Ma anche alla Fincantieri
la lotta è senza futuro senza la costruzione effettiva del sindacato di classe,
liberandosi del codismo verso la FIOM – tipico del comitato di sostegno di
matrice troskobordighista – e l’inconcludenza di compagni che stanno dietro
all’anarcosindacalismo di Paolo Dorigo , fuoriuscito finalmente dallo Slai Cobas
per il sindacato di classe
Slai Cobas per il
sindacato di classe
Coordinamento nazionale
In questa
settimana il clima nel cantiere si è riscaldato, sia a seguito delle
dichiarazioni provocatorie di Bono, l’a.d. Fincantieri, rilasciate in occasione
del varo, una settimana fa, della Viking Star ("Non abbiamo paura del
futuro. Se qualcuno in Italia vuole che non si facciano più navi, lo dica, ce
ne andremo da un'altra parte, ci aspettano tutti. (...) Il paese non va avanti
a forza di diritti: chi ha fame a mezzogiorno e sera e continuerà a leggere i
diritti, invece di lavorare, finirà al cimitero."), sia perché l’azienda,
fregandosene delle preghiere dei dirigenti sindacali che invocavano una
proroga, ha invece disdettato dal 1° aprile l’accordo integrativo in vigore – e
questo comporterà ad aprile un taglio generalizzato del salario tra i 100 e i
200 euro. La risposta degli operai, e anche quella dei tecnici e degli
impiegati, è stata compatta: lo sciopero di 3 ore e mezza di mercoledì 1 aprile
è riuscito in pieno, con un picchetto molto partecipato ad inizio dei turni e
tutte le imprese degli appalti ferme (un solo, isolato momento di tensione con
un ingegnere della direzione, niente di che). Per la prima volta dall’inizio
degli scioperi erano presenti ai cancelli carabinieri e polizia (in formazione
ridotta). Per l’occasione non c’è stata un’azione di boicottaggio della
riuscita dello sciopero da parte di FIM e UILM: davanti alla posizione di sfida
molto aggressiva del padrone che non lascia, per il momento, alcun margine di
trattativa, FIM e UILM sono in difficoltà nel rapporto con i propri iscritti,
molti dei quali sono a favore degli scioperi. Tuttavia, pur in una giornata di
sciopero ben riuscito, diversi dirigenti sindacali (anche della FIOM) hanno
rilanciato sulla stampa, o tra i lavoratori, come credibile la minaccia di Bono
di portare all’estero le ultime commesse ottenute dalla Carnival (che coprono
alcuni anni di lavoro, fino al 2022), chi riferendosi ai Chantiers de
l’Atlantique, chi ai cantieri rumeni. Da Marghera, dove stamani il cantiere era
vuoto (con un picchetto operaio ai cancelli), va segnalato anche il pressoché
totale fallimento, questa settimana, di due momenti tradizionali del “fare
comunità” in azienda quali la messa pasquale (che ha visto la presenza del
direttore del cantiere e non più di cinque-sei altre persone) e la scesa in
acqua della Viking Star – in genere le nuove navi salpano dal cantiere con
200-250 dipendenti a bordo, è una di quelle occasioni in cui si può guadagnare
qualcosa mostrando al contempo il proprio attaccamento all’azienda; questa
volta, invece, a bordo c’era non più di una sessantina di elementi. Un primo
atto di repressione del padrone-Fincantieri si è avuto ieri mattina con il
trasferimento definitivo di tre impiegati in produzione (sovrintendenti) da
Marghera ad Ancona. e non vi è altra ragione di questa decisione
improvvisa se non quella di voler intimidire la parte meno decisa
(storicamente) dei lavoratori in lotta, per cominciare a spezzare l’unità di
un’agitazione finora compatta. Fincantieri stringe i tempi anche perché nota
che, per la prima volta da anni, un minimo (è bene non esagerare) di “comune
sentire” tra gli operai e le maestranze dei diversi cantieri si sta formando.
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