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La Cassazione ha reso definitiva la condanna a due anni di reclusione dell’Ammiraglio Agostino Di Donna, riconosciuto responsabile della morte del meccanico navale Giovanni De Martino, deceduto per carcinoma polmonare dopo 36 anni di servizio sulle navi della Marina Militare “cariche di amianto”. Di Donna – una delle 600 vittime dell’amianto tra gli uomini della Marina Militare – era stato dapprima Direttore Generale MARISPESAN, ovvero l’Ispettorato di Sanità della Marina Militare dal 01.01.1983 al 31.12.1987, poi Direttore DIFESAN, la Direzione Generale della Sanità Militare dal 01.01.1988 al 31.12.1990. La sentenza è stata pronunciata dalla IV Sezione Penale della Cassazione che ha confermato appunto la condanna emessa dalla Corte d’Appello di Venezia, il 22 giugno 2022.
“Si tratta di un risultato importante – ha dichiarato Laura Mara, avvocata di parte civile per Medicina Democratica, AIEA e AFEA di Mario Barbieri – in quanto per la prima volta è stato riconosciuto in via definitiva il nesso causale fra l’esposizione alle polveri di amianto e l’insorgenza del carcinoma polmonare in soggetto fumatore: viene dunque riconosciuto finalmente l’effetto sinergico amianto-fumo per il cancro del polmone”.
Giovanni De Martino aveva lavorato sulle navi della Marina Militare come meccanico navale dal 4 settembre 1957 al 17 marzo 1993, svolgendo la mansione di addetto alle caldaie, guardia macchina e addetto alle motrici, espletando dunque alcune delle attività fra le più esponenti alle gravissime patologie causate dall’amianto. Aveva dunque svolto la sua attività professionale in luoghi in cui l’amianto era maggiormente presente e dove maggiormente si deteriorava a causa del calore e delle forti vibrazioni presenti sia nei locali caldaie che nelle motrici di poppa.
A Giovanni De Martino fu diagnosticato il carcinoma polmonare a febbraio/marzo 2010: non ebbe scampo, la sua morte avvenne il 10 giugno 2010.
“Alla luce dell’orientamento delle ultime sentenze di Cassazione – ha detto Fulvio Aurora, responsabile vertenze giudiziarie di Medicina Democratica e AIEA – questa decisione apre uno scenario nuovo e sicuramente rappresenta un importante tassello nella nostra lotta pluriennale in tanti processi e in tante sedi per ottenere giustizia e verità per i tumori polmonari in soggetti esposti ad amianto e fumatori”!
Annullata invece la sentenza di condanna relativamente alla morte di 7 marinai per mesotelioma pleurico, con rinvio per nuovo giudizio davanti alla Corte d’appello di Venezia, in altra composizione. “Continueremo in quella sede – ha aggiunto Fulvio Aurora – la nostra battaglia per il riconoscimento delle responsabilità dei vertici della Marina Militare, che non hanno provveduto a suo tempo all’attivazione di tutte le procedure di sicurezza e tutela per i lavoratori, così come previsto dalle leggi.”
È dal 1992 che il minerale è stato messo al bando da una legge dello Stato. Eppure le navi hanno continuato a restare in servizio, a navigare con i loro equipaggi e con il loro carico letale. E ancora oggi, oltre un quarto di secolo dopo, i marinai e gli ufficiali continuano ad ammalarsi. Sono vittime del mesotelioma o di altre forme di tumore causate dall’inalazione delle terribili fibre che possono restare latenti anche per decenni. E le bonifiche a bordo si pianificarono solo dal 2008. Per questo non si sono ancora concluse, nonostante il Ministero della Difesa assicuri che non c’è pericolo. L’amianto è tutto rimosso o è stato messo in sicurezza dalla metà degli anni Novanta.
“Mai saputo niente?” “Mai”, è stata la risposta corale delle massime autorità in divisa. «Sono certo di non avere mai ricevuto alcuna direttiva in merito ai pericoli relativi alla presenza dell’amianto», ha messo a verbale in Procura a Padova l’ammiraglio Mario Host.
Amianto navi: un libro rivela l’accaduto
Lino
Lava e Giuseppe Pietrobelli sono da una vita giornalisti a “Il
Gazzettino”: il primo cronista giudiziario di lungo corso, il
secondo inviato speciale. Il loro libro non è solo la ricostruzione
di un’istruttoria che ha messo sotto accusa i vertici della Marina
Militare. È anche un viaggio nel ventre delle navi con l’amianto.
Ed è il racconto di tante storie di bravi ragazzi che hanno dato i
loro anni migliori e la loro vita professionale alla Marina.
