lunedì 18 novembre 2013

I sindacati "complici" guadagnano sulle spalle dei precari

 Domenica, 10 Novembre 2013 09:07
   Redazione Contropiano
   117

I sindacati "complici" guadagnano sulle spalle dei precari, ma
solo quelli

Un articolo che giustamente affonda la lama nelle pratiche immonde dei
sindacati "complici" nei confronti dei precari, ma che nel titolo -
sfortunatamente - omette di delimitare con precisione i confini di un
fenomeno quasi "tangentaro", e quindi che rischia di alimentare un
qualunquismo "antisindacale" che alla fine fine torna utile solo alle
imprese.

Fare informazione sul lavoro precario è difficile, lo sappiamo. E sappiamo
anche che Salvatore Cannavò è un giornalista onesto, che si mette davvero al
fanco dei lavoratori e prova a illustrarne le ragioni. Sappiamo anche che i
titoli  vengono spesso fatti da redattori appositi, da persone insomma
diverse dal giornalista che scrive l'articolo; e quindi non stiamo affatto
"rimproverando" l'ottimo Cannavò.


Sottolineiamo un rischio, quasi "genetico" in un giornale come "Il Fatto",
intriso di "astratto furore anti-casta", di diffondere un senso comune
"geneticamente inabile" a far orientare le persone nel mondo reale. NON
siamo "tutti uguali" nelle nostre pratiche quotidiane. NON siamo "i
politici" perché anche noi facciamo politica. NON siamo "la casta sindacale"
perché facciamo sindacato, di base e conflittuale, spesso a nostro rischio e
pericolo di licenziamento.

Altrimenti, come accade spesso, questo qualunquismo "anti-castale" si
rivolgerà giustamente anche contro chi lo diffonde. Contro "la casta dei
giornalisti", che nemmeno loro - lo sappiamo per esperienza diretta - sono
"tutti uguali". Tantomeno sul piano contrattuale, delle tutele, dei benefit
e delle pensioni.

*****
I sindacati guadagnano sulle spalle dei precari


Salvatore Cannavò

Quando in un contratto a guadagnarci sono soprattutto i sindacati le cose
non funzionano come dovrebbero. Soprattutto se la prima firma di quel
contratto è quella di Guglielmo Epifani (nel 2008, insieme a Bonanni e
Angeletti). Eppure, leggendo tra le pieghe del "Contratto collettivo delle
agenzie di somministrazione di lavoro", le vecchie agenzie interinali, si
scopre che viene previsto un trasferimento di denaro ai sindacati come
"sostegno al sistema di rappresentanza sindacale unitaria.

Stiamo parlando di circa 2 milioni di euro l'anno corrisposti, ormai, dal
2002.

POTENZA DI UN SETTORE complicato come il lavoro super-precario, quello della
somministrazione, dove non c'è un rapporto a due, dipendente-datore di
lavoro, ma a tre: lavoratore, agenzia di somministrazione, impresa
utilizzatrice. L'agenzia svolge una funzione di mediazione assumendo
direttamente il dipendente e poi "prestandolo" all'impresa che ne fa
richiesta generalmente per un contratto a tempo determinato. Stiamo parlando
di oltre mezzo milione di persone (dati 2011 di Assolavoro, l'associazione
datoriale delle Agenzie) per circa la metà collocate nell'industria
manifatturiera (52%) e per il resto suddivise tra Servizi alle imprese e
informatica (17%), Commercio (11%), Pubblica amministrazione, sanità e
istruzione (9%) e tanti altri settori.

Il sistema è stato introdotto nel 1997 dall'allora ministro Treu e riformato
dal centrodestra con la "legge Biagi" nel 2003. Anche questo comparto viene
regolato da un Contratto collettivo nazionale siglato, per le agenzie, da
Assolavoro e, per il sindacato, dal Nidil-Cgil, Felsa-Cisl, Uil-Temp.
Trattandosi di un comparto fortemente spezzettato, con lavoratori che non
prestano servizio presso il proprio specifico datore di lavoro (le agenzie)
ma presso imprese disseminate sul territorio, non ci sono delegati sindacali
di azienda o di fabbrica, ma direttamente nominati dal sindacato. Per questo
tipo di attività sindacale, già nel contratto del 2002, si stabilì che le
organizzazioni firmatarie beneficiavano di un contributo pari a un'ora ogni
1700 lavorate, dal valore di 7,75 euro l'ora. Nel 2008 quel valore è stato
innalzato a 10 euro l'ora.

