La “incredibile” vicenda della portaerei brasiliana affondata volontariamente.
di Vito Totire
Trovato il modo per smaltire l’amianto: buttarlo a mare!
Un “crimine di pace” per rottamare uno strumento di guerra (una portaerei): un crimine che va perseguito con forza. Macabra “battaglia navale” con un solo giocatore al largo delle coste brasiliane. E’ noto come la questione sia cominciata molto tempo fa e la decisione non sia addebitabile all’attuale presidente del Brasile, anche se poteva e doveva essere fermata pure in extremis.Oggi il Brasile sta vivendo un’altra (non per
fare graduatorie) fra le peggiori tragedie, che è l’ennesimo
tentativo di genocidio contro gli Yanomani perpetrato dalla industria
estrattivista che continua a devastare la Amazzonia. Cercheremo di
occuparci anche di questo nella speranza cha possa nascere una forte
mobilitazione internazionale. Ma torniamo al crimine contro
l’ambiente.
I fatti sono noti: la portaerei (ex francese Foch)
viene venduta al Brasile nel 2000 e viene ribattezzata “San Paolo”,
santo noto nel mondo cattolico come protettore contro il morso dei
serpenti…ma (senza voler fare ironia) l’amianto è una altra
cosa. Nel 2005 la nave viene colpita da un incendio. Pare che si sia
tergiversato a lungo su diverse ipotesi (bonifica, rottamazione,
ecc.).
Pare affermatasi infine la ipotesi, nel 2022, del
trasferimento della nave al cantiere turco Sok Denizcilik, ma il
viaggio non è andato a buon fine. In ultimo la “soluzione finale”
alternativa: affondamento a 350 km dalla costa brasiliana.
Non possiamo dire di essere esterefatti perché ormai ci sorprendiamo più della corretta gestione dei rifiuti che del contrario, ma la vicenda è enorme. La nave è lunga 266 m, pare contenesse 9.6 tonnellate di amianto, 644 tonnellate di inchiostri e materiali pericolosi (non meglio identificati), per una stazza complessiva di 30.000 tonnellate. Risulta che alcuni esponenti della magistratura abbiano cercato di evitare questo epilogo ma, evidentemente, senza successo. Diverse associazioni ambientaliste (in particolare l’associazione francese “Robin de bois”) hanno denunciato e cercato di impedire lo scempio ma, come abbiamo detto, inutilmente.
Gli interrogativi (purtroppo retorici) sono ovvi:
–
L’oceano viene usato come discarica “incontrollata” ?
–
La Francia ha venduto nel 2000 (quindi dopo l’entrata in vigore
della legge analoga alla italiana 257/1992) una nave “imbottita “
di amianto ?
Oltretutto non è legale la vendita di amianto e di
materiali contenenti amianto, ma anche in Italia su questo si è
affermato un silenzio omertoso rotto solo da voci “clamans in
deserto”, come quella della nostra Associazione Esposti Amianto.
–
Esiste una vigilanza pubblica e internazionale sulle modalità con
cui nei cantieri turchi vengono bonificate queste navi o si fa
affidamento sulla Turchia perché costa di meno ?
Nessuna insinuazione a priori, solo che ci
piacerebbe visitare questi cantieri.
Non vogliamo fare
generalizzazioni, ma se la sicurezza nei cantieri è simile a quella
delle miniere di carbone turche c’è da aspettarsi il peggio
(ricordiamo la recentissima strage “annunciata” nella miniera di
carbone di Amsara, sul mar Nero nella quale sono morti subito 30
operai).
La questione della sicurezza riguarda direttamente
anche l’Italia, considerato che ai cantieri turchi sono stati
affidati lavori che riguardano la portaerei “Vittorio Veneto” (e
chissà quali e quante altre committenze).
Già altri hanno
monitorato e protestato. Vogliamo unirci a queste voci e lo facciamo
con una comunicazione formale alle ambasciate in Italia di Brasile,
Francia e Turchia e con un appello alla unità di azione ed alla
sinergia tra associazioni ambientaliste. Appello che rivolgiamo a
tutti e in particolare (per contatti già in atto) alla ABREA
(Associazione brasiliana esposti ad amianto guidata da Fernanda
Gianasi) ed alla associazione francese che ha denunciato lo scempio
(Robin de bois).
IL PIANETA TERRA NON E’ UNA DISCARICA !
DIFENDIAMO
L’AMBIENTE E LA SALUTE CONTRO L’INQUINAMENTO MORTIFERO E
CRIMINALE.
Vito Totire, AEA-RETE EUROPEA PER L’ECOLOGIA SOCIALE (circolo
“Chico” Mendes, AEA,centro
F.Lorusso) via Polese 30 40122
Bologna.
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