sabato 31 dicembre 2022

30 DICEMBRE SCIOPERO ALLA BERETTA. IL BUON ANNO DELLE OPERAIE IN PRIMA FILA CONTRO GLI APPALTI IN FABBRICA, GLI ATTACCHI ALLE LAVORATRICI, LA REPRESSIONE PADRONALE

Sciopero improvviso venerdì 30 dicembre, dalle 11 a fine giornata, contro un vigliacco e pesante nuovo attacco aziendale contro le operaie del reparto imballi in appalto a Mpm alla Beretta di Trezzo. LE OPERAIE IN SCIOPERO SOLIDARIZZANO CON LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN.

I padroni (Beretta e Mpm) per i loro profitti attaccano i diritti delle operaie/i e cercano di scaricarne la colpa sulle operaie dello Slai Cobas che lottano NON LASCIATE IL SINDACATO? VI TOGLIAMO UNA LINEA DI LAVORAZIONE, È SOLO COLPA VOSTRA!’  

Parole vigliacche, di ennesimo ricatto, che nascondono una doppia realtà.

- La frustrazione dei padroni che non riescono a corrompere le operaie sindacalizzate, che non riescono a spiegarsi il rifiuto delle delegate Slai Cobas alle loro proposte; delegate che non vogliono vendere la propria dignità e respingono le offerte individuali per aumenti salariali, posti da ‘capette’... in cambio dell’uscita dal sindacato; così come non riescono a spiegarsi la resistenza di un buon gruppo

31 dicembre - da tarantocontro: Acciaierie d'Italia: o scontro prolungato su contenuti/piattaforma a difesa dei lavoratori o siamo alle "solite". Intanto l'Adl reprime i diritti delle Rsu

 Sulla situazione all’ex Ilva e l’ultima fase ci siamo espressi con comunicati, volantini, prese di posizione, azione fuori e dentro i cancelli della fabbrica in questi ultimi due mesi, senza dimenticare l’importanza dello sciopero del 6 maggio scorso, un’occasione che per responsabilità dei dirigenti sindacali confederali, le Rsu, Usb compreso, poteva essere con lo sciopero riuscito e la contestazione della Morselli il vero inizio della battaglia che sicuramente avrebbe inciso sulla situazione e probabilmente un decreto come questo del governo Meloni/Urso non lo avremmo avuto.
Ora che c’è, da un lato non possiamo che unirci alle denunce che vengono dalle organizzazioni sindacali e da una parte attiva dei lavoratori – mentre francamente noi non diamo gran chè peso alle strilla di Sindaco e Regione che finora hanno inciso solo negativamente nello sviluppo di una lotta reale a Taranto in fabbrica e in città contro padroni e governi.
  Ma ci sentiamo di dire: finalmente! Il nuovo decreto, più che tutti gli altri messi insieme, chiama ad uno scontro reale su cui sia gli operai innanzitutto devono dire la loro subito, si parla di assemblee, sciopero di 32 ore, iniziativa a Roma, sia noi ma soprattutto dopo. Perché è ben chiaro che per quante iniziative in un certo senso scontate verranno fatte dai sindacati confederali e Rsu, è certo che non si può pensare a passi indietro di padroni e governo (vedi anche l'ultima inaccettabile antisindacale presa di posizione della Morselli contro i diritti delle Rsu) senza una lotta prolungata che, come ci ostiniamo a dire da soli, deve cambiare passo, forme, contenuti e alla fine organizzazione e direzione.

Per questo vale la pena prendere sul serio il decreto e analizzarlo da un punto di vista di classe, così come mettere in luce che le critiche che vengono da sindacati, ecc. perfino quando sono giuste sono inadeguate a dare una base solida, una piattaforma solida e obiettivi conseguenti alla lotta dei lavoratori e speriamo delle masse popolari della città unite ad essi.
  Intanto ribadiamo, decreto o non decreto, che gli operai dell’appalto messi fuori dalla lettera della Morselli devono rientrare subito dopo le feste a lavorare; che le assemblee devono essere generali e non monopolizzate da dirigenti sindacali e Rsu abituati da sempre a fare un giorno i “fuochisti” e 364 giorni i pompieri. Assemblee che devono puntare all’unità di lotta dei lavoratori, raggiunta col confronto/scontro anche aspro, perché altrimenti siamo alle solite. E questa situazione “alle solite” è quella che realmente ha contribuito al punto a cui si è arrivati.

AdI nega sala Consiglio di Fabbrica

L'azienda accusa alcune RSU di condotte violente durante i momenti di tensione dello scorso 23 dicembre

(Siamo al capovolgimento dei fatti. Sono stati i vigilanti che hanno spintonato i delegati, anche ferendone alcuni, con metodi che qualcuno ha definito da "buttafuori". E' l'azienda che viola norme sindacali (Statuto dei lavoratori) appropriandosi di una sala, che una volta legalmente concessa non può essere nella disponibilita' dell'azienda. 

