Mantova, la professoressa
digiuna per i suoi studenti lavoratori
A rischio 271 posti nella cooperativa ex Viadana
Facchini. Quasi tutti operai stranieri. E l’insegnante di italiano alle scuole
serali fa lo sciopero della fame
Loro protestano in massa, reclamando lavoro e dignità,
lei inizia lo sciopero della fame per solidarietà. Da ieri ha subito una doppia
accelerazione la protesta dei 271 dipendenti della cooperativa ex Viadana
Facchini, occupati presso l’impianto della Composad, dove imballano mobili per
Ikea e preparano i kit da montare. Mentre una nutrita rappresentanza dei
lavoratori — tra i quali molti di origine indiana — si dirigeva verso Milano
per manifestare davanti alla sede di Legacoop Lombardia in viale Jenner, a
Viadana (Mn), l’insegnante Marcella Boccia, coordinatrice delle sedi di Viadana
e Gazzuolo del Centro provinciale istruzione adulti di Mantova, chiede per loro
«scuse e spiegazioni dalla dirigenza». E per dare forza a questa richiesta farà
lo sciopero della fame.
«Da mezzanotte — spiega — nella speranza che nel
frattempo qualcosa si muova». L’insegnante, 43enne di origini campane, molti di
quei 271 lavoratori li conosce bene e li aiuta ogni giorno a superare le
difficoltà con la lingua italiana. «Non sono mai entrata nel merito della
vertenza sindacale, ma anche a scuola ormai non si parla d’altro», sottolinea.
Nelle ultime settimane i banchi occupati dai lavoratori della cooperativa sono
rimasti vuoti. «I ragazzi stanno lottando per riavere la dignità che gli è
stata sottratta, gli altri banchi sono occupati dalle loro mogli, che
nascondono con dignità la tristezza che hanno nel cuore». A Viadana,
Marcella Boccia, che è anche scrittrice e sceneggiatrice, è arrivata dopo
aver trascorso dieci anni in India per formarsi come mediatrice culturale. Aveva
sentito parlare di una nutrita comunità indiana, e della cooperativa Facchini,
un esempio riuscito di integrazione sul quale era anche stato girato un
documentario, «La favola mia», che raccontava il miracolo di un’azienda che
impiegava soci lavoratori per il 98% di origini straniere. Una favola che, a
quanto pare, per molti si è trasformata in incubo. La professoressa Boccia non
è nuova a queste iniziative: «Credo negli strumenti non violenti», spiega. Ma
non tutti sono d’accordo con lei: sull’uscio di casa, ieri mattina, ha trovato
una copia della Gazzetta di Mantova con un bigliettino che la invitava a
smettere di parlare della vicenda. Nella stessa mattinata di ieri circa
ottanta di lavoratori della Viadana Facchini, a bordo di auto e pullman,
sono arrivati a Milano per manifestare davanti alla sede di Legacoop Lombardia.
All’origine della protesta, organizzata da Fit Cisl Asse del Po e da Adl Cobas
— le sigle sindacali che rappresentano il maggior numero degli addetti — c’è la
procedura di licenziamento avviata a metà maggio per 271 soci lavoratori dalla
cooperativa aderente a Legacoop. I due sindacati non hanno infatti sottoscritto
l’intesa raggiunta con Filt Cgil e Legacoop il 31 maggio scorso, che prevede
l’assunzione di soli 200 lavoratori, 150 a tempo indeterminato, gli altri 50 a
termine. Un’intesa che oggi passerà al vaglio dei lavoratori, attraverso il
referendum indetto da Fit Cisl e Adl Cobas. «Siamo sicuri che avremo una
vittoria schiacciante — afferma Emmanuele Monti, segretario generale Fit Cisl
Asse del Po —. La maggioranza ha ben chiaro il comportamento scorretto della
cooperativa e di Legacoop e non accetta che settanta lavoratori siano lasciati
a casa. Legacoop ha fatto pulizia per conto di Composad: ha ripulito dai debiti
Viadana Facchini e ora la pone in liquidazione, proponendo una cooperativa
gestita da suoi uomini che sta scegliendo i lavoratori da licenziare».
7 giugno 2017 | 08:10
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