Storica
mobilitazione contro le politiche di Modi.
I
due giorni di sciopero generale nazionale in tutto il paese (Bharat
Bandh) chiamato dalle 10 principali sigle sindacali avrebbero
coinvolto 200 milioni di lavoratori. Al centro delle proteste le
disoccupazione dilagante, l’aumento dei prezzi e, più in generale,
le politiche neo-liberali portate avanti dagli ultimi governi con
privatizzazione dei servizi pubblici, subappalti, concessioni
minerarie a prezzi ridicoli alle multinazionali e compressione del
potere d’acquisto. I sindacati attaccano anche la riforma del
lavoro che smantella nei fatti il Trade Union Act del 1926, il
riconoscimento dei sindacati diventa a discrezione del governo
rendendo quindi impossibile una vera contrattazione salariale. Tutti
i settori sono stati coinvolti con una particolare presenza di
minatori, insegnanti, personale sanitario, autisti ma anche bancari e
impiegati.
In
piazza, anche se per ora in maniera piuttosto timida, anche le
associazioni degli agricoltori che, in 50.000, avevano già invaso le
strade di Delhi un anno fa denunciano la depressione economica delle
campagne e il peso del debito che sta portando a un’ondata di
suicidi senza precedenti tra i contadini. Incidenti nell’ovest del
Bengala con sassi tirati sugli autobus del governo per costringerli a
fermarsi. Situazione tesissima nel Kerala dove il blocco dei commerci
è stato totale e i manifestanti hanno bloccato in migliaia il
passaggio dei treni. A Goa fermi autobus e taxi, mentre nella regione
meridionale di Tamil Nadu come in altre città banche e
assicurazioni sono rimaste chiuse. A Mumbay i 32'000 dipendenti
dell’azienda di trasporto locale sono in sciopero illimitato da
martedi per chiedere maggiori salari, a Bangalore alcuni manifestanti
hanno fatto irruzione nei depositi degli autobus danneggiandoli e
impedendo quindi la circolazione.
Nella
regione centrale di Madhya Pradesh, 20 distretti hanno visto un
blocco totale di attività e trasporti. È una mobilitazione storica
che arriva a pochi mesi dalle elezioni generali e che pone una
pesante ipoteca sull’operato del presidente Modi che negli ultimi
anni ha tentato una “modernizzazione” del paese tutto incentrata
sugli interessi dei grandi capitali, comprimendo i salari e
rifiutando il confronto coi sindacati.
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