sabato 14 settembre 2013

rappresaglia di padron Riva - Riva Acciaio: stop alle attività, sospesi 1400 lavoratori.

- -"La famiglia Riva, messa alle strette, scarica sui
lavoratori tutte le responsabilità. È un atteggiamento incivile",
respingere il ricatto di padron riva con la lotta in tutti gli stabilimenti
isolare i sindacati FIM_UILM al servizio di padron Riva
lavoro e salute si difendono insieme con l'unità su basi di classe degli
operai dell'ILVA

slai cobas per il sindacato di classe ilva taranto
slaicobasta@gmail.com



Riva Acciaio: stop alle attività, sospesi 1400 lavoratori. A Lesegno scatta
la protesta
ll gruppo siderurgico proprietario dell'Ilva, annuncia gli esuberi nelle
società riconducibili alla famiglia di imprenditori dopo il sequestro da 916
milioni di euro effettuato nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza di
Taranto. Da oggi cessano le produzioni degli stabilimenti. E i lavoratori
scendono in piazza
TORINO - Il gruppo Riva ha confermato. Tutti gli stabilimenti si fermano
oggi. La comunicazione in una nota: "siamo costretti a cessare tutte le
attività" in Italia esterne al perimetro dell'Ilva. Riva Acciaio ha fatto
sapere che si fermeranno anche gli stabilimenti di Verona, Caronno
Pertusella (Varese), Lesegno (Cuneo), Malegno, Sellero, Cerveno (Brescia) e
Annone Brianza (Lecco) e di servizi e trasporti (Riva Energia e Muzzana
Trasporti). "Tali attività - sottolinea la nota - non rientrano nel
perimetro gestionale dell'Ilva e non hanno quindi alcun legame con le
vicende giudiziarie che hanno interessato lo stabilimento Ilva di Taranto".
Il provvedimento interessa complessivamente 1.402 addetti negli stabilimenti
che da domani saranno "messi in libertà". Sono i lavoratori impiegati nelle
7 società dell'azienda dopo il sequestro conservativo di 916 milioni di euro
(tra cui 71 milioni di azioni Alitalia) eseguito ieri dalla guardia di
finanza di Taranto.

Di fronte lo stabilimento che la società ha a Lesegno,

in provincia di
Cuneo, i 250 lavoratori hanno organizzato una manifestazione. I sindacati
hanno indetto due assemblee, alle 17 e alle 22, per discutere le prossime
mosse con le tute blu dell'acciaieria di Lesegno. Il clima è già piuttosto
infuocato: "La famiglia Riva, messa alle strette, scarica sui lavoratori
tutte le responsabilità. È un atteggiamento incivile", ha commenta Barbara
Tibaldi, una lavoratrice.

"L'errore è stato arrivare a questo punto: in quanto bisognava prevenire il
crearsi di questa situazione e trovare un'altra via d'uscita che garantisse
il proseguimento dell'attività e salvaguardasse l'occupazione", ha detto il
presidente di Confindustria Cuneo, Franco Biraghi. Per la presidente della
Provincia di Cuneo, Gianna Gancia, "in questo Paese è ormai impossibile fare
impresa".


I precedenti dello scontro. La chiusura degli impianti si inquadra nel lungo
braccio di ferro che da più di un anno contrappone la famiglia Riva alla
magistratura di Taranto. Lo scontro era iniziato con l'ordine di spegnere
l'altoforno perché giudicato inquinante. Nel frattempo erano scattate le
manette per gli amministratori compreso il vecchio Emilio Riva finito ai
domincialiari. La proprietà si era opposta ed era intervenuto anche il
governo per trovare una soluzione. Aveva emanato un decreto nel quale
dettava i criteri per la ripresa produttiva e il risanamento ambientale. La
Procura di Taranto, sentendosi scavalcata, aveva sollevato conflitto di
competenza presso la Corte Costituzionale. Aveva perso ma non si era
ritirata. A maggio il gip Patrizia Todisco aveva ordinato il sequestro di
otto miliardi sul patrimonio del gruppo Riva.

