martedì 18 luglio 2023

18 luglio - CONTRO L'ACCORDO ALLA STELLANTIS MELFI

 

Sul corpo ancora caldo di uno sciopero fasullo che naturalmente anche alla Stellantis di Melfi ha avuto un modesto risultato – vedi quello che abbiamo già scritto su questo blog – i sindacati a Melfi hanno sottoscritto un nuovo accordo bidone, senza la Fiom, su cui parliamo a parte, che praticamente in cambio delle parole uscite dall’incontro Tavares/Urso, viene concesso tutto all’azienda e i lavoratori trasformati in massa fungibile, flessibile per i profitti e i piani dei padroni.

Fim, Uilm, Fismic e Uglm parlano di un “accordo che guarda al futuro e governa il presente”, di cui si sono assunti la responsabilità, “a discapito di chi guarda solo ai propri interessi ideologici” – e chiaramente l’allusione è alla Fiom, ma in realtà ad ogni settore classista e combattivo della fabbrica.

Certo che “governa il presente”: “un contratto di solidarietà difensiva dall’8 agosto 2023 all’8 agosto 2024 che prevede 4.662 lavoratori in esubero su 5.827, con una riduzione del lavoro dell’80% ma può arrivare al 90% per ciascun lavoratore”. Un operaio che prende 1.500 euro netti, con il contratto di solidarietà firmato vedrà il suo salario ridursi a 1.260 euro.

Chiaramente Stellantis si riserva, in presenza di picchi produttivi, di derogare all’accordo e far lavorare di più singoli lavoratori.

La legge sui contratti di solidarietà, peggiorata a dicembre 2021, poteva arrivare al massimo al 70% di riduzione dell’orario; i sindacati collaborazionisti della Stellantis di Melfì arrivano invece all’attuale 90%.

E’ inutile dire che quando si lavorerà si farà a ritmi impossibili, l’accordo lo stabilisce e lo permette con la frase, presa pari pari dai documenti aziendali: “necessario miglioramento delle prestazioni del sito in un contesto di crescente concorrenza”.

Un altro punto dell’accordo rende permanente sostanzialmente i trasferimenti degli operai di Melfi ad altri stabilimenti, con lavoratori e lavoratrici “allettati” da un importo giornaliero di 111 euro, lasciando però nel vago se questi soldi sono aggiuntivi o inclusivi della paga normale.

Tra l’altro, come scrivono su ‘Operai contro’, “i trasfertisti volontari a Pomigliano sono incazzati perché ad oggi non hanno ancora ricevuto gli importi attesi”.

Ipocrita e grottesco è poi quello che l’accordo prevede circa le situazioni a motivo di impedimento che “saranno adeguatamente valutate dall’azienda”, vale a dire, l’azienda potrà fare quello che le pare.

La misura strappata dai sindacati, si fa per dire, è che “sarà istituito un servizio navetta giornaliero per Pomigliano da Melfi, Potenza, Foggia e Matera” – sottolineiamo giornaliero che vuol dire che ormai i trasferimenti sono permanenti. Come scrive sempre ‘Operai contro’ a questo proposito “praticamente minimo altre 4 ore in più tra andata e ritorno, da aggiungere al tempo normale da dedicare al lavoro e per il ritorno effettivo a casa. E quindi, per il 1° turno partiremo a che ora per arrivare alle 6 a Pomigliano? Alle 3 alle 4? E al ritorno stessa trafila”.

E per questo danno un importo forfettario di 46,48 euro.

Quindi, per gli ignobili sindacati collaborazionisti, dirigenti assolutamente venduti, delegati complici questo sarebbe il “governo del presente”: sfruttamento e schiavismo operaio in vista di un futuro, ovvero i famosi 4 modelli promessi nel ’21 più un quinto modello da definire.

Dedicheremo a tutto questo un altro articolo per smontare precisamente questa prospettiva, che anche se fosse vera sarebbe da respingere.

Su una cosa ci mettiamo la mano sul fuoco – anche se il fuoco qui dovrebbe essere usato diversamente – che comunque il futuro è più sfruttamento ed esuberi, e su questo entreranno in campo non solo padroni e Governo ma tutto il sistema delle Istituzioni locali, secondo la logica di area complessa.

Noi non condividiamo la rassegnazione su questa situazione, e non pensiamo che andrà come padroni, governo e sindacati collaborazionisti pensano. Noi pensiamo che una scintilla accenderà la prateria, o meglio, il “prato verde”; e certo assumiamo l’impegno a fare di tutto e con tutti i mezzi possibili – nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse – perché ciò avvenga.


Certo la Fiom è stata tenuta fuori, perché padroni, governo e sindacati complici da un lato si sentono forti e dall’altro temono che anche una Fiom possa comunque contribuire a una scintilla alla “Pomigliano maniera” - questo al di là delle intenzioni.

Ma se leggiamo ciò che dice Michele De Palma a Melfi non ci crediamo proprio.

De Palma è l’ultimo arrivato dei sindacalisti parolai, delle “furie francesi e ritirate spagnole” – anche coi recenti scioperi a Pomigliano è successo. Come fa un De Palma a non capire che lo sciopero del 7 e 10 luglio tirava la volata ad accordi di questo genere e che, al massimo, il leit motiv è ‘la colpa è degli operai che non hanno scioperato’.

C’è molto da dire su questo, ma ora è comunque il tempo dell’unità di tutti gli operai che siano contro questo accordo, come anello di una lotta di lunga durata contro padroni e governo oggi.

Slai Cobas per il sindacato di classe Taranto

slaicobasta@gmail.com wa 3519575628


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