venerdì 17 febbraio 2023

17 febbraio - info solidale: Torino: presidio il 21 febbraio, documenti per tutt! Ne parliamo all'APA del 18 a Roma

 da

Comitato Lavoratori delle Campagne

Sono anni che, dalle campagne alle città, le persone immigrate in Italia lottano quotidianamente per soddisfare i propri bisogni più basilari: una casa, un contratto di lavoro e documenti. Cose sempre più difficili da ottenere anche per molte persone italiane. I documenti però per le persone immigrate sono quasi un miraggio: le leggi sull'immigrazione sempre più stringenti e la burocrazia schiacciante sono lo specchio del razzismo istituzionale di questo paese, che per quanto abbia bisogno delle persone immigrate per far andare avanti i settori più importanti dell’economia, si rifiuta di riconoscere loro ciò che gli spetta. Con il nuovo Decreto flussi (DPCM del 29 dicembre 2022), nel 2023 potranno venire a lavorare in Italia 82 mila persone immigrate. Chi risponde ai requisiti (sono ammessi solo alcuni paesi di provenienza e solo per determinate mansioni) potrà ottenere un permesso di soggiorno temporaneo, pari alla durata del contratto di lavoro. I criteri sono però molto stringenti, e la maggior parte di queste quote sono come sempre destinate al lavoro stagionale. Nel frattempo, chi ha provato a regolarizzarsi attraverso la sanatoria del 2020 è ancora in attesa di risposta. Su 220 mila richieste, ¼ delle domande ancora non sono state ancora prese in carico dalle prefetture e più della metà dei richiedenti ancora attende di ricevere il documento, mentre i soldi (500 euro per ciascuna richiesta, più i contributi) sono entrati nelle casse statali da oltre due anni. Ogni richiedente ha dovuto sostenere spese onerose - a cui aggiungere il solito strozzinaggio dietro il rilascio di ogni documento necessario - per poi magari ricevere un diniego, spesso per cause indipendenti dai e dalle richiedenti. Ci sono poi tutte le persone che un documento non lo possono nemmeno chiedere, magari perché lavorano senza contratto regolare, o senza una residenza. Basta poco per cadere nel baratro dell’irregolarità da cui è sempre più difficile uscire, mentre si rischia invece di finire in un CPR o in carcere, di subire una deportazione, o di non avere altro riparo se non un ghetto o la strada. Invece di venire incontro alle richieste di lavoratori e lavoratrici immigrate, il nuovo governo ha stanziato nuovi fondi per la costruzione di più CPR (centri di permanenza per il rimpatrio) e continua a criminalizzare la solidarietà alle lotte autorganizzate, mentre rinnova gli accordi con paesi quali la Turchia, l’Egitto e la Tunisia per controllare e restringere la libertà di movimento delle persone. Dall'inizio del 2023, fuori dagli uffici della Questura di Milano, le persone che aspettano per giorni interi in fila senza ottenere risposta e hanno iniziato a protestare sono state represse con violenza dalle forze dell’ordine. Lo stesso sta succedendo alle questure di Torino e Roma. Inoltre, si segnalano sempre più persone a cui le questure declinano la possibilità di presentare richiesta di protezione internazionale, nascondendosi dietro l’assenza di posti in accoglienza e di personale. A Milano ci sono anche state recenti proteste per i documenti e contro gli sgomberi. Nelle ultime settimane, le persone recluse nei CPR di Torino e di Milano hanno dato vita a proteste e rivolte contro la privazione della libertà e contro le disumane condizioni detentive (pestaggi, psicofarmaci ad alti dosaggi, impossibilità di comunicare con l'esterno, cibi rancidi). Solo organizzandosi e continuando a lottare tutti e tutte insieme possiamo combattere tutto questo. Scendiamo di nuovo in strada anche a Torino, per far sentire la nostra voce e pretendere risposte! Ci vediamo MARTEDì 21 FEBBRAIO ALLE ORE 10:30 IN CORSO VERONA 4, DAVANTI ALL’UFFICIO IMMIGRAZIONE DELLA QUESTURA DI TORINO

BASTA ATTESE INFINITE E PRESE IN GIRO! BASTA REPRESSIONE CONTRO CHI PROTESTA! NO AI CPR E ALLE DEPORTAZIONI! VOGLIAMO DOCUMENTI E CASE PER TUTTI E TUTTE!

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