martedì 29 novembre 2016

29 novembre - Eternit Bis: ennesima ingiustizia



Eternit, processo bis a Schmidheiny. Ma il gup derubrica l’accusa: “È omicidio colposo, non volontario”
La decisione del giudice infatti viene salutata con soddisfazione dalla difesa dell'imputato: "Una grossa vittoria" dice l'avvocato l'avvocato Astolfo Di Amato. Il gup ha dichiarato già prescritti molti casi e trasmesso gli atti a tre procure

di F. Q. | 29 novembre 2016
Quando la Cassazione dichiarò la prescrizione del processo Eternit in cui era contestato il disastro. Il pm Raffaele Guariniello commentò: “Il reato c’è, ora apriamo il capitolo omicidi”. Volontari. Però l’accusa della Procura di Torino non ha retto davanti al giudice per l’udienza preliminare che ha derubricato il reato in omicidio colposo. L’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, imputato per la morte da amianto di 258 persone al processo Eternit bis, quindi affronterà il processo con la prospettiva che anche questo giudizio – considerato il numero delle parti civili e considerato il fatto che il giudice ha trasmesso gli atti ad altre tre procure Reggio Emilia, Vercelli e Napoli – potrebbe dissolversi in una prescrizione. Prescrizione che è stata dichiarata dal gup Federica Bompieri oggi già per un centinaio di casi. A Torino restano soltanto due casi per i quali il processo si aprirà il 14 giugno. I reati contestati coprono un arco temporale che va dal fra il 1989 e il 2014.
La decisione del  giudice infatti viene salutata con soddisfazione dalla difesa dell’imputato: “Una grossa vittoria” dice l’avvocato l’avvocato Astolfo Di Amato.
 La vicenda giudiziaria di Eternit è lunga e complicata: condannato in primo grado a 16 anni per disastro ambientale, Schmidheiny fu condannato a 18 in appello, ma prosciolto in Cassazione per prescrizione, esattamente due anni fa. Prescrizione intervenuta per gli ermellini ancora prima che fosse chiesto il rinvio a giudizio e che di conseguenza negò alle parti civili la possibilità di essere risarcite. Il procuratore generale della Cassazione, Francesco Iacoviello, nella sua requisitoria in cui chiedeva la prescrizione per l’imputato aveva detto: “La prescrizione non risponde a esigenze di giustizia ma ci sono momenti in cui diritto e giustizia vanno da parti opposte”. La sentenza della Suprema Corte suscitò reazioni anche politiche per mettere mano alla riforma della prescrizione che però ancora giace ancora al Senato. Il primo processo era partito con un’azione legale collettiva promossa da circa 6mila persone chiedevano il risarcimento per la morte di circa 3mila persone tra lavoratori e abitanti vicino agli stabilimenti Eternit in Italia. Dopo anni di indagini il procuratore della Repubblica Raffaele Guariniello ottenne il rinvio a giudizio di Schmidheiny e il barone belga Jean-Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne (che nel frattempo è morto). Come parti civili furono ammessi 2619 ex dipendenti degli stabilimenti di Casale Monferrato, Rubiera e Bagnoli oltre a 270 tra parenti e abitanti. “Dobbiamo avere una visione positiva: i processi si faranno. L’Italia sarà l’unico Paese al mondo in cui Schmidheiny verrà portato in tribunale. E in quattro posti diversi” ha Guariniello, ora in pensione. Guariniello che da pubblico ministero a Torino aveva condotto le indagini insieme al collega Gianfranco Colace, ha sottolineato il fatto che il ne bis in idem non sussiste: “Questo vale per i casi del presente e di quelli che purtroppo ci saranno in futuro”. “Amarezza, profonda amarezza, per ciò che è venuto fuori dal tribunale di Torino. Nonostante tutto credo ancora nella Giustizia e posso affermare che ci batteremo per coloro che nel Processo ci sono rimasti, per cercare di includere tutte le parti lese dal 2000 in poi” è il primo commento a caldo di Giuliana Busto, presidente e portavoce di Afeva, l’Associazione familiari e vittime amianto di Casale Monferrato.


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