giovedì 11 febbraio 2021

11 febbraio - FORMAZIONE OPERAIA - PER IL CENTENARIO DEL PCI - LE 'TESI DI LIONE' -1-

 

 In questo secondo appuntamento dei giovedì di Formazione operaia dedicati al Centenario del PCI, riproponiamo stralci del documento base del Partito comunista in Italia, che sono le “Tesi di Lione”, frutto essenzialmente della battaglia di Antonio Gramsci all'interno del PCdI nato il 1921 per dotare il Partito comunista di un'analisi, una strategia e tattica per la rivoluzione socialista in Italia applicando alla realtà del nostro paese gli insegnamenti del marxismo-leninismo. L'elemento chiave di queste Tesi sono il loro essere  frutto di un'acuta lotta interna, di un bilancio dell'esperienza dei primi anni del Partito comunista e della critica sul campo della direzione di Bordiga. Allo stadio attuale della costruzione del Partito comunista oggi in Italia, due cose ci sembrano importanti. Uno, la necessità dell'analisi aggiornata dell'Italia imperialista di oggi che è naturalmente differente da quella indicata nelle Tesi di Lione e che è necessaria per costruire le nuove tesi del Partito comunista, da cui oggi siamo abbastanza lontani, come lavoro teorico, analitico e come agglomerazione di quadri che sia in grado di svolgere questo compito con la profondità necessaria. Due, definire nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse, la costruzione del Partito comunista come partito bolscevico – come dicono le Tesi - bolscevico per i comunisti oggi significa marxista-leninista-maoista.

Nelle Tesi è scritto “La costruzione di un Partito comunista che sia di fatto il partito della classe operaia, il partito della rivoluzione”.

Si può dire che proprio questi due caratteri sono il terreno della battaglia in corso, oggi nel nostro paese, e su cui bisogna concentrare il lavoro.

Partito della classe operaia significa conquistare gli operai d'avanguardia alla costruzione del Partito.

Le attuali avanguardie operaie, comunque collocate, sono avanguardie senza partito, sono avanguardie di lotta. Ma è con loro e tra di loro che bisogna lavorare per chiarire e organizzare nella pratica il loro salto ad avanguardie operaie propriamente dette.

I comunisti impegnati nella costruzione del partito non possono avere posizioni avanguardiste, auto referenziali, né tanto meno codiste. Senza un lavoro di questo tipo non è né sarà possibile realizzare l'obiettivo che abbiamo. E' un lavoro quotidiano che si sporca le mani, che affronta e risolve problemi e che forma sul campo.

Partito della classe operaia e Partito della rivoluzione sono in parte la stessa cosa e in parte due aspetti differenti. La conquista dell'avanguardia operaia è in funzione dell'avanzamento del processo rivoluzionario, non è una dinamica in sé da 'partito operaio', ma da partito della rivoluzione.

Nelle Tesi di Lione quattro sono i caratteri indicati di esso: la ideologia del partito, la forma dell'organizzazione e la sua compattezza, la capacità di funzionare a contatto con la massa, la capacità di strategia e tattica. 

'Ognuno di questi punti è collegato strettamente con gli altri e non potrebbe, a rigore di logica, esserne separato'

Le Tesi di Lione indicano che 'la base dell'unità ideologica è la dottrina del marxismo e del leninismo' - oggi diremmo marxismo-leninismo-maoismo - e che essa si afferma attraverso la lotta ai riformisti, socialdemocrazia, revisionismo moderno, neo revisionismo oggi, e 'contro il centrismo politico rappresentato dal partito massimalista'.Bisogna definire chiaramente chi oggi rappresenta e interpreta questo tipo di correnti nel movimento attuale.

Così come il paragrafo delle Tesi segnala che è una sorta di caratteristica della storia del movimento operaio, ieri come oggi, 'la mancanza di una conoscenza delle teorie del marxismo e del leninismo'; e che questo è alla base della facilità con cui si impongono le deviazioni da esse nel movimento.

