Come
tutti gli anni depositeremo un fiore e collocheremo un cartello in
ricordo della morte sul lavoro di Reuf Islami. Era un giovanissimo
operaio “sans papier”, proveniente dall’Albania, morto il 21
marzo di 17 anni fa in un cantiere edile in via Ranzani a Bologna.
Morto a causa della palese omissione di misure di sicurezza (lo scavo
era privo delle opere provvisionali contro gli smottamenti). La
responsabilità penale del datore di lavoro (nero) fu accertata, il
risarcimento ai familiari (penosamente inadeguato) fu “concesso”.
Nessuno riporterà in vita questo giovanissimo operaio ma l’evento
deve essere di monito per tutta la comunità locale che, invece,
rischia di dimenticare, soprattutto in questo momento di ostilità
(sia pure agita da minoranze rumorose) contro gli immigrati.
La
sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita deve valere per tutti ma non
si può non osservare come gli immigrati:
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Incorrano con maggiore frequenza in infortuni e malattie professionali;
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Siano con maggiore frequenza vittime di infortuni sulle strade o in itinere;
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Incorrano con drammatica frequenza in incidenti domestici (intossicazione da ossido di carbonio per sistemi di riscaldamento difettosi);
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Incorrano ogni estate, con sistematica ripetitività, in episodi di morte per annegamento;
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Incorrano più frequentemente degli autoctoni in sanzioni penali e detentive sia per quel che riguarda la popolazione adulta che quella minorile; vedi i nostri rapporti semestrali sulle carceri di Bologna in cui abbiamo sempre sottolineato l’inconsistenza di eventuali non-detti di memoria lombrosiana;
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Siano sfruttati in tutto il mondo spesso con riduzione in condizioni simil-schiavistiche (camionisti,badanti, facchini, turnisti, braccianti ecc.); anche quando lavorano in condizioni più “accettabili” e a norma sono comunque adibiti ai lavori più rischiosi (nei cantieri di bonifica dell’amianto sono il 50% e spesso un ulteriore 40% è costituito da italiani originari del meridione).
Povertà,emarginazione,
esposizione a rischio, disuguaglianze, dislivelli di potere e di
informazione sono i fattori alla base di queste “differenze”.
Ma
l’immigrato, oltre a contribuire fortemente al PIL (gli economisti
e certe categorie di imprenditori, come i coltivatori diretti, lo
ricordano spesso) svela al mondo, con la sua condizione di
vulnerabilità, una contraddizione il cui superamento andrebbe a
vantaggio di tutta la società e della giustizia. Se solo ci
fermassimo a guardare, a riflettere e potenziassimo le occasioni di
cooperazione e scambio fra comunità, lavoreremmo meglio per una
società più giusta per tutti.
IL
COMUNE DI BOLOGNA HA DICHIARATO IN PASSATO DI RECEPIRE, sia pure
parzialmente, LA NOSTRA PROPOSTA DI INTITOLARE A REUF ISLAMI LO
SPAZIO CHE E’ STATO TEATRO DEL DRAMMATICO OMICIDIO SUL LAVORO,
TRASFORMANDO LA PROPOSTA ORIGINARIA NELL’APPOSIZIONE DI UNA TARGA
RICORDO. Ma neppure questo è stato fatto!
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