In Francia lo stato delle cose vede sempre più un governo che pone in stato di assedio un intero paese e in particolare le zone della rivolta della gioventù proletaria dei quartieri popolari.
Alla rivolta giusta e necessaria dopo l'assassinio del giovane Nahel il governo ha saputo rispondere solo con la violenza, mettendo in campo tutte le sue forze repressive e attivando i Tribunali che stanno condannando uno dietro l'altro giovani, protagonisti - sempre secondo lo Stato - della rivolta in corso. Anche le ultime ore hanno testimoniato che per lo Stato capitalistico e imperialista francese, per Macron, il suo governo, il Parlamento da lui controllato - con alcune voci di opposizione - hanno deciso di rispondere alla rivolta solo e semplicemente con la repressione.
I giornali, le televisioni, anche in Francia, quando parlano di questi giovani protagonisti della rivolta nei quartieri proletari e popolari e nelle altre città di tutta la Francia, prendono in considerazione le condizioni sociali, di povertà, di disoccupazione, di discriminazione, di mancanza di servizi sociali, che negano ai giovani proletari in Francia un presente e un futuro dignitoso. Ma a tutto questo fanno corrispondere solo ed esclusivamente una risposta di dittatura poliziesca e giudiziaria.
Eppure la rivolta non si ferma, non si è fermata: è qui il primo punto.
Essa va difesa e sostenuta in Francia e nelle altre parti del mondo.
Il messaggio che viene da questa rivolta riceve attenzione, mobilitazione, in altri paesi dove le condizioni della gioventù proletaria sono le stesse e di qui le iniziative che si sviluppano in Belgio e anche in Svizzera. Il contagio. I governi imperialisti europei temono il contagio.
Macron si fa forte di questo possibile contagio per ottenere il massimo consenso all'interno da parte delle classi dominanti e dei suoi partiti e all'esterno all'interno dei governi dell'Europa imperialista. Solidarietà che gli viene subito concessa. Tutta l'Europa capitalista e imperialista - dietro Macron e con Macron - gli chiedono di reprimere, di schiacciare la rivolta, di stabilire condizioni di legge ed ordine sia per conto dei padroni e dell’imperialismo francesi sia per conto dei governi degli altri paesi.
Per questo i proletari, le masse popolari, in Francia come in tutti i paesi capitalisti e imperialisti europei, devono solidarizzare con la rivolta dei loro fratelli di classe e in particolare con la gioventù ribelle che sta animando questa rivolta.
La rivolta usa le armi che ha a disposizione: essere quindi critici verso alcune delle iniziative che si sviluppano è sbagliato, perché non si tiene conto che si misurano con un apparato repressivo di Stato che mette in campo tutto il suo armamentario.
“Tout le monde deteste la police” gridano i giovani e questo grido è ben giustificato in tutti i paesi imperialisti europei e ovunque i proletari, in particolare la gioventù proletaria, si ribellano trovano la stessa risposta da parte delle forze repressive dello Stato. Anzi, le forze repressive delle Stato sono una delle ragioni della rivolta: la morte di Nahel non è altro che la punta di un iceberg di una situazione quotidiana in cui i giovani proletari sono repressi, vessati, e così via. Vengono scatenati contro di essi il razzismo, la discriminazione, vengono considerati come se non fossero, in larghissima parte, francesi - giovani provenienti dalle varie ondate di immigrazione di tutti gli anni precedenti ma ormai giovani francesi, carne e sangue di quel paese - tanti di loro lavorano, sono giovani proletari, precari, tanti di loro non hanno lavoro, esattamente come non lo hanno tanti giovani in tutti i paesi imperialisti europei. Quindi è una rivolta interna ai paesi imperialisti e ci chiama a considerare la forza, la grande forza che è potenzialmente contenuta nei quartieri poveri e proletari, la grande forza della gioventù che può - se si ribella - essere un elemento centrale della lotta generale per rovesciare i governi dei padroni.