L'antidoto a tutto questo è indicato nella 'capacità di avere una completa consapevolezza dei fini immediati del movimento rivoluzionario, una certa capacità di analisi marxista delle situazioni e una correlativa capacità di orientamento politico'. In questo sono individuati, fuori da ogni dottrinarismo, il grado e il livello correlativo alle avanguardie operaie in particolare e ai militanti organizzati a cui bisogna tendere e formare oggi

Se si vuole costruire il Partito come partito della classe operaia e della rivoluzione, chi è impegnato in questa opera deve – come scrivono le Tesi di Lione - 'trattare le questioni dell'organizzazione come problemi politici', tenendo conto che questa organizzazione ha lo scopo di 'far acquisire al proletariato l'indipendenza politica'. Questo sul piano organizzativo si riflette nella 'necessità che l'organizzazione del partito venga costruita sulla base della produzione e luogo di lavoro'.

Senza organizzare le avanguardie operaie come avanguardie di partito sul luogo di lavoro, il Partito nello stesso tempo non è il partito della classe né si costruisce in funzione della direzione del movimento della classe verso la rivoluzione. Il Partito compie un atto di scelta della classe sulla a esso si basa. Esso proclama di essere il partito di classe e il partito di una sola classe, la classe operaia”. E' naturale quindi che la sua base sia là dove la classe esiste e lavora.

Le Tesi criticano in maniera assai brillante le “concezioni che sono legate a classi estranee al proletariato anche se sono presentati da compagni e gruppi che si dicono di estrema sinistra”.

Guardando e oggi noi vediamo come questa sia in effetti la concezione, la politica e la prassi dell'estrema sinistra. E che, quindi, non è in unità con essa ma in lotta contro queste posizioni che noi possiamo unire i comunisti nella costruzione del partito della classe e della rivoluzione.

Le Tesi dicono che “bisogna respingere energicamente come controrivoluzionarie ogni concezione che faccia del Partito una sintesi di elementi eterogenei”.

L'organizzazione di un Partito bolscevico, oggi mlm, “deve essere in ogni momento della vita del Partito una organizzazione centralizzata, diretta dal Comitato centrale non solo a parole ma nei fatti”. Questo vale per ogni stadio della costruzione di esso e in particolare oggi nella edificazione del nucleo di costruzione sia nel rapporto di questo nucleo al suo interno che in relazione alla base di esso nei luoghi di lavoro 

Si tratta di una funzione da svolgere non a parole ma nei fatti. Quindi, non servono oggi tanto regole di comportamento, “articoli di Statuto” che allo stadio odierno sarebbero una forzatura burocratica, ma quanto di esercizio nei fatti di questa funzione che permetta attraverso la prassi, la critica e l'autocritica, lo sviluppo del processo di costruire, sempre nel fuoco della lotta di calsse in stretto legame con le masse, il Partito.

Le Tesi si dilungano sul funzionamento dell'organizzazione del Partito. Qui è importante la concezione che lo ispira e le indicazioni che da: l'utilizzazione di tutti i compagni in un lavoro pratico, la capacità dei compagni di lavorare tra le masse, di essere continuamente presenti tra di esse, di essere in prima fila in tutte le lotte, di affrontare situazioni inprevedute e di prendere atteggiamenti esatti anche prima che giungano disposizioni dagli organismi superiori, la capacità di compiere un lavoro “sotterraneo” (illegale)... “senza perdere il contatto con le masse, anche nella difesa del Partito dalla repressione, anzi facendo servire come difesa il contatto stesso con i più vasti strati della classe”.

continua

dalle TESI DI LIONE

24. La organizzazione della avanguardia operaia in Partito comunista è la parte essenziale della nostra attività organizzativa. Gli operai italiani hanno appreso dalla loro esperienza (1919-20) che ove manchi la guida di un partito comunista costruito come partito della classe operaia e come partito della rivoluzione, non è possibile un esito vittorioso della lotta per l'abbattimento del regime capitalistico. La costruzione di un Partito comunista che sia di fatto il partito della classe operaia e il partito della rivoluzione - che sia cioè, un partito "bolscevico" - è in connessione diretta con i seguenti punti fondamentali:

1) la ideologia del partito;
2) la forma della organizzazione, e la sua compattezza;
3) la capacità di funzionare a contatto con la massa;
4) la capacità strategica e tattica. Ognuno di questi punti è collegato strettamente con gli altri e non potrebbe, a rigore di logica, esserne separato.