Chiaramente si tratta di un pretesto, ma pericoloso segnale di una azione apertamente repressiva antisindacale che non potra' che peggiorare. NdR)  

Da Corriere di Taranto

Con una lettera indirizzata a Fiom, Uilm e Usb Acciaierie d’Italia spiega perché non concede l’utilizzo della sala del consiglio di fabbrica richiesta dai sindacati due giorni fa via pec:

...al termine della riunione (del 23 dicembre) alcune RSU – allo stato in corso di identificazione – forzando le grate installate a protezione della stessa (nonché arrampicandosi sulle stesse), raggiungevano la Direzione AdI dello Stabilimento cercando deliberatamente di occuparla e non riuscendo nel proposito criminoso solo grazie alla difesa passiva attuata dal personale di Vigilanza“...

Le gravissime condotte perpetrate, per le quali l’Azienda si riserva ogni più ampia richiesta di tutela e ristoro, violano ogni forma di vivere civile e di corretta relazione tra Azienda e OO.SS – prosegue la lettera dell’azienda -. Per tutto quanto occorso, la scrivente Società... ritiene che allo stato non sussistano le condizioni minime di sicurezza di persone e cose all’interno dello Stabilimento e, pertanto, di non poter concedere l’uso della Sala del Consiglio di Fabbrica..."


Coop GT Logistica, Loacker, Italtrans: non ho più una vita mia, tutti i giorni ad aspettare un messaggio anche per poter andare a letto…

7 dicembre 22 poster appello

In generale nelle piattaforme logistiche le condizioni di lavoro sono dure, a partire dalle temperature dei grandi spazi aperti dei magazzini con freddo d’inverno e caldo d’estate; la movimentazione dei colli, ovvero lo spostamento di pacchi più o meno pesanti a ritmi molto alti con l’incubo della ‘media’, l’indicatore della produttività che porta ritorsioni dei capi quando non rispettato, ma alza il livello di usura individuale e di pericolosità dell’ambiente di lavoro quando diventa l’imperativo ‘correre, correre…’ che unito ad un perverso e frequente complesso di incentivi, reintroduce oggettivamente il cottimo. 

Nonostante questo, grazie anche alla contrattazione/conciliazione nazionale di Cgil Cisl Uil, terzo pilastro del sistema degli appalti, in tantissime cooperative della logistica i lavoratori non hanno la malattia pagata al 100%. I lavoratori si ammalano anche a seguito delle severe condizioni di lavoro, ma per i padroni dei magazzini e i loro servitori, la malattia è un costo per l’azienda e vanno eliminati i pretesti per saltare facilmente il lavoro.

A peggiorare lo stato di questi lavoratori (ma è una tendenza che ha invaso pesantemente l’industria) la gestione arbitraria da parte aziendale oltre al tempo di lavoro, anche del tempo di vita.

I turni hanno un orario di inizio e non di fine, i turni vengono di continuo modificati e notificati con facilità la sera per la mattina grazie anche alla messaggistica whatsapp. Un sistema che inoltre favorisce l’allungamento della giornata di lavoro e la riduzione dell’occupazione.

Un abuso totale, spesso sottovalutato nella contrsattazione, ma fonte di vessazioni e situazioni di stress infinite per una vita personale espropriata e condizionata dagli ordini del magazzino.

Le rivendicazioni dei lavoratori della coop GT Logistica, che movimenta i prodotti LOACKER nella piattaforma logistica Italtrans di Calcio: pagamento al 100% della malattia, aumenti in paga base contrapposti alla proposta aziendale del ‘premio’ per i colli/ora che mira a fare del sindacato il cogestore della produttività aziendale e di elevati ritmi di lavoro; l’introduzione dei turni settimanali affissi in bacheca abbandonando il sistema quotidiano whatsapp, mirano ad un miglioramento significativo delle condizioni economiche, di lavoro e alla tutela della salute e della sicurezza.

Sono rivendicazioni, che con la garanzia del posto di lavoro nel magazzino protetto dai cambi appalto e dei diritti sindacali per i lavoratori e per tutti i sindacati che liberamente scelgono, dovrebbero essere generali, come una base per una piattaforma rivendicativa nei magazzini.

Ma sono rivendicazioni che richiedono l’unità delle lotte nei magazzini, superando la frammentazione artificiosa delle cooperative, una sorta di corporativismo sindacale e soprattutto che vengano dirette verso le società committenti, che realmente nel sistema degli appalti hanno la piena gestione del lavoro e orientano la contrattazione.