Riceviamo da docenti della scuola precari e volentieri pubblichiamo
Nel nostro Paese succede che uno studente di diciotto anni muoia schiacciato da una trave d’acciaio mentre si trova in un’azienda in cui stava svolgendo uno stage scuola-lavoro. È ciò che è accaduto a Lorenzo Parelli, studente di un istituto professionale nella provincia di Udine, lo scorso 21 gennaio all’ultimo giorno del suo tirocinio gratuito nell’ambito del PCTO (ex alternanza scuola-lavoro). Lorenzo non si trovava tra i banchi di scuola, come è naturale che fosse, ma in una fabbrica, la Burimec di Lauzacco, in un luogo di lavoro in cui aveva svolto diverse ore di lavoro non retribuito. Sono state molte le manifestazioni nei giorni scorsi in tantissime città, indette e partecipate da studenti e studentesse, collettivi studenteschi, organizzazioni giovanili, per gridare la propria rabbia per la morte di un loro coetaneo e contro l’alternanza scuola-lavoro. Cortei che hanno visto anche momenti di tensioni e di scontri con le cariche della polizia contro gli studenti e la partecipazione in diverse piazze anche di lavoratori solidali e uniti con i ragazzi delle scuole.
Studenti a lavorare gratuitamente in fabbriche, aziende, uffici, durante le ore scolastiche anziché a scuola a studiare, a formarsi, a sviluppare la propria crescita umana e culturale. Questo è il frutto e il risultato di anni di riforme scolastiche, da ancor prima della cosiddetta “buona scuola”, che mirano a privatizzare, ad aziendalizzare la scuola pubblica e a tagliare i fondi da destinare all’istituzione scolastica; in quanto è considerato inutile il sapere, inutile perché non dà profitto e non serve quindi al capitale. Non solo sfruttamento per i lavoratori, ma anche per gli studenti, ancor prima di introdursi nel mondo del lavoro. A questo si aggiunge, come dimostra ciò che è successo a Lorenzo Parelli, la scarsa sicurezza nei posti di lavoro e la mancata tutela dei lavoratori. Le statistiche dei morti sul luogo di lavoro sono drammatiche in Italia così come nel mondo, perché i padroni non investono sulla sicurezza degli impianti, delle fabbriche, dove centinaia di lavoratori e lavoratrici lavorano per ore e ore mettendo spesso a rischio la propria vita. E la messa in sicurezza di questi luoghi mette in luce come anche a scuola diverse strutture siano ancora fatiscenti e con dei grossi problemi architettonici. Non la dimentichiamo di certo la morte di uno studente, Vito Scafidi, di soli 17 anni, nel 2008 in un liceo di Rivoli (TO) in seguito al crollo del soffitto della sua classe durante l’intervallo. Non sono fatalità, non sono dei casi singoli e la gravità di questi fatti non può e non deve essere sminuita. Qualsiasi luogo, dove passiamo ore e del nostro tempo e della vita, dalla scuola al lavoro, deve essere sicuro. Queste morti, lo sfruttamento quotidiano, l’arretratezza culturale e la mancanza di diritti e tutele di lavoratori e lavoratrici, di uomini e donne sono ciò che ci “restituisce” il sistema in cui viviamo, il capitalismo, con la sua corsa al profitto, all’arricchimento dei padroni, tutelati e finanziati dai governi nazionali.
Non è questa la scuola che vogliamo; pensiamo ad un altro tipo di scuola dove l’istruzione, la formazione, lo sviluppo di un pensiero critico degli alunni siano alla base. Una scuola in cui i giovani possano arricchire il proprio bagaglio culturale e personale, seguiti e guidati dai docenti e dalla passione di ogni insegnante per la propria materia. Poiché i giovani sono il presente e il futuro di ogni società. Non è con il modello della scuola azienda che ci si creano più posti di lavoro o che gli studenti trovino più facilmente lavoro una volta diplomati. La lotta degli studenti va sostenuta e ampliata con l’unione e il contributo dei lavoratori della scuola e della classe lavoratrice in generale. Basta morti sul lavoro, basta sfruttamento! Per un altro modello di scuola, per un altro modello di società!
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