Ognuno di essi infatti indica e comprende una serie di problemi le cui soluzioni interferiscono e si sovrappongono. L'esame separato di essi sarà utile soltanto quando si tenga presente che nessuno può venire risolto senza che tutti siano impostati e condotti di pari passo ad una soluzione.

L'ideologia del partito

25. Unità ideologica completa è necessaria al Partito comunista per poter adempiere in ogni momento la sua funzione di guida della classe operaia. L'unità ideologica è elemento della forza del partito e della sua capacità politica, essa è indispensabile per farlo diventare un partito bolscevico. Base della unità ideologica è la dottrina del marxismo e del leninismo, inteso quest'ultimo come la dottrina marxista adeguata ai problemi del periodo dell'imperialismo e dell'inizio della rivoluzione proletaria (Tesi sulla bolscevizzazione dell'Esecutivo allargato dell'aprile 1925, nn. IV e VI).
Il Partito comunista d'Italia ha formato la sua ideologia nella lotta contro la socialdemocrazia (riformisti) e contro il centrismo politico rappresentato dal Partito massimalista. Esso non trova però nella storia del movimento operaio italiano una vigorosa e continua corrente di pensiero marxista cui richiamarsi. Manca inoltre nelle sue file una profonda e diffusa conoscenza delle teorie del marxismo e del leninismo. Sono quindi possibili le deviazioni. L'innalzamento del livello ideologico del partito deve essere ottenuto con una sistematica attività interna la quale si proponga di portare tutti i membri ad avere una completa consapevolezza dei fini immediati del movimento rivoluzionario, una certa capacità di analisi marxista delle situazioni e una correlativa capacità di orientamento politico (scuola di partito). È da respingere una concezione la quale affermi che i fattori di coscienza e di maturità rivoluzionaria, i quali costituiscono la ideologia, si possano realizzare nel partito senza che siansi realizzati in un vasto numero di singoli che lo compongono.

26. Nonostante le origini da una lotta contro degenerazioni di destra e centriste del movimento operaio, il pericolo di deviazioni di destra è presente nel Partito comunista d'Italia.....essi indicano la necessità che il partito compia un profondo studio del marxismo e acquisti una coscienza teorica più alta e più sicura

