Le contestazioni disciplinari, sono uno strumento di giustizia medioevale, in mano ai padroni, che permettono alle aziende di condannare senza prove, basta la parola di un qualunque capo responsabile o dirigete, per eseguire immediatamente la sentenza di condanna, con sospensione o licenziamento, con gli operai obbligati a uscire fuori e difendersi in un tribunale.
Fatti mai provati diventano 'legge' solo perchè qualche avvocaticchio, tronfio e bastardo, mette per iscritto tutto il suo livore antioperaio, descrivendo fatti immaginari, agitando la rottura del vincolo di fiducia da parte aziendale per concludere che inevitabilmente si deve licenziare.
fatti creati ad arte dalle prevaricazioni dei capi per spingere gli operai a reagire e costruirci sopra un caso.
E' UN'ARMA CARICA PUNTATA ALLA TESTA DI QUALSIASI OPERAIO CHE DECIDE DI RIBELLARSI.
LA LOTTA CONTRO LA REPRESSIONE È QUINDI CENTRALE NELLO SCONTRO CON I PADRONI.
Contro questa giustizia a senso unico gli operai ieri hanno fatto un primo sciopero mettendo seriamente in difficoltà l'azienda per completare la produzione e poter effettuare le consegne, che ha dovuto ricorrere a crumiri, sostituzione degli operai in sciopero, ad una parte dei lavoratori dell'agenzia terrorizzati per un contratto che non vedranno mail.
L'assemblea degli operai in sciopero ha deciso la continuazione dello stato di agitazione, per il ritiro delle lettere di contestazione, contro le provocazioni e prevaricazioni dei capi.
Durante l'assemblea si è discusso dell'azione del governo Salvini DiMaio a favore dei padroni, in particolare dei decreti sicurezza 1 e Bis, a metà leggi speciali razziste contro gli immigrati, a metà leggi repressive scritte per contrastare le lotte degli operai con anni di galera per ogni legittima forma di lotta determinata contro licenziamenti e sfruttamento.
LA LOTTA CONTRO LA REPRESSIONE È UNICA, CONTRO I PADRONI E CONTRO IL GOVERNO, CON L’UNITÀ DI CLASSE TRA OPERAI DELLE DIVERSE FABBRICHE E LAVORATORI IMMIGRATI, A FIANCO DI TUTTI I SETTORI PROLETARI IN LOTTA.
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