Facciamo due conti: nel 2011 sono state lavorate 316 milioni di ore. Facendo
il dovuto rapporto se ne ricavano 1,8 milioni di euro trasferiti ai
sindacati. Nel nuovo contratto del settembre 2013, si è migliorato ancora:
il compenso verrà corrisposto per un'ora ogni 1500 lavorate. Un aumento del
13% che si somma al 30% precedente. Le ore complessive del 2012 sono
diminuite a 302 milioni, ma l'importo suddiviso tra i tre sindacati è salito
a 2 milioni. Cosa fanno i sindacati con quei soldi?

"Secondo una delibera del nostro comitato direttivo - spiega al Fatto ,
Claudio Treves, segretario generale del Nidil Cgil - il 70% è destinato a
finanziare i nostri progetti territoriali". Guardando il bilancio del
sindacato di categoria, il più grande dei tre, non sembra sia così. Nel 2012
le entrate per "contributi sindacali" ammontano a 719.505 euro, mentre alla
voce "contributi a strutture" troviamo la somma di 301.842 euro. In realtà i
fondi per "progetti territoriali" sono ancora di meno, 212.500 pari al 29,5%
di quanto incassato. Il resto dei costi del sindacato è assorbito da spese
per attività, spese generali e, soprattutto, spese per il personale e le
collaborazioni: 760.122 euro.

Complessivamente, il bilancio è in perdita per 286.274 euro. Il Nidil parla
di massima trasparenza dei fondi, ma non è chiaro se tutti i lavoratori
conoscano il meccanismo. Per quanto riguarda gli stessi lavoratori i
vantaggi della rappresentanza sono contestati. Il sindacato rivendica di
aver finora "migliorato le regole circa la parità di trattamento sindacale,
i controlli, gli strumenti di sostegno al reddito (maternità,
disoccupazione), etc".

Un ex sindacalista che ha seguito il settore, però, ci fa notare come nel
sistema di retribuzione dei lavoratori somministrati si nasconda un
particolare che penalizza proprio questi ultimi.

LA LEGGE, INFATTI, PREVEDE per gli interinali "un trattamento non inferiore
a quello cui hanno diritto i dipendenti di pari livello dell'impresa
utilizzatrice". Questo principio fino al 2008 era ribadito con
l'applicazione
agli interinali dello stesso divisore contrattuale (il coefficiente che
misura la paga oraria) che si applica ai contratti di categoria nella quale
vengono inviati in missione. Nel contratto del 2008, invece, è stato
introdotto un divisore contrattuale specifico per i lavoratori in
somministrazione. Quando questo equivale a quello degli altri contratti
(mediamente è così) non c'è problema. Ma quando il lavoratore si trova a
fare i conti con divisori che nelle singole categorie rendono le paghe
orarie più alte di quella di cui egli può beneficiare, il lavoratore viene
svantaggiato.Accade così nel Commercio, nei Trasporti, nella Pubblica
amministrazione, nell'Istruzione o nella Sanità, e in altri ancora. La
differenza di salario per il lavoratore è minima, pochi centesimi.

"Nessun lavoratore - spiega ancora l'ex sindacalista - intenterebbe una
vertenza per pochi spiccioli con la prospettiva di perdere il lavoro". Quei
pochi centesimi moltiplicati per le decine di milioni di ore lavorate, però,
possono portare a risparmi per le Agenzie nell'ordine di 10 o 20 milioni di
euro l'anno. Nulla di illegale. Solo una delle tante contraddizioni che
agitano il sindacato. Non a caso, in Cgil si è aperta una discussione
sull'utilità
o meno di un sindacato come il Nidil.

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