I governi imperialisti fanno la guerra all'esterno, partecipando attivamente alla guerra interimperialista che ha al centro l'Ucraina in questo momento, le truppe francesi, italiane, dei paesi imperialisti e, innanzitutto, del principale paese imperialista del mondo, gli Stati Uniti, conducono una guerra contro i popoli su scala globale e a questa guerra contro i popoli su scala globale corrisponde una guerra interna contro coloro che si ribellano.
E in questo scenario è fondamentale che in ogni paese imperialista alla guerra dei padroni e del loro Stato si risponda organizzando la guerra di classe, la guerra rivoluzionaria, la guerra di popolo di lunga durata, perché solo questi sono in grado di rovesciare i governi e la dittatura del Capitale e solo questi rendono possibile fermare gli stessi governi della guerra.
La Francia sta lì a dimostrare che è lo stesso governo che ha detto NO ai lavoratori, ai milioni di lavoratori e a settori delle masse popolari che sono scesi in campo contro la riforma delle pensioni, punta di diamante della politica anti operaia, antipopolare, del governo francese di Macron, punta di diamante di una politica generale che attacca i salari, i posti di lavoro, i diritti dei lavoratori, le condizioni dei lavoratori e, come Macron ha usato la polizia contro le manifestazioni dei lavoratori durante le 14 giornate nazionali di mobilitazione contro la riforma delle pensioni, ora usa, di fronte a una rivolta certo più cruenta – è, appunto, una rivolta - la repressione e la dittatura di Stato preparata attraverso un NO secco alle rivendicazioni sociali e politiche. Lo stesso governo che ha detto NO alle rivendicazioni dei lavoratori dice NO alle istanze che animano la rivolta delle banlieues, della gioventù proletaria, dei settori delle masse popolari, di tutta la Francia.
Proprio per questo il movimento che è sceso in campo contro la riforma delle pensioni deve tornare a scendere in campo a fianco della rivolta, non certo per naturale solidarietà verso i giovani che sono spesso i figli di una parte di coloro che sono scesi in piazza contro la riforma delle pensioni.
Il movimento generale in Francia deve dire “è giusto ribellarsi” a una polizia che uccide e che vessa e che la fa perché è costruita per questa maniera, per una guerra quotidiana nei quartieri cosiddetti “difficili”, nei quartieri proletari e popolari più poveri.
E’ giusto ribellarsi e tutto il movimento di opposizione al governo Macron deve dichiararsi, deve appoggiare la ribellione giovanile. In secondo luogo deve chiedere subito la fine della repressione, dello Stato d'assedio, delle leggi di emergenza, deve chiedere che i processi che si conducono quotidianamente nei Tribunali borghesi per condannare i giovani ribelli devono fermarsi e, infine, deve pretendere che il governo che ha detto No alle pensioni e che oppone alla rivolta la violenza di Stato deve andare via: queste indicazioni devono unire il movimento, nell'unità del movimento ci sta la prospettiva di una vittoria di tutti, del movimento di lotta dei lavoratori, della rivolta delle banlieues. E’ un fronte che bisogna costruire che il governo, lo Stato dei padroni non vogliono e combattono, anzi tutta l'azione di Macron è di schierare contro la rivolta proprio quei settori proletari, di lavoratori, di masse e perfino di opinione pubblica, che contro di lui erano scesi in campo in massa.
I giovani ribelli non hanno bisogno né di critiche, né di giudizi e consigli, ragionano con la loro testa percorrono la loro strada, non devono aspettare nessuno né moderare le forme e i contenuti della loro rivolta.
“Senza giustizia nessuna pace”, giustizia per Nahel, basta con i processi!
Se lo Stato alza il tiro della repressione è chiaro che la rivolta alza il tiro della sua capacità di opporsi a questa repressione e di dare continuità alle lotte che si stanno facendo. Se lo Stato userà la violenza delle armi è giusto che i giovani si difendano con tutti i mezzi e gli strumenti necessari.