I motivi della decisione. "La decisione - afferma la società -, comunicata
al custode dei beni cautelari, Mario Tagarelli, e illustrata alle
rappresentanze sindacali dei diversi stabilimenti coinvolti, si è resa
purtroppo necessaria poiché il provvedimento di sequestro preventivo penale
del Gip di Taranto, datato 22 maggio e 17 luglio 2013 e comunicato il 9
settembre, in base al quale vengono sottratti a Riva Acciaio i cespiti
aziendali, tra cui gli stabilimenti produttivi, e vengono sequestrati i
saldi attivi di conto corrente e si attua di conseguenza il blocco delle
attività bancarie, impedendo il normale ciclo di pagamenti aziendali, fa sì
che non esistano più le condizioni operative ed economiche per la
prosecuzione della normale attività".

"Riva Acciaio impugnerà naturalmente nelle sedi competenti il provvedimento
di sequestro, già attuato nei confronti della controllante Riva Forni
Elettrici e inopinatamente esteso al patrimonio dell'azienda - conclude
l'azienda -, in lesione della sua autonomia giuridica, ma nel frattempo deve
procedere alla sospensione delle attività e alla messa in sicurezza degli
impianti cui seguirà, nei tempi e nei modi previsti dalla legge, la
sospensione delle prestazioni lavorative del personale (circa 1.400 unità),
a esclusione degli addetti alla messa in sicurezza, conservazione e
guardiani degli stabilimenti e dei beni aziendali".

Nel dettaglio. Sono in totale 1.402 i dipendenti che lavorano nei sette
stabilimenti in Italia della Riva Acciaio di cui è stato annunciato oggi il
fermo. Nel dettaglio vi lavorano 964 operai, 291 impiegati, 91 intermedi, 33
quadri e 23 dirigenti. L'impianto più grande coinvolto è a Verona, con 429
dipendenti. Oltre agli stabilimenti produttivi si ferma anche l'attività
della sede di Milano (80 dipendenti) e dell'unità di logistica Muzzana
Trasporti (14 dipendenti). Le produzioni sono realizzate con svariati
macchinari, ma non sono a caldo e per tutte è possibile il fermo immediato.
Domani in tutti gli impianti coinvolti sono previste assemblee sindacali.
Nel 2012 Riva Acciaio ha registrato 868 milioni di fatturato (1.046 milioni
nel 2011).

Gli stabilimenti fermati. Verona: 429 dipendenti (317 operai). Produce
vergella, tondo per cemento armato e rete elettrosaldata. Lesegno (Cuneo):
257 dipendenti (172 operai). Produce billette laminate, barre a caldo, tondo
per cemento armato. Sellero (Brescia): 232 dipendenti (189 operai). Produce
barre piatte a caldo, tonde a caldo, travi e ferri a 'U'. Caronno Pertusella
(Varese): 162 dipendenti (107 operai). Produce blumi e billette da colata
continua. Cerveno (Brescia): 137 dipendenti (98 operai). Produce billette
laminate, barre tonde a caldo. Malegno (Brescia): 65 dipendenti (49 operai).
Produce barre trafilate piatte, quadre e tonde, tonde pelate, tonde
rettificate da pelato, tonde rettificate da trafilato. Annone Brianza
(Lecco): 41 dipendenti (27 operai). Produce tondo per cemento armato. Sono
esclusi dal fermo le attività estere della Riva Forni Elettrici, la
capogruppo di Riva Acciaio, con siti produttivi in Francia, Germania,
Belgio, Spagna e Canada.

la Fim Cisl e la UILM a difesa di Riva

La diffida di Fim Cisl. "La Fim Cisl ritiene che questo è l'ennesimo
epilogo, di cui a farne le spese sono i lavoratori. Diffidiamo l'azienda -
ha detto il segretario nazionale Fim Cisl, Marco Bentivogli- ad avviare la
messa in libertà dei lavoratori e la invitiamo a ricorrere immediatamente
all'utilizzo degli ammortizzatori sociali. Invitiamo altresì la Procura in
tempi rapidi a scorporare dal provvedimento di confisca tutto ciò che
impedisce la normale prosecuzione dell'attività produttiva e lavorativa. Non
accetteremo questa ennesima beffa - ha concluso - ai danni dei lavoratori
che non hanno nessuna responsabilità".
Uilm nazionale. "E' la diretta conseguenza del sequestro preventivo per
l'ammontare di 916 milioni di euro attuato ieri dalla guardia di finanza di
beni immobili, disponibilità finanziarie e quote societarie del gruppo
siderurgico in questione. Ancora una volta le iniziative disposte dagli
uffici del giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Taranto
determinano una ripercussione negativa sulla produzione siderurgica
nazionale e sugli approvvigionamenti d'acciaio utili alle imprese
manifatturiere italiane ed estere".