27. Legato con le origini del partito e con la situazione generale del paese è parimenti il pericolo di deviazioni di sinistra dalla ideologia marxista e leninista. Esso è rappresentato dalla tendenza estremista che fa capo al compagno Bordiga. Questa tendenza si formò nella particolare situazione di disgregazione e incapacità programmatica, organizzativa, strategica e tattica in cui si trovò il Partito socialista italiano dalla fine della guerra al Congresso di Livorno: la sua origine e la sua fortuna sono inoltre in relazione col fatto che, essendo la classe operaia una minoranza nella popolazione lavoratrice italiana, è continuo il pericolo che il suo partito sia corrotto da infiltrazioni di altre classi, e in particolare della piccola borghesia. A questa condizione della classe operaia e alla situazione del Partito socialista italiano la tendenza di estrema sinistra reagì con una particolare ideologia, cioè con una concezione della natura del partito, della sua funzione e della sua tattica che è in contrasto con quella del marxismo e del leninismo: a) dall'estrema sinistra il partito viene definito, trascurando e sottovalutando il suo contenuto sociale, come un "organo" della classe operaia, che si costituisce per sintesi di elementi eterogenei. Il partito deve invece essere definito mettendo in rilievo anzitutto il fatto che esso è una "parte" della classe operaia. L'errore nella definizione del partito porta a impostare in modo errato i problemi organizzativi e i problemi di tattica; b) per la estrema sinistra la funzione del partito non è quella di guidare in ogni momento la classe sforzandosi di restare in contatto con essa attraverso qualsiasi mutamento di situazione oggettiva, ma di elaborare dei quadri preparati a guidare la massa quando lo svolgimento delle situazioni l'avrà portata al partito, facendole accettare le posizioni programmatiche e di principio da esso fissate; c) per quanto riguarda la tattica, l'estrema sinistra sostiene che essa non deve venire determinata in relazione con le situazioni oggettive e con la posizione delle masse in modo che essa aderisca sempre alla realtà e fornisca un continuo contatto con gli strati più vasti della popolazione lavoratrice, ma deve essere determinata in base a preoccupazioni formalistiche. È propria dell'estremismo la concezione che le deviazioni dai principi della politica comunista non vengono evitate con la costruzione di partiti "bolscevichi" i quali siano capaci di compiere, senza deviare, ogni azione politica che è richiesta per la mobilitazione delle masse e per la vittoria rivoluzionaria, ma possono essere evitate soltanto col porre alla tattica limiti rigidi e formali di carattere esteriore (nel campo organizzativo: "adesione individuale", cioè rifiuto delle "fusioni", le quali possono invece essere sempre, in condizioni determinate, efficacissimo mezzo di estensione della influenza del partito; nel campo politico: travisamento dei termini del problema della conquista della maggioranza, fronte unico sindacale e non politico, nessuna diversità nel modo di lottare contro la democrazia a seconda del grado di adesione delle masse a formazioni democratiche contro-rivoluzionarie e della imminenza e gravità di un pericolo reazionario, rifiuto della parola d'ordine del governo operaio e contadino). All'esame delle situazioni dei movimenti di massa si ricorre quindi solo per il controllo della linea dedotta in base a preoccupazioni formalistiche e settarie: viene perciò sempre a mancare, nella determinazione della politica del partito, l'elemento particolare; la unità e completezza di visione che è propria del nostro metodo di indagine politica (dialettica) è spezzata; l'attività del partito e le sue parole d'ordine perdono efficacia e valore rimanendo attività e parole di semplice propaganda. È inevitabile, come conseguenza di queste posizioni, la passività politica del partito. Di essa l' "astensionismo" fu nel passato un aspetto. Ciò permette di avvicinare l'estremismo di sinistra al massimalismo e alle deviazioni di destra. Esso è inoltre, come la tendenza di destra, espressione di uno scetticismo sulla possibilità che la massa operaia organizzi dal suo seno un partito di classe il quale sia capace di guidare la grande massa sforzandosi di tenerla in ogni momento collegata a sé. La lotta ideologica contro l'estremismo di sinistra deve essere condotta contrapponendogli la concezione marxista e leninista del partito del proletariato come partito di massa e dimostrando la necessità che esso adatti la sua tattica alle situazioni per poterle modificare, per non perdere il contatto con le masse e per acquistare sempre nuove zone di influenza. L'estremismo di sinistra fu la ideologia ufficiale del partito italiano nel primo periodo della sua esistenza. Esso è sostenuto da compagni che furono tra i fondatori del partito e dettero un grandissimo contributo alla sua costruzione dopo Livorno. Vi sono quindi motivi per spiegare come questa concezione sia stata a lungo radicata nella maggioranza dei compagni anche senza che fosse da essi valutata criticamente in modo completo, ma piuttosto come conseguenza di uno stato d'animo diffuso. È evidente perciò che il pericolo di estrema sinistra deve essere considerato come una realtà immediata, come un ostacolo non solo alla unificazione ed elevazione ideologica, ma allo sviluppo politico del partito e alla efficacia della sua azione. Esso deve essere combattuto come tale, non solo con la propaganda, ma con una azione politica ed eventualmente con misure organizzative.

28. Elemento della ideologia del partito è il grado di spirito internazionalista che è penetrato nelle sue file. Esso è assai forte tra di noi come spirito di solidarietà internazionale, ma non altrettanto come coscienza di appartenere ad un partito mondiale. Contribuisce a questa debolezza la tendenza a presentare la concezione di estrema sinistra come una concezione nazionale ("originalità" e valore "storico" delle posizioni della "sinistra italiana") la quale si oppone alla concezione marxista e leninista della Internazionale comunista e cerca di sostituirsi ad essa. Di qui l'origine di una specie di "patriottismo di partito", che rifugge dall'inquadrarsi in una organizzazione (rifiuti di cariche, lotta di frazione internazionale ecc.). Questa debolezza di spirito internazionalista offre il terreno ad una ripercussione nel partito della campagna che la borghesia conduce contro la Internazionale comunista qualificandola come organo dello Stato russo. Alcune delle tesi di estrema sinistra a questo proposito si collegano a tesi abituali dei partiti controrivoluzionari. Esse devono venir combattute con estremo vigore, con una propaganda che dimostri come storicamente spetti al partito russo una funzione predominante e direttiva nella costruzione di una Internazionale comunista e quale è la posizione dello Stato operaio russo - prima ed unica reale conquista della classe operaia nella lotta al potere - nei confronti del movimento operaio internazionale (Tesi sulla situazione internazionale).

