Diverse migliaia di lavoratori in un corteo rosso e proletario che si è progressivamente ingrossato, con forte presenza di giovani e studenti e grande delegazioni di disoccupati in lotta di Napoli, ha dato una grande risposta all'assassinio di Adil, ai padroni assassini e al governo complice che ne sono corresponsabili.
Si è sentita forte e chiara e si è incarnata la parola d'ordine gridata: “Adil è vivo e lotta insieme a noi”, in cui si sono fuse commozione e rabbia, ma su una linea di lotta, determinazione che si è espressa prima nel lungo fronteggiamento con la polizia che voleva bloccare il corteo combattivo in direzione del Ministero e che poi è diventato un fiume che ha attraversato le strade di Roma fino alla grande assemblea finale in piazza Vittorio.
Un corteo in cui era importante esserci, fondersi con i lavoratori in lotta, perchè è una pagina importante e un segnale significativo per tutti i lavoratori della logistica e per tutta la classe operaia e gli sfruttati del nostro paese.
La repressione omicida, niente affatto casuale e frutto del clima di aggressione alla lotta dei lavoratori, che non ha esitato ad usare mazzieri del padrone con la polizia che stava a guardare, non ha fermato la lotta, anzi ha alimentato la ribellione, la chiarezza della posta in gioco e del valore generale per il movimento sindacale di classe nel nostro paese e per l'insieme dell'opposizione politica e sociale alla Confindustria, al governo e allo Stato del capitale che scaricano la crisi sui proletari e le masse popolari, e vogliono lo sblocco dei licenziamenti, l'intensificazione dello sfruttamento, lo schiavismo contro i nostri fratelli di classe migranti sui posti di lavoro come nei campi.
Per lottare contro tutto questo è morto Adil e giornalmente hanno rischiato anche la vita operai e attivisti sindacali Si.Cobas che stanno lottando e rispondendo alla FedEx e in tanti altri posti di lavoro.
Il corteo di ieri si è fuso con lo sciopero della logistica del 18 che si va estendendo, costituendo una risposta non solo ai padroni della logistica ma ai sindacati confederali che firmando il contratto della logistica e con il loro comportamento quotidiano complice sono coinvolti nella guerra ai lavoratori in lotta. E non saranno le parole ipocrite dopo la morte di Adil a cancellare questo dato di fatto.
L'assemblea finale di piazza Vittorio ha alzato il tiro della denuncia, della continuità della lotta, dell'appello alla lotta generale.
I lavoratori vogliono giustizia per Adil e vogliono che le rivendicazioni per cui si batteva insieme ai suoi compagni di lavoro vengano accolte e diventino il segno di una vittoria di classe che in questi tempi così duri e difficili incida e indirizzi il cambiamento dei rapporti di forza.
Lo Slai Cobas per il sindacato di classe ha fatto ogni sforzo necessario per portare nei luoghi, dove non c'è il Si.Cobas e non c'è un adeguato livello di lotta, da Palermo, all'ex Ilva di Taranto, agli appalti comunali, a città come Ravenna, L'Aquila, dove il vento della lotta in corso è portato essenzialmente dallo Slai Cobas per il sindacato di classe, alle fabbriche di Bergamo dove ha sostenuto, partecipato nei limiti delle sue forze allo sciopero generale della logistica.
Nella manifestazione la combattiva rappresentanza dell'assemblea donne/lavoratrici ha svolto un'azione visibile con il foglio, lo striscione/cartelli il ruolo che le lavoratrici stanno svolgendo nella battaglia generale per rompere le doppie catene perchè tutta la vita deve cambiare.
La rappresentanza di questa battaglia si è fusa con le migliaia dei lavoratori nella manifestazione; così come è stata una voce netta e chiara per la guerra di classe, la lotta per il potere operaio, che è l'unico sbocco inevitabile e necessario della battaglia dei lavoratori; così come abbiamo sostenuto che il fronte unico da realizzare è con gli operai delle fabbriche, le masse povere del sud e delle periferie, il movimenti di lotta per la casa, i lavoratori delle campagne in lotta, i movimenti di lotta sul territorio, dai No Tav ai No Tap fatti segni anch'essi della repressione di Stato. Questa è l'estensione che vogliamo e non i generici appelli a scioperi generali o ai Landini che dovrebbero scegliere da che parte stare.
La manifestazione di Roma è chiaramente solo una tappa. Lo sciopero dei lavoratori della logistica continua e va sostenuto fino a risultati concreti contro licenziamenti, repressione, condizioni di lavoro, per diritti e contratti veri.
Il contagio sociale di questo sciopero si deve estendere in tutti i luoghi dello sfruttamento, della precarietà.
La morte di Adil pesa come un macigno che dobbiamo scagliare contro il capitalismo, il suo Stato e il suo sistema.
Slai Cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
20 giugno 2021
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