martedì 27 giugno 2017

26 giugno - La classe operaia è più viva che mai





Le donne che lavorano nelle fabbriche cambogiane di alcune delle più note marche sportive, da Nike a Asics, soffrono di svenimenti a causa delle condizioni in cui sono costrette ad operare. Un’inchiesta pubblicata domenica 25 giugno su The Observer rivela che nell’ultimo anno più di 500 dipendenti di quattro diverse fabbriche che lavorano per Nike, Puma, Asics e VF Corporation sono state ricoverate in ospedale. L’episodio più clamoroso è avvenuto lo scorso novembre quando nell’arco di tre giorni sono svenute 360 operaie in una fabbrica che produce scarpe da ginnastica per la Asics nella provincia di Kamong Speu.
Altre 150 lavoratrici hanno perso conoscenza in un laboratorio di prodotti Puma dopo che lo stanzone si è riempito di un denso fumo. In una fabbrica della Nike sono invece svenute 28 operaie mentre cercavano di fuggire da un incendio. A causare gli incidenti è spesso la mancanza di ventilazione e l’uso di prodotti chimici.
L’industria L’industria del tessile in Cambogia è stata valutata 5 miliardi di euro nel 2015 e impiega circa 600mila dipendenti, soprattutto donne. Le lavoratrici che sono svenute lavoravano 10 ore al giorno, sei giorni a settimana in ambienti troppo caldi con temperature che raggiungevano spesso i 37 gradi centigradi. A differenza del Vietnam, dove per legge non si può lavorare al di sopra dei 32 gradi, la Cambogia non ha posto alcun limite di legge alle temperature limitandosi a dire che se fa troppo caldo il datore di lavoro deve provvedere a fornire ventilatori o condizionatori d’aria.
La paga Le lavoratrici hanno raccontato di essere esauste e affamate. Molte di loro sono assunte con contratti a termine, la paga media è di 170 euro al mese, al di sotto del salario di base che in Cambogia è di 340 euro al mese secondo l’associazione dei lavoratori Asia Floor Wage.
dal Corriere
da operai contro

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