domenica 13 ottobre 2013

Bari, 17 ottobre a quarant'anni dal golpe in Cile


-->L’associazione culturale Angelus novus e l’associazione Simon 
Bolivarpropongono Giovedì 17 ottobreore 18.00II strada privata Borrelli 32,
Bari Il nostro 11 settembre…a quarant’anni dal golpe in Cile Ken LoachL' 11
settembre che nessuno ricorda (10’43”) Andrea Catone America Latina 40 anni
dopo: il golpe non ferma la marcia dei popoli Confesso che ho vissuto di
PabloNeruda letto daSalvatore Marci  Il Canto general di PabloNeruda
musicato daMikis Theodorakis  Llueve sobre Santiago 112’ “Piove su Santiago”
di Helvio Soto (1930-2001) è stato il primo film importante sul colpo di
stato del 1973. Girato nel 1975 a Parigi e in Bulgaria, ha avuto il concorso
di grandi talenti come il compositore Astor Piazzola, responsabile per la
musica originale e gli attori francesi Jean-Louis Trintignant e Annie
Girardot. Tranne Soto, regista e sceneggiatore, e l'attrice Patricia Guzman,
la maggior parte del cast e dei tecnici erano europei. Il bulgaro Naicho
Petrov interpreta il ruolo di Salvador Allende e il francese Henri Poirier
quello di Augusto Pinochet. Il film è un omaggio a Unità Popolare, a
Salvador Allende e al giornalista Augusto Olivares.
***************************************************************Cile:
Skarmeta ricorda golpe, 'piove a Santiago'di Margarita Bastias SANTIAGO DEL
CILE - ''I miei ricordi di quel giorno? La frase che ci doveva avvisare del
golpe, 'piove su Santiago'. E il fatto che Salvador Allende voleva fare un
plebiscito per abbassare la tensione in una societa' spaccata in due''.
Cosi' Antonio Skarmeta, il famoso scrittore cileno, racconta il colpo di
stato in Cile e la morte del presidente socialista quarant'anni fa. Quell'11
settembre del '73, l'autore di 'Il postino di Neruda' aveva 32 anni. Era 
sposato, con due bambini piccoli, 4 e 6 anni. L'unica strada che gli rimase
fu l'esilio che racconta all'ANSA, precisando che ''l'Italia fu tra i Paesi
che ci accolse con piu' calore. Dopo aver lasciato sconfitti il nostro
paese, un gruppo di esuli organizzo' un ufficio anti-regime a Roma.
L'Italia - ricorda ancora - fu un centro luminoso di iniziative e accordi,
che poi si rafforzarono con il lavoro fatto dalla resistenza interna ai
militari''.''Temevamo l'arrivo del golpe ed era quindi stata pensata una
frase ('piove su Santiago') che le emittenti vicine al governo dell'Unidad
Popular avrebbero trasmesso per avvertire l'imminenza del colpo di Stato.
Tutte le mattine stavamo incollati alla radio: quel giorno, l'11 settembre,
ascoltammo il messaggio, che venne poi ripetuto a tratti. Il golpe era in
corso''. "Mi recai in ufficio, nella Facolta' di Lettere e Filosofia, dove
ci eravamo dati appuntamento insieme ad altri docenti. Verso la notte
capimmo la gravita' dei fatti. Nell'ambiente accademico ci fu quindi una
veloce dispersione, ci sparpagliammo. Non solo non eravamo preparati alla
resistenza, ma - assicura - qualsiasi tentativo sarebbe stato inutile''. "I
militari occuparono la Facolta'. Le notizie che circolavano sulla violenza e
la repressione erano terribili. C'era paura e angoscia, i militari agivano
con la massima arbitrarieta'. Assistevamo agli arresti e le
'desaparaciones''', racconta ancora Skarmeta. Lo scrittore ricorda d'altra
parte quando incomincio' a pensare ''quale poteva essere il mio destino:
decisi che l'esilio era l'unica via di uscita. Lasciai Santiago a bordo di
un volo Lufthansa il 12 ottobre grazie ad un regista tedesco che ci mando' i
biglietti per andare in Europa. La mia destinazione era Berlino ovest, poi
Parigi''. Tra tanta emozione e ricordi, Skarmeta traccia infine una breve
analisi sul significato del golpe: ''Fu la vessazione della storia del Cile,
della sua democrazia e legalita'. Una violenza assolutamente sproporzionata,
per schiacciare quello che era solo un processo di riforme e un
approfondimento della democrazia. Fu il piu' feroce dei 'golpe', il piu'
indegno nella storia politica dell'America Latina''. ANSA.it
*****************************************************************Discorso
del Presidente Allende alla radio, 11 settembre 1973  7.55, Radio
Corporaciòn Parla il Presidente della Repubblica dal palazzo della Moneda.
