venerdì 27 marzo 2020

27 marzo - ELCOGRAF: DAL SALARIO PRIMA DI TUTTO, ALLA SALUTE PRIMA DI TUTTO! LUNEDÌ ALLA RIAPERTURA SI PREPARA LA MOBILITAZIONE.


ELCOGRAF: DAL SALARIO PRIMA DI TUTTO, ALLA SALUTE PRIMA DI TUTTO! LUNEDÌ ALLA RIAPERTURA SI PREPARA LA MOBILITAZIONE.
OPERAI TRA IL RICATTO PADRONALE DEL
O LAVORO O POSSIAMO CHIUDERE,’ OVVERO VOGLIAMO CHE LAVORIATE AD OGNI COSTO, SENZA MISURE DI PROTEZIONE E CON I DATI SUI CONTAGIATI IN FABBRICA NASCOSTI, TANTO DA IMPEDIRE LA PREVENZIONE,
E LE INTESE CON LE RSU CONFEDERALI, PRONTE DOPO OGNI GETTO DI RABBIA A DIRE ‘OK ADESSO SI PUÒ RIPRENDERE...’

cronaca operaia di giorni difficili nell’emergenza contagio, tra paura e presa di coscienza








Tutto parte dal 27 febbraio, quando il nostro collega R M ha iniziato la sua malattia. Anzi in uno dei suoi ultimi giorni di lavoro, proprio nella sua squadra, si era sfiorato un infortunio e nella concitazione del momento, vi furono parecchi contatti ravvicinati, tra i quali un futuro positivo.
L' 8 marzo viene ricoverato e fatto il tampone, ma vista la grave situazione polmonare viene immediatamente sottoposto a terapia contro il Coronavirus. Dopo 2 giorni l'esito *é positivo*. L'azienda fin dall'inizio dice di non essere a conoscenza di nulla e non attiva nessun protocollo così come previsto dal decreto appena emanato. Nessuno ci allerta.
Noi conosciamo l’esito quando esce dalla terapia intensiva il 20.3.20
Intanto i DPI scarseggiano e nel giro di pochissimi giorni si esauriscono completamente (parliamo solo esclusivamente di mascherine FFP1 non idonee per l'emergenza in corso).
Il malumore tra i lavoratori cresce e si accaniscono verbalmente contro l' unico RSU rimasto in azienda, uno é in malattia e l’altro in ferie. Che si trova costretto a gestire una ‘richiesta’ di sciopero a gran voce per la situazione igienico-sanitaria che si é venuta a creare. Si, perché il mese precedente Elcograf, aveva chiuso il contratto con l'impresa di pulizie che aveva l'appalto e da diversi giorni, nessuno puliva più i locali aziendali in piena emergenza sanitaria. Il giorno dello sciopero, l’11 marzo, il direttore di stabilimento, si é messo davanti alla timbratrice, nel tentativo di convincere gli operai a non scioperare. Ripristinate le pulizie, ma il malumore continua a salire in reparto, perchè ovviamente l'omertà sui casi di infezione diventa ogni giorno più palese; siamo lasciati al lavoro per precisa scelta. Il profitto contro la nostra vita.
Non viene allertato nessuno dei colleghi che hanno lavorato a stretto contatto con il primo positivo e diversi altri, iniziano ad accusare i sintomi da contagio e fioccano le malattie in reparto.
Vengono confermati altri due casi di positività al Coronavirus uno di G B e l' altro di C A, che apprendiamo perché il 23.3 ATS chiama per avvisare i contatti. A questo punto l'azienda non riesce più a coprire, ma non vuole chiudere.
L' assenteismo nei giorni successivi é arrivato a sfiorare l' 80% del personale: nei turni fortunati, giravano 2 rotative su 4. Gli operai non volevano scioperare ma chiedevano alle Rsu e all’azienda di fermare la produzione con la cassa integrazione.
L'ultima settimana, l'azienda, con un tasso di assenteismo insostenibile, si é decisa a fermare la produzione per 5 giorni, ma neanche in tutti i reparti (manutenzione e confezionamento -dove sono con le agenzie- sono rimasti operativi), per procedere ad un intervento di sanificazione e ad un rifornimento dei DPI necessari.
Ufficialmente stanno sanificando e predisponendo i DPI, ma da una foto fatta girare da un Rsu, (volutamente sfocata) della scheda tecnica delle mascherine che ci daranno, si vede poco ma abbastanza per leggere: NON É IDONEA per isolare chi la indossa da aerosol.
NESSUNA FIDUCIA.
CONTROLLEREMO DIRETTAMENTE PRIMA DI TORNARE
CI PREPARIAMO ALLA MOBILITAZIONE.
L’AZIENDA NON HA PRODUZIONI ESSENZIALI, DEVE FERMARSI, UNA FABBRICA APERTA E’ UNA CATENA INFINITA CHE ESTENDE IL PERICOLO DI CONTAGIO,
NON VOGLIAMO PIÙ LAVORARE SENZA ASSOLUTA SICUREZZA DAL VIRUS



 







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