
Ad oggi la Prometeo srl ha 8
dipendenti e 3 tipologie diverse di contratto create per favorire alcuni e
penalizzare altri. Di per sé parliamo di una piccola realtà ma emblematica:
hanno fuso tra di loro piccoli comuni raccontando la storia della convenienza
per i cittadini, sono arrivati agli amministratori soldi dalle Regioni, molti
meno di quelli promessi, nel frattempo i servizi ai cittadini sono diminuiti.
Pensate a una azienda con otto dipendenti e tre tipologie contrattuali diverse,
capirete bene che l’ente pubblico ha operato non nell’interesse dei cittadini e
dei lavoratori. Avevamo ragione a contrastare la fusione dei comuni, un bluff
ai danni dei cittadini per non parlare poi della natura autoritaria di questi
processi che determinano la riduzione dei servizi e degli spazi di democrazia e
rappresentanza.
Sicuramente la attiva
partecipazione di Marco a questi percorsi dal basso non gli ha attirato
simpatie, anzi lo ha messo in cattiva luce, lo ha fatto prendere di mira.
DISCRIMINAZIONE PRIMA E LICENZIAMENTO POI?
Marco sconta il fatto
di essersi opposto alla privatizzazione dei servizi comunali, di avere
organizzato una realtà di base in quello che era un feudo incontrastato del PD
e del sindacato concertativo. Marco lavora da 30 anni, ha una invalidità
certificata del 55%, non è un fannullone o un assenteista, eppure per il suo
datore di lavoro non produceva abbastanza. Ci hanno perfino negato un contratto
di secondo livello perché a detta loro non ne avevamo diritto.
E’ dello stesso
avviso anche il sindaco renziano del Pd: questa è la dimostrazione di cosa
intendano per democrazia, ossia la mera tutela degli interessi di impresa. I 4
dipendenti provenienti dal Comune, ceduti come ramo di azienda, hanno perso, in
questi anni, diritti. Hanno un contratto diverso, il multiservizi e non quello
delle autonomie locali, il Comune se l’è cavata con un superminimo che nel
corso degli anni sarà riassorbito progressivamente che di fatto blocca gli
aumenti contrattuali per 20 anni.
Anche questo modo di gestire
la cessione dei rami di azienda dovrebbe indurre a riflessioni perché i
sindacati hanno ceduto diritti e sovranità, a loro interessava solo cedere
pezzi di comune e assicurare a un soggetto privato un giro di affari non
indifferente, parliamo di 1.150.000.00 di euro all’anno per 20 anni per i soli
interventi nell’ex Comune di Lari ai quali aggiungere altre centinaia di
migliaia euro extra capitolato per servizi svolti ogni anno.
A chi conviene la
cessione dei rami di azienda? Non ai lavoratori e ai cittadini ma ai privati di
certo sì.
COME SI ARRIVA A QUESTO LICENZIAMENTO?
E’ quasi pronto il
ricorso contro il licenziamento che a detta di molti cittadini, e non solo noi,
resta un provvedimento inaudito, spropositato e ingiustificabile. L’azienda, a
seguito della pubblicazione in rete di un video, ha sospeso Marco e una collega
per due settimane, ben oltre il termine previsto dal contratto, un evidente
abuso di potere a nostro avviso. Il licenziamento è stato fortemente voluto dal
sindaco del PD, basta leggere la stampa locale per farsi una idea.
Il video riprende
Marco che non pulisce due caditoie in una zona isolata di campagna. A fine
turno Marco e una collega, anche lei sospesa ma poi riammessa, si sono limitati
a rimuovere alcuni fili d’erba secca. Marco era seduto sul Porter (mezzo di
servizio), le caditoie sporche le avevamo già pulite con perizia, quelle dove c’era
solo qualche filo d’erba rimosso come vi ho appena detto. E’ imperizia? Forse
superficialità ma di certo non esiste noncuranza dei doveri propri di un
dipendente pubblico.
QUANTI LAVORATORI POTREBBERO ESSERE LICENZIATI NEL
PRIVATO E NEL PUBBLICO PER RAGIONI SIMILI? BASTA UN EPISODIO DI 20 SECONDI PER
VALUTARE IL COMPORTAMENTO DI UNA GIORNATA? E IN ASSENZA DI PROVVEDIMENTI
DISCIPLINARI SI PUO’ PROCEDERE CON UN LICENZIAMENTO?
In questa epoca, la
diffusione di un video stravolge la realtà Non siamo davanti a quanti
falsificano la loro presenza in servizio o abusano del loro potere per trarne
indebito vantaggio: la evidente sproporzione tra la pena (il licenziamento) e
la colpa (la mancata pulizia di due caditoie) dovrebbe indurre a riflessione.
In realtà l’assenza
dell’obbligo al reintegro e la riforma dell’articolo 18 sono un’arma
sensazionale che permette ai padroni di cacciare i lavoratori e i delegati
scomodi, se la caveranno con una buonuscita, altro discorso sarebbe stato l’obbligo
a riassumere il lavoratore illegittimamente licenziato
PERCHE’ PARLATE DI LICENZIAMENTO POLITICO?
Basta leggere le
dichiarazioni a mezzo stampa del sindaco per capire chi da chi sono venute le
pressioni per questo inaudito provvedimento.
Chi ha messo in rete
il video che lo ha ritratto mentre puliva due caditoie seduto dal camioncino
(video di pochi secondi a fine turno, 20 secondi) è sicuramente un esponente
della lista di destra. Questa lista da tempo chiede che la commissione di
controllo e garanzia del comune di occupi della Prometeo, quindi invece di
andare a guardare le carte, i lavoratori extra capitolato, gli organici
effettivi, i servizi di capitolato realizzati e non, hanno preso un video,
messo sotto accusa i lavoratori e dato l’occasione all’azienda di prendere un
provvedimento disciplinare inaudito.
Allo stesso tempo
licenziando Marco nessuna verifica dell’operato della azienda ad oggi è stata fatta,
il PD e la opposizione di centrodestra sembrano essere stati almeno concordi su
un punto: tacitare tutti creando un capro espiatorio: il lavoratore.
Ora abbiamo
costituito un comitato per la riassunzione, quello che faremo è andare fino in
fondo non solo nella vicenda processuale, ma per costruire con i cittadini un
comitato che sappia farsi promotore di una diversa gestione del territorio e
dei soldi pubblici.
Vogliamo verità e
giustizia per Marco ma anche denunciare l’uso politico dei processi di
privatizzazione e della cessione di rami di azienda, pensiamo che il Partito Democratico
della provincia di Pisa abbia una responsabilità anche morale, siamo certi che
i cittadini siano dalla nostra parte e vogliano essere aiutati a evidenziare
tutti i servizi che non funzionano, una grande denuncia nell’interesse del
pubblico.
Per questo il
licenziamento di Marco è di natura politica perché quando i servizi erano
pubblici funzionavano meglio e non esisteva un datore di lavoro che per meno di
30 secondi era pronto a licenziarti.
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