"Viene segnalato da informazioni certe che un settore della marina avrebbe
isolato Valparaiso e che la città sarebbe stata occupata. Ciò rappresenta
una sollevazione contro il Governo, Governo legittimamente costituito,
Governo sostenuto dalla legge e dalla volontà del cittadino. In queste
circostanze, mi rivolgo a tutti i lavoratori. Occupate i vostri posti di
lavoro, recatevi nelle vostre fabbriche, mantenete la calma e la
serenità.Fino ad ora a Santiago non ha avuto luogo nessun movimento
straordinario di truppe e, secondo quanto mi è stato comunicato dal capo
della Guarnigione, la situazione nelle caserme di Santiago sarebbe
normale.In ogni caso io sono qui, nel Palazzo del Governo, e ci resterò per
difendere il Governo che rappresento per volontà del Popolo. Ciò che
desidero, essenzialmente, è che i lavoratori stiano attenti, vigili, e che
evitino provocazioni. Come prima tappa dobbiamo attendere la risposta, che
spero sia positiva, dei soldati della Patria, che hanno giurato di difendere
il regime costituito, espressione della volontà cittadina, e che terranno
fede alla dottrina che diede prestigio al Cile, prestigio che continua a
dargli la professionalità delle Forze Armate. In queste circostanze, nutro
la certezza che i soldati sapranno tener fede ai loro obblighi."Comunque, il
popolo e i lavoratori, fondamentalmente, devono rimanere pronti alla
mobilitazione, ma nei loro posti di lavoro, ascoltando l’appello e le
istruzioni che potrà lanciare loro il compagno Presidente della Repubblica.
8:15 A.M. Lavoratori del Cile:Vi parla il Presidente della Repubblica. Le
notizie che ci sono giunte fino ad ora ci rivelano l’esistenza di un’insurrezione
della Marina nella Provincia di Valparaiso.Ho dato ordine alle truppe dell’Esercito
di dirigersi a Valparaiso per soffocare il tentativo golpista.Devono
aspettare le istruzioni emanate dalla Presidenza.State sicuri che il
Presidente rimarrà nel Palazzo della Moneta per difendere il Governo dei
Lavoratori.State certi che farò rispettare la volontà del popolo che mi ha
affidato il comando della nazione fino al 4 novembre 1976.Dovete rimanere
vigili nei vostri posti di lavoro in attesa di mie informazioni.Le forze
leali rispettose del giuramento fatto alle autorità, insieme ai lavoratori
organizzati, schiacceranno il golpe fascista che minaccia la Patria. 8:45
A.M. Compagni in ascolto:La situazione è critica, siamo in presenza di un
colpo di Stato che vede coinvolta la maggioranza delle Forze Armate. In
questo momento infausto voglio ricordarvi alcune delle mie parole
pronunciate nell’anno 1971, ve lo dico con calma, con assoluta tranquillità,
io non ho la stoffa dell’apostolo né del messia. Non mi sento un martire,
sono un lottatore sociale che tiene fede al compito che il popolo gli ha
dato. Ma stiano sicuri coloro che vogliono far regredire la storia e
disconoscere la volontà maggioritaria del Cile; pur non essendo un martire,
non retrocederò di un passo. Che lo sappiano, che lo sentano, che se lo
mettano in testa: lascerò la Moneda nel momento in cui porterò a termine il
mandato che il popolo mi ha dato, difenderò questa rivoluzione cilena e
difenderò il Governo perchè è il mandato che il popolo mi ha affidato. Non
ho alternative.Solo crivellandomi di colpi potranno fermare la volontà volta
a portare a termine il programma del popolo.Se mi assassinano, il popolo
seguirà la sua strada, seguirà il suo cammino, con la differenza forse che
le cose saranno molto più dure, molto più violente, perché il fatto che
questa gente non si fermi davanti a nulla sarà una lezione oggettiva molto
chiara per le masse.Io avevo messo in conto questa possibilità, non la offro
né la facilito.Il processo sociale non scomparirà se scompare un
dirigente.Potrà ritardare, potrà prolungarsi, ma alla fine non potrà
fermarsi.Compagni, rimanete attenti alle informazioni nei vostri posti di
lavoro, il compagno Presidente non abbandonerà il suo popolo né il suo posto
di lavoro.Rimarrò qui nella Moneda anche a costo della mia propria vita.
