Perché
il problema non sta in questa o quell’altra giunta regionale. Il
problema è intrinseco al sistema: il problema si chiama sanità
privatizzata e chi ha distrutto quella pubblica per il profitto di
pochi, sulla pelle di molti.
E’
evidente che se non si spezza il sistema, con una forte iniziativa
dei lavoratori e popolare, il valzer dei politici che da quelli di
destra a quelli di falsa sinistra, fanno a turno nella gestione dello
stesso, non porterà mai nessun cambiamento. La preoccupazione del
sistema in questo momento è nascondere le sue responsabilità ed in
questo, come sempre, con l’aiuto dei media e dei social, arriva in
tutte le case.
#iorestoacasa
è la ricetta magica per sconfiggere il virus e chi non obbedisce al
dictat è l’untore colpevole di questa emergenza. La verità è
un’altra e la possiamo raccontare noi operatori di tutta la sanità,
noi eroi che tutti portano in palmo di mano, finché ci immoliamo in
silenzio, compresi i nostri padroni, che in pubblico ci elogiano,
mentre in privato ci minacciano di sanzioni se parliamo alla stampa.
La
gente non deve sapere che ci hanno proibito l’uso delle mascherine
per settimane , benché fossero disponibili. Ma non bisognava
allarmare la gente.
Non
deve sapere che i tecnici fanno i portantini, i portantini gli
infermieri e gli infermieri i medici perché non c’è personale.
Perché il personale è stato tagliato e le prestazioni sono
canalizzate nelle cliniche private.
Non
deve sapere che l’epicentro dei contagi sono proprio gli Ospedali e
non i podisti che escono per una corsa all’aria aperta.
Un
medico ha detto: “Gli infermieri non sono stati adeguatamente e
tempestivamente addestrati alla gestione di questa emergenza. Anche
semplici ma utili accorgimenti, non sono stati ascoltati, come quello
di lavorare nei reparti con le porte delle camere aperte, per
riuscire, nella condizione di personale limitato, ad effettuare un
controllo più efficace sui pazienti in crisi. Invece sì è
preferito tenere i pazienti infetti chiusi nelle proprie stanze con
il risultato che molti sono morti senza che nessuno se ne
accorgesse!”.
Tutti
ci ringraziano, tanti ci dicono continuate così, cambierà.
Non
intendiamo continuare a lavorare in silenzio, aspettando ‘domani’
per fare i conti.
Non
siamo carne da macello.
No,
lavoriamo e lottiamo ora, perché volgiamo difendere la nostra salute
al lavoro, vogliamo protezioni, organici e risorse per dare un
servizio dignitoso, non vogliamo stare zitti ma denunciare fatti e
responsabili, vogliamo unire le nostre energie in tutti i modi
possibili ora, perché è quanto sta succedendo che ci chiede di
riconquistare una sanità pubblica e popolare.
Lavoratori
della sanità Bergamo Slai Cobas per il sindacato di classe
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