Ma il governo viene messo realmente in crisi non solo dalla dinamica naturale della rivolta ma dalla discesa in campo dell'intero movimento che ha mille ragioni per essere contro il governo.
In Italia invece assistiamo allo schieramento del governo, in tutte le sue forme, a fianco della repressione di Macron. Le critiche che fanno i governanti del nostro paese a Macron sono critiche da destra, dicono: “ecco che succede quanto arrivano tanti immigrati, che poi diventano delinquenti, che poi diventano rivoltosi”. Innanzitutto questa è una falsità perché il 99% della gioventù ribelle è francese e non è certo arrivata ieri in questo paese. Ma nel nostro paese si vuole usare la rivolta sia sul fronte di attrezzare lo Stato della repressione, lo Stato di polizia moderno fascista, in forma preventiva contro ogni possibile contagio, nei quartieri poveri e proletari di questo paese, del messaggio che viene dalla rivolta francese. Ma il nostro governo fascio-razzista fa ancora di più: utilizza la rivolta per accelerare i processi di espulsione dei migranti che sono sul nostro territorio e nello stesso tempo per cercare di rendere ancora più difficile - e quindi più persecutoria e aggressiva, discriminatoria - la vita ai migranti del nostro paese, anche di quella gran parte che è anche ormai italiana e che lavora nei posti di lavoro, nelle campagne o che comunque vive nelle grandi città principalmente una vita di precarietà, di sopravvivenza, di mancanza di case e di diritti, di discriminazione.
Questo governo utilizza la rivolta per fare peggio dello stesso governo francese sia nell'attrezzare delle misure repressive sia nel colpire i migranti, mostrando fino in fondo che questo gli interessa: trasformare tutto in repressione.
Come dalla rivolta francese viene il messaggio “è giusto ribellarsi”, dall'azione del nostro governo viene la necessità di intensificare la lotta e l'organizzazione per rovesciare questo governo.
Abbiamo detto “facciamo come in Francia” in occasione del grande movimento contro la riforma delle pensioni, ben sapendo che non possiamo fare come in Francia perché in questo paese gli stessi sindacati sono c*** e camicia con il governo, sono contro la lotta generale, sono contro la rivolta, trattano e spalleggiano questo governo, quindi i sindacati confederati di questo paese non possono essere organizzazione che faccia da vettore del “fare come in Francia” di cui la grande lotta dei lavoratori, delle masse popolari hanno bisogno.
Sono le forze che sono fuori dal controllo e dalla direzione dei sindacati confederali e dei loro apparati, che sono fuori dai partiti parlamentari - anche di opposizione - che in questo paese possono fare proprio il messaggio che viene dalla Francia sia sul terreno della lotta sindacale contro la politica economica del governo sia sul terreno della rivolta necessaria contro lo Stato delle repressione, del razzismo, del moderno fascismo.
Noi dobbiamo cambiare questo stato di cose, in tempi e modi che dipendono dalle nostre capacità di organizzazione e di unità, serve l'organizzazione che abbia questo obiettivo e faccia questo lavoro, serve il Fronte di tutti coloro che sono su questa linea e serve la prassi: la rivolta insegna la prassi della violenza di massa come necessaria a fronte dell'apparato repressivo dello Stato, la prassi insegna e domanda la costruzione dei tre strumenti della lotta, il Partito, il Fronte Unito, la forza militante di massa.
Siamo lontani da questo stadio, certo. Però bisogna costruirli oggi, bisogna potenziare energie per farlo oggi, perché il tempo è ora. Questo è il modo migliore per solidarizzare con i giovani in rivolta, le masse francesi che si oppongono al governo e allo Stato imperialista francese ed è anche interesse dei lavoratori, delle masse popolari, della gioventù del nostro paese, intraprendere questa strada, necessaria, possibile, urgente, che nel nostro paese deve fare i primi passi.
E’ giusto ribellarsi!
Lotta generale contro i governi dei padroni, dello Stato imperialista, i governi dell'immiserimento, della repressione, dell'attacco ai lavoratori, i governi della guerra.
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