L'Ilva va ad ArcelorMittal - Un decreto di attacco a
lavoro e salute che va respinto, non modificato!
(Dalla stampa) - "L'Ilva va ad Arcelor-Marcegaglia. E ora comincia il
confronto per limitare i tagli occupazionali: il premier Gentiloni incontrerà
in settimana i sindacati. Carlo Calenda ha firmato questa sera il decreto
All’aggiudicazione seguirà una fase di ulteriore trattativa fra i Commissari e
gli aggiudicatari che hanno già dato la loro disponibilità a migliorare la loro
offerta. Le rassicurazioni del governo sul sostegno al reddito per chi resta
fuori, unite alle parole del ministro Calenda «useremo tutti i margini previsti
per conseguire i risultati migliori in termini occupazionali, ambientali e
finanziari» lasciano alquanto scettici i diretti interessati. In serata
arrivano anche le dichiarazioni dei nuovi acquirenti. «Siamo felici che AM
Investco, il Consorzio con Marcegaglia e Banca Intesa Sanpaolo, sia stato
scelto come un affidabile partner per Ilva. Vorrei cogliere questa opportunità
per rassicurare tutti gli stakeholder che siamo consapevoli della fiducia che
hanno riposto in noi. Lavoreremo con tutte le parti interessate per assicurare
a Ilva, ai suoi lavoratori e alle Regioni in cui opera un futuro più solido,
migliore e sostenibile». Lo afferma in una dichiarazione Lakshmi N. Mittal,
presidente e ceo di ArcelorMittal. «Il nostro piano - prosegue Mittal - è
supportato da un significativo programma di investimenti che permetterà
all’Ilva di migliorare il suo mix di prodotti, di recuperare quote di mercato e
di gestire le rilevanti problematiche ambientali. I nostri team saranno
impegnati nel riaffermare Ilva come la prima azienda produttrice di acciaio in
Italia. Il nostro focus è orientato alla finalizzazione dell’accordo di
acquisto e ad avviare le negoziazioni con tutti gli stakeholder».
La procedura
incasserà dall'operazione 1,8 miliardi di euro. Am ha presentato un piano che,
in estrema sintesi, prevede una produzione di un massimo di 8 milioni di
tonnellate nel 2024, con un aumento delle spedizioni grazie all'utilizzo di
semilavorati e ricavi per 4 miliardi a regime"
*****
Padroni, governo hanno marciato a tappe forzate verso la
vendita-ristrutturazione-disastro. Padroni di Stato, commissari, padroni
italiani, padroni indiani, vogliono solo profitti, e la carne da macello sono
sempre gli operai, i quartieri inquinati, i salari, i diritti.I governi sono degli
autentici agenti e piazzisti dei padroni.
I “sindacalisti delle cordate” che in questi ultimi anni e mesi, sapevano e
non hanno fatto nulla, sono impegnati ad ottenere qualche promessa e riduzione
dei tagli ai Tavoli ufficiali e ai Tavoli segreti (gli operai stanno
ancora aspettando di sapere che si sono detti quando, fuori da ogni procedura e
da ogni calendario, hanno incontrato i padroni Mittal e Jindal), e a trattare
sui numeri di cassintegrazione, e ‘corsi di riqualificazione’ (assegnati a Enti
di formazione legati agli stessi sindacati) per gestire gli esuberi.
Dire "nessuno perderà il lavoro" non basta. Lo dice anche
Calenda, ma lasciando migliaia di operai nella bad company dell'Ilva
commissariata, al massimo per pochi anni.
Occorre tutt'altro: Occorre respingere il decreto.
Occorre pretendere che per difendere l'occupazione di tutti vi sia sia
riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, sia il pensionamento a 25
anni di lavoro - rivendicazioni che in una fabbrica siderurgica (comunque a
rischio salute) sono logiche e legittime;
occorre dire No ai contratti peggiorativi di assunzione, all'insegna del
jobs act;
occorre la bonifica subito delle aree più inquinanti e la copertura dei
parchi minerali.
Tra gli operai che vogliono sottrarsi al gioco al massacro e impugnare l’arma della lotta di
classe, dell’unità di classe, dell’organizzazione di classe, ora è tempo di farlo fino a risultati veri.
Occorre una rete che unisca gli operai più coscienti che non può in nessuna maniera coincidere con gli attuali sindacati presenti, compresa l’Usb.
Tra gli operai che vogliono sottrarsi al gioco al massacro e impugnare l’arma della lotta di
classe, dell’unità di classe, dell’organizzazione di classe, ora è tempo di farlo fino a risultati veri.
Occorre una rete che unisca gli operai più coscienti che non può in nessuna maniera coincidere con gli attuali sindacati presenti, compresa l’Usb.
In questa lotta, la querelle tra bloccare o non bloccare le strade è
assurda e inutile.
Per gli abitanti di Taranto quello che è inaccettable è che addirittura le
bonifiche, prima di tutto la copertura dei parchi minerali, vengano rinviate al
2023. Uno o più giorni di blocco valgono bene se riescono a impedire ancora 6
anni di malattia e morti!
Oggi occorre mettere in campo tutta la forza possibile degli operai, sia
bloccando dentro la fabbrica che fuori la città. Gli operai devono far proprie
le ragioni degli abitanti di Taranto e unire il NO ai licenziamenti al NO al rinvio
delle bonifiche.
E sia chiaro che chi invece di lottare in ogni modo per questo, dice No ai
blocchi sbaglia e fa più o meno inconsapevolmente il gioco di
padroni e governo, sia che sia "libero e pensante", sia che sia dei
sindacati e sindacatini, sia che siano settori di operai.
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