domenica 18 giugno 2023

TENARIS DALMINE – TONNELLATE DI ACCIAIO FUSO ROVESCIATE IN REPARTO CHE SI INCENDIA. LA CALMA È SOLO APPARENTE IN FABBRICA, IL PROFITTO SI NUTRE DI SANGUE E FATICA OPERAIA. SERVONO GLI SCIOPERI DAL BASSO E IMPROVVISI, NON QUELLI PILOTATI DEI SINDACATI COMPLICI

La fabbrica che brucia è il simbolo della condizione operaia oggi. Dei record produttivi per raggiungere i parametri previsti dai contratti aziendali, che sono la sottomissione alla logica del profitto, quando il sistema di sfruttamento dei padroni, lo dobbiamo rovesciare.

Il sistema di produzione dei padroni non fa sconti. Domenica mattina, al lavoro la cosiddetta squadretta in acciaieria, un turno ridotto. Alle siviere due operai, con il turno completo sono sei, la polemica è aperta perché due sono pochi, ne servirebbero tre, ma la contrattazione per Fiom Fim Uilm vuol dire monetizzare e sostenere i piani aziendali, battagliando per zittire gli operai nelle assemblee, come sponsor dei record di colate, degli incentivi sulla produzione. Le loro tariffe sono di 80 euro per un riposo saltato. Possono vantarsi di aver dato una grossa mano al raddoppio del fatturato di Tenaris.

L’aumento dei ritmi di lavoro, la manutenzione appaltata e insufficiente, la contrazione della formazione, le squadre sottorganico, l’utilizzo dei precari, in Tenaris detti ‘caschi blu’ per l'elmetto differente da quello bianco degli altri operai, come kamikaze spinti dai capi (che hanno premi sulle produzioni) per forzare tempi e modi di lavoro, con il ricatto della valutazione per la conferma dopo l’apprendistato, sono condizioni che alzano pericolosamente il potenziale di pericolo. Che non può essere chiamato incidente, ma conseguenza ‘prevedibile e calcolata’ da questo sistema produttivo assassino, dei tubi ad ogni costo, sempre più veloci e con meno operai, e dai suoi servi.

Questa mattina la siviera di emergenza, non ha completato il ciclo della messa in sicurezza delle 90 tonn di acciaio lasciandone rovesciare una grossa parte in reparto, e ‘per fortuna era sopra un canale di scarico di emergenza e una po sono fuoriusciti da li’ come racconta un operaio.

Facciamo attenzione a due particolari: la siviera di emergenza non ha completato il ciclo di sicurezza, per la condizione degli impianti;

la siviera principale è entrata in emergenza, perché il sistema automatico di sicurezza che interviene per abbassare quel tanto che basta il livello dell’acciaio nella siviera quando va oltre il limite, non è attivo e l’operaio (nella squadretta della domenica sono solo in due) oltre alle molte altre responsabilità deve regolare questo livello con operazioni manuali. Che questa mattina non sono bastate, non sono andate a buon fine, facendo scattare l’allarme e il sistema di emergenza della siviera, che come abbiamo visto non ha funzionato.

Fatti che spiegano bene come gli impianti vengano messi a punto per far uscire colate e tubi velocemente, mentre per quello che riguarda la vita degli operai, si rimanda, a dopo, sempre dopo il morto fanno gli interventi, la sicurezza è un costo improduttivo e non urgente, per il sistema capitalista.

Nell’ultimo anno sono già quattro gli scioperi traditi da Fiom Fim Uilm in fabbrica, che lanciano il sasso quando sentono la pressione operaia e poi ritirano la mano subito dopo: per un operaio infortunato comandato al lavoro comunque, per la mensa peggio di prima, due per l’acciaieria, per la presenza di manganese nel sangue, segno della mancanza di aspirazione, per lo scoppio delle scorie di 15 giorni fa, procedura di sciopero subito ritirata evidentemente per loro sono finiti i pericoli. Scioperi traditi, anche perché avevano avuto una buona partecipazione.

Ma questo ci ricorda che ‘tirare per la giacchetta i sindacalisti’ non ha mai funzionato, e continuerà a non funzionare. Fare pressione sul corpo completamente burocratizzato e colluso dei sindacalisti, da tempo estraneo alla condizione e agli interessi della classe operaia e sul loro apparato di delegati, alimenta solo illusioni, e lascia disarmati gli operai davanti allo sfruttamento, davanti ai capi, capetti che 'ti stanno con il fiato sul collo per aumentare la produzione dei tubi'.

Fiom Fim Uilm spengono il conflitto, mentre noi dobbiamo guardare agli scioperi come alla Stellantis di Pomigliano, dal basso e improvvisi, che hanno bloccato la produzione per tre giorni, agli scioperi degli operai dell’Ansaldo di Genova, che dicono ‘senza sicurezza il lavoro si ferma’, con l’autorganizzazione, per difendere salute e sicurezza, per riaccendere il conflitto di classe.

Nessun commento:

Posta un commento