29. Tutti i problemi di organizzazione sono problemi politici. La soluzione di essi deve rendere possibile al partito di attuare il suo compito fondamentale, di far acquistare al proletariato una completa indipendenza politica, di dargli una fisionomia, una personalità, una coscienza rivoluzionaria precisa, di impedire ogni infiltrazione e influenza disgregatrice di classi ed elementi i quali pur avendo interessi contrari al capitalismo non vogliono condurre la lotta contro di esso fino alle sue conseguenze ultime. In prima linea è un problema politico: quello della base della organizzazione. La organizzazione del partito deve essere costruita sulla base della produzione e quindi del luogo di lavoro (cellule). Questo principio è essenziale per la creazione di un partito "bolscevico". Esso dipende dal fatto che il partito deve essere attrezzato per dirigere il movimento di massa della classe operaia, la quale viene naturalmente unificata dallo sviluppo del capitalismo secondo il processo della produzione. Ponendo la base organizzativa nel luogo della produzione il partito compie un atto di scelta della classe sulla quale esso si basa. Esso proclama di essere un partito di classe e il partito di una sola classe, la classe operaia. Tutte le obiezioni al principio che pone la organizzazione del partito sulla base della produzione partono da concezioni che sono legate a classi estranee al proletariato, anche se sono presentate da compagni e gruppi che si dicono di "estrema sinistra". Esse si basano sopra una considerazione pessimista delle capacità rivoluzionarie dell'operaio comunista, e sono espressione dello spirito antiproletario del piccolo-borghese intellettuale, il quale crede di essere il sale della terra e vede nell'operaio lo strumento materiale dello sconvolgimento sociale e non il protagonista cosciente e intelligente della rivoluzione. Si riproducono nel partito italiano a proposito delle cellule la discussione e il contrasto che portarono in Russia alla scissione tra bolscevichi e menscevichi a proposito del medesimo problema della scelta della classe, del carattere di classe del partito e del modo di adesione al partito di elementi non proletari. Questo fatto ha del resto, in relazione con la situazione italiana, una importanza notevole. È la stessa struttura sociale e sono le condizioni e le tradizioni della lotta politica quelle che rendono in Italia assai più serio che altrove il pericolo di edificare il partito in base a una "sintesi" di elementi eterogenei, cioè di aprire in essi la via alla influenza paralizzatrice di altre classi. Si tratta di un pericolo che sarà inoltre reso sempre più grave dalla stessa politica del fascismo, che spingerà sul terreno rivoluzionario intieri strati della piccola borghesia. È certo che il Partito comunista non può essere solo un partito di operai. La classe operaia e il suo partito non possono fare a meno degli intellettuali né possono ignorare il problema di raccogliere intorno a sé e guidare tutti gli elementi che per una via o per un'altra sono spinti alla rivolta contro il capitalismo.
Così pure il Partito comunista non può chiudere le porte ai contadini: esso deve anzi avere nel suo seno dei contadini e servirsi di essi per stringere il legame politico tra il proletariato e le classi rurali. Ma è da respingere energicamente, come controrivoluzionaria, ogni concessione che faccia del partito una "sintesi" di elementi eterogenei, invece di sostenere senza concessioni di sorta che esso è una parte del proletariato, che il proletariato deve dargli la impronta della organizzazione che gli è propria e che al proletariato deve essere garantita nel partito stesso una funzione direttiva.
30. Non hanno consistenza le obiezioni pratiche alla organizzazione sulla base della produzione (cellule), secondo le quali questa struttura organizzativa non permetterebbe di superare la concorrenza tra diverse categorie di operai e darebbe il partito in balia al funzionarismo. La pratica del movimento di fabbrica (1919-20) ha dimostrato che solo una organizzazione aderente al luogo e al sistema della produzione permette di stabilire un contatto tra gli strati superiori e gli strati inferiori della massa lavoratrice (qualificati, non qualificati e manovali) e di creare vincoli di solidarietà che tolgono le basi ad ogni fenomeno di "aristocrazia operaia". La organizzazione per cellule porta alla formazione nel partito di uno strato assai vasto di elementi dirigenti (segretari di cellula, membri dei comitati di cellula, ecc.), i quali sono parte della massa e rimangono in essa pure esercitando funzioni direttive, a differenza dei segretari delle sezioni territoriali i quali erano di necessità elementi staccati dalla massa lavoratrice. Il partito deve dedicare una cura particolare alla educazione di questi compagni che formano il tessuto connettivo della organizzazione e sono lo strumento del collegamento con le masse. Da qualsiasi punto di vista venga considerata, la trasformazione della struttura sulla base della produzione rimane compito fondamentale del partito nel momento presente e mezzo per la soluzione dei più importanti suoi problemi. Si deve insistere in essa e intensificare tutto il lavoro ideologico e pratico che ad essa è relativo.

