domenica 22 marzo 2020

23 marzo - Denuncia dello slai cobas sc alla Dalmine Bergamo

Gli operai denunciano che:
  • tra le linee di produzione si continua a lavorare a stretto contatto gli uni con gli altri, dato che l’organizzazione del lavoro, i ritmi e i modi sono gli stessi di sempre;
  • che sono molti ed importanti i casi in cui è mancata da parte dell’azienda un’informazione puntuale sui casi di infezione in corso;
  • chi ha avuto ‘la fortuna’ di essere messo in ferie per alcuni giorni, ora si batte terrorizzato per non dover rientrare proprio in momento acuto di espansione del virus;
  • proprio perché sono rimaste invariate le condizioni produttive è estremamente difficile frequentare in sicurezza tutti gli spazi comuni di una fabbrica, quali mense spogliatoi o gli ingressi;
  • nelle piattaforme logistiche dove si concentrano centinaia e centinaia di lavoratori, si continuano ad usare i cosiddetti ‘voice’, una sorta di cuffia/auricolare/microfono evoluto indossato dal lavoratore per ricevere e comunicare ordini, che dovrebbero comunque essere personale, ma pure in questi giorni di allarme contagio vengono usati in modo promiscuo;
  • vengono distribuite mascherine in aperto contrasto con le avvertenze minime previste dal protocollo del 14.03.2020;
  • ovvero vengono distribuiti prodotti anche non dotati della scritta CE;
  • vengono distribuiti prodotti senza la protezione Ffp 2 o Ffp3;
  • vengono distribuite mascherine di tipo chirurgico e monouso non adatte al tipo di impiego e non indicate per la prevenzione del contagio;
  • altre costituite da una semplice striscia di panno con due tagli per le orecchie;
  • nella maggioranza dei casi vengono consegnate con la richiesta di usarle più giorni, quando sono monouso e le condizioni stesse degli ambienti produttivi, come l’umidità nelle lavorazioni di insalata della IV gamma, ne pregiudicano rapidamente l’efficacia;
  • nonostante tutte le prescrizioni vengono consegnate persino con l’indicazione di non buttarle e di riciclarle ‘disinfettandole’.
  • A tutto ciò vanno aggiunti tutti quei lavoratori che la mascherina non la ricevono proprio, ma anziché la sospensione della produzione, sono comandati a lavorare comunque.

I lavoratori, esigono di essere tutelati dai rischi da contagio sul posto di lavoro, come prevede il TU 81/08, come prescrive ad es. il protocollo del 14.03.2020;
esigono che venga salvaguardata la loro salute e sicurezza e quindi quella dei loro familiari verso i quali possono diventare fonte di contagio, anche se per le disposizioni generali i familiari stanno chiusi in casa tutto il giorno;

I lavoratori, chiedono a questi uffici, quali interventi siano in corso per:
- garantire un controllo serrato dentro le aziende, ormai evidenti agli occhi di tutti nelle condizioni in cui si lavora, come fonte importante di contagio;
- dare indicazioni precise alle aziende, prescrizioni vere e proprie, circa la qualità e le modalità di utilizzo dei DPI, quali le mascherine;
- garantire nelle aziende la sospensione immediata della produzione in mancanza dell’assoluta sicurezza dal virus.

Nessun commento:

Posta un commento