19 giugno: abbiamo invaso Roma con la nostra rabbia. Violenze e omicidi padronali non fermeranno la lotta dei lavoratori
Giugno 21, 20210
19 GIUGNO:ABBIAMO INVASO LE VIE DI ROMA CON LA NOSTRA RABBIA.
LE VIOLENZE E GLI OMICIDI PADRONALI
NON FERMERANNO LA NOSTRA LOTTA.
IL SACRIFICIO DI ADIL NON SARÀ VANO!
Sabato pomeriggio in migliaia abbiamo attraversato le vie di Roma.
Una manifestazione che era stata convocata per dar seguito allo sciopero nazionale dell’ logistica, e che invece si è tramutata, nei fatti, in un corteo di sdegno e di dolore per il barbaro e inaccettabile omicidio del nostro coordinatore di Novara Adil, travolto nella mattina di venerdì dalla folle e criminale corsa di un camion crumiro fuori ai cancelli di Lidl.
Siamo giunti a Roma ancora sconvolti, confusi, increduli e atterriti di fronte al più grave, al più irreparabile tra gli innumerevoli atti di violenza che hanno colpito il SI Cobas nella sua breve ma intensa storia.
Man mano che la piazza ha iniziato a riempirsi, lo sconforto ha lasciato il posto alla convinzione di dover riaffermare con forza le ragioni che hanno portato alla morte di Adil, e il silenzio si è trasformato in un solo, gigantesco urlo di rabbia.
Abbiamo così deciso che di fronte all’assassinio di un nostro compagno non potevamo accettare passivamente il canovaccio di un corteo di poche centinaia di metri così come ci era stato imposto dalla Questura di Roma, e abbiamo con forza preteso che la manifestazione marciasse in direzione di quei Ministeri (Lavoro e Mise) che riteniamo a tutti gli effetti complici e corresponsabili del clima di intimidazioni e di violenze padronali che ha portato alla morte di Adil.
Dopo alcuni minuti di confronto ravvicinato con le forze dell’ordine, queste ultime sono state costrette a retrocedere e a consentire la variazione del percorso in direzione Barberini.
Pur avendo chiarito fin dal primo momento alla Questura che in una simile giornata di lutto non eravamo di certo interessati ad avere incontri istituzionali, la determinazione della piazza ha strappato una nuova convocazione del Ministero del Lavoro entro la prossima settimana, a seguito della quale il corteo ha ripreso il suo percorso iniziale in direzione di piazza Vittorio dove era stata montata l’amplificazione e il palco gli interventi.
Nel mentre si svolgeva la manifestazione, siamo venuti a conoscenza (per ora solo verbalmente) della disponibilità del viceministro dello sviluppo economico Alessandra Todde a prendere parte al suddetto tavolo: staremo a vedere nelle prossime ore se l’esponente pentastellata sarà coerente con i buoni propositi che in passato sono stati ripetutamente enunciati dal suo partito rispetto alla volontà di frenare le illegalità e lo strapotere dei padroni della logistica, o se invece le logiche di potere e la “ragion di stato” borghese avranno ancora una volta la meglio…
Per quanto ci riguarda, siamo pronti, come abbiamo già fatto per 3 volte negli ultimi mesi, a tornare a Roma sotto ai ministeri con la forza e la determinazione dei lavoratori, e senza chiedere il permesso.
Tanto più in queste ore, è per noi essenziale che i ministri del governo si assumano nei fatti, e non solo a chiacchiere, la piena responsabilità per ciò che sta accadendo nella logistica: non accetteremo mai che la morte di Adil venga strumentalizzata da chi in questi mesi non ha mosso un dito per impedire la chiusura dalla sera alla mattina dell’hub FedEx di Piacenza gettando 280 famiglie per strada, che (soprattutto il Mise di Giorgetti) rifiutando sistematicamente ogni confronto tra le parti su questa durissima vertenza, ha spianato la strada al clima di intimidazioni e di violenze contro i lavoratori in lotta, e che nel mentre piange lacrime di coccodrillo si appresta, tra l’altro, ad imprimere una nuova stretta al diritto di sciopero con l’allargamento del campo di applicazione della legge 146 anche al settore del trasporto merci e logistica.
Tornando alla manifestazione, oltre alla determinazione e ai numeri imponenti dei lavoratori del SI Cobas, va segnalato come elemento estremamente positivo la partecipazione consistente di numerose realtà politiche, sindacali e sociali.
Si può dire senza ombra di dubbio che ieri in piazza era presente la quasi totalità delle esperienze di lotta presenti nel nostro paese: Usb, Adl Cobas, Cub, Slai Cobas, USI, minoranze della Cgil, movimenti per il diritto all’abitare di Roma, delegazioni di operai Stellantis e Gkn, collettivi studenteschi, comitati di lotta di immigrati, disoccupati 7 novembre, una delegazione del movimento No-Tav, partiti e collettivi politici (Tendenza Internazionalista Rivoluzionaria, Csa Vittoria, Fronte Comunista, Pcl, Pap, Prc, Pci, Fir, Ccc, RdC, ecc.), ma soprattutto una grande quantità di giovani, su tutti il FGC che da mesi sta dando un supporto alle lotte fuori ai magazzini e che ha messo a disposizione molti suoi militanti nell’organizzazione della manifestazione.
Sabato pomeriggio abbiamo assistito (come già anche nello sciopero nazionale di venerdì) a una convergenza reale di tutte le realtà che in Italia provano a resistere all’offensiva dei padroni e del governo Draghi.
Si tratta di un patrimonio prezioso, che non può e non deve limitarsi allo sdegno per la morte di Adil e per le innumerevoli violenze contro gli scioperi, ma che deve invece costituire la base di partenza per la costruzione del più ampio fronte di lotta da contrapporre alle politiche di macelleria sociale del governo, allo sblocco dei licenziamenti e ai tentativi padronali di imporre una generale e pesantissima ristrutturazione sulla pelle e sul sangue di milioni di proletari.
Un fronte di lotta che deve farsi carico, nel più breve tempo possibile, di indire un vero sciopero generale.
Torniamo da Roma ancora più convinti di questa necessità: per questo nelle prossime ore lanceremo un appello a tutte le realtà del sindacalismo di base e combattivo per costruire una grande assemblea nazionale per il prossimo 11 luglio.
Proseguire la lotta ed estenderla in tutti i settori e in tutti i rivoli delle contraddizioni aperte dalla crisi capitalistica; continuare a combattere i padroni con l’arma che gli fa più paura, lo sciopero e i picchetti; fronteggiare con l’autodifesa operaia gli attacchi repressivi e le violenze delle bande armate al servizio dei padroni: questo è l’unico modo per far davvero sì che il sacrificio di sangue compiuto da Adil non sia avvenuto invano!
SI Cobas nazionale
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