34. Un partito bolscevico deve essere organizzato in modo da poter funzionare, in qualsiasi condizione, a contatto con la massa. Questo principio assume la più grande importanza tra di noi, per la compressione che il fascismo esercita allo scopo di impedire che i rapporti di forze reali si traducano in rapporti di forze organizzate. Soltanto con la massima concentrazione e intensità della attività del partito si può riuscire a neutralizzare almeno in parte questo fattore negativo e ad ottenere che esso non intralci profondamente il processo della rivoluzione. Devono essere perciò presi in considerazione:

a) il numero degli iscritti e la loro capacità politica; essi devono essere tanti da permettere una continua estensione della nostra influenza. È da combattere la tendenza a tenere artificialmente ristretti i quadri: essa porta alla passività, alla atrofia. Ogni iscritto però deve essere un elemento politicamente attivo, capace di diffondere la influenza del partito, e tradurre quotidianamente in atto le direttive di esso, guidando una parte della massa lavoratrice;

b) la utilizzazione di tutti i compagni in un lavoro pratico;

c) il coordinamento unitario delle diverse specie di attività a mezzo di comitati nei quali si articola tutto il partito come organo di lavoro tra le masse;

d) il funzionamento collegiale degli organi centrali del partito, considerato come condizione per la costituzione di un gruppo dirigente "bolscevico" omogeneo e compatto;

e) la capacità dei compagni di lavorare tra le masse, di essere continuamente presenti tra di esse, di essere in prima fila in tutte le lotte, di sapere in ogni occasione assumere e tenere la posizione che è propria dell'avanguardia del proletariato. Si insiste su questo punto perché la necessità del lavoro sotterraneo e la errata ideologia di "estrema sinistra" hanno prodotto una limitazione della capacità di lavoro tra le masse e con le masse;

f) la capacità degli organismi periferici e dei singoli compagni di affrontare situazioni imprevedute e di prendere atteggiamenti esatti anche prima che giungano disposizioni dagli organi superiori. È da combattere la forma di passività, residuo essa pure delle false concezioni organizzative dell'estremismo, che consiste nel sapere solo "attendere gli ordini dall'alto". Il partito deve avere alla base una sua "iniziativa", cioè gli organi di base devono saper reagire immediatamente ad ogni situazione imprevista e improvvisa;

g) la capacità di compiere un lavoro "sotterraneo" (illegale) e di difendere il partito dalla reazione di ogni sorta senza perdere il contatto con le masse, ma facendo servire come difesa il contatto stesso con i più vasti strati della classe lavoratrice. Nella situazione attuale una difesa del partito e del suo apparato che sia ottenuta riducendosi ad esplicare una attività di semplice "organizzazione interna" è da considerare come un abbandono della causa della rivoluzione.

Ognuno di questi punti è da considerare con attenzione perché indica insieme un difetto del partito e un progresso che gli si deve far compiere. Essi hanno tanto maggiore importanza in quanto è da prevedere che i colpi della reazione indeboliranno ancora l'apparato di collegamento tra il centro e la periferia, per quanto grandi siano gli sforzi per mantenerlo intatto.


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