Fumata nera per la Nokia: a
Cassina scattano 50 licenziamenti
Al tavolo del ministero non è stato trovato l’accordo
di BARBARA
CALDEROLA
Pubblicato
il 12 ottobre 2017
Fim, Fiom e Uilm chiedevano che la proprietà ritirasse
il piano tagli
Cassina de' Pecchi (milano), 12 ottobre 2017 - Cinquanta
licenziamenti in arrivo alla Nokia. Metà fra tecnici e operai del
sito già chiuso di Cassina, trasferiti a Vimercate a dicembre. Fumata nera
sulla trattativa fra azienda e sindacati per gli esuberi del post-fusione con
Alcatel-Lucent, 115 in Italia, 82 in Brianza, ridotti dalle uscite volontarie.
Neanche il ministero dello Sviluppo economico, ieri pomeriggio, è riuscito a
raddrizzare le sorti di una vertenza, che si annuncia più amara che mai. Ala
fine è stato mancato accordo. Fim, Fiom e Uilm chiedevano
che la proprietà ritirasse il piano taglia occupazione, ma la direzione ha
tirato dritto, concedendo alla controparte solo qualche settimana di tempo in
più.
Una proposta caduta nel vuoto. Troppo poco, per chi credeva di essere al
sicuro, grazie all’accordo – violato senza nessun intervento del governo –
sottoscritto nel 2016 dopo l’acquisizione dei francesi. Prevedeva il ricorso
agli ammortizzatori sociali per assorbire il contraccolpo degli inevitabili
doppioni frutto delle nozze, ma escludeva «soluzioni traumatiche». «E, invece,
oggi siamo alle prese con i licenziamenti. Peggio di così…», dice Pino
Bergamaschi dell’Rsu Nokia. Guida il drappello che traslocò
dall’hinterland, 400 lavoratori, di cui 80 dirigenti, sradicati dalla sede del
Plaza, per approdare sul Molgora, con la promessa che il sacrificio del
viaggio avanti e indietro sarebbe stato l’ultimo. «Invece, siamo qui ancora una
volta a contare i danni». Le uscite scatteranno il 6 novembre, quando scadrà la
cassintegrazione in corso. Fino ad allora si cercheranno volontari, ai quali
indorare la pillola «con incentivi». Tutto nasce dall’unione fra i due
giganti. Un anno e mezzo fa, Nokia ha acquisito il controllo di Alcatel
Lucent con l’obiettivo di diventare leader mondiale delle reti per le
comunicazioni. Il patto firmato allora con i sindacati prevedeva la gestione di
195 esuberi, poi ridotti, attraverso la cassa integrazione di un anno
per riorganizzazione. Senza lasciare a casa nessuno. A dicembre, secondo
l’intesa, è stato chiuso lo stabilimento di Cassina e i dipendenti in blocco
sono approdati nel campus tecnologico brianzolo. Ora, a chi dei 50 non
accetterà la buonuscita, resterà solo la possibilità di impugnare il
licenziamento.
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