Sono stati colpiti da un male che non perdona. Ma non riescono a ottenere giustizia perché fino alla condanna di ieri gli ammiragli erano usciti indenni dalle aule giudiziarie. Inoltre lo Stato non riconosce risarcimenti e pensioni privilegiate.
Come raccontano nel libro “Navi di amianto” Lino Lava e Giuseppe Pietrobelli, «L’Italia è attualmente uno dei Paesi al mondo maggiormente colpiti dall’epidemia di malattie amianto correlate. Tale condizione è la conseguenza di utilizzi che sono quantificabili partire dal dato di 3.748.550 tonnellate di amianto grezzo prodotto nazionalmente nel periodo dal 1945 al 1992 e 1.900.885 tonnellate di amianto grezzo importato nella stessa finestra temporale». Totale: oltre cinque milioni e mezzo di tonnellate prodotte, importate e piazzate anche sulle navi militari.
G. C.
Cassazione: Marina Militare, condanna definitiva per vittima di carcinoma polmonare
COMUNICATO STAMPA
Condannato in via definitiva in Cassazione a due anni di reclusione l'Ammiraglio Agostino Di Donna per la morte per carcinoma polmonare del meccanico navale Giovanni De Martino. Laura Mara: “Per la prima volta è stato riconosciuto in via definitiva il nesso causale fra l'esposizione alle polveri di amianto e l'insorgenza del carcinoma polmonare in soggetto fumatore”.
Roma, 7 luglio 2023. E' arrivata stanotte in Cassazione la condanna definitiva a due anni di reclusione dell'Ammiraglio Agostino Di Donna, riconosciuto responsabile della morte del meccanico navale Giovanni De Martino, deceduto per carcinoma polmonare dopo 36 anni di servizio sulle navi della Marina Militare “cariche di amianto”. Di Donna era stato dapprima Direttore Generale MARISPESAN, ovvero l’Ispettorato di Sanità' della Marina Militare dal 01.01.1983 al 31.12.1987, poi Direttore DIFESAN, la Direzione Generale della Sanità Militare dal 01.01.1988 al 31.12.1990. La sentenza è stata pronunciata dalla IV Sezione Penale della Cassazione che ha confermato appunto la condanna emessa dalla Corte d'Appello di Venezia, il 22 giugno 2022.
“Si tratta di un risultato importante - ha dichiarato Laura Mara, avvocata di parte civile per Medicina Democratica, AIEA e AFEA di Mario Barbieri - in quanto per la prima volta è stato riconosciuto in via definitiva il nesso causale fra l'esposizione alle polveri di amianto e l'insorgenza del carcinoma polmonare in soggetto fumatore: viene dunque riconosciuto finalmente l'effetto sinergico amianto-fumo per il cancro del polmone”.
Giovanni De Martino aveva lavorato sulle navi della Marina Militare come meccanico navale dal 4 settembre 1957 al 17 marzo 1993, svolgendo la mansione di addetto alle caldaie, guardia macchina e addetto alle motrici, espletando dunque alcune delle attività fra le più esponenti alle gravissime patologie causate dall'amianto. Aveva dunque svolto la sua attività professionale in luoghi in cui l'amianto era maggiormente presente e dove maggiormente si deteriorava a causa del calore e delle forti vibrazioni presenti sia nei locali caldaie che nelle motrici di poppa.
A Giovanni De Martino fu diagnosticato il carcinoma polmonare a febbraio/marzo 2010: non ebbe scampo, la sua morte avvenne il 10 giugno 2010.
“Alla luce dell'orientamento delle ultime sentenze di Cassazione – ha detto Fulvio Aurora, responsabile vertenze giudiziarie di Medicina Democratica e AIEA - questa decisione apre uno scenario nuovo e sicuramente rappresenta un importante tassello nella nostra lotta pluriennale in tanti processi e in tante sedi per ottenere giustizia e verità per i tumori polmonari in soggetti esposti ad amianto e fumatori”!
Annullata invece la sentenza di condanna relativamente alla morte di 7 marinai per mesotelioma pleurico, con rinvio per nuovo giudizio davanti alla Corte d'appello di Venezia, in altra composizione. “Continueremo in quella sede - ha aggiunto Fulvio Aurora – la nostra battaglia per il riconoscimento delle responsabilità dei vertici della Marina Militare, che non hanno provveduto a suo tempo all'attivazione di tutte le procedure di sicurezza e tutela per i lavoratori, così come previsto dalle leggi.”
Per info.Carmìna Conte 393 177616
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mario
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