Il
discorso e l’azione di Marx in questo fondamentale opuscolo rivolto
agli operai per indirizzarne la lotta, liberandoli dalle confusioni,
fumisterie e deformazioni dei vari Weston, che sono, come dire, gli
odierni economisti e sindacalisti del padrone, hanno un obiettivo che
va oltre il contingente della lotta per il salario, quello di formare
gli operai ad una visione profonda e scientifica della loro
condizione e del loro sfruttamento, per dar loro coscienza di sé,
intesa coscienza dei loro obiettivi finali e coscienza del limite
della propria attuale lotta.
Marx
via via che procede nel suo ragionamento scioglie e sviluppa i nodi,
in forma semplice e diretta che rifugge dall’apparenza e banalità.
Il
punto a cui siamo arrivati ora è quello della Forza-lavoro. Marx
smonta anche qui l’apparenza, l’apparenza di quella che viene
chiamato “valore del lavoro”, partendo dall’affermazione netta
e chiara che “non
esiste una cosa come il valore del lavoro, nel senso comune della
parola"
e che cercare il valore del lavoro nel lavoro stesso è una
tautologia che non ci dice niente”. Dire: “il
valore di una giornata di lavoro di dieci ore è uguale a dieci ore
di lavoro…
- dice Marx - è
una affermazione tautologica e, inoltre, un’affermazione assurda”.
Nessuna cosa potremmo spiegare con simili tautologie neanche gli
ordinari fenomeni fisici.
Il
problema dice Marx è differente: "ciò
che l’operaio vende non è direttamente il suo lavoro ma la sua
forza-lavoro che egli mette temporaneamente a disposizione del
capitalista".
Nella società delle merci la forza lavoro è una merce come le
altre; le leggi del capitale fissano "il
massimo di tempo entro il quale un’operaio può vendere la sua
forza-lavoro".
Si può dire che questa è quasi l’unica ma sostanziale differenza
con la schiavitù, “se
fosse permesso all’uomo di vendere la sua forza-lavoro per un tempo
illimitato la schiavitù sarebbe di colpo ristabilita”.
Questa
della vendita della forza-lavoro, però, spinge Marx a chiarire la
questione di fondo che bisogna mettere in discussione: come mai siamo
in una società "per
cui sul mercato abbiamo un gruppo di compratori che posseggono terra,
macchina, materie prime e i mezzi di sussistenza"
che sono prodotti, a parte la terra, del lavoro, mentre dall’altro
vi sono tutti gli altri, "un
gruppo di venditori che non hanno altro da vendere che la loro
forza-lavoro, le loro braccia e il loro cervello lavoranti".
Cioè, da un lato un gruppo di compratori che comprano continuamente per realizzare profitto e arricchirsi e dall’altro un gruppo che vende continuamente per guadagnare solo il proprio sostentamento.
Questo sistema si basa su un’accumulazione primitiva ed originaria che altro non è che un’espropriazione primitiva, originata da processi storici che hanno realizzato la dissociazione dell’unità primitiva che esisteva tra il lavoratore e i suoi mezzi di lavoro.
Cioè, da un lato un gruppo di compratori che comprano continuamente per realizzare profitto e arricchirsi e dall’altro un gruppo che vende continuamente per guadagnare solo il proprio sostentamento.
Questo sistema si basa su un’accumulazione primitiva ed originaria che altro non è che un’espropriazione primitiva, originata da processi storici che hanno realizzato la dissociazione dell’unità primitiva che esisteva tra il lavoratore e i suoi mezzi di lavoro.
Per
eliminare questo sistema serve una rivoluzione che distrugga
l’attuale sistema.
Detto
questo come obiettivo finale indicato ai lavoratori mentre gli si sta
spiegando le leggi e dando indicazioni rispetto alla fondamentale
lotta per il salario, Marx torna a spiegare di cosa è determinato il
valore della merce Forza-lavoro che il lavoratore vende: dal costo
degli alimenti per mantenersi in vita, gli oggetti d’uso corrente
per il suo sostentamento, per allevare i figli che lo dovranno
sostituire sul mercato del lavoro, e, con tanta, tanta ironia e
feroce denuncia, Marx dice “per
perpetuare la razza degli operai”;
e poi altri costi, come quelli di istruzione e di perfezionamento,
ecc.
Chiarito
il punto Marx torna a misurarsi con le rivendicazioni effettive della
classe e smonta il desiderio vano che scaturisce da quel radicalismo
falso e superficiale della richiesta di “uguaglianza
dei salari”.
Purtroppo,
dice Marx, questa uguaglianza è impossibile perché "diverse
specie di forza-lavoro hanno un diverso valore, richiedono cioè
diverse quantità di lavoro per la loro produzione".
Questo è il capitale, bellezza! Rivendicare una paga uguale è come "richiedere la libertà sulla base di un sistema schiavistico". Parole come “equità”, “giustizia” sono parole vuote nel sistema capitalista. E Marx dice: “la questione che si pone è la seguente: Che cosa è necessario e inevitabile entro un dato sistema di produzione?”.
Questo è il capitale, bellezza! Rivendicare una paga uguale è come "richiedere la libertà sulla base di un sistema schiavistico". Parole come “equità”, “giustizia” sono parole vuote nel sistema capitalista. E Marx dice: “la questione che si pone è la seguente: Che cosa è necessario e inevitabile entro un dato sistema di produzione?”.
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