Fiom Cgil. "La scelta di Riva è un atto di drammatizzazione inaccettabile
perché scarica sui dipendenti responsabilità non loro", ha affermato in una
nota Maurizio Landini leader di Fiom Cgil. "Così la situazione non è più
gestibile, quindi - ha detto il sindacalista - chiediamo al Governo di
convocare con urgenza un tavolo e di dare il via al commissariamento, come
previsto dal decreto Ilva, di tutte le società controllate dal Gruppo,
comprese Riva Acciai e Riva Fire, al fine di garantire l'occupazione e la
continuità produttiva".

Nessun esubero a Taranto. Per "Taranto Energia", società controllata da Ilva
ma finita comunque nel sequestro dei giorni scorsi, si vedrà nelle prossime
ore come superare il nodo stipendi. Ci sono solo un centinaio di unità fra
le società dell'energia e dei servizi marittimi che non hanno percepito lo
stipendio a causa del blocco dei conti correnti, una delle misure adottate
dall'autorità giudiziaria.


Ilva, acciaio nel dramma
"Date garanzie per Genova"
dL’acciaio rischia nuovamente di precipitare nel dramma e Cornigliano può
pagare un prezzo molto salato. A far salire la tensione, ieri, l’annuncio
dell’Ilva della messa in mobilità di millecinquecento lavoratori delle
aziende del gruppo escluse dal commissariamento e quindi ancora alle dirette
dipendenze della famiglia Riva. Genova, toccata solo per poche unità, guarda
però con sempre maggiore preoccupazione a quanto potrà accadere nelle
prossime settimane. Lunedì prossimo alle 9,30, in Confindustria, è infatti
convocata la riunione tra Fim Fiom Uilm e Ilva per il rinnovo dei contratti
di solidarietà che scadranno il 29 settembre. Ma che accadrà? "A fronte
delle preoccupanti notizie di questi giorni circa la situazione del Gruppo
Ilva, la Fiom Cgil di Genova sottolinea come a Genova sia in vigore l’Accordo
di Programma siglato nel 2005, atto che in tutti questi anni ha permesso la
salvaguardia occupazionale e la continuità produttiva del sito genovese —
spiega il segretario della Fiom genovese Bruno Manganaro — Nella riunione di
lunedì la Fiom Cgil chiederà piena conferma dell’Accordo a tutela dei
lavoratori e dello loro famiglie".A far salire la tensione anche l’incontro
che nei giorni scorsi i rappresentanti dei lavoratori hanno avuto con il
commissario Enrico Bondi. "Ci ha spiegato che fra le sue funzioni ci sono
quelle della ristrutturazione di tutto il gruppo — continua Manganaro — A
questo punto bisognaessere chiari da subito: noi il 29 settembre attendiamo
la proroga per l’ultimo anno dei contratti di solidarietà. Ma sappiano tutti
che Genova ha già il suo piano industriale, che è l’accordo di programma.
Non possiamo accettare un nuovo piano di ristrutturazione, abbiamo già dato,
pesantemente. Quindi siamo pronti a firmare l’accordo in Confindustria, ma
solo se viene riconfermato in toto l’accordo di programma. E questo,
purtroppo, ho l’impressione che non sia scontato".Le continue voci di nuovi
esuberi all’interno del gruppo preoccupano i rappresentanti dei lavoratori.
E la produzione della banda stagnata potrebbe anche essere coinvolta in
questo nuovo piano del gruppo. "Chiameremo le istituzioni, è necessario
vigilare — chiude Manganaro — Vogliamo che la linea di produzione della
banda stagnata venga confermata".


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