lunedì 23 marzo 2020



Una pagina di denuncia
FABBRICHE APERTE IN OGNI CONDIZIONE, AZIONE CRIMINALE DI SFRUTTAMENTO FINO AL RISCHIO MORTALE DI CONTAGIO, PER I PADRONI LA SALUTE E LA VITA DI UN OPERAIO POSSONE ESSERE PAGATE 75 EURO
I PADRONI USANO L’EMERGENZA PER PEGGIORARE LE CONDIZIONI DI LAVORO E OGNI MEZZO PER RAFFORZARE IL COMANDO SUGLI OPERAI
SERVE LO SCIOPERO GENERALE

ABB, che sta tenendo a tutti i costi le fabbriche aperte, esponendo centinaia di lavoratori a rischio contagio, oggi chiama operai e impiegati a partecipare ad un flash mob con un selfie ‘di massa’, per dare sostenere all’azienda che ipocritamente vuole dire ‘siamo vicini a chi lotta in prima fila contro il virus’ negli ospedali. Vicini si perché contribuiscono a tenere alto il loro carico di lavoro, obbligando al lavoro forzato centinaia di lavoratori, favorendo le occasioni di contagio.
Ma questa iniziativa, più che un problema di immagine, serve a sottomettere i lavoratori che hanno già provato ad opporsi, a piegarne la resistenza.
Slai Cobas per il sindacato di classe, ha dato indicazione agli operai di non partecipare e di organizzare il boicottaggio del flash mob padronale, per fare un passo avanti e prendere coraggio nella lotta per imporre la chiusura anticontagio.



Sullo smart working, tratto da una intervista a L’Eco di Bergamo’ ‘‘...digitalizzazione e riduzione degli spazi, con relativa riduzione dei costi di gestione, sono solo alcuni aspetti positivi: ‘altri benefici, dichiara Brusamolino di Workitec, riguardano l’aumento della produttività attorno al 15/20%, la riduzione del tasso di assenteismo e del turn over, maggiore attrattività per i giovani, riduzione dei costi di gestione del personale per straordinari e soprattutto la continuità dell’operatività in casi emergenziali come quelli che viviamo oggi’.’’





Alla Necta, i padroni si sono scontrati con la forte opposizione delle operaie iniziata per difendere lo sciopero del 9 marzo, dalle pretese aziendali ‘lavoro si, sciopero pericoloso!’, che ha fatto prendere coscienza e coraggio, per dire basta al lavoro in condizioni di pericolo e di contagio fianco a fianco sulle linee di produzione e in mensa.
Opposizione che continua contro i tentativi conciliati con la Rsu di Fiom Fim Uiil, di far riprendere il lavoro, anche se la data continua a slittare.
Ma anche i padroni non mollano e attraverso le intese sindacali stanno cercando di usare la crisi per rimodulare gli orari, senza alcuna efficacia per il contagio, ma per introdurre il 6x6 per ottenere più produttività, cosa che in vent’anni non gli era mai riuscita. Ovvero abolizione della mensa, e la produzione di 8 ore concentrata in 6 ore.





LGD impero della logistica, coordinato con una grande società di trasporti, sfrutta migliaia di lavoratori nei magazzini principalmente tra Milano e Brescia. E in questi giorni di allarme virus non fa una piega, manda tutti al lavoro come se niente fosse.
Riportiamo la testimonianza di un lavoratore in trasferta dal deposito di Chiari a quello di Trucazzano.
L’appuntamento è sul piazzale di Chiari, piattaforma logistica ex SMA via Sam Quilleri, ci caricano in un pulmino, 8/9 persone senza alcuna protezione e per un’ora viaggiamo a stretto contatto respirandoci addosso. Uno dei tre pulmini che di solito partono.
Arriviamo nel magazzino di Trucazzano, Ortofim, che è messo molto peggio di quello di Chiari per condizioni di lavoro e pulizia, ci mandano nel locale mensa, perché non ci danno nemmeno un armadietto per cambiarci, ci arrangiamo in qualche modo come possiamo a cambiarci e sistemare i panni in un angolo, poi si va al lavoro.
Nelle corsie siamo tutti assieme e vicini e si corre. Solitamente noi lavoriamo nella zona frutta/prodotti freschi, ma all’occorrenza ci sbattono nella zona carne senza abiti adatti dove fa molto più freddo e si gela e ci si ammala.
Qualcuno di quelli fissi si è procurato una mascherina da se, ma poi quando c’è la pausa si va in mensa per riposare o mangiare e siamo ancora tutti li, tutti stretti, più di trenta in poco spazio, senza mascherine, ne protezione.
Questi sfruttatori hanno preso la nostra salute, la nostra vita e per loro il prezzo è 75 euro.
Se si lavora tutto il mese però.

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