9:30 A.M. RADIO MAGALLANES In questi momenti passano gli aerei.Potrebbero
mitragliarci.Ma sappiate che noi siamo qui, almeno con il nostro esempio,
che in questo paese ci sono uomini che sanno tener fede ai loro obblighi.Io
lo farò su mandato del popolo e su mandato cosciente di un Presidente che ha
dignità dell’incarico assegnatogli dal popolo in elezioni libere e
democratiche.In nome dei più sacri interessi del popolo, in nome della
Patria, mi appello a voi per dirvi di avere fede.La storia non si ferma né
con la repressione né con il crimine.Questa è una tappa che sarà
superata.Questo è un momento duro e difficile: è possibile che ci
schiaccino.Ma il domani sarà del popolo, sarà dei lavoratori.L’umanità
avanza verso la conquista di una vita migliore.Pagherò con la vita la difesa
dei principi cari a questa Patria.Coloro i quali non hanno rispettato i loro
impegni saranno coperti di vergogna per essere venuti meno alla parola data
e ha rotto la dottrina delle Forze Armate.Il popolo deve stare in allerta e
vigile.Non deve lasciarsi provocare, né deve lasciarsi massacrare, ma deve
anche difendere le proprie conquiste.Deve difendere il diritto a costruire
con il proprio sforzo una vita degna e migliore. 9:10 A.M. Sicuramente
questa sarà l’ultima opportunità in cui posso rivolgermi a voi.La Forza
Aerea ha bombardato le antenne di Radio Magallanes.Le mie parole non
contengono amarezza bensì disinganno.Che siano esse un castigo morale per
coloro che hanno tradito il giuramento: soldati del Cile, comandanti in capo
titolari, l’ammiraglio Merino, che si è autodesignato comandante dell’Armata,
oltre al signor Mendoza, vile generale che solo ieri manifestava fedeltà e
lealtà al Governo, e che si è anche autonominato Direttore Generale dei
carabinieri.Di fronte a questi fatti non mi resta che dire ai lavoratori:
Non rinuncerò!Trovandomi in questa tappa della storia, pagherò con la vita
la lealtà al popolo.E vi dico con certezza che il seme affidato alla
coscienza degna di migliaia di Cileni, non potrà essere estirpato
completamente. Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali
non si fermano né con il crimine né con la forza.La storia è nostra e la
fanno i popoli.Lavoratori della mia Patria: voglio ringraziarvi per la
lealtà che avete sempre avuto, per la fiducia che avete sempre riservato ad
un uomo che fu solo interprete di un grande desiderio di giustizia, che
giurò di rispettare la Costituzione e la Legge, e cosi fece.In questo
momento conclusivo, l’ultimo in cui posso rivolgermi a voi, voglio che
traiate insegnamento dalla lezione: il capitale straniero, l’imperialismo,
uniti alla reazione, crearono il clima affinché le Forze Armate rompessero
la tradizione, quella che gli insegnò il generale Schneider e riaffermò il
comandante Ayala, vittime dello stesso settore sociale che oggi starà
aspettando, con aiuto straniero, di riconquistare il potere per continuare a
difendere i loro profitti e i loro privilegi.Mi rivolgo a voi, soprattutto
alla modesta donna della nostra terra, alla contadina che credette in noi,
alla madre che seppe della nostra preoccupazione per i bambini.Mi rivolgo ai
professionisti della Patria, ai professionisti patrioti che continuarono a
lavorare contro la sedizione auspicata dalle associazioni di professionisti,
dalle associazioni classiste che difesero anche i vantaggi di una società
capitalista.Mi rivolgo alla gioventù, a quelli che cantarono e si
abbandonarono all’allegria e allo spirito di lotta.Mi rivolgo all’uomo del
Cile, all’operaio, al contadino, all’intellettuale, a quelli che saranno
perseguitati, perché nel nostro paese il fascismo ha fatto la sua comparsa
già da qualche tempo; negli attentati terroristi, facendo saltare i ponti,
tagliando le linee ferroviarie, distruggendo gli oleodotti e i gasdotti, nel
silenzio di coloro che avevano l’obbligo di procedere.Erano d’accordo.La
storia li giudicherà.Sicuramente Radio Magallanes sarà zittita e il metallo
tranquillo della mia voce non vi giungerà più.Non importa.Continuerete a
sentirla.Starò sempre insieme a voi.Perlomeno il mio ricordo sarà quello di
un uomo degno che fu leale con la Patria.Il popolo deve difendersi ma non
sacrificarsi.Il popolo non deve farsi annientare né crivellare, ma non può
nemmeno umiliarsi.Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo
destino.Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il
tradimento pretende di imporsi.Sappiate che, più prima che poi, si apriranno
di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una
società migliore. Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste
sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio non sarà
invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà la
fellonia, la codardia e il tradimento. Santiago del Cile, 11 Settembre 1973.
*************************************************************

Nessun